[Regola dell’osservanza della Lavra del santo Atanasio.]

Estratto e tradotto dall'inglese da “Byzantine monastic foundation documents”, Vol. I, edited by John Thomas and Angela Constantinides Hero, Dumbarton Oaks Research Library and Collection Washington, D.C., 2000


Data: Composizione originale, 963; rivista probabilmente circa nel 1020.

Traduttore dal greco all'inglese: George Dennis.

Edizione greca utilizzata: Ph. Meyer, Die Haupturkunden für die Geschichte der Athosklöster (Leipzig, 1894), pp. 130–40.

Manoscritto: Codex Iveron 754 (XVI secolo circa).

(Le parentesi quadre indicano le aggiunte ed i parallelismi con la "Regola di Teodoro Studita" - Stoudios versioni A e B - inserite dal traduttore dal greco all'inglese).


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[= Stoudios [B2]]: Come svolgiamo i servizi per la santa e gloriosa risurrezione del nostro salvatore Gesù Cristo il terzo giorno.

 

[1.] [= Stoudios [AB2]]: Va notato che dopo che è trascorsa la terza veglia della notte, che è la nona ora, ed inizia la decima ora, suona il segnale dell'orologio ad acqua [1] ed a questo segnale (tutti) si alzano immediatamente e suona il simandro [2] di legno. Mentre tutti i fratelli si riuniscono nel nartece (l’atrio) [3] della chiesa principale e pregano in silenzio, il sacerdote prende in mano il turibolo ed incensa prima il presbiterio [4] e da lì, con un grande cero portato davanti a lui, cammina attraverso la cancellata di fronte e passa lungo il lato nord della chiesa dei Quaranta Santi [5]. Arrivato alla porta reale [6] incensa i fratelli e ritorna immediatamente nel luogo da cui è uscito passando dal lato sud [della chiesa]. I fratelli entrano quindi nella chiesa alle sue spalle portando grandi ceri, mentre il sacerdote entra nel presbiterio attraverso l'oratorio di destra. Mette da parte il turibolo nel presbiterio, quindi esce e si mette con il volto verso il presbiterio per iniziare il troparion [7] nella prima modalità plagale [8]: "Cristo è risorto dai morti". Dopo che questo è stato cantato tre volte da lui stesso e dai fratelli, il sacerdote recita il versetto: "Questo è il giorno che ha fatto il Signore" (Sal 118(117),24). I fratelli ripetono il troparion e poi il sacerdote recita il secondo versetto: "Celebrate la festa" (Sal 118(117),27) fino alla sua conclusione. Ancora una volta la congregazione ripete il troparion e conclude con la dossologia [9]. Dopo che il troparion è stato completato, il canone inizia immediatamente, poiché durante tutta questa settimana non cantiamo i sei salmi [10]. Una lettura segue la terza [ode] e cantiamo il kontakion [11] dopo la sesta [ode], seguita dal cinquantesimo salmo. Quando il Mattutino è stato completato, l'abbraccio tra i fratelli avviene mentre cantano il "Cristo è risorto". Quindi viene letto il "Giorno della risurrezione", seguito immediatamente dalla grande synapti [12] e dal congedo.

 

[2.] [= Stoudios [AB2]]: Durante questa settimana durante l'ufficio del Lucernale (il Vespro) [13], recitiamo "Cristo è risorto dai morti", seguito immediatamente da Signore, a te grido” (Sal 141 (140),1). Al congedo ripetiamo "Cristo è risorto". Allo stesso modo, a Compieta "Cristo è risorto", l'inno Trisagion [14] e "Kyrie eleison" venti volte.

 

[3.] [= Stoudios [AB2]]: Il "Sabato del Rinnovamento" (nella settimana dopo Pasqua) ai Vespri, iniziamo [a cantare] il consueto salmo (Sal. 103 (102)), ed immediatamente Signore, a te grido” (Sal 141 (140),1), ed alla fine "Dio è con noi "(Is 8,9) ed il resto. [= Stoudios [AB3]]: La Domenica in Albis [15] iniziano i Sei Salmi e cantiamo "Dio è il Signore" (Sal 118(117),27) in modalità grave e solo allora il canone del giorno. C'è una lettura, il santo Vangelo e dopo la conclusione dell'ufficio Mattutino. La sera il salmo "Beato l'uomo" (Sal 32(31),2) è seguito dal resto del servizio e dal troparion della risurrezione nella prima modalità prescritta per la domenica. A Compieta diciamo "Colui che sta nei cieli" (Sal 2,4) e il prokeimenon [16] "Dio è con noi" e così via. [= Stoudios [AB4]]: Il lunedì all’ufficio del Mattutino cantiamo di nuovo "Dio è il Signore" nella prima modalità e cantiamo anche un kathisma [17], poi le antifone graduali nello stesso modo, il prokeimenon, " Ogni vivente [dia lode al Signore] " (Sal 150,6), il primo vangelo del mattino, il cinquantesimo salmo e poi il canone della risurrezione. Perché celebriamo il lunedì come se fosse domenica senza alcun cambiamento. Ci sono due letture. [= Stoudios [B3]]: Da quel momento in poi, svolgiamo il servizio completo di Compieta, tranne il sabato sera, ad una festa del Signore ed alla commemorazione di un santo, che ci fanno riposare dal nostro lavoro, dalle nostre ore e dalle nostre prostrazioni ogni volta che si verificano. In questi giorni cantiamo " Colui che sta nei cieli " (Sal 2,4) e ciò che segue.

 

[4.] Si deve anche sapere che dopo aver celebrato la festa della Domenica in Albis (dopo Pasqua), subito dopo la Compieta iniziamo l'ufficio Notturno. Fino ad Ognissanti facciamo solo il canone, seguito dal [salmo] "Beato" (Sal 119(118)). Da quel momento fino all'Esaltazione [della Croce] (14 settembre) [18] aggiungiamo sei salmi, durante i quali facciamo tre prostrazioni e ci rialziamo. Dopo l'Esaltazione cantiamo dodici [salmi] e svolgiamo il resto del servizio fino alla grande Quaresima. Poi ad ogni singolo Trisagion facciamo le prostrazioni e ci rialziamo. [= Stoudios [AB20]]: Alla vigilia della Natività di Cristo e dell'Epifania, così come le sere del giovedì e del Sabato Santo non cantiamo la Compieta, ma solo un Trisagion. [= Stoudios [B3]]: Ricominciamo a svolgere i nostri incarichi a partire dal martedì mattina della seconda settimana [dopo Pasqua]. Fino ad Ognissanti cantiamo il prokeimenon di ogni giorno nell'ufficio del Vespro. [= Stoudios [AB5] e [B6]]: Fino alla festa dell'Ascensione il kathisma e gli Stichera della Risurrezione precedono nella salmodia quelli penitenziali e quelli degli apostoli e dei martiri, ma non quelli che riguardano la crocifissione.

 

[5.] [= Stoudios [B4]: Deve essere noto che durante l'ufficio del Vespro in tutte le feste del Signore, di [S. Giovanni] il Precursore, dei Santi Apostoli e del resto dei santi più importanti durante le quali non siamo obbligati con i nostri impegni, (il Salmo) "Beato l'uomo" inizia nella quarta modalità plagale, quindi "Signore, a te grido” nel modo dello Stichera della festa. In tutti gli altri giorni prepariamo (il salmo) "Al Signore" (Sal. 141 (140) e 142 (141)) nel modo assegnato per essere cantato.

 

[6.] [= Stoudios [A6] e [B7]]: Va notato che fino a Pentecoste non cantiamo le ore né ci genuflettiamo. [= Stoudios [AB7]]: Il sabato non cantiamo i canoni per i morti. [= Stoudios [B8]]: Deve essere noto che il sabato di Pentecoste all'exapostilarion [19] cantiamo "Il ricordo di coloro che sono a riposo". Cantando questo, ci rechiamo presso le tombe dei fratelli e, stando lì, cantiamo la Stichera del giorno e allo stesso modo gli altri inni per i morti. [p. 133] Questo conclude il Mattutino. Lo osserviamo anche il “Sabato Grasso”.

 

[7.] [= Stoudios [B9]]: Deve essere noto che la sera della domenica della santa Pentecoste durante l'ufficio del Vespro facciamo tre genuflessioni e subito dopo l'introduzione: "Signore, a te grido" (Sal 141 (140),1). Ed al Mattutino dopo i Sei Salmi diciamo che "Il Signore è Dio" (Sal 118 (117),27). Immediatamente seguono il canone e due letture. Passiamo anche questa settimana senza cantare le ore. [cfr. Stoudios [AB10]]: Poi arriva il digiuno dei Santi Apostoli [20] ed iniziamo a cantare le ore con il kathisma, ma tralasciamo la Prima e la Nona. Queste le recitiamo solo nella grande Quaresima. Diciamo anche la Nona ora nel digiuno di san Filippo [21] ed alla sua conclusione recitiamo trenta volte “Kyrie eleison”. All'inizio tutti facciamo tre prostrazioni allo stesso ritmo seguendo il superiore. Durante questo tempo continuiamo per un po' anche le nostre prostrazioni. Stando di nuovo eretti tendiamo le mani verso Dio, poi ne facciamo altre dodici allo stesso modo seguendo la guida del superiore. Quindi restiamo in preghiera per un periodo più lungo, seguito immediatamente dal congedo. Tale è quindi la nostra osservanza per ogni servizio durante l'anno nei giorni in cui non celebriamo una festa. Durante la grande Quaresima, inoltre, aggiungiamo altre dodici prostrazioni ed un altro periodo di permanenza in piedi.

 

[8.] [cfr. Stoudios [AB27]]: Deve essere noto che, quando non stiamo recitando le ore e stiamo lavorando, il segnale per la divina liturgia è posto all'inizio della quarta ora. Quando la liturgia è finita, il simandro di legno suona tre volte e tutti i fratelli si riuniscono nello stesso luogo e dopo aver cantato i versetti richiesti e ricevuto il pane benedetto, escono per recarsi al refettorio. Quando si eseguono le ore, la divina liturgia viene celebrata dopo il canto della Terza ora. [I fratelli] in fila entrano [nel refettorio] alla quinta ora; mentre la Sesta e la Nona ora vengono cantate contemporaneamente dopo la liturgia, la prima con il kathisma e l'altra in modo semplice. Nel digiuno di san Filippo (dal 15 novembre fino a Natale), quando cantiamo l'ora Nona, la divina liturgia si celebra alla sesta ora. Unendo i Vespri con l'ora Nona, omettiamo la recita dei [salmi] vespertini.

 

[9.] Si noti che facciamo duecento prostrazioni ogni giorno nel corso di tutti i servizi durante il giorno e la notte. Queste iniziano con [cfr. Stoudios [AB10]]: quaranta al mattino, venti durante ciascuna delle ore, trenta ai Vespri e cinquanta a Compieta. Durante la grande Quaresima le aumentiamo persino raddoppiandone il numero a Compieta ed al Mattutino ed aggiungendone fino a dieci negli altri servizi.

 

[10.] In ogni servizio del Vespro va notato che al (canto del) "Signore, ho gridato [a te]" (Sal. 140 [141]), intercaliamo sei versetti e ripetiamo la Stichera dei santi. Al sabato e nelle feste del Signore intercaliamo otto versetti e ripetiamo il primo dei tropari della risurrezione, ma non gli altri. Recitiamo tre volte i tropari delle feste.

 

[11.] Si deve notare che in ogni servizio Mattutino il segnale dell'orologio ad acqua suona dopo la conclusione della settima ora, la domenica dopo la sesta e nelle feste del Signore all'inizio della quinta.

 

[12.] Va anche tenuto presente che in ogni ufficio Mattutino intercaliamo otto versetti nei giorni feriali e dieci la domenica e nei giorni festivi. [cfr. Stoudios [AB11]]: Dopo che la lettura è terminata, ci alziamo e diciamo "Kyrie eleison" dodici volte, e poi la salmodia riprende. Questo stesso numero e selezione di salmi dura fino all'Esaltazione del legno vivificante [della croce].

 

[13.] [= Stoudios [AB13]]: Deve essere noto che alla Dormizione della Santissima Madre di Dio (15 agosto), cioè di sera durante l'ufficio del Vespro del dopo festa, dopo i salmi prokeimenon, cantiamo Signore, a te grido” (Sal 141 (140),1), e la mattina al Mattutino dopo i Sei Salmi di nuovo il "Dio è Signore" (Sal 118(117),27), seguito immediatamente dal canone e da due letture. Lo stesso ordine è seguito per la Natività di Maria (8 settembre) e per il suo Ingresso [nel tempio] (21 novembre) [22], allo stesso modo anche per la Natività di Cristo, per l'Epifania, per la festa della Presentazione del Signore al Tempio (2 febbraio) e per l'Esaltazione [della Santa Croce] (14 settembre). Le altre feste oltre a quelle sopra elencate non si celebrano in due giorni. Dall'Esaltazione alla Celebrazione Pasquale si aggiunge un altro kathisma al servizio mattutino, così come una lettura. Intercaliamo dieci o più versetti nel canone, a seconda di quanti sono prescritti per il canone e il giorno.

 

La Santa Quaresima

 

[14.] Si noti che il lunedì della prima settimana, poiché i fratelli stanno usufruendo di un po' di riposo, cantiamo solo due antifone e facciamo due letture ed il triodion [23]. Successivamente facciamo tre antifone e tre letture. Ci alziamo alla fine della quinta ora, poi ci riposiamo un po' dopo il Mattutino ed allo spuntar del giorno iniziamo a recitare l’ora Prima. Se il canone del lunedì corrisponde proprio con l'osservanza di un anniversario, allora cantiamo un kathisma dopo i Sei Salmi, quindi il cinquantesimo salmo, poi il canone ed il triodion: e poi ci sono due letture.

 

[15.] [cfr. Stoudios [A10, B14]]: Deve essere noto che durante questo periodo di Quaresima se cantiamo un canone, recitiamo la Prima ora tutti insieme con un kathisma, ma senza fare una lettura. Abbiamo letture alla Terza, Sesta e Nona ora. [cfr. Stoudios [B15]]: Deve essere noto che durante la Settimana Santa fino al Giovedì Santo cantiamo le ore e facciamo le prostrazioni proprio come nei giorni precedenti. Ma poi il Giovedì Santo, come anche il Venerdì Santo, cantiamo le [ore] in modo semplice. Alle (recita delle ore) ore aggiungiamo i tropari della santa passione, insieme al resto dell'intero servizio per quel giorno, e cantiamo le [ore] in modo semplice.

 

[16.] [= Stoudios [AB23]]: Deve essere noto che durante la Santa Quaresima viene scelto un avveduto fratello che alla terza ora visiti ciascuno dei laboratori e, facendo un profondo inchino, dica: "Fratelli e padri, prendiamoci cura di noi stessi poiché moriremo, moriremo, moriremo. Ricordiamoci anche dell'eterna punizione". I fratelli lasciano immediatamente quello che hanno in mano, si alzano, recitano il trisagion e si siedono di nuovo.

 

[17.] [cfr. Stoudios [AB18]]: Deve essere noto che ci sono due direttori, uno in ogni coro, che devono ammonire i fratelli affinché stiano in modo ordinato nei cori. Dopo che il simandro di legno suona, sollecitino i pigri a correre al servizio. A coloro che sono rimasti indietro chiedano il motivo per cui lo hanno fatto. Mediante punizioni preferibilmente moderate incoraggino coloro che erano in ritardo a comportarsi meglio. Inoltre c'è un guardiano che alle letture del Mattutino si muove in silenzio tra i fratelli e sveglia quelli che dormono. C'è anche un sorvegliante che notte e giorno gironzola tra le celle, nei luoghi di servizio e negli altri luoghi della Lavra e con la giusta severità ed un'appropriata penitenza separa coloro che si riuniscono in un momento improprio. C'è anche un portinaio che sorveglia l'ingresso della chiesa, il cui primo compito è chiedere a chi arriva tardi un motivo del proprio ritardo e poi, dopo una prima uscita, proibisce di andare di nuovo fuori a chi vuole uscire in un momento inopportuno.

 

 

[18.] [= Stoudios [AB24]]: Deve essere noto che quando riceviamo dei fratelli che non conosciamo, sia quelli di un altro monastero, sia anche laici che cercano la vita monastica, chiediamo loro di rimanere nelle stanze degli ospiti per due settimane o addirittura tre affinché osservino e facciano esperienza del monastero. Quindi, se rimangono saldi nella loro decisione, dopo averli informati di ciò che li attende una volta e poi una seconda volta, il superiore li introduce alla catechesi e li inserisce nel suo gregge. Con il permesso del superiore il nuovo arrivato si prostra davanti ai fratelli mentre questi pregano per lui.

 

[19.] [cfr. Stoudios [AB25]]: Dobbiamo ammettere che abbiamo luoghi di reclusione, in accordo con il precetto del grande Basilio [24] in cui, dopo molti avvertimenti ed ammonizioni, i fratelli disobbedienti e refrattari sono confinati, messi a dieta di cibo secco, così che vengano formati in virtù. Coloro, tuttavia, che non migliorano il loro atteggiamento anche con questi mezzi, ma persistono nello stesso comportamento anche dopo una lunga punizione, come arti malati devono essere tagliati dal resto del corpo della comunità, in modo che il loro stesso contagio non possa diffondersi ai loro vicini.

 

[20.] Anche questo deve essere appreso. Lungi da noi impugnare bastoni o entrare in chiesa con essi ed allo stesso modo fare genuflessioni su degli sgabelli. Questo è un segno di pigrizia e di disprezzo verso Dio.

 

La quantità e la qualità del cibo e delle bevande.

Il corretto ordine a tavola

 

[21.] [cfr. Stoudios [AB28]]: Si deve sapere che al segnale dato dalla campana, quando i fratelli scendono per il pranzo di mezzogiorno, devono portare un versetto [dei salmi] sulle labbra, proprio come [devono farlo] dopo essersi alzati [dal tavolo] fino a quando non sono andati al nartece [25] per celebrare il ringraziamento per il cibo che hanno condiviso. Prendano posto nell'ordine in cui sono stati ricevuti (al monastero). Un sorvegliante assicura che si riempiano i tavoli in modo ordinato e senza trambusto. Quindi ha luogo una lettura. L'ecclesiarca [26], proprio lui, distribuisce le letture. Costui si assicura che non venga tralasciata nessuna delle letture che non c'è stato tempo di leggere in chiesa. Il segnale per la conclusione di questa lettura è il rumore dei cucchiai dopo l'ultima porzione (di cibo), quando tutti insieme li gettano nei loro piatti. Allo stesso modo, ad un segnale viene versato il vino e ad un altro segnale viene servito il cibo.

 

[22.] [= Stoudios [AB29]]: Deve essere noto che dal tempo pasquale fino ad Ognissanti mangiamo due piatti cucinati: verdure dell'orto e legumi e li condiamo entrambi con tre litrai [27] di olio d'oliva. Nelle feste del Signore, a meno che non ci sia anche un piatto di condimento, ne aggiungiamo un’altra [litra], poiché ovviamente si aggiunge un altro piatto cotto. In questi giorni si mangia anche pesce, se disponibile, formaggio e uova. Beviamo tre [misure di vino]. La sera, quando viene suonato il segnale, i fratelli che lo desiderano escono per mangiare il loro pane ed il cibo che potrebbero avere avanzato dalla mattina. Perché la comunità non ha cibo preparato appositamente per la sera; [si bevono anche] due porzioni di vino.

 

[23.] [cfr. Stoudios [AB29]]: Lunedì, mercoledì e venerdì durante il digiuno dei Santi Apostoli non usiamo olio e non beviamo vino. Come nei giorni ordinari ne utilizziamo nei restanti giorni della settimana, ma ci asteniamo dal pesce, a parte la domenica e le feste in cui ci riposiamo dal lavoro e dalla recitazione delle ore.

 

[24.] [cfr. Stoudios [AB29]]: Va notato che anche se nei tre giorni della settimana sopra citati non si usa l'olio d'oliva, i piatti sono quelli consueti che abbiamo sempre a disposizione, intendo verdure e legumi. Questa regola si applica anche al digiuno di San Filippo, tranne che a volte, come nella Grande Quaresima, mangiamo un pasto al giorno. Dalla memoria dei Santi Apostoli a quella di San Filippo, il mercoledì ed il venerdì non beviamo né olio né vino. Ma se una festa del Signore o la commemorazione di un santo cade in uno di questi giorni, che ci esenta (dall’ufficio delle ore), allora, se disponibile, mangiamo formaggio, uova e pesce. Come negli altri giorni ci sono tre porzioni di vino a mezzogiorno e due la sera. Dalla Natività di Cristo alla fine del dodicesimo giorno la nostra dieta è simile a quella della stagione della Pentecoste. Dopo di che la regola dei giorni precedenti viene nuovamente osservata fino alla settimana prima dell’inizio della Quaresima: settimana assolutamente esente [dal digiuno].

 

[25.] [= Stoudios [AB30]]: Durante la Grande Quaresima abbiamo solo un pasto al giorno tranne il sabato e la domenica. Nella prima e nella quarta settimana i nostri pasti rimangono invariati, cioè fagioli o ceci lessati, a volte almaia (cavolo in salamoia) senza olio, o castagne o qualche altro frutto bollito. Nella seconda, terza, quinta e sesta settimana questo è ciò che mangiamo: fagioli lessi e un piatto [condito con] noce moscata macinata, tranne che il mercoledì e il venerdì il cibo che mangiamo è lo stesso della prima settimana. Durante tutta la Santa Quaresima non si beve vino tranne il sabato e la domenica, ad eccezione dei malati e degli anziani.

 

[26.] [cfr. Stoudios [AB30]]: Deve essere noto che il primo sabato (di Quaresima) [28], a partire dal venerdì sera, non eseguiamo prostrazioni. Anche sabato e domenica usiamo olio d'oliva e vino, fino a due porzioni a mezzogiorno ed una alla sera, proprio come gli altri sabati e domeniche, per (la commemorazione dei) Quaranta Santi e quando cantiamo l'inno Akathistos [29] ed il grande canone. Il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì della Settimana Santa il cibo è simile a quello della prima settimana. Il giovedì santo possiamo usare olio d'oliva e vino. Il sabato santo a metà della dodicesima ora iniziamo i vespri, ed il congedo avverrà in qualsiasi momento [venga concluso il servizio], ma il refettorio non è aperto perché la liturgia finisce così tardi che un pasto abbondante peserebbe pesantemente sullo stomaco e sulla mente. Ci accontentiamo del pane benedetto e possiamo prendere circa due porzioni di vino nel nartece.

 

[27.] Va notato che allo scadere della quarta ora si percuote il legno e si viene condotti in chiesa. Riprendendo la litania andiamo al (monastero?)  San Nicola, se il tempo è sereno, ed (all’oratorio di san Giovanni) il Precursore. Lì ci voltiamo ed iniziamo i vespri, senza recitare il salterio. Quindi entriamo per la liturgia completa. Possiamo quindi avere pesce, olio e vino.

 

[28.] [cfr. Stoudios [AB32]]: Deve essere noto che nella settimana centrale della Santa Quaresima ci viene presentato il legno [della croce] che dà la vita in quella santa domenica dopo il Mattutino e tutti lo adoriamo. Mercoledì facciamo la stessa cosa. L'ordine della vita comune della comunità è già stato discusso. Ogni individuo ha il permesso, in accordo con la sua capacità ed entusiasmo, di portare avanti il suo combattimento con l'aiuto delle parole e dei consigli del suo padre spirituale e superiore.

 

[29.] Ricorda anche che nella prima settimana della Santa e della Grande Quaresima i fratelli sono esonerati dai loro incarichi all’esterno e sono liberi di prendere parte ai servizi in chiesa, di concentrarsi su se stessi e di leggere. Non devono uscire per i loro compiti a meno che non ci sia una necessità o a meno che il superiore non ordini ad alcuni dei fratelli di uscire. Allo stesso modo devono essere esonerati durante la “settimana del Rinnovamento” (la settimana dopo Pasqua), soprattutto fino al mercoledì. Nel resto dei giorni della Santa Quaresima, quando viene dato il segnale per l’Ora prima, coloro a cui sono stati assegnati devono uscire ad eseguire i loro compiti, ciascuno al proprio lavoro. Coloro che lavorano nelle vicinanze del monastero devono riunirsi in chiesa a tempo della dossologia dell'ufficio dei Vespri e poi andare a tavola. Coloro che sono andati più lontano devono venire per la Compieta.

 

[30.] Quando lavorano, i fabbri, i mulattieri, i carpentieri ed i falegnami devono ricevere alla terza ora pane e vino, fino a due misure di vino, tranne il lunedì, il mercoledì ed il venerdì, poiché in quei giorni non vogliamo che nessuno beva vino a meno che non sia ammalato. Chi esce per svolgere il resto delle faccende ed è inadatto a mangiare una volta al giorno deve prendere del pane e mangiarlo con l'acqua, non con il vino. Alla sera può essere servita qualunque cosa sia stata messa da parte a tavola. Dopo che la Santa Quaresima è passata, i mulattieri ed i fabbri ricevono ogni giorno del pane ed una misura di vino prima del pasto principale, poiché sono impegnati in lavori pesanti. Lo stesso vale per i falegnami ed i carpentieri quando lavorano. Una misura sarà data anche agli operai della vigna, ma solo nei giorni in cui potano i tralci, ed allo stesso modo a quelli che lavorano nella panetteria quando devono impastare. Tutti gli altri devono accontentarsi dei piatti comuni.

 

[31.] Le disposizioni da prendere per i deboli di cuore e per i debilitati sono lasciate interamente al giudizio del superiore. Il mercoledì ed il venerdì durante il digiuno prima della Natività di Cristo il vino non deve essere permesso se non agli infermi, anche se il superiore può decidere in favore di qualcuno che riceva del vino. Nei restanti giorni di questo digiuno, lunedì, martedì, giovedì, quando i fratelli mangiano solo un pasto al giorno, prima del pasto si possono dare due misure ai fabbri, ai mulattieri, ai falegnami ed ai carpentieri. Quando c'è una memoria di un santo che ci esonera dalla recitazione delle ore ed i pasti vengono serviti due volte, gli artigiani sopra menzionati ricevono una misura aggiuntiva se stanno lavorando. Se capita che siano senza lavoro, anche loro devono accontentarsi della dieta della comunità. Per i fratelli che sono in cattiva salute non esiste una regola fissa, ma a seconda della gravità della malattia di ciascuno dobbiamo dare loro la giusta cura ed il sostegno.

 

[32.] Va notato che non dobbiamo trascorrere i giorni in cui siamo liberi dal lavoro manuale nell'ozio e nelle ilarità, ma piuttosto nella preghiera e nella lettura, in modo che nelle feste come queste possiamo ricevere l'illuminazione dell'anima e la grazia spirituale, non la condanna.

 

[33.] Ricordatevi che, secondo un'antica tradizione ed un precetto dei santi padri, i fratelli devono presentare al superiore i loro pensieri ed azioni nascoste e devono conformarsi a ciò che il superiore decide.

 

[34.] Nessun fratello è autorizzato a possedere proprietà personali e fondi privati ​​o monete o valuta senza l'approvazione e la conoscenza del superiore. Questo è assolutamente proibito dai nostri santi padri e dal grande Basilio. [30] Allo stesso modo i santi padri hanno giudicato che lasciare segretamente il monastero sia del tutto estraneo alla promessa monastica. Nessuno, quindi, è autorizzato a partire di nascosto. Ma se una persona scopre che la sua anima non è a suo agio nella nostra Lavra, informi il superiore del motivo. Se l'uomo sembra avere buone ragioni per cercare un cambiamento, il superiore deve trasferirlo ad un altro direttore spirituale o prendere altre disposizioni per il suo benessere. In questo modo la sua partenza dal monastero sarà accompagnata dalla preghiera e dalla benedizione e non sarà del tipo proibito, maledetto e condannato dai santi padri.

 

[35.] [cfr. Stoudios [A37] e [B38]]: Deve essere noto che ogni fratello deve avere due indumenti intimi, due indumenti esteriori, un indumento di lana, un cappuccio, due mantelli monastici, uno più corto da lavoro ed un altro più largo che, secondo l'usanza, deve essere usato in chiesa, un pesante mantello, scarpe, stivali ed il necessario per il letto.

 

[36.] Alla porta del monastero vi sia un vecchio monaco saggio o, se non uno vecchio, almeno un monaco che sappia con buon senso come replicare alle domande oltre che come rispondere. Questo guardiano deve avere una cella vicino alla porta, così che il visitatore troverà sempre qualcuno che risponda subito alle sue domande. Deve anche stare lì per impedire a chiunque di rubare ciò che appartiene agli artigiani e poi uscire dalla porta. Chiunque commette un simile furto dei beni, dei prodotti e dei servizi del monastero deve subire la morte di Anania e Saffira (At 5,1-11), che in effetti subirono la morte corporale, mentre questi saranno maledetti con la morte delle loro anime.

 

[37.] In conclusione, voglio che tutti questi regolamenti che ho stabilito vengano letti regolarmente nell'assemblea in modo che nessuno dei fratelli possa invocarne l'ignoranza. Possa il Signore esaudire la mia richiesta che, avendo ricevuto queste regole con piena fiducia, voi possiate produrre degni frutti dello spirito con la benedizione di Dio e la collaborazione del nostro Signore Gesù Cristo, al quale sia la gloria insieme al Padre e allo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.


- Nota del traduttore dall'inglese: Il testo originale contiene molte altre note che ho tralasciato. Quelle con indicata la "Fonte" sono mie.

 

[1] Cassiodoro (circa 485-580) informa i suoi monaci di aver fatto installare nel cenobio un orologio ad acqua, in modo da poter calcolare le ore anche durante la notte: “Non abbiamo tollerato che voi ignoriate del tutto la misurazione delle ore (horarum modulos), così utile al genere umano. Per questo, oltre all’orologio che funziona con la luce del sole, ne abbiamo voluto un altro idraulico (aquatile), che misura la quantità delle ore tanto di giorno che di notte,…” (De institutiones divinarum litterarum, PL, 70, 1146 a-b).

Fonte: “Altissima povertà – Regole monastiche e forme di vita” di Giorgio Agamben, Neri Pozza Editore 2011.

 (Il testo di Cassiodoro prosegue così: “perché ovviamente spesso manca la luminosità del sole, ma l'acqua traccia meravigliosamente sulla terra il corso che la potenza ardente del sole percorre sul suo percorso sopra di noi. Così, l'arte degli uomini ha fatto correre insieme le cose che si oppongono in natura; in questi dispositivi l'affidabilità degli eventi presenta una tale verità che la loro funzione armoniosa sembra essere organizzata dai messaggeri (internuntios). Queste cose sono state fornite in modo che i soldati di Cristo, rammentati da alcuni segnali, possano essere chiamati a svolgere l'opera divina come se fossero chiamati dal suono delle trombe”. Ndr.)

 (Probabilmente questo orologio ad acqua (aquatile), più che indicare le ore, emetteva dei suoni al passaggio delle ore ed era azionato dal movimento di un galleggiante posto in un recipiente da dove usciva l’acqua con una certa regolarità. Ndr.)

[2] Il simandro o simandra, (ovvero il semanterium) è uno strumento a percussione utilizzato fino al X secolo nell'area dell'Impero bizantino, costituito da una tavola di legno o di metallo, appesa, che veniva percossa per produrre un suono da richiamo, ancora in uso in alcuni monasteri ortodossi. (Fonte "Wikipedia")

[3] Il nartèce (o ardica) è una struttura tipica delle basiliche dei primi 6-7 secoli del Cristianesimo. È uno spazio posto fra le navate e la facciata principale della chiesa e ha la funzione di un corto atrio, largo quanto la chiesa stessa. (Fonte "Wikipedia")

[4] Nelle chiese ortodosse e bizantine il presbiterio, detto bema (traslitterato da βῆμα, passo, tribuna, gradino), occupa interamente l'abside ed una minima parte della navata adiacente ad essa. L'area, sopraelevata soltanto di qualche gradino, è celata alla vista dei fedeli da una parete divisoria decorata con icone. (Fonte "Wikipedia")

[5] I Quaranta Santi o Quaranta martiri di Sebaste, secondo le tradizioni agiografiche, erano un gruppo di soldati romani appartenenti alla Legio XII Fulminata, martirizzati per la loro fede cristiana nel 320. I Quaranta subirono il martirio presso Sebaste, nell'Armenia Minore, vittime delle persecuzioni di Licinio, scatenate a partire dall'anno 316. Il più recente resoconto di questo martirio è fornito da Basilio Magno, vescovo di Cesarea (370–379) in un'omelia recitata durante la ricorrenza dei Quaranta Martiri. La loro ricorrenza è dunque più antica dell'episcopato di Basilio, il cui elogio sui santi risalirebbe a circa quaranta o sessant'anni dopo la loro morte. Vengono ricordati il 9 marzo in Occidente ed il 10 marzo in Oriente. (Fonte "Wikipedia")

[6] La più ampia, la porta centrale tra le cinque porte che conducono dal nartece alla navata della chiesa.

[7] Un troparion nella musica bizantina e nella musica religiosa del cristianesimo ortodosso orientale è un breve inno di una strofa, o organizzato in più forme complesse come serie di strofe. (Fonte "Wikipedia")

[8] Il termine modalità è generalmente impiegato nella teoria musicale per indicare un sistema di organizzazione degli intervalli musicali sul quale viene composta la musica. Nella teoria musicale la modalità plagale è una successione armonica in cui si giunge all’accordo di tonica (fondamentale o momentanea) non dall’accordo di dominante, come avviene nella modalità autentica o perfetta, ma da quello di sottodominante. A differenza della modalità perfetta, decisamente conclusiva, la modalità plagale possiede un andamento più solenne, per cui fu usata comunemente nella musica sacra. (Fonte "Enciclopedia Treccani")

[9] Per dossologia nella liturgia cristiana si intende di solito un'esclamazione rituale, una formula, un breve inno, che loda, esalta e glorifica Dio. L'uso di terminare un rito o un inno con tale formula deriva dall'uso ebraico. (Fonte "Wikipedia")

[10] I sei Salmi (Hexapsalmos) del mattino sono: Sal 3, 38(37), 63(62), 88(87), 103(102), e 143(142).

[11] kontàkion κοντάκιον 1) Anticamente serie di tropari composti in occasione della festa di un santo preceduti dall'irmo. 2) Ritornello dopo la sesta ode del canone del orthros. 3) Ritornello dell'akathistos. 4) Ultimo della serie di tropari cantati al piccolo isodos.

[12] synaptì συναπτή Serie di invocazioni recitate una di seguito all'altra dal diacono od in sua assenza dal sacerdote. Le synapti sono due, la grande od irinikà, perché inizia con le parole «In pace preghiamo il Signore…», posta all'inizio della Divina Liturgia, ed una piccola di sole tre invocazioni.

[13] L'ora decima, posta tra le tre e le cinque del pomeriggio a seconda delle stagioni, si chiama "lychnicon" (trascrizione latina della parola greca lychnikon) e noi la chiamiano "lucernale". E' il rito dell'accensione delle lampade, che comprende un rendimento di grazie per la giornata trascorsa: in ambito occidentale diventerà i Vespri. (Estratto da "Egeria - Diario di viaggio", Ed. Paoline 1999).

[14] Il Trisagion ("tre volte Santo") (chiamato anche Trisaghion angelico) è un inno usato in maniera comune nella liturgia delle Chiese orientali, cattolica e ortodosse ed è presente anche nella Chiesa latina. Testo latino: "Sanctus Deus, Sanctus fortis, Sanctus immortalis miserere nobis" (ter). (Fonte "Cahtopedia")

[15] Domenica in albis, prima domenica dopo Pasqua, in latino "Dominica lamprophora". L'appellativo di "lamprophorus" era dato a coloro che erano stati battezzati il giorno di Pasqua e che erano stati rivestiti di un abito bianco. Lamprophorus significa, dal greco, "colui che porta una veste splendente". Il giorno della domenica dopo Pasqua i fedeli battezzati deponevano l’abito bianco indossato al momento del battesimo, da qui il termine "in albis".

[16] Il "procimenon" (In greco "prokeimenon" "Προκείμενον"; lett. "Ciò che precede") è un salmo o un ritornello cantico cantato responsabilmente in determinati punti della Divina Liturgia o dell'Ufficio Divino, di solito per introdurre una lettura delle Scritture. Corrisponde al graduale della messa romana. (Fonte "Wikipedia")

[17] Un kathisma (dal greco antico: κάθισμα) è una divisione dei salmi in uso nelle Chiese orientali -  Chiese ortodosse e Chiese cattoliche di rito bizantino. Con il cenobitismo si diffuse la pratica di cantare i centocinquanta salmi in comune durante la settimana. Per facilitare questa pratica, i centocinquanta salmi furono divisi in venti sezioni chiamate kathismas, letteralmente "sedute". Questo termine deriva dal fatto che i salmi venivano letti da uno dei fratelli e gli altri, seduti, ascoltavano attentamente.

[18] L'Esaltazione della Santa Croce è una festività della Chiesa cattolica, della Chiesa ortodossa e di altre confessioni cristiane. In essa si commemora la crocifissione di Gesù con il particolare obiettivo di sottolineare la centralità del mistero della croce nella teologia cristiana. Il termine "esaltazione", in uso sin dal VI secolo per indicare questo rito, è da intendersi sia come «innalzamento» sia come «ostensione». Il termine nasce dal rito che prevedeva l’innalzamento di una croce e la sua ostensione ai fedeli, in ricordo dell’innalzamento di Gesù Cristo sulla Croce e dell’ostensione del suo corpo sacrificale. Nella celebrazione eucaristica il colore liturgico è il rosso, il colore della passione di Gesù, che richiama appunto la Santa Croce. La festività ricorre il 14 settembre, in ricordo del ritrovamento della vera croce di Gesù da parte di sant'Elena, avvenuto, secondo una tradizione, il 14 settembre del 327[2]: in quel giorno la reliquia sarebbe stata innalzata dal vescovo di Gerusalemme di fronte al popolo, che fu invitato all'adorazione del Crocefisso.

[19] L'exapostilarium (in greco: ἐξαποστειλάριον) è un inno o un gruppo di inni cantato nei riti delle Chiese ortodosse orientali e greco-cattoliche a conclusione del canone verso la fine del Mattutino. Il termine "exapostilarium" è legato alla parola Apostolo, che a sua volta deriva da una parola greca che significa "inviato". Ha questo nome perché nei tempi antichi i coristi erano inviato dal coro al centro della chiesa per cantare questo inno. Gli exapostilaria chiedono a Dio di illuminare le menti dei fedeli affinché possano lodare degnamente il Signore nei versetti delle Lodi che seguono. (Fonte "Wikipedia")

[20] Il Digiuno dei Santi Apostoli risale ai primi anni della chiesa. Dopo aver celebrato la risurrezione di Cristo nei cinquanta giorni successivi alla Pasqua , gli apostoli hanno preparato la partenza da Gerusalemme per diffondere la Buona Novella. Secondo la sacra tradizione, si sono preparati per questa missione digiunando e pregando il Signore per rafforzare la loro determinazione e per accompagnarli nel loro lavoro missionario.Il digiuno dei Santi Apostoli inizia il secondo lunedì dopo la Pentecoste. La durata di questo digiuno varia a seconda della data di Pasqua (Pasqua). La regola è che il digiuno inizia il secondo lunedì dopo la Pentecoste e termina il 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo. (Fonte "Wikipedia")

[21] Conosciuto anche come il digiuno di Natale, che inizia il giorno dopo la festa di San Filippo (14 novembre) e termina a Natale.

[22] La Presentazione della Beata Vergine Maria è una memoria liturgica della Chiesa cattolica di origine devozionale, celebrata anche dal Rito bizantino come Ingresso della Madre di Dio al Tempio. La celebrazione di questa festa si basa sul racconto del protovangelo di Giacomo, considerato un Vangelo apocrifo. Nella narrazione troviamo Maria che all’età di tre anni viene condotta dai suoi genitori, Gioacchino e Anna, al Tempio, per essere consacrata a Dio. Questo gesto va interpretato come un ringraziamento e una lode al Signore da parte dei suoi Santi genitori, ma anche come un primo sì alla volontà di Dio che prefigura il sì più grande che Maria stessa pronuncerà, una volta cresciuta. Viene celebrata il 21 novembre di ogni anno in entrambi i riti. (Fonte: www.vaticannews.va)

[23] Il Triodion (in greco antico e moderno: Τριῴδιον) è uno dei libri liturgici della Chiesa ortodossa e della parte delle Chiese Cattoliche di Oriente di Rito bizantino. Il libro contiene i Propri, parte fissa del rito (Messa o liturgia delle ore), in uso durante il digiuno quaresimale e le due settimane fino al giorno Pasqua. Il Triodion si chiama in questo modo, perché il canone prevede solamente tre odi per il Mattutino dei giorni non festivi. (Fonte "Wikipedia")

[24] La prigione monastica non sembra essere una vera istituzione basiliana; vedi Basilio di Cesarea, Regulae brevius tractatae 44, PG 31, col. 1109D per il suo metodo di punizione preferito.

[25] Il nartèce (o ardica) è una struttura tipica delle basiliche dei primi 6-7 secoli del Cristianesimo. È uno spazio posto fra le navate e la facciata principale della chiesa e ha la funzione di un corto atrio, largo quanto la chiesa stessa. (Fonte "Wikipedia")

[26] Nelle Chiese orientali , il sacrestano è conosciuto come l'ecclesiarca , in particolare nei monasteri.

[27] Litra: unità di misura di peso che corrisponde a circa 322 grammi (tra 319 e 324 grammi). (Fonte: Environment and Society in Byzantium, 650-1150..." di Alexander Olson, Springer Nature, 2020).

[28] Il primo Sabato della Grande Quaresima commemora il Santo Megalomartire Teodoro la Recluta ( Tirone ). Questa solennità deriva da un miracolo che presumibilmente ebbe luogo nel 361, quando l'imperatore Giuliano l'Apostata ordinò al prefetto di Costantinopoli, durante la prima settimana della Grande Quaresima, di contaminare la frutta e le verdure nei mercati con il sangue delle vittime offerte agli idoli, con l'intento di dissacrare il digiuno dei Cristiani. Il santo martire secondo le testimonianze apparve al patriarca Eudocio ( 360-364 ) e gli comandò che nessun Cristiano avrebbe dovuto comprare alcun cibo al mercato, ma che avrebbero dovuto fare kollyvo, ovvero dei chicchi di grano bolliti per nutrirsi. In questo modo, i Cristiani evitarono di macchiarsi d'idolatria. (Fonte: www.ortodossia.it)

[29] Akathistos: inno anonimo di ventiquattro strofe dedicate alla Vergine Maria e cantato durante la quinta settimana della Grande Quaresima mentre la congregazione sta in piedi.

[30] Basilio di Cesarea, Regulae brevius tractatae 85 , PG 31, col. 1144A.

 


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2 febbraio 2021                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net