REGOLA DI SAN LEANDRO, VESCOVO DI SIVIGLIA,

SULLA formazione delle vergini e SUL disprezzo del mondo,

ALLA SORELLA FIORENTINA

 (Libera traduzione dal testo latino)

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INIZIA NEL NOME DEL SIGNORE LA REGOLA DI SAN LEANDRO

 

Leandro, per la misericordia di Dio, alla graditissima figlia e sorella in Cristo Fiorentina.

 

Quando mi chiedevo insistentemente, carissima sorella Fiorentina, quale cumulo di ricchezze potrei lasciare in eredità come patrimonio, mi sono venute in mente molte immagini di beni fasulli.  Ma dopo averle allontanate dalla mente come si allontanano con la mano le mosche fastidiose, mi sono detto: "L'oro e l'argento sono venuti dalla terra e di nuovo alla terra ritorneranno; i poderi e le rendite patrimoniali sono di poco valore, sono caduche, mentre passa infatti la figura di questo mondo " (1 Cor 7,31).  Nulla, dunque, ho visto sotto il sole che ho pensato degno di te, sorella mia; sono convinto che nessuno di questi beni può essere gradito alla tua professione.  Ho visto che tutto è mutevole, caduco e vuoto.  Così ho capito quanto sia vera la sentenza di Salomone che dice: “Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti. Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d’ogni specie; mi sono fatto vasche per irrigare con l’acqua quelle piantagioni in crescita. Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa; ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero, più di tutti i miei predecessori a Gerusalemme. Ho accumulato per me anche argento e oro, ricchezze di re e di province. Mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con molte donne, delizie degli uomini. Sono divenuto più ricco e più potente di tutti i miei predecessori a Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza” (Qo (Eccle; Vulg) 2,4-9).

Espose tutto questo sfoggio di cose mortali in tali termini e così concluse: “Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. Non c’è alcun guadagno sotto il sole” (Qo (Eccle; Vulg) 2,11).  E ancora continua egli stesso: “Ho preso in odio ogni lavoro che con fatica ho compiuto sotto il sole, perché dovrò lasciarlo al mio successore. E chi sa se questi sarà saggio o stolto? Eppure potrà disporre di tutto il mio lavoro, in cui ho speso fatiche e intelligenza sotto il sole. Anche questo è vanità! Sono giunto al punto di disperare in cuor mio per tutta la fatica che avevo sostenuto sotto il sole” (Qo (Eccle; Vulg) 2,18-20).

Istruito da un tale oracolo, io non penserei di essere un genitore vero, sorella, se dovessi arricchirti con quelle cose che non sono costruite su un fondamento stabile che, una volta sottoposto ai destini terreni, ti avrebbe abbandonata e ti avrebbe lasciata indigente. Inoltre aumenterei le tue difficoltà e ti sottoporrei a timore ed a tremore, se pensassi di dover conferire a te, sorella mia, ciò che il ladro può portare via, che il tarlo scava, che la ruggine consuma, che il fuoco divora, che la terra nasconde, che l'acqua distrugge, che il sole brucia, che la pioggia rovina ed il gelo devasta. Certamente, quando l’animo è impegnato in tali cose umane si allontana da Dio e si ritrae da quell’immagine stabile e invariabile della verità. Né può il cuore, agitato da tanti ostacoli del mondo e frustato dagli stimoli di tante preoccupazioni temporali, ricevere in sé stesso la dolcezza della parola divina e la protezione dello Spirito Santo. Se io ti dovessi legare con tali nodi, caricare con tali pesi ed opprimere con il carico dei pensieri terreni, mi considereresti un nemico piuttosto che un genitore; mi considerereste un assassino piuttosto che un fratello.

Orsù! carissima sorella, poiché tutto ciò che è incluso sotto l'asse del cielo si appoggia su fondamenti terreni e si aggira sulla terra, non abbiamo trovato nessuna cosa degna di arricchimento per noi: è sopra i cieli che dobbiamo cercare, da dove hai ricevuto il regalo della verginità, affinché tu possa trovare là la ricompensa ed il patrimonio di quella verginità. Il merito dell’integrità lo si riconosce dal compenso ed è considerato secondo la sua retribuzione. Tanto la verginità sarebbe stimata di scarso valore se fosse ornata di doni transitori di questo mondo, quanto invece è considerata straordinaria ed eccellente se calpesta e rifiuta i piaceri terreni, mentre conserva sulla terra l'integrità degli angeli ed ha in sorte la porzione del Signore degli angeli. Che cosa è poi l'eredità della verginità? Non è quella che dice il Salmista: Il Signore è mia parte di eredità (Sal 16 (15),5)? Ed ancora: La mia parte è il Signore (Sal 119 (118), 57)? Vedi, sorella, quanto hai progredito; vedi quale alta vetta hai raggiunto e come hai trovato la grazia di molti benefici nel solo e medesimo Cristo. È tuo sposo, tuo fratello, tuo amico, tua parte di eredità, tua ricompensa, tuo Dio e tuo Signore. Hai in lui uno sposo da amare: Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo (Sal 45 (44),3). È un vero fratello che tu hai, dato che sei la figlia di adozione di colui del quale Cristo è figlio per natura. È un amico di cui non devi dubitare, dato che egli stesso dice: Unica è la mia amica (trad. lett. La mia colomba. Ndt) (Ct 6,9). Hai in lui l'eredità che puoi abbracciare, dato che è egli stesso la parte della tua eredità. Hai in lui la ricompensa che puoi riconoscere, dato che il suo sangue è la tua redenzione. Hai in lui Dio che ti guida, il Signore che temi e che onori.

La verginità rivendica per sé stessa in Cristo tutto questo privilegio, affinché colui davanti al quale tremano gli angeli, colui che è servito dalle potestà, a cui le virtù obbediscono, a cui si inchinano le creature celesti e terrestri, costui la vergine richieda come sposo, al suo talamo si affretti ornata con tutte le virtù, lo ristori col casto letto del suo cuore. Che cosa Gesù Cristo avrebbe potuto donare di più a colei cui si donò come sposo e che compensò col suo sangue a titolo di dote e di dono? Gli uomini che prendono moglie hanno l’abitudine di fornire le doti, di dare dei premi e di consegnare le loro proprietà per compensare la perdita della castità, in modo tale che sembra abbiano comprato le mogli, non che le abbiano sposate. Il tuo sposo, o vergine, ti ha dato il suo sangue come dote; con quello ti ha redento; con quello ti ha preso come sua compagna, affinché tu non perda la castità e tu possa avere la ricompensa.

Nella stessa misura in cui il premio della dote è più grandioso, tanto il suo amore è più immenso. Infatti egli ama profondamente colei che ha sposato con il suo proprio sangue. E per questo ha preferito che il suo corpo fosse aperto dalle ferite inflitte con la spada, per meritarsi la tua purezza e consacrare la tua castità. Infatti curò l’umanità con metodi opposti: così come la sua morte è la nostra vita e la sua umiltà è la medicina alla nostra superbia, così pure con le sue ferite è stata comprata la nostra integrità, dato che ha desiderato essere ferito per non lasciarci ferire dal martello di tutta la terra (Ger 50,23). Siete stati comprati a caro prezzo, dice l'Apostolo, non fatevi schiavi degli uomini! (1 Cor 7,23) Perché, o vergine, vuoi dare ad un uomo un corpo già redento da Cristo? Uno ti ha redento e tu desideri sposare un altro? Godi della libertà al prezzo della libertà di un altro e ti condanni con una servitù volontaria? Se l'intero mondo ti è assegnato come dote, che cosa è più prezioso del sangue di Cristo, grazie al quale il mondo è stato redento? Pesa la ricompensa ed il costo, da quello puoi sapere che chi ti ha redento vale più di quello che ha redento. Quanto capisce in modo distorto la vergine che disprezza il compratore e segue la merce e, dopo aver trascurato il sangue di Cristo, abbraccia il mondo che è stato redento!

Non sono degno, sorella carissima, di parlare del premio della verginità, dato che è un regalo ineffabile, nascosto agli occhi, celato alle orecchie, oscuro alla comprensione. Ciò che tutti i santi sperano di diventare e che, dopo la resurrezione, tutta la Chiesa attende di divenire, voi già lo siete. Questo corpo corruttibile si vestirà d’incorruttibilità (1 Cor 15,54), dice l'Apostolo. Ma, realmente, dopo la resurrezione del corpo. Ecco! voi già conoscete la gloria dell’incorruttibilità. Voi già possedete quella parte di gloria nel mondo attuale. Quale beatitudine, infatti, è messa da parte per voi in futuro! Quale corona vi attende nell'eternità, quale dono dell’incorruttibilità, che molti desiderano raggiungere, avete voi già qui! E dunque mi rallegro che tu sia tal quale sei stata formata dalle mani di Dio. Egli creò senz’altro integra colei che ha corredato dell’integrità, che ha preparato per la ricompensa dell’integrità. Ma gli uomini malvagi corrompono la natura che Dio ha formato integra. Questo fu il primo peccato dell'umanità e la causa della condanna originaria, in quanto i nostri primi genitori non vollero rimanere come erano stati creati; quindi, hanno meritato di essere condannati in sé stessi e nella loro prole. Riedificate in voi stesse, o vergini, l’impegno della castità che i primi uomini hanno perso nel paradiso. Voi, infatti, avete conservato lo stato degli uomini primitivi, perseverando nello stato in cui questi sono stati creati. Ma guardatevi dai loro esempi. Ahimè, che dolore! Carissima sorella, evita gli esempi delle prime creature, rabbrividisci al sibilo dell’antico serpente; affinché la terra infettata non cominci a farti germinare spine e cardi e non produca ortica e paglia colei che dovrebbe generare gigli e rose come segno della verginità; paglia che brucia ed ortica che punge.

Voi, infatti, siete la primizia del corpo della Chiesa. Di conseguenza, dall’insieme di tutto del corpo di Cristo, voi siete oblazioni accettate da Dio e consacrate sui divini altari. In conformità alla vostra decisione ed alla sua propria fede, l'intera Chiesa ha guadagnato il nome di verginità, poiché voi siete la parte migliore e più importante che ha dedicato a Cristo l’integrità delle vostri menti e dei vostri corpi. Sebbene la Chiesa rimanga generalmente vergine per fede in tutti i suoi membri, tuttavia in una parte di essi, che siete voi, rimane vergine in modo congruente anche nel corpo.

Sii semplice come una colomba (Mt 10,16) (trad. lett. Pensa come una colomba. Ndt), o vergine purissima, e pensa profondamente alla gloria che ti attende in futuro; in quanto non hai ceduto alla carne ed al sangue; né hai sottomesso quel purissimo corpo alla corruzione. Su, dunque, rifletti e pregusta col pensiero con quali abbracci Cristo desidera riceverti, tu che hai calpestato le attrazioni del mondo; con quale desiderio ti attende quel coro di vergini che ti osserva mentre ti affretti verso le altezze dei cieli sugli stessi gradini su cui quel coro di vergini giunse fino a Cristo. Si rallegra anche Maria, madre del Signore, esempio supremo di verginità, madre dell’incorruttibilità, che vi generò con la sua testimonianza e rimase integra: vi partorì con il suo esempio e non conobbe il dolore; generò lo sposo ed è vergine. Felice quel ventre che seppe generare senza corrompersi. Benedetta quella fertilità che partorendo riempì il mondo, ereditò il cielo come sua ricompensa, eppure non ha perso il velo della verginità. Arda il tuo cuore, sorella, di quel fuoco che Cristo ha inviato sulla terra. Che tu sia spronata dalla fiamma di quel fuoco e da quel coro di vergini che accompagnano Maria. Accoglila con l’occhio dell’anima, accompagna quei cori e uniscili a te col desiderio del cuore, affrettati lì, volgiti lì: lì è riposta la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, ti consegnerà in quel giorno (2 Tm 4,8).

Renditi conto che il cuore di tuo fratello desidera il tuo progresso spirituale, renditi conto che il desiderio più ardente di tuo fratello è che tu viva con Cristo. Sebbene io non abbia dentro di me ciò che voglio perfezionare in te, mi addoloro per aver perso ciò che desidero tu mantenga: eppure, nel frattempo, ci sarà per me una certa parte di perdono se tu, che sei la migliore parte del nostro corpo, non resti nella via dei peccatori (Sal 1,1); se terrai più saldamente ciò che hai. Ahimè per me! se un altro riceve la tua corona. Tu sei il mio riparo in Cristo, tu, carissima sorella sei il mio pegno, tu sei la mia offerta più sacra, con cui sono certo che sarò purificato della sozzura dei miei peccati. Se tu sei accetta a Dio, se giacerai con Cristo su di un casto giaciglio, se aderirai all'abbraccio di Cristo con l'odore più fragrante della verginità, allora certamente, quando ricorderai i peccati di tuo fratello, otterrai l'indulgenza che avrai implorato per la colpa di tuo fratello. Chi si congiunge in alleanza con te non ti rattristerà. La sua mano sinistra, in cui è l'onore e la gloria, è sotto il tuo capo, la sua destra, in cui è la longevità di vita, ti abbraccerà (Ct 2,6; Pr 3,16)). Consacrata a tali abbracci dello sposo, puoi chiedere ed ottenere il perdono per me. Il tuo amore per Cristo sarà la mia indulgenza ed avrò speranza di remissione, per quanto piccola, se la sorella che amo passerà a nozze con Cristo; e sarà un sollievo in quel terribile e temuto giudizio, quando dovrò rispondere di omissioni, di azioni e di colpe commesse; ahimè! Quando sarò costretto a fare un resoconto delle mie dissipazioni, tu sarai la mia consolazione ed il mio conforto. E la punizione che è mi è dovuta per i miei errori, può eventualmente essere alleviata dall'intercessione della tua castità.

Col tuo avanzamento nella virtù mi difenderai dalle mie azioni malvage, se aderirai a Cristo e se gli sarai gradita, io non sarò appesantito da ciò che ho fatto per dispiacergli, mentre è indulgente con te, mi risparmierà; né permetterà che perisca il fratello la cui sorella ha preso come sposa. Forse grazie a te mi è stata concessa la cambiale che ho contratto; mentre Cristo favorisce te con l’amore, non punisce me per la colpa commessa. Pietà, sorella, non solo di te, quanto piuttosto di me; affinché ciò che per te è gloria, per me almeno sia concesso come perdono. Molte vergini saranno in tua compagnia: con loro potrai ottenere facilmente ciò che avrai implorato per me. Alla fine, la stessa madre e guida delle vergini Maria, per tuo merito interpellerà suo Figlio e per non contristare te che preghi per me, se cadrò, certamente mi rialzerà e, se mi sarò reso colpevole con un peccato di coscienza, mi consolerà. Per tua intercessione non sarà confusa la mia speranza nel Signore. Infatti tu fai questa professione grazie al mio incitamento e al mio ministero, come dono di Dio, ma anche con la mia condiscendenza. Sia, dunque, la tua integrità, che sarà per te motivo della corona, origine del mio perdono. Allontana, di grazia, gli occhi dalle false attrazioni del mondo. Volgi lo sguardo al Cielo dove è il tuo sposo. Volgi là il tuo cuore, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio (Col 3,1). Perché tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne e concupiscenza degli occhi (1 Gv 2,6). Cercate le cose di lassù (Col 3,1): dove è la tua vita, là siano i tuoi desideri; dove è il tuo sposo, là sia il tuo tesoro. Non voglio che tu sia sollecitata dai piaceri del mondo, non voglio che tu ti impreziosisca con la bellezza della carne. Il corpo impreziosito suscita l’altrui libidine e provoca gli sguardi dei giovani colei che si predispone per mostrarsi adornata. Il voler piacere agli occhi altrui è un desiderio da meretrice; e tu rendi ingiuria allo sposo celeste, se procedi così per piacere agli occhi libidinosi. Sii giudice, ti prego, tra le donne sposate e le vergini: considera la speranza delle une e delle altre e valuta su quale via ciascuna si diriga.

 La vergine aspira a piacere a Dio; la sposata al secolo. La vergine conserva l’integrità con la quale è nata; la sposata la perde. E quale verginità è, qualora non rimanga integra, così come lo era all’inizio per natura? Innanzitutto si infligge un’ingiuria all’opera divina, poiché si corrompe e si macchia con la lussuria ciò che Egli creò integro. Dio riconosce la sua opera in voi che il secolo attira, ma non corrompe; in voi che Dio accolse tali e quali egli fece. Tutte le cose, dunque, che ora periscono col corpo, saranno ricostruite nella resurrezione. La verginità, una volta persa, non la si recupera né in questa vita, né in quella futura. E’ vero che Dio istituì il matrimonio, ma affinché da esso nascesse la verginità: in modo che, accresciuti i discendenti delle vergini, si guadagnasse nella prole ciò che le nozze avevano perso. E la radice ed il frutto delle nozze è la verginità. Certamente la vergine nasce dal matrimonio: che, se non si corrompe, si pone inoltre come premio delle nozze. I coniugi hanno di che gioire, se i loro frutti vengono riposti nel granaio del cielo. Anche tu accumulerai i meriti dei comuni genitori; saranno entrambi remunerati grazie alla tua integrità; grazie a te, figlia, che hai aderito a Cristo, essi riceveranno come frutto ciò che hanno perso come germoglio.

Considera, sorella mia, gli affanni delle nozze terrene, e chiudi gli occhi per non vederne la vanità. I primi pericoli del matrimonio sono questi: la corruzione, i fastidi della corruzione, il peso della gravidanza, il dolore del parto che spesso porta in pericolo di morte, facendo perire il dono ed il frutto delle nozze; mentre la madre e la prole vengono meno nello stesso momento e tutto quello sfarzo di nozze termina infine con la morte. Ciò che riteneva essere causa di gioia, scoprì essere occasione di distruzione. Cosa farà dopo la morte colei che aveva riposto tutta la sua gioia nelle nozze? Cosa farà, colei che volle piacere al marito e non a Dio, quando uscirà dalla vita terrena? Colei che fu sollecita nel piacere al mondo, che parte potrà avere con Cristo? In primo luogo quelle che in modo non opportuno si vendono agli uomini e con la pudicizia perdono contemporaneamente la libertà, dal momento che, accolta la dote, rendono prigioniera la verginità. Cosa rimane a quella misera che mette in vendita il pudore? Cosa succede nel caso che, come suole accadere nelle vicende del mondo, perde la dote, rimanendo priva del pudore ed avendo perso il suo prezzo. Vedi come rimane misera e defraudata! Certamente, a causa del marito, è esposta ad un duplice rischio di angoscia, teme di perdere un bene, teme di subire un male. Che posto ambiguo c’è allora per la felicità in mezzo a questi pericoli? Quali generi di attrattiva concepisce per piacere agli sguardi?    Con quali esotici profumi impregna la veste? E, per dilettare i sensi, altera la pelle in modo inopportuno. Colei che con menzogna trasforma il suo volto cospargendolo di belletti, tanto da non essere più la stessa così come è nata, ed intanto illude il marito con una sembianza estranea, non sua. Giudica tu se non è una specie di maleficio escogitare un’arte che provochi la libidine altrui. E colei che profana così il suo viso, quanto pensi che abbia la mente corrotta? Ha commesso un triplice adulterio: della mente, che ha escogitato una tale insidia; del corpo, che ha cambiato aspetto con i belletti; del vestito, che diffonde un odore estraneo, non suo. La vergine non conosce questo male, possiede il sesso, ma ne ignora le esigenze naturali. Scordata la fragilità femminile, ha resistito con rigore virile ed ha reso forte il debole sesso con la virtù: e neppure ha destinato al servizio del corpo ciò che per legge naturale soggiace all’uomo.

Felice la vergine che da Eva ha ricevuto il corpo e non la condanna! Ella, per colpa del peccato, si sentì dire: Tuo marito ti dominerà e con dolore partorirai figli (Gen 3,16). Tu, raggiunta la verginità, hai scosso il collo da tale giogo; e neppure sarai curvata per terra sotto il peso della necessità coniugale, ma sarai protesa verso l’alto e contemplerai il cielo; per salire là, da dove lei è caduta per aver voluto assaggiare ciò che era vietato, dopo aver disdegnato ciò che era lecito. Eva gustò ciò che era proibito e perse la verginità. Una vergine può sposarsi, ma colei che non si sposa si congiunge agli angeli. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo (Mt 22,30). Considera che la vergine che non si sposa è paragonata agli angeli. E’ lecito infatti partorire figli, ma quelle che disprezzarono tali necessità, sentono dire da Cristo: Beate le sterili, (i grembi) che non hanno generato e i seni che non hanno allattato (Lc 23,29). Al contrario, là si dice alle donne sposate: In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! (Mt 24,19) I sentimenti di una vergine sono considerati come fossero suoi figli. Perché, poi, dovrebbe cercare figli che partorirà con dolore colei che ha sentimenti santi su cui può meditare e rallegrarsi? Per il tuo timore, o Signore, dice (il profeta), abbiamo concepito nell’utero ed abbiamo partorito lo Spirito di salvezza (Is 26,18 LXX) Ecco una concezione felice, la progenie incorrotta, un parto utile: quando la prole prodotta è colma di buoni pensieri ed il dolore è sconosciuto. Ci sono altrettanti germogli fertili, quanti sono i pensieri santi, tante volte (la vergine) concepisce, quante volte riceve lo Spirito divino nella santa meditazione.

La concezione divina, infatti, dà alla luce le virtù. Ed affinché tu non pensi di essere sterile, avrai altrettanti figli, quante virtù avrai generato. Da un’unica concezione dello Spirito Santo, farai molti parti. Il primo parto di una vergine è la virtù della discrezione, il secondo della pazienza, il terzo della sobrietà, il quarto della temperanza, il quinto della carità, il sesto dell’umiltà, il settimo della castità, affinché si compia ciò che si legge, la sterile ha partorito sette volte (1 Sam (1 Re Vulg.) 2,5).  Ecco, da una concezione dello Spirito settiforme, hai avuto sette parti. Non dire: «Ecco, io sono un albero secco!». Poiché così dice il Signore: «Agli eunuchi che osservano i miei sabati, preferiscono quello che a me piace e restano fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un monumento e un nome più prezioso che figli e figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato (Is 56,3).

Vedi, sorella carissima, come le vergini occupano il posto principale nel regno di Dio? E non immeritatamente. Infatti hanno disprezzato lo spirito del mondo e quindi hanno raggiunto il regno celeste. Qui, quelle che non hanno sperimentato di partorire i figli nel dolore cominciano la beatitudine della vita celeste; e quelle che hanno rifiutato i contagi della libidine e le vergognose finzioni dei coniugi hanno portato giustamente a compimento il matrimonio con Cristo. Non voglio che tu sia stimolata dallo sfoggio delle cerimonie di nozze e dalla gremita folla degli spettatori. Generalmente queste cerimonie sono invase da gente che insidia la pudicizia, sebbene siano stati considerati come guardiani della castità. Quando le donne si vedono circondate da tanti tipi di uomini, cominciano a pensare a cosa fanno nei loro propri letti con i loro mariti; e ciò che sperimentano soltanto con uno, pensano di farlo con molti. Non devo temere l’invidia se avrò detto la verità. Mi feriscano con malignità quelle che hanno una cattiva coscienza, ma devo dire, a quelle che possono trarne profitto, che devono evitare le donne che brillano soltanto di opere carnali.

È certo, sorella mia, che non è casta una donna che si adorna di splendidi vestiti, che emana profumi esotici, che usa il trucco per alterare gli occhi, che dipinge il suo volto di un innaturale candore, che indossa braccialetti d’oro sulle sue braccia, che infila anelli sulle sue dita e sprigiona scintillii di stelle dalle gemme delle sue mani, appesantisce le orecchie con metallo, nasconde il suo collo con le perle e molti altri generi di pietre preziose, appesantisce la sua testa con oro; è sicuro, dico, che una tal donna non è casta, in quanto lei si è decorata per colpire gli occhi di molti, per muovere i loro pensieri, per attirare le loro attenzioni. Anche se per paura del suo marito non può commettere apertamente l'adulterio, eppure commette l’adulterio all'interno del suo cuore.

È veramente casta colei che piace al marito per i vestiti semplici e per le buone maniere ed a Dio per il bene della purezza. Il modo di fare e di vestirsi di queste donne sono descritti dall'apostolo Pietro e, nella sua predicazione, descrive il loro stile di vita corretto, quando dice: Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti – ma piuttosto, nel profondo del vostro cuore (1 Pt 3,3). Ed anche l'apostolo Paolo presenta le stesse cose, dicendo: Allo stesso modo preghino le donne, vestite decorosamente, si adornino con pudore e riservatezza, non con trecce e ornamenti d’oro, perle o vesti sontuose, ma, come conviene a donne che onorano Dio, con opere buone (1 Tm 2,9). Fuggi le donne che sai che si comportano diversamente da questi precetti e che sono in disaccordo con loro, come fossero guide della gehenna e compagne dell’inferno. Infatti loro ti persuaderanno di ciò di cui sono colme e, sebbene non ti comunicheranno la loro scelleratezza con le parole, lo faranno tuttavia con i loro stessi vestiti. Evita come se fosse un idolo la donna che è ornata con oro e si irradia con gioielli; considerala come un idolo, non un essere umano, che ha avuto la presunzione di deturpare con varie falsità il suo essere fisico che era stato così ben formato da Dio. Onde, la sacra Scrittura dice: Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare (Pr 31,30).

 

INDICE DEI CAPITOLI

 

I. Devono essere evitate le donne laiche.

II. La vergine deve evitare di trattare con gli uomini, anche se santi.

III. La vergine deve guardarsi dal trattare con i giovani.

IV. L’astinenza.

V. La vergine non deve parlare con un altro essendo sola.

VI. La vergine deve leggere e pregare di continuo.

VII. Non deve essere letto con spirito carnale il Vecchio Testamento.

VIII. Il digiuno moderato

IX. L'uso del vino.

X. Come le vergini devono usare il bagno.

XI. E’ peccato per una vergine ridere sfacciatamente.

XII. Come debbano essere considerate le inservienti che hanno professato la verginità.

XIII. La discrezione della superiora nei riguardi di ciascuna.

XIV. La vergine sia equilibrata sia nella povertà che nell’abbondanza.

XV. La concessione ed il divieto della carne.

XVI. La vergine deve perseverare nel monastero dove ha iniziato.

XVII. Come si debba fuggire dalla vita individuale.

XVIII. La vergine non deve avere beni nel monastero.

XIX. La vergine non deve giurare.

XX. La vergine non deve parlare da sola con un’altra.

XXI. La vergine non deve desiderare di tornare nel mondo.

 

Capitolo I. Devono essere evitate le donne laiche.

Ti prego, sorella Fiorentina, di non lasciare entrare in rapporto con te donne che non hanno fatto la tua stessa professione (di fede). Queste, infatti, continuano a ricordarti le cose che amano e ti suggeriscono alle orecchie le cose che fanno parte dei loro propri piaceri. Ahimè, sorella mia: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi" (1 Cor 15,33); "Con l’uomo buono tu sei buono", ma lungi da te, sorella, che: "col perverso ti pervertirai" (Sal 18 (17),26-27, Volg.). Che cosa hanno in comune una donna sposata ed una vergine? Lei non segue le tue vie, ma piuttosto ama suo marito. (Questa donna) sfugge al tuo desiderio di lasciare il mondo e, anche se finge di ammirarlo, sta mentendo per ingannarti. Che cosa ha a che fare con te una donna che non porta sul collo il giogo di Cristo insieme con te? Lei è diversa nel vestire, diversa nei sentimenti. Come strumento di Satana lei ti canterà canzoni che susciteranno le attrazioni del mondo e che ti faranno cadere nelle vie del diavolo. Fuggi il canto delle Sirene [1], sorella mia, per timore che, dilettandoti ad ascoltare con orecchie compiacenti le lusinghe del mondo, ti distogli dalla retta via sbattendo contro lo scoglio (di Scilla) sul lato destro o vieni inghiottita a sinistra nel gorgo di Cariddi [2]. Fuggi il canto delle Sirene e chiudi le orecchie alle parole di coloro che ti persuadono a compiere il male. Rafforza il tuo cuore con lo scudo della fede, quando vedi qualcuno i cui interessi sono diversi dai tuoi, e proteggi la tua fronte con il trofeo della croce contro colei che ha uno stato di vita diverso dalla tua professione (di fede).

 

Capitolo II. La vergine deve evitare di trattare con gli uomini, anche se santi.

Tu stessa, sorella Fiorentina, potrai ora capire come si debba sfuggire agli uomini, se con tanta sollecitudine devi evitare le donne del mondo.  Ogni uomo, per quanto santo, non deve avere con te alcuna familiarità, affinché a forza di continue visite la virtù di entrambi sia minata o distrutta. Verrebbe meno alla carità di Dio colei che offrisse l'opportunità di perpetrare un'azione malvagia; verrebbe meno alla carità verso il prossimo colei che, sebbene non avesse fatto il male, favorisse comunque l'opinione di una pessima fama. Quando i due sessi si trovano insieme, traggono piacere da quell'istinto con cui sono nati e, se questo tocca lo stato di tranquillità dei due, si accende la fiamma della passione naturale. Chi manterrà il fuoco nel suo petto e non brucerà? Il fuoco e la stoppa, così in contrasto l'uno con l'altra, messi insieme alimentano le fiamme. Il sesso di un uomo e di una donna sono diversi ma, se vengono riuniti, saranno indotti a ciò che è provocato dalla legge della natura.

 

Capitolo III. La vergine deve guardarsi dal trattare con i giovani

 E se gli uomini santi sono talmente da evitare, per non danneggiare la buona reputazione di entrambi, quanto più fortemente devono essere evitati i giovani che seguono i sentieri tenebrosi della vita temporale? Il diavolo li ha posti innanzi e li ha messi di fronte agli occhi della vergine per farla meditare di notte sulle fattezze di coloro che ha visto di giorno. Anche se la sua mente è contraria a questo e respinge tali immagini dai suoi pensieri, tuttavia, una visione recente e l'attenzione al loro fisico fa tornare queste forme alla sua memoria: vedendole, le acquisisce così a fondo che, per quanto breve sia il periodo che una tale immagine ha deliziato la sua mente, ciò che ha visto con i suoi occhi tornerà di nuovo nel sonno. Così, il petto di una vergine è ferito dalle frecce del diavolo ed un amore immondo si conficca nel cuore, in modo che ciò che ha ricordato durante la notte, lei vuole vederlo di nuovo con piacere il giorno successivo. E così la freccia di Satana entra attraverso le porte degli occhi nel più profondo del cuore, come dice il Profeta: "La morte è entrata dalle nostre finestre" (Ger 9,20). Il diavolo non può insinuarsi nelle parti più intime della nostra mente se non attraverso i sensi del corpo. Se vedi qualcosa di bello che attira la tua concupiscenza, se qualche canto vergognoso delizia le tue orecchie, se un profumo fragrante suscita il tuo senso dell'olfatto, se qualche sapore affascinante eccita il tuo gusto, se il tuo tatto prende contatto con una forma morbida e pulita, allora il piacere carnale è scosso da queste delizie dei sensi. Entrambi i sessi, infatti, sono opera di Dio. Certamente gli uomini devono essere amati come opera di Dio, ma a distanza e per le loro buone opere e per il bene di Dio che li ha creati, non per la loro bellezza fisica.

 

Capitolo IV. (13) L'astinenza

Ora, sorella Fiorentina, cosa posso dirti su ciò che penso dei cibi, di cui tu, a causa della debolezza fisica, prendi ancora meno di quello che la ragione dovrebbe consigliare? Tuttavia, mantieni uno spirito temperante poiché, se ad un corpo debole può essere concesso un certo rilassamento dal digiuno, allo stesso tempo lo spirito non deve essere esentato da un obbligo. Se un corpo debole merita un po' di indulgenza, nell'uso dei cibi non sussiste nessuna colpa, ma la colpa sta nell'ingordigia o nella mancanza di moderazione, come quando prendi più di quanto tu abbia bisogno o desideri qualcosa di cui potresti vivere senza. L'intemperanza della gola è triplice: se desideri troppo avidamente ciò che è proibito; se cerchi ciò che è permesso e lo prepari con cura e spese particolari; se non osservi il tempo lecito per mangiare. I primi uomini persero le delizie del paradiso e le ricompense dell'immortalità perché desiderarono ciò che era proibito. Esaù, in verità, perché cercò troppo avidamente ciò che gli era concesso di avere, perse il diritto alla primogenitura. E gli animali sono irrazionali perché non osservano un tempo regolare per mangiare. Abbiamo quindi dimostrato che l'eccesso di intemperanza è triplice: in quanto i primi uomini assaggiarono ciò che era proibito; Esaù perse il diritto alla primogenitura perché desiderò mangiare le lenticchie; gli animali non osservano un tempo regolare di mangiare e sono, di conseguenza, irrazionali. Pertanto, colui che divora avidamente anche del cibo ordinario non è astinente. "La loro gola è un sepolcro aperto" (Sal 5,10), dice il Salmista. E', infatti, languido e dissoluto chi respinge i cibi (semplici) che gli si presentano e si delizia di cibi costosi ed esotici.

Un pesce viene catturato con allettamenti tramite l'amo. Un uccello cade in una rete mentre cerca di procurarsi del cibo. Gli animali che per costituzione di natura sono selvaggi cadono in una fossa dal desiderio dei cibi; e quelli che non sono deboli per natura, sono raggirati dall'esca. Allora, impara la temperanza e la parsimonia dalle sentenze e dagli esempi degli antichi. Dalle sentenze, perché il Signore dice: "I vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze" (Lc 21,34); dagli esempi, perché Davide non volle bere l'acqua che desiderava, poiché riconobbe il pericolo in cui erano incorsi altri uomini (Cfr. 2 Sam (2 Re; Vulg.)23, 15-17); e perché Daniele, disprezzando le vivande dei re, visse di verdure (Cfr. Dan 1, 8-16),  Ciò che possiedi in comune con le tue consorelle deve essere per te accettabile e non devi far sì che le altre siano intemperanti per causa tua; inoltre, non diventare motivo di scandalo per coloro a cui desideri dare l'esempio, ma incoraggiale e dimostra loro una buona vita.

 

Capitolo V. (XVII) La vergine non deve parlare con un altro essendo sola.

Nessuno ti parli mentre sei sola e tu non parlare a nessun uomo senza due o tre testimoni. Ricorda il tuo Sposo, il nostro Salvatore, che certamente non temeva la macchia del peccato, eppure parlò sui monti a Mosè ed Elia alla presenza di tre testimoni: Pietro, Giacomo e Giovanni (Cfr. Mt 17,1-8). Così, anche quando riportò in vita la figlia del capo della sinagoga, si avvalse degli stessi testimoni, affinché non suscitasse false dicerie (Cfr. Mt 5,21-43). Ed i suoi discepoli si meravigliarono che parlasse con una donna al pozzo di Giacobbe (Cfr. Gv 4,27). Ed, infatti, non si sarebbero meravigliati se ciò che avevano visto non fosse stato insolito; e, se quelli non fossero andati ad acquistare del cibo, Cristo non avrebbe parlato da solo con la donna in loro assenza.

 

Capitolo VI. (XV) La vergine deve leggere e pregare di continuo.

La tua lettura deve essere assidua e la tua preghiera ininterrotta. Il tuo tempo e le tue attività devono essere suddivisi in modo che, dopo aver letto, tu preghi e, dopo aver pregato, tu legga. Quindi, ti alternerai costantemente tra questi due beni, in modo da non staccarti mai da essi. Ma se c'è un lavoro manuale da eseguire o il corpo deve essere ristorato dal sostegno del cibo, sia un'altra sorella che legge; così che, mentre le tue mani o gli occhi sono intenti a lavorare, le tue orecchie sono alimentate con la grazia del Parola divina. Se, mentre preghiamo e leggiamo, è ancora difficile mantenere la nostra instabile mente lontana dalle lusinghe del diavolo, quanto più facilmente l'animo umano sarà trascinato nei vizi se non viene frenato dalle redini della lettura e delle preghiere continue? La lettura ti istruisca su ciò che devi chiedere quando preghi; ma, dopo aver pregato, leggendo di nuovo cerca di conoscere ciò che dovresti chiedere.

 

Capitolo VII. (XVI) Non deve essere letto con spirito carnale il Vecchio Testamento.

Quando leggi l'Antico Testamento, non badare ai matrimoni di quei tempi, ma rifletti sul grande numero dei loro figli; non badare al cibarsi di carni ed ai sacrifici cruenti, ai crimini che si espiavano con la morte della carne, né alle unioni lecite di molte mogli con un solo uomo. Poiché ciò che ora non è permesso era permesso allora, e proprio come i matrimoni erano consentiti dalla legge, così la verginità era predicata nel Vangelo. Perché il popolo ebraico era completamente isolato dai contatti con altri popoli e destinato ad essere Chiesa per profetizzare Cristo, affinché gli ebrei non potessero scomparire, tutti furono autorizzati a sposarsi per propagare la discendenza. E poiché era un popolo carnale, si nutrivano di carne in grande quantità. Venivano offerti sacrifici di animali perché raffiguravano il vero sacrificio, il Corpo e il Sangue di Cristo. Venne la verità e l'oscurità scomparve; arrivò il vero sacrificio ed il sacrificio degli animali cessò. Venne il Vergine, Figlio della Vergine, e mostrò la via della verginità. Tutto ciò che leggi nell'Antico Testamento, devi interpretarlo in senso spirituale, anche se è accaduto nella realtà; tu devi comprendere il significato della conoscenza spirituale dalla verità della storia. Non si uccide più fisicamente un uomo a causa del peccato ma la punizione che infliggevano alla carne con la spada noi la infliggiamo ai vizi carnali con la pratica della penitenza. Non prestare attenzione al Cantico dei Cantici come arriva alle tue orecchie, perché si insinuano i piaceri carnali dell'amore terreno che, figurativamente, rappresenta il Corpo di Cristo e l'amore della Chiesa. Gli antichi, giustamente, proibivano la lettura dell'Eptateuco [3] e del Cantico dei Cantici a coloro che avevano le loro menti sulla carne, per paura che, non conoscendone l'interpretazione spirituale, si dissolvessero eccitati dalla concupiscenza e dal piacere.

 

Capitolo VIII. (XVIII) Il digiuno moderato.

I digiuni devono certamente essere imposti ai corpi in salute e coloro la cui carne ribelle li osteggia per la legge dei vizi devono essere sottoposti ad un digiuno costante. La carne ostinata deve essere sottoposta ai digiuni e così accuratamente tenuta a freno finché non si assoggetterà alla legge della mente ed ai comandi dell'anima come una schiava. Ma poiché tu sei indebolita da una lunga malattia, se modererai i tuoi digiuni e prenderai quel tanto che ti basta per motivi di salute, non peccherai. Considera migliore, tuttavia, colei la cui buona salute non richiede particolari attenzioni dovute all'infermità. Una sorella che sta bene non deve essere scandalizzata se una sorella malata viene nutrita più indulgentemente e con maggiore indulgenza, ma deve considerarsi migliore e più santa perché non ha bisogno dei cibi delicati che la malattia richiede. La sorella che ha bisogno di cibo più delicato a causa della sua malattia deve essere umile agli occhi delle altre e deve dispiacersi di non poter fare ciò che fanno le altre; e la moderata astinenza che le è stata concessa per un tempo limitato non la attribuisca alla virtù, ma all'infermità.

 

Capitolo IX. (XIX) L'uso del vino.

Usa il vino secondo la regola dell'Apostolo. Disse infatti a Timoteo: "Bevi un po’ di vino, a causa dello stomaco e dei tuoi frequenti disturbi" (1 Tm 5,23). Quando dice "un po’", vuol dire che deve essere usato per scopi medicinali e non per l'ubriachezza. Infatti, in un altro luogo, lo stesso Apostolo parla così: "Hai menzionato il vino, hai menzionato ogni vizio" (Cfr. Tt 1, 7). L'ubriachezza è un peccato mortale: è classificato con l'omicidio, l'adulterio e la fornicazione. Quindi, l'ubriachezza dal vino esclude dal regno di Dio tanto quanto l'adulterio, l'omicidio ed altri crimini. L'Apostolo conferma questo quando dice: "Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio" (1 Cor 6,9-10). Vedi quanto sia esecrabile l'ubriachezza, che allontana persino dal regno di Dio i suoi amanti. Guarda come terribilmente il profeta (Isaia) attacca coloro che amano il vino quando dice: " Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti" (Is 5,22). Ed ancora: "Guai a coloro che si alzano presto al mattino e vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera. Il vino li infiamma" (Is 5,11). Noè bevve vino e cadde in uno stato di torpore da ubriaco, rimanendo nudo nella parte più vergognosa del suo corpo (Cfr. Gen 9,21), così che tu possa sapere che la mente dell'uomo è così sconvolta dal vino e la ragione della mente umana è resa così offuscata da non preoccuparsi nemmeno di se stessa, né tanto meno di Dio. Sebbene l'ubriachezza e la nudità di Noè possano contenere il mistero della sofferenza e della morte di Cristo, tuttavia fu una colpa in senso letterale. Quando Lot si ubriacò, commise l'incesto con le sue figlie e non si rese conto della sua colpa (Cfr. Gen 19,33); da quella unione istigata nacquero i moabiti e gli ammoniti. E il Signore disse: "L’Ammonita e il Moabita non entreranno nella comunità del Signore; ... neppure alla decima generazione" (Dt 23,3). Ascolta come si debba evitare la sazietà del vino, dato che anche tra i patriarchi fu motivo di scandalo e colpa. Perciò la vergine, il cui corpo è forte, farà bene ad evitare completamente l'uso del vino. Colei che è debole o malata può usare il vino come medicina, non per ubriacarsi.

 

Capitolo X. (XX) Come le vergini devono usare il bagno.

Non usare un bagno per il piacere o la bellezza il corpo, ma solo per motivi di salute. Io ti dico di usare il bagno quando lo esige l'infermità, non quando ti spinge la volontà. Perché se farai ciò che non è necessario, peccherai. Sta scritto: "Non lasciatevi prendere dai desideri della carne" (Rm 13,14). La cura della carne derivante dalla concupiscenza è considerata un vizio; ma non quando è adatta per il recupero della salute. Perciò, non lasciare che il piacere della carne ti faccia fare il bagno troppo spesso, ma sia la necessità della malattia che lo esige. Sarai libera dal peccato, se farai ciò che è necessario.

 

Capitolo XI. (XXI) E’ peccato per una vergine ridere sfacciatamente.

Sii gioiosa in Dio, con una letizia d'animo tranquilla e moderata, secondo le parole dell'Apostolo: "Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti " (Fil 4,4). In un altro luogo, dice: " Il frutto dello Spirito invece è (amore), gioia" (Gal 5,22). Tale felicità non disturba la mente con la turpitudine della risata, ma solleva l'anima ai desideri della divina quiete dove tu potrai sentir dire: "Prendi parte alla gioia del tuo padrone" (Mt 25,21). Di solito si può dire cosa c'è nel cuore di una vergine dalle sue risate. Una vergine non riderebbe in modo impudente se il suo cuore fosse puro. La faccia dell'uomo è lo specchio del suo cuore: ride in modo sfrenato colei che è sfrenata nel suo cuore. "La bocca infatti ", dice il Signore, "esprime ciò che dal cuore sovrabbonda " (Mt 12,34); allo stesso modo, il volto di una vergine ride dall'abbondanza di un cuore molto vanitoso. Vedi cosa sta scritto su ciò: "Del riso ho detto: «Follia!» e della gioia: «A che giova?»" (Qo (Eccle; Vulg) 2,2). Ed ancora la stessa cosa: "Anche nel riso il cuore prova dolore e la gioia può finire in pena" (Pr 14,13). E il Signore dice: "Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati" (Mt 5,4). Al contrario, dice l'Apostolo a coloro che sono follemente gioiosi: "Le vostre risa si cambino in lutto" (Gc 4,9). Dunque, sorella, fuggi il riso come peccato e trasforma la gioia temporale in lutto, affinché tu possa essere felice se ti affliggerai come pellegrina nel mondo; poiché coloro che piangono secondo Dio, sono beati e saranno confortati. Sappi che sei una pellegrina nel mondo e che la tua patria non è qui, ma in cielo. Se il servo di Cristo era così ansioso da dire: "Ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo" (Fil 1,23), allora, di quanta fragranza d'amore dovrà infiammarsi una vergine? Quali ruscelli di lacrime dovrà versare nel desiderio del suo Sposo, finché non sarà in grado di giungere all'abbraccio di Cristo? Non cesserà di piangere copiosamente finché non raggiungerà Cristo che desidera vedere. Piangeva colui che, come pellegrino in questo mondo, diceva tristemente: "Misero me, il mio pellegrinaggio è prolungato." (Sal 120 (119),5; Vulg.). Infatti, lo sposo celeste si rallegrerà e ti accoglierà nel suo amato abbraccio, se capirà che sei infiammata dal desiderio di lui; e se piangerai perché sei lontana da lui, egli ti consolerà quando sarà presente.

 

Capitolo XII. (XXII) Come debbano essere considerate le inservienti che hanno professato la verginità.

Non esasperare per il loro stato di servitù quelle che, a motivo della tua condizione, sono o saranno tue inservienti ed anche sorelle per professione, ma onorale per l'uguaglianza della loro professione. Colei che serve insieme a te nella milizia della verginità in Cristo, deve godere della stessa libertà che tu hai. Io non cerco di incitarti all'umiltà in modo che esse si insuperbiscano: mentre tu le accetti come sorelle, esse ti serviranno più volentieri e ti offriranno i loro servizi, non come soggette a servitù, ma nella carità come persone libere. Perché, infatti: "Non c'è preferenza di persone presso il Signore" (Ef 6,9), vale a dire, nella distribuzione della fede, dove sia la padrona che l'inserviente sono ugualmente coinvolte, dove non viene preferita la padrona e viene ripresa l'inserviente, dove esse sono battezzate nell'uguaglianza ed insieme prendono il Corpo ed il Sangue di Cristo. Sebbene i patriarchi fossero molto santi, quando si trattava di cose materiali e temporali, distinguevano tra servi e figli; i primi erano considerati servi, i secondi padroni; ma, per quanto riguarda la speranza di una ricompensa futura, avevano cura dei figli e degli schiavi nati in casa del padrone in modo uguale, poiché li contrassegnavano con una stessa circoncisione.

 

Capitolo XIII. (XXVII) La discrezione della superiora nei riguardi di ciascuna.

È vero, e così si legge, che tutte le cose erano comuni a tutti coloro che condividevano la stessa professione di fede: vale a dire, se tutti contribuivano in egual modo. Ci sia, tuttavia, una certa discrezione da parte della superiora nel prevedere le esigenze di ciascuna di loro. Perché la divisione deve essere fatta secondo il bisogno di ciascuna. (Cfr. At 4,32-35) Colei che poté essere onorata nel mondo ed essere ricca di beni terreni sia trattata con più attenzione nel monastero, e colei che ha lasciato un abito costoso nel mondo, ne merita uno più elegante nel monastero. Ma colei che visse nella povertà del mondo ed ebbe bisogno di vestiti e cibo, deve essere grata di trovarsi in un monastero dove non soffre né il freddo, né la fame e non deve mormorare della maggiore indulgenza mostrata a colei che viveva più prosperamente nel mondo. Se la divisione non viene fatta in base alle necessità, colei che era povera nel mondo diventa superba nel monastero e colei che era potente nel mondo viene umiliata nel monastero. Questo è ciò che accade se non si agisce con discrezione: coloro che sono convertite provenendo da umili condizioni diventano orgogliose e coloro che sono nate in un ambiente decoroso vengono rattristate. Se ci sono abbastanza risorse in modo che tutte ne possano ugualmente condividere, non c'è motivo per cui qualcuna debba mormorare, poiché la discrezione della superiora darà a ciascuna ciò di cui ha bisogno. Ma, dirai: "Perché si è convertita, se non per diventare da potente, umile? Quindi, se questa scese dalla fama all'umiltà, l'altra, che non ha nulla più di cui sentirsi umiliata essendo già povera, diventa forse superba?". La carità tempera tutte le cose e le porta sulla stessa via di pace, così che colei che ha abbandonato il potere non si insuperbisca, e colei che era povera e serva non si avvilisca. Una superiora deve essere lodata, tuttavia, se si è comportata rettamente con ciascuna e se ha distribuito in base alle necessità di ciascuna. Ciò sia detto per i vestiti, il cibo, le bevande ed il lavoro per le malate e le debilitate, affinché colei che non può sopportare una vita più dura sia trattata con maggior indulgenza. Ma la superiora si occuperà come le sembrerà meglio di coloro che possono sopportare una vita più dura, ed alle sorelle verso cui è stata più indulgente a causa della loro precedente raffinata vita o debolezza fisica non venga concessa la preferenza con l'onore dovuto alle anziane, se esse hanno professato in un tempo successivo. Anche se queste mie parole sono rivolte a te, sorella Fiorentina, ne abbiamo derivato un discorso che si applica a molte sorelle; ma non imponiamo un giogo su nessuna, consigliamo solo ciò che è dignitoso.

 

Capitolo XIV. (XXIII) La vergine sia equilibrata sia nella povertà che nell’abbondanza.

Ora rivolgerò le mie parole a te, sorella Fiorentina, verso la quale sono sollecitato per i legami familiari. Ti esorto sempre a mantenere il tuo animo coerente ed uniforme, in modo che tu, che conosci bene la pazienza e la povertà di Giobbe, non sarai scoraggiata dalle avversità; né, d'altra parte, ti esalterai a causa della prosperità, perché hai letto che i patriarchi erano ricchi di beni, ma umili di animo. Sarai beata se renderai grazie a Dio sia nelle avversità che nella prosperità, e se considererai la prosperità di questa vita come fumo e vapore che immediatamente svanisce. Davide era senza dubbio un re, ma, nonostante avesse numerosi tesori e governasse innumerevoli popoli con mano forte, cantò se stesso come umile e disse: " Sin dall’infanzia sono povero e vicino alla morte" (Sal 87,16). E lui stesso, di nuovo, disse alla figlia di Saul: "Mi abbasserò e mi renderò vile ai tuoi occhi… dinanzi al Signore, che mi ha scelto invece di tuo padre" (2 Sam (2 Re: Vulg) 6, 22.21). Similmente disse ancora: "Sulla terra io sono forestiero, ospite come tutti i miei padri" (Cfr. Sal 39 (38),13).

Di conseguenza, non gioire dei beni terreni, anche se rendono comoda la vita, non porre in essi il tuo animo e non gioire dei guadagni mondani; e non essere rattristata per averli persi. Perché sta scritto: ''Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore" (Sal 62 (61),11). Le cose che sono possedute con avidità causano dolore a chi le possiede quando scompaiono; e quindi è inevitabile che uno venga afflitto da ciò che causa la gioia carnale. Tu, come il tuo celeste sposo, evita di essere onorata nel mondo. Non desiderare di essere considerata o di essere superiore alle altre, quando leggi: "Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore" (Mt 20,26), poiché lo stesso Salvatore si nascose quando le folle volevano farlo re. Come poteva ricevere un regno dagli uomini colui al quale era destinato un regno perpetuo con il Padre? Ma poiché era venuto per insegnare l'umiltà, declinò l'onore degli uomini. Restando nella forma di Dio, umiliò se stesso per noi ed Egli, al quale tutte le cose celesti e terrestri si inchinano, divenne povero per i mortali, affinché fossimo arricchiti dalla sua povertà. Continua, dunque, a calcare le orme con le quali il tuo Sposo ti ha preceduto e con passo instancabile segui la guida celeste: per timore che Egli non sia disposto ad averti come Sua consorte nel regno celeste, giudicando che sei diversa dalle sue creature. Ti dico queste cose affinché tu attribuisca poco valore ai beni del mondo, non li desideri troppo e non consideri grandi coloro che vedi essere ricchi nel mondo. I buoni, infatti, devono disprezzare volentieri ciò che anche i malvagi possono avere. Dio dà ricchezze temporali ai cattivi, ai quali negherà la ricchezza eterna; le dona anche ai buoni, ma a quelli che, come lui sa, non se ne insuperbiscono. I buoni diventano ricchi grazie ad un Dio benevolo, e grazie ad un Dio benevolo diventano poveri; in entrambi i casi coloro che accettano volentieri la volontà di Dio gli rendono grazie. Quando le ricchezze sono date ai malvagi, esse servono come punizione, perché ne gioiscano tristemente; e quando vengono portate via, vengono tolte per punizione, perché se ne dolgano tristemente. Entrambe le situazioni portano gloria all'uomo giusto, punizione per gli ingiusti.

Cosa c'entra questo con te che hai una Regola da seguire? Perciò bada alla verginità ed alla povertà di Maria, che era così ricca nel Signore da meritare di diventare la Madre del Signore, ed era così povera di beni che, al momento del parto, non ebbe i servizi né dell'ostetrica, né della serva, e lo stesso alloggio era così piccolo che usarono una mangiatoia come culla. E Giuseppe, a cui era stata promessa sposa, pur essendo giusto, tuttavia era anche povero e perciò dovette lavorare per il cibo ed i vestiti. Senza dubbio si legge che era un fabbro ferraio. Hai degli esempi, segui la regola per non cadere nei pericoli delle ricchezze. "Quelli invece che vogliono arricchirsi cadono nella tentazione, nell’inganno di molti desideri insensati e dannosi che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione" (1 Tm 6,9). Coloro i cui cuori sono devoti al Signore, rimuoveranno spontaneamente tutte queste cose da loro stessi. In effetti, la ricchezza è più incline ad assalire coloro che la disprezzano piuttosto che coloro che la perseguono. "Cercate", disse, "il regno di Dio …, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta " (Mt 6,33).

 

Capitolo XV. (XXIV) La concessione ed il divieto della carne.

In considerazione della tua cattiva salute, non oso né proibire né permettere che tu mangi carne. Colei che ha soddisfacenti forze, tuttavia, si astenga dalla carne. Perché è una condizione difficile il dare nutrimento al nemico contro cui stai lottando e nutrire la propria carne in modo tale da sentirla arrogante. Se una vergine fa uso delle stesse cose che usano i secolari, offre la sensazione di fare anch'essa le cose fatte dai secolari. Quando la carne si nutre di carne, cosa può fare se non precipitarsi nel piacere e scatenare la misera anima nella crudeltà della lussuria? Perciò un autore dice: "La fine dei piaceri è la corruzione" (Enchiridion, Sexti, 73 [4]). E l'Apostolo così prende atto di una vedova voluttuosa nel dire: "Quella che si abbandona ai piaceri, anche se vive, è già morta" (1 Tm 5,6). Se riusciamo a malapena con l'astinenza a tenere lontana la nostra carne debole dalla legge del peccato che dimora nelle nostre membra, cosa realizzerà colei che manda in rovina il terreno del suo corpo, in modo tale che possano crescere in lei solo spine e cardi? Il consumo di carne è uno stimolo dei vizi; non solo di carne, ma anche la troppa sazietà di altri alimenti. Perché non si incolpa la qualità del cibo, ma è la quantità che è considerata un vizio. Tutto ciò che viene preso in eccesso rende pesante l'anima; e se lo stomaco è spossato dal cibo troppo abbondante, si attenua la sensibilità dell'anima. Una vergine deve solo essere sana, non robusta; la sua bocca deve essere pallida, non rubiconda; deve sospirare a Dio dal suo cuore, piuttosto che ruttare per l'indigestione dei cibi. Coloro che hanno bisogno di forza fisica possono godere dell'uso della carne; vale a dire, coloro che scavano metalli, che si sforzano in gare atletiche, che costruiscono alti edifici o che affaticano il corpo in vari tipi di lavoro fisico, costoro possono usare la carne per recuperare la loro forza. La vergine che più sopporta i difetti di un corpo debole è una brava vergine. Per quale scopo avrebbe dovuto consumare carne, se non per far invadere il suo miserabile corpo dalla feccia dei vizi? Ma, se è costretta dalla debolezza, può prendere la carne per scopi medicinali. Una cosa presa come medicina, infatti, non opprime, ma ristora, perché coloro che sono abili nell'arte della medicina prescrivono che sia assunta moderatamente, in modo che risollevi la persona malata invece di appesantirla. Da ciò scaturisce la verità del detto dei filosofi: "Nulla di troppo" (Terenzio, Andria 61 [5]).

 

Capitolo XVI. (XXV) La vergine deve perseverare nel monastero dove ha iniziato.

Io ti consiglio premurosamente di rimanere nel monastero, dove beneficerai della compagnia di molte e, vedendo le loro virtù, diventerai una vergine virtuosa. E se talvolta, per diversità di disposizioni d'animo, si verifica un'ostilità nella congregazione e le (sorelle) spirituali sono a volte rattristate dalle mormorazioni di quelle con mentalità carnale, tuttavia, non ne mancheranno mai di quelle da imitare nelle buone azioni. Certamente, tollerare le (sorelle) con mentalità carnale è una prova di virtù; ma imitare le spirituali è la fonte della più grande speranza. Le (sorelle) con mentalità carnale addestrano la pazienza delle spirituali e quelle che sono sante danno prova delle buone virtù; e così, sia quelle che essa pazientemente sopporta, sia quelle che soavemente imita, sono entrambi utili ad un'anima che si perfeziona. "Voi, che pure siete saggi," dice l'Apostolo, "sopportate facilmente gli stolti " (2 Cor 11,19). E di nuovo dice: "Noi, che siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. Ciascuno di noi cerchi di piacere al prossimo nel bene, per edificarlo" (Rm 15,1-2). Non scandalizzarti per le mormorazioni delle (sorelle) con mentalità carnale, ma ti consoli la vita di quelle che progrediscono; e poiché non sai per quanto tempo dimorerai in questo mondo, devi essere paziente a vantaggio del dono della gloria celeste.

 

Capitolo XVII. (XXVI) Come si debba fuggire la vita individuale.

Evita la vita privata, ti prego; non cercare di imitare quelle vergini che vivono in celle nelle città e che sono assillate da molti tipi di attenzioni; prima di tutto, per piacere al mondo, non si presentano in abiti modesti; inoltre sono turbate dalle preoccupazioni domestiche e, mentre sono occupate a guadagnarsi da vivere, sono meno coinvolte nelle cose che riguardano Dio. La Chiesa ha fatto derivare la vita individuale dall'uso dei Gentili. Infatti, dopo che gli apostoli non furono in grado di persuadere i Gentili a seguire il loro stile di vita, permisero alla Chiesa proveniente dai Gentili di condurre la vita privata e di usare i propri beni. Al contrario, quelli tra gli ebrei che al tempo degli apostoli credettero, osservarono la stessa norma di vita che i monasteri ora osservano. Cerca cosa si legge negli Atti degli Apostoli e scoprirai che sto dicendo la verità: "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ... perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno" (At 4, 32.34-35). Vedi che quelli che vivono sotto un regola nel monastero seguono la vita degli apostoli e, se seguono i loro esempi, non devono dubitare che raggiungeranno i loro meriti.

 

Capitolo XVIII. (XXVIII) La vergine non deve avere beni nel monastero.

Tu evita il serio contagio della proprietà privata, che nei monasteri (maschili) è considerata una grave colpa. È certamente un adulterio, poiché macchia l'integrità della coscienza con la perversità del prendere possesso di qualcosa. È un peccato di furto quando una (sorella), in un monastero in cui tutte le cose sono comuni a tutti, presuppone di tenere segretamente per sé alcune cose ignote alle altre; e mentre usa pubblicamente ciò che è comune a tutte, nasconde segretamente dell'altro. La frode è manifesta poiché non mette in comune (tutto) ciò che possiede, ma con frode ne nasconde una parte trascurabile ad uso personale. Il crimine è uno, ma i contagi sono molti. Evita il male di un simile peccato come fosse il precipizio della Geenna; evitalo come fosse un percorso che porta all'inferno. Giuda, attratto dalla cupidigia fino a commettere il reato di furto, è addirittura arrivato a tradire ed a consegnare il Signore. In breve, sebbene avesse tutto ciò che gli apostoli avevano in comune, non si accontentò di ciò che era sufficiente alla comunità. Ma cosa dice il Vangelo di lui? "Era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro" (Gv 12,6). Ricordate anche gli esempi di Anania e Saffira che, offrendo all'Apostolo una parte del prezzo (ricavato dalla vendita dei beni) e nascondendone un'altra, furono condannati da un giudizio immediato (Cfr. At 5); e la punizione di tale misfatto non ebbe più luogo a causa del terrore che ne ebbero i posteri. Colei che si separa, con la proprietà privata, dai beni comuni del monastero, dovrà anche essere separata dalla comunità di vita in paradiso. Tutto ciò che la tua mano toccherà, mostralo alla superiora e deponilo in comune. Non tenere nulla (da utilizzare) separatamente, perché l'esempio di Giuda, il traditore, ed il giudizio di (Anania e) Saffira devono essere evitati con molto zelo.

 

Capitolo XIX. (XXIX) La vergine non deve giurare.

Non giurare mai, dì sempre la verità; questi precetti devono essere osservati allo stesso modo. Anche se a chi vive secondo la carne è permesso giurare per la paura di essere truffati, gli spirituali non possono mai usare i giuramenti, poiché sono correttamente testimoni  [6] di se stessi. "Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno" (Mt 5,37). Quindi fai attenzione a giurare su una buona causa, poiché ciò viene dal Maligno. Si dice che viene dal Maligno perché il bisogno di un giuramento viene da una coscienza infedele. La necessità di un giuramento è ottenuta con la forza quando è messa in dubbio la fedeltà della persona. Ma tu, che dovresti mostrare la semplicità del tuo cuore con le tue labbra, perché legarti ad un giuramento volontario? Elimina la pratica del giuramento per una buona ragione e non giurerai falsamente nel Maligno. Dì la verità col cuore e non avrai bisogno di un giuramento. Perché leggiamo: "Non abituarti a giurare, poiché da ciò derivano molte cadute" (Sir (Eccle) 23, 9; Vulg.).

 

Capitolo XX. (XXX) La vergine non deve parlare da sola con un’altra.

Non pretendere di parlare con intimità con una (sorella) e ad evitare le altre. Ma ciò che è utile sapere ad una, deve essere conosciuto da tutte. Ascolta il Signore che dice: "Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze" (Mt 10,27). Cioè, se qualcosa vi è stato rivelato nel segreto della mente, ditelo apertamente; e ciò che concepite nel vostro cuore manifestatelo a tutte. Se ciò che dici è buono, perché ne deve essere informata solo una e non piuttosto tutte? Se è un turpe (pensiero) che ti vergogni di farlo sapere alle altre, non dovresti né pensarlo, né parlarne. Non è certamente una cosa buona ciò di cui una vergine parla ad un'altra in privato. "Chiunque fa il male", dice il Signore, "odia la luce" (Gv 3,20). Perciò, il più ponderato dei filosofi disse: "Tutte le buone azioni amano essere portate alla luce" (Cicerone, Tusc. Disp. 2,26,64: Agostino, De civitate Dei 14,18). O vergine, il motivo per cui parli segretamente è quello di non avere nulla di cui gloriarti pubblicamente? Ma sebbene tu inganni gli occhi e le orecchie degli uomini, puoi forse sfuggire alla conoscenza di Dio? Un altro (autore) disse splendidamente: "Quello che desideri che Dio non sappia, non dovresti né farlo né pensarlo" (Autore sconosciuto). Perciò, la tua coscienza sia innocente, la tua conversazione libera da ogni colpa. Non gioire nel sentire o pensare ciò che è da disprezzare, tanto meno nel parlarne o nel farlo.

 

Capitolo XXI. (XXXI) La vergine non deve desiderare di tornare nel mondo.

Ormai stiamo guidando la nave del nostro discorso nel porto e, dopo aver attraversato un mare di asserzioni, stiamo gettando l'ancora sulla riva per riposare ma, spinto dalla brezza del tuo amore, ancora una volta ritorno ai flutti delle parole. Di grazia, sorella Fiorentina, per la benedetta Trinità dell'unica divinità, ti supplico di non guardare indietro come la moglie di Lot (Gen 19,26), una volta che, come Abramo, hai lasciato il tuo paese e la tua parentela, (Gen 12,1-4); affinché tu non realizzi col cattivo esempio un insegnamento per il bene delle altre sorelle ed esse non vedano in te ciò che loro stesse devono evitare. La moglie di Lot divenne il fondamento della saggezza per gli altri, ma per se stessa un'immagine di stoltezza, perché la sua azione sbagliata nocque a lei stessa, ma offrì agli altri un esempio opposto. I tuoi pensieri non ti rendano ansiosa di tornare nella tua terra natia; se Dio avesse voluto che tu vivessi lì, non ti avrebbe esiliata da lì. Ma poiché previde che sarebbe stato utile per il tuo proposito, ti strappò opportunamente come fece con Abramo dai Caldei e come Lot dal popolo di Sodoma. Da ultimo riconosco un errore da parte mia; ho spesso interrogato nostra madre, la tua e la mia, volendo sapere se desiderasse tornare nel suo paese. Essa sapeva che era partita da lì per la propria incolumità e per volontà di Dio, e soleva giurare solennemente che non avrebbe mai voluto rivedere, né avrebbe mai più rivisto il suo paese e con molte lacrime diceva: "Il mio soggiorno in un paese straniero mi fece conoscere Dio; morirò come straniera, e avrò la mia tomba dove ho trovato la conoscenza di Dio". Con Gesù come testimone, ricordo che poneva nei suoi più intimi desideri di non rivedere il suo paese, non importa quanto a lungo potesse ancora vivere.

[7] Anche tu, sorella Fiorentina, sfuggi ciò che temeva nostra madre ed evita con cura il male che lei per esperienza fuggì. Me infelice! Mi spiace di aver mandato nello stesso luogo il nostro fratello comune, Fulgenzio, i cui pericoli temo costantemente con paura. Sarà più protetto, tuttavia, se tu che sei più al sicuro e lontana da lì pregherai per lui. Sei stata portata via in così tenera età che non lo puoi ricordare, pur essendo nata lì anche tu. Non vi è alcun ricordo che possa suscitare nostalgia nella tua anima; beata te che non sai per cosa ti rattristeresti. Io ti parlo per esperienza quando dico che quel paese ha perso così tanto il suo rango e la sua bellezza che non c'è una sola persona libera in esso, né la terra stessa è fertile come al solito e ciò non è avvenuto senza il giudizio di Dio. Quella terra, da dove i cittadini sono stati strappati via o si sono arresi allo straniero, ha perso la sua fertilità non appena ha perso la sua dignità. Ecco, sorella Fiorentina, come tremo e mostro dolore per timore che il serpente ti rimuova dal paradiso e ti ponga in quella terra che produce spine e pruni, dalla quale non ti sarà permesso allungare di nuovo la mano e prendere da mangiare dall'albero della vita se tu dovessi desiderare di farlo. Ti prego con il profeta e ti ammonisco con Gesù Cristo come testimone, con queste parole: "Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; il re è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore" (Sal 45 (44),11-12). "Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio" (Lc 9,62).

Non volare via da quel "nido" che la "tortora" ha trovato e "dove può mettere i suoi piccoli" (Cfr. Sal 84 (83),4). Sei la figlia della semplicità, perché sei nata dalla madre Tortora [8]. Nella stessa persona, troverai il sostegno in molte occorrenze. Considera Tortora come tua madre. Dedicati a Tortora come tua maestra; e colei che ti porta ogni giorno a Cristo con il suo affetto ti sia ancora più cara di tua madre naturale: mettiti al sicuro sul suo seno da ogni uragano, da ogni tempesta mondana. Ti sia piacevole lo stare unita al suo fianco. Ti sia dolce abbracciare il suo grembo ora che sei cresciuta, come ti era graditissimo da piccola. Infine, ti prego, carissima sorella, di ricordarti di me nelle tue preghiere e di non dimenticare il nostro fratello minore, Isidoro, perché i nostri comuni genitori si sono rallegrati di lasciarlo nelle cure di Dio e dei suoi tre fratelli rimasti e, quando se ne andarono al Signore, non ebbero preoccupazioni per la sua infanzia. Poiché io lo considero davvero come un figlio, non metterei nulla di temporale al di sopra della mia affezione per lui e darei la mia vita per amore di lui. Per questo motivo amalo tanto più teneramente e tanto più prega Gesù per lui quanto più hai appreso che fosse amato dai suoi genitori terreni. Sono sicuro che la tua preghiera verginale volgerà le orecchie divine verso di noi. E se manterrai il patto che hai concluso con Cristo, le tue buone azioni ti conquisteranno la corona e le esortazioni di Leandro gli garantiranno il perdono. E, se persevererai fino alla fine, sarai salvata. Amen.



[1] Le sirene sono degli esseri favolosi della mitologia classica, rappresentati in forma di giovane donna nella parte superiore del corpo, talvolta con ali, e nella parte inferiore in forma di uccello o, in epoca successiva, di pesce, che emergeva dalle acque del mare e, con il canto dolcissimo, incantava i naviganti facendoli naufragare.

[2] Nella mitologia greca Scilla è un mostro marino con sei teste, localizzato nello Stretto di Messina sulla costa davanti allo rupe dove stava Cariddi, un mitico e pericoloso vortice che, aspirando e rigettando l'acqua del mare, faceva naufragare le navi.

[3] Il cosiddetto Eptateuco comprende i libri del Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio), il libro di Giosuè ed il libro dei Giudici.

[4] Con il titolo di Sentenze di Sesto circolava una raccolta di sentenze morali, un centone di aforismi platonici, stoici e pitagorici, verosimilmente una rielaborazione cristiana di fine 2° sec. d.C. di analoghe raccolte pagane, famosa nel 4° secolo ed erroneamente considerata opera di papa Sisto II (257-258). Fu Origene ad attribuire la raccolta al filosofo Sesto pitagorico. La raccolta fu tradotta in latino da Rufino di Aquileia intorno al 410 con il titolo di Enchiridion o di Anulus: Girolamo accusò Rufino di aver tradotto le opere di un pagano.

[5] Andria è una commedia dell'autore latino Publio Terenzio Afro. Fu rappresentata nel 166 a.C. La sentenza "nequid nimis" è l'esatta traduzione della celebre massima greca μηδὲν ἄγαν (lett. "niente di troppo"), incisa sul santuario delfico di Apollo. La moderazione ed il rifiuto di ogni eccesso, principio basilare della morale greca arcaica, fu assunto anche da Aristotele come uno dei cardini del proprio sistema etico. Questa sentenza verrà poi ripresa da altri autori come Varrone, san Girolamo, Sidonio Apollinare, ecc.

[6] Il testo latino riporta "conscii", che io ho tradotto come "testimoni", di se stessi. Altra traduzione possibile è "consapevoli o coscienti" dell'importanza del giuramento.

[7] Per quanto riguarda la vita di Leandro e della sua famiglia si veda il testo "Leandro di Siviglia". Brevemente: La famiglia di Leandro risiedeva a Cartagena, in Spagna, che nel 549 venne saccheggiata dagli ariani di Agila. Il padre, la madre, i figli Leandro e Fiorentina dovettero abbandonare il paese natale e si trasferirono a Siviglia. Lì nasceranno gli altri fratelli Fulgenzio e Isidoro.  Non ci è dato sapere perché il fratello Fulgenzio sia stato rimandato a Cartagena, dove corse dei rischi di cui Leandro si preoccupò e chiese alla sorella Fiorentina di pregare per lui.

[8] Diversi autori moderni riconoscono in Tortora la superiora del monastero dove viveva Fiorentina, mentre gli autori antichi riconoscevano in essa la madre naturale di Fiorentina e dei suoi fratelli. Dal testo risulta chiaramente che i loro genitori sono venuti a mancare già da tempo.

 


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23 settembre 2018                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net