LA DISCESA DELLO SPIRITO

Estratto da “Verso la luce” di Giovanni Vannucci O.S.M.

Centro di Studi Ecumenici Giovanni XXIII – 1990


(Altri articoli sullo Spirito Santo a questo link)


 

Dopo l’ascensione di Cristo, i discepoli tornarono a Gerusalemme, nella casa del Cenacolo. Sentivano che, dopo la sua scomparsa dalla scena terrena, Gesù sedeva alla destra di Dio, e la sua Presenza gloriosa accompagnava il cammino di ogni essere umano conducendolo, attraverso ritmi incomprensibili, lenti e infallibili, verso la manifestazione del mirabile incontro di Dio e dell’Uomo.

Sentivano, pur non comprendendolo chiaramente, che nel mondo c’era qualcosa che prima non c’era, qualcosa che avrebbe permesso all’uomo di uscire dalle ombre e dalle immagini di una Rivelazione incompiuta, per entrare nella realtà della Rivelazione completa e perfetta.

Sentivano che era giunta l’ora del compimento della profezia di Gioele: « Effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni » (Gl 3, 1).

Questi oscuri sentimenti li spinsero a cercare il silenzio e il raccoglimento; non era più il tempo di pescare, o di gettare il seme, o di raccogliere; sentivano che per loro era giunta l’ora del battesimo nello Spirito che li avrebbe resi nuove creature. Un istinto dello Spirito si veniva sovrapponendo agli istinti della materia; un bisogno di interiore solitudine, sostituiva l’orrore di essere soli.

« Quando il giorno della Pentecoste volgeva al tramonto, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si sentì un rombo dal cielo, come di vento impetuoso, e riempì la casa dove si trovavano. Apparvero delle lingue come di fuoco, e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono ricolmi di Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito Santo dava loro di parlare » (At 2, 1-4).

Per comprendere, nella misura del possibile, l’evento della Pentecoste, dobbiamo andare oltre l’immagine che lo descrive nel suo accadimento storico. Nella realtà non vi è discesa dello Spirito, non esistendo né l’alto, né il basso, ma la presenza dello Spirito e la risposta alla sua presenza, e l’incontro si compie nella manifestazione.

Lo Spirito Santo abita da sempre nelle creature, spingendole verso la bellezza luminosa degli esseri che raggiungono in Dio la loro piena verità.

Lo Spirito Santo è il dolce ospite di ogni essere che viene al mondo, e si manifesta nell’irrequieto andare oltre delle creature umane, è il « sursum » impresso nel desiderio di pienezza e di ascesa di ogni realtà creata.

Lo Spirito è la vita, l’intima energia che spinge ogni essere a raggiungere la sua verità. Egli è la verità prima e ultima, verità concreta che agisce nella speranza e nell’attesa paziente di tutto il creato proteso verso la sua ultima bellezza. Per l’uomo che comprende di avere in se stesso la Parola divina che l’ha chiamato all’esistenza e lo Spirito che l’esorta ad ascendere nel cammino della liberazione, la Pentecoste è avvenuta. Potrà parlare e tutti lo capiranno, tacere e la sua parola non detta sarà più forte e più vera. Il dono delle lingue non è un’emissione di suoni ma irraggiamento di vita vera, di speranza, di pace, di fiducia.

Lo Spirito Santo è presente e incombente nella Creazione; nell’uomo si esprime nelle aspirazioni e negli aiuti a dilatare sempre più la mente e il cuore. Nel Cenacolo, le menti dei discepoli furono rinnovate e cambiate; non furono soltanto degli uomini diversi da quello che prima erano, furono svuotati dal male che è connaturato alla peribilità della materia. Lentamente e compiutamente, l’uno si trasfuse nell’altro; le separazioni di cultura e di casta, le differenze di sesso e di realizzazione scomparvero; ognuno divenne l’altro nello Spirito, comprese di essere uno con l’altro, e misticamente amò l’altro se stesso.

Lo Spirito Santo è Presenza reale nell’uomo vivente, come suo tempio e dimora; se l’uomo non pone ostacoli alla sua effusione, essa si compie sempre in novità di vita. Gli ostacoli che l’uomo pone sono sempre di natura mentale e sono tre: orgoglio o presunzione di sé; chiusura egoistica a ogni altra forma di vita; rifiuto di aderire alla verità conosciuta, in quanto implica un sacrificio al proprio orgoglio. Su questi tre cardini della cattiva volontà, Satana cerca continuamente di agire e, mediante essi, tenta di impedire che lo Spirito Santo riveli se stesso e venga respinto dal suo tempio e lasci l’anima in balia delle forze oscure. Logicamente, quando l’uomo giunge a eliminare questi tre ostacoli, lo Spirito Santo si diffonde in lui e si rivela in pienezza di conoscenza, e alla mente rapita si manifestano le cose occulte, si chiariscono i misteri, si placano, risolvendosi, i dubbi.

La Pentecoste, sostanzialmente, si ripete ogni giorno, in ogni attimo di illuminazione, in ogni fermento spirituale, in ogni volontà di abnegazione, senza lingue di fuoco, senza rumore di vento, ma come realtà mistica di interiore comunicazione e di rivelazione di grazia.

 

LA PACE DELLO SPIRITO

 

Nell’uomo lo Spirito Santo si rivela come dilatazione delle sue interiori facoltà, come espansione di coscienza che dal ristretto limite dell’individuo si estende agli estremi confini del Tutto.

« Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete non saranno rimessi » (Gv 20, 22-23). Queste parole trasmettono un potere discriminatorio ai discepoli, oppure sono il segno della presenza o dell’assenza dello Spirito Santo nelle loro anime? In quest’ultima accezione il segno della presenza dello Spirito sarebbe il perdono incessantemente offerto, il segno dell’assenza dello Spirito sarebbe il rifiuto del perdono. In questo caso le parole di Gesù non danno il potere di giudicare, ma una tremenda e onerosa responsabilità ai discepoli. Questo senso è coerente ad altre parole di Cristo: « Non vogliate giudicare» Mt 7 1); «Dio non mandò il Figlio perché giudichi il mondo, ma perché il mondo si salvi per esso » (Gv 3, 17); «Non sono venuto perché io condanni il mondo, ma perché io salvi il mondo » (Gv 12, 42)

Come il camoscio rapito dall’aquila vede, un attimo prima di morire, un panorama da lui insospettato, così la mente dell'uomo, illuminata dalla pienezza dello Spinto Santo, viene colmata da una visione insolita e infinita.

Lo Spinto Santo è il vincolo di comunione con tutti gli esseri in Dio; colui che lo accoglie, con l’umile offerta di se stesso, non conosce più ostacoli alla comprensione e alla comunione con tutto ciò che esiste

Lo Spirito Santo crea una novità di vita composta e umanissima. Dio è Spirito, Dio è Amore, Dio è Unità. Tutto ciò che esprime acredine, rancore, intolleranza, incomprensione non è Dio. Tutto ciò che è parzialità, separatività, ostilità, divisione non è Dio.

La presenza dello Spirito Santo conduce il cuore a scoprire sempre più oggetti d’amore, a intuire sempre meglio le ragioni dell’ascesa degli esseri, a raggiungere quello stato di ebbrezza spirituale che gli fa scoprire la fraternità di tutte le cose e di tutti gli esseri.

Lo Spirito di verità, Maestro e Consolatore, opera nel profondo di ognuno di noi, e non chiede che un atto di umiltà. Umiltà che abolisce tutte le pretese e i diritti della falsa personalità e ristabilisce la comunione con lo Spirito Santo, fonte e origine del nostro essere. Quando pronunciamo il nostro silenzioso « fiat voluntas tua », lo Spirito Santo viene e toglie da noi tutto ciò che non è Lui stesso. Viene e svuota i nostri abissi interiori e crea in noi un cuore nuovo, uno Spirito giusto, col quale pur vivendo nel mondo non siamo più del mondo, essendo sottratti all’illusione, al desiderio, alla vanità. Allora Egli viene nel sacrario dell’anima introducendovi i suoi doni: lo spirito di prudenza, che svela l’illusione di ciò che è effimero; lo spirito di temperanza, che si oppone a ogni eccesso di desideri; lo spirito di giustizia, che domina la vanità; lo spirito di fortezza, che ci rende capaci di resistere al peccato; lo spirito di sapienza, che è l’unione di Dio con noi e l’unione nostra con Dio; il dono dell’intelletto, che è l’apertura della mente concreta allo Spirito; il dono della pietà, che ci guida al segreto cuore delle cose e ci fa rispondere a tutte le domande d’amore.

Da sempre lo Spirito Santo opera nel mondo; lenta ma continua è la sua conquista: « Lo Spirito rivelerà le verità occulte, condurrà alla perfetta conoscenza » (Gv 13, 6). Con i suoi doni perenni, con l’uso di tutti i linguaggi dell’anima, lo Spirito Santo ci ammaestra continuamente. Non ammaestra se non colui che vuole essere ammaestrato; quando l’anima è pronta, comincia l’opera educatrice dello Spirito. E lo Spirito Santo è dono perenne; chi da Lui è ammaestrato diventa un elargitore di doni. Colui che possiede lo Spirito Santo e che, rinnegando se stesso, ha spezzato il duro guscio dell’orgoglio e dell’egoismo, capisce e parla tutti i linguaggi delle anime, e può farsi tutto a tutti, greco con i greci, ebreo con gli ebrei, lieto con chi è nella gioia, triste con chi piange. Nulla cercando per sé può essere seguito da tutti, perché tutti avranno nei suoi confronti deposto ogni timore.

Liberi dall’orgoglio e dall’egoismo, tutta la natura in noi sarà sottratta alla bestia e riconsegnata allo Spirito, risorgeremo dalla morte della materia, e nasceremo in Dio, avendo meritato il battesimo del fuoco. Per lo Spirito Santo ci è concesso di vivere nell’unità, in cui ogni cosa creata è eternamente presente, e, annullando il tempo e lo spazio, perveniamo a comprendere l’eternità del nostro essere in Dio e in tutte le realtà create. Lo Spirito Santo è un vortice che risucchia ogni cosa in se stesso e l’annulla, creando un vuoto interiore che riempie di se. Lo Spirito Santo opera nel profondo di ciascuno di noi. Per ascoltarlo e aprirgli la strada occorre, da parte nostra, l’abbandono di tutti i clamori e le proteste della personalità egoistica, separata e separante, che viene dallo Spirito colpita a morte.

 

Invocazione allo Spirito

(Estratto da "La vita senza fine" di Giovanni Vannucci - O.S.M. – Quaderni di ricerca 21 – 1985

Centro Studi Ecumenici Giovanni XXIII, priorato di sant’Egidio - Sotto il Monte - Bergamo)

 

    O Spirito, fa’ che possiamo essere nella materia ciò che siamo in Te,

rompi le nostre barriere egoistiche, trasformaci in realtà di comunione.

 

    Rendici coscienti che Tu dimori in noi, tuo tempio;

che la tua presenza illumini la nostra carne di compiuta bellezza.

 

    Tieni lontano da noi l’orgoglio, l’arroganza della differenza,

dilata il nostro cuore nella comprensione della verità completa.

 

    Infiniti e diversi sono i modi dell’esistenza:

in ognuno il principio di vita e di luce sei Tu.

 

    Tu sei in ogni segno d’illuminazione, in ogni anelito di vita,

in ogni sogno di bellezza, in ogni rinuncia per un più grande amore.

 

    Senza lingue di fuoco, senza rumore di vento,

qual intima presenza di grazia, quale principio di luce.

 

    La tua venuta è nella certezza forte e inebriante

che nel cuore di ogni essere sei Tu, Amore e Luce crescente.

 

    O Amore senza alba o tramonto,

libera noi tue creature in cammino da ogni intolleranza e durezza, da ogni incomprensione e chiusura.

 

    O Amore che tutto nell’unità ricomponi,

libera noi tue creature in ascesa da ogni faziosità e separazione, da ogni ostilità e divisione.

 

    La tua luce ci riveli sempre più oggetti d’amore,

manifesti le ragioni profonde della vita di tutti.

 

    Sposti i termini del nostro io egoista fino alla comunione perfetta;

ci immerga nell’onda della tua casta ebbrezza gioiosa.

 

    Svuota gli abissi interiori, crea sempre più dei cuori nuovi;

sottrai la natura dal male, battezzandola col tuo fuoco d’amore.

 

    Per Te ritrovino in noi unità e canto il cielo e la terra,

l’altissimo e l’abisso profondo.

 

    Il giorno e la notte, la tenebra e la luce,

la gioia e il pianto, la morte e la vita. Amen!

 


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4 giugno 2019        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net