La regola dell'osservanza del monastero di Studion (o Studios)

(Tradotto dal latino da: “Patrologia Greca”, vol. 99, col. 1703-1720 di J.P. Migne 1860)

Testo latino con italiano a fronte


 

1. Sebbene ci siano molte e varie tradizioni di epoche precedenti diffuse nei santi monasteri e sebbene diversi monasteri siano amministrati e governati da regole diverse per il regno celeste, ce n'è una tra tutte - quella in vigore tra noi - che è la migliore e la più eccellente, evitando sia eccessi che carenze. Questa regola noi l’abbiamo ricevuto dal nostro grande padre e confessore Teodoro [1]. Non siamo i soli a sceglierla; anche la maggior parte dei monaci più ammirevoli l'ha scelta. Pertanto oggi siamo stati incitati dai comandi del Padre ed abbiamo persuaso il nostro docile animo a lasciare questa regola per iscritto come sua memoria indelebile per le generazioni posteriori; senza dubbio attraverso le preghiere del nostro pastore in nostro favore, Dio ci fornisce lo stile appropriato nel comporre questo trattato per presentare in modo sano i precetti utili e salutari del nostro ispirato Padre. Lo abbiamo fatto per la gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e per la protezione e la sicurezza di coloro che hanno scelto di osservare questi precetti nella fede. Pertanto, iniziamo questa composizione con l'aiuto di Dio.

 

Come gestiamo i servizi divini per la santa e gloriosa risurrezione del nostro Salvatore il terzo giorno. Per quanto riguarda il [simandro [2] (semanterium) di] legno.

2. Dobbiamo sapere che dopo che è passata la seconda o terza guardia della notte, cioè quando il segnale dell'orologio ad acqua [3] si attiva alla sesta ora [4] nel punto in cui inizia la settima ora, a questo segnale si alza colui che ha l'incarico di gestire l'ufficio. Va in giro per le camere da letto con una lanterna convocando i fratelli ad alzarsi per la dossologia [5] mattutina. Immediatamente, il simandro di legno risuona su e giù [nel monastero]. Mentre tutti i fratelli si riuniscono nel nartece [6] (l'atrio) della chiesa principale e pregano in silenzio, il sacerdote prende il turibolo nelle sue mani ed incensa per primo il santo presbiterio [7].

Da lì cammina attraverso la cancellata di fronte e passa lungo il lato nord della chiesa.

Arrivato alla porta reale [8], incensa i fratelli e ritorna immediatamente nel luogo da cui è uscito passando dal lato sud [della chiesa] .

I fratelli entrano nella chiesa dietro di lui. Dopo aver messo da parte il turibolo nel presbiterio, il sacerdote esce e si alza in piedi con la faccia verso il presbiterio per iniziare il troparion [9] nella prima modalità plagale [10]: "Cristo è risorto dai morti". Dopo che questo è stato cantato per la terza volta sia dal sacerdote che dai fratelli, il sacerdote dice il versetto "Questo è il giorno che ha fatto il Signore " (Sal 118(117),24); i fratelli ripetono il troparion, quindi [il sacerdote] recita il secondo versetto: "Celebrate la festa" per la sua conclusione. Ancora una volta la congregazione ripete il troparion e conclude con la dossologia. Dopo che il troparion è stato completato, il canone inizia immediatamente, poiché non cantiamo i sei Salmi [11] durante l'intera settimana. Quindi si svolgono due letture e, dopo la seconda lettura, il cinquantesimo Salmo. Una volta completato il Mattutino, si faccia l'abbraccio [fraterno] e lo scioglimento [della riunione].

Nell'ufficio del Lucernale [12] (il Vespro) durante questa settimana diciamo che “Cristo è risorto” e immediatamente “Signore, a te grido” (Sal 141 (140),1) e alla conclusione “Cristo è risorto “.

Allo stesso modo, durante la Compieta [13] [diciamo] l'inno trisagion [14] ed il "Kyrie eleison" dodici volte.

Il "Sabato del Rinnovamento" (nella settimana dopo Pasqua) e la sera della domenica in Albis a Compieta [15] diciamo che "Dio è con noi" (Is 8,10) e il resto.

3. La sera della domenica in Albis [16] iniziano i Sei Salmi e cantiamo "Dio è il Signore" nella quarta modalità plagale. Quindi, immediatamente, cantiamo le antifone graduali nello stesso modo, il procimenon (prokeimenon) [17] "Ogni vivente [dia lode al Signore]" (Sal 150,6) e infine il Vangelo. Quindi, cantiamo " Durante la notte [alzate le mani verso il santuario]" (Sal 134 (133),1-2) e dopo il Cinquantesimo Salmo si inizia il canone. Si svolgono anche due letture.

La domenica sera inizia: "Beato l'uomo" (Sal 112 (111),1), ed il lunedì al mattino cantiamo di nuovo: "Dio è il Signore" nella prima modalità e un kathisma [18] dei salmi seguito dal canone della Resurrezione. Quindi, si svolgono tre letture. Da quel momento in poi, effettuiamo l'intero servizio di Compieta, tranne che al sabato sera, nel giorno di una festa del Signore o di una commemorazione di un santo che ci fa riposare dalle ore [liturgiche] e dalle metanie [19]: dopo Compieta ovviamente le parole: "Dio è con noi", e ciò che segue. I nostri doveri iniziano nuovamente martedì mattina della seconda settimana [dopo Pasqua]. Nell'ufficio del Vespro cantiamo i "procimenon" (prokeimena) di ogni giorno fino alla festa di Pentecoste.

4. Dobbiamo sapere che in tutti gli uffici del Vespro delle feste del Signore, il salmo "Beato l'uomo" (Sal. 32(31),2) inizia nel quarto modo plagale. Poi la seconda e la terza parte del salterio iniziano nella modalità del giorno. Quindi segue: “Signore, a te grido" (Sal 141(140), 1), nel modo dei versetti festivi.

5. Dobbiamo sapere che fino alla festa dell'Ascensione, gli stichera [20] (o inni) della resurrezione precedono il kathismata (o gruppo di salmi) penitenziale e quello apostolico.

6. Da Pasqua fino all'Ascensione diciamo: "Resurrezione di Cristo", quindi il cinquantesimo salmo e inni in onore dei martiri nella salmodia. Ciò non avviene dopo [la festa dell'Ascensione].

7. Fino a Pentecoste, anche se non cantiamo i salmi durante le ore né pieghiamo le ginocchia, tuttavia cantiamo i canoni per i morti nei giorni di sabato. E li cantiamo in qualsiasi altro giorno se si verifica una commemorazione di un fratello.

8. Il sabato di Pentecoste all'exaposteilarion [21] cantiamo: "O Signore, il ricordo di coloro che si sono addormentati". Cantando questo, andiamo nei sepolcri dei fratelli e, stando in piedi lì, cantiamo gli stichera del giorno e così termina il Mattutino. Lo facciamo di nuovo il "sabato grasso".

9. La sera della domenica della Santa Pentecoste all'ufficio dei vespri facciamo tre genuflessioni e diciamo subito dopo l'introduzione: "Signore, a te grido" (Sal 141 (140),1) Ed al Mattutino dopo i Sei Salmi diciamo che "Il Signore è Dio" (Sal 118 (117),27). Seguono immediatamente il canone e due letture. Passiamo anche questa settimana senza cantare le ore.

10. Quindi arriva il santo digiuno (Letteralmente: la santa quaresima)dei Santi Apostoli [22] ed iniziamo a cantare le ore sempre con il kathisma. Quando la salmodia è terminata, diciamo: "Kyrie eleison; Christe eleison". All'inizio, facciamo tre metanie allo stesso ritmo, seguendo tutti il superiore e tendendo leggermente le mani verso Dio. Quindi ci genuflettiamo altre venti volte nello stesso modo, ognuno alla sua velocità. Questo è l'ordine per ogni servizio divino. A Compieta ci genuflettiamo cinquanta volte ed al Mattutino quaranta.

11. Ad ogni servizio Mattutino ci alziamo dopo che la lettura è stata completata e diciamo dodici volte: "Kyrie eleison". E di nuovo la salmodia riprende.

12. Tutti i sabati e le domeniche leggiamo dalle Lettere dell'Apostolo Paolo ogni volta che in quei giorni non c'è una festa del Signore o la commemorazione di un santo. Il sabato cantiamo un kathisma al Mattutino prima del salmo ''[Beati] quelli che sono senza macchia" (Sal. 119(118),1), poi questo salmo seguito dal cinquantesimo salmo e dal canone. In seguito hanno luogo tre letture. Perché non abbiamo una lettura al salmo ''[Beati] quelli che sono senza macchia". Al posto dell'exapostilarium diciamo: "Eterno sarà il ricordo del giusto, cattive notizie non avrà da temere" (Sal 112(111),6). [Questo ordine stabilisce] ciò che cantiamo e tutto ciò che cantiamo si estende fino all'Esaltazione della croce che dà la vita (14 settembre) [23].

13. Alla Dormizione della Santissima Madre di Dio (15 agosto), cioè la sera durante l'ufficio del Vespro e dopo l'introduzione si dice immediatamente: "Signore, a te grido" (Sal 141(140),1). Inoltre, al mattino durante il Mattutino dopo i Sei Salmi, si dice: "Il Signore è Dio" (Sal 118(117),27); subito dopo il canone e poi due letture.

Lo stesso ordine è seguito alla Natività della Madre di Dio (8 settembre), alla Natività di Cristo (25 dicembre), nonché alla festa dell'Epifania (6 gennaio) ed alla festa della Presentazione di Cristo al Tempio (2 febbraio). Durante altre solennità, eccetto quelle sopra elencate, non si deve ripetere quel solenne rito.

Dall'Esaltazione della Croce (14 settembre) fino alla Grande Quaresima, un altro kathisma viene aggiunto ai servizi mattutini. Inoltre, i troparia del kathisma si ripetono due volte e nel mezzo viene recitato un verso. Ci sono anche quattro letture. In questi sabati cantiamo due kathisma prima del salmo ''[Beati] quelli che sono senza macchia" (Sal 119(118),1): quindi cantiamo questo salmo: in seguito il canone con quattro letture, dal momento che non leggiamo al salmo ''[Beati] quelli che sono senza macchia".

 

Riguardo alla Santa Quaresima

14. Durante la Santa e Grande Quaresima cantiamo quattro kathismata ed il triodion [24]. Ci sono anche quattro letture. Quando i fratelli si sono un po' riposati, l'ecclesiarca [25] dà il segnale verso l'alba e quando tutti si sono riuniti nella chiesa principale si canta l'ora prima con un kathisma, ma in quest'ora non si fa una lettura. Alla terza, sesta e nona ora, invece, si fa una lettura. Ad ogni antifona, cioè il gloria, c'è una preghiera da parte del sacerdote e del diacono. Sia in queste ore che nell'ufficio del Vespro eseguiamo trenta metanie, a Compieta cento ed al Mattutino ottanta.

15. Durante tutta la Settimana Santa, ad eccezione del Sabato Santo, cantiamo le ore proprio come facciamo durante le settimane precedenti. Facciamo anche le nostre metanie fino all'ora in cui inizia il trisagion mattutino, che si dice dopo lo sticheron del verso. Dopo questo viene la prokeimenon, la lettura dell'Apostolo Paolo, la lettura di un Profeta ed il Vangelo.

16. Il mercoledì, il venerdì e la domenica, mentre i fratelli sono presenti in tutta devozione, la catechesi del nostro Padre Teodoro viene letta dopo aver completato il Mattutino. Poi l'abate impartisce una sua esortazione ai fratelli. Dopo che questa catechesi è stata completata, dicono il "gloria" insieme al "Padre nostro" ed al "Benedite, o santi, benedici, o Padre". Così termina. Questo è l'ordine per tutto l'anno.

17. Il sabato gli Stichera della Resurrezione si ripetono tre volte al salmo: "Signore, a te grido" (Sal 141(140),1), e due volte alle lodi. Lo stesso vale per le solennità del Signore.

18. Vi sono anche dei sovraintendenti alla disciplina a cui vengono riferite le colpe dei fratelli minori e che intraprendono la loro correzione. Vi sono anche due direttori del coro che devono ammonire i fratelli affinché stiano in modo ordinato nei [due] cori. [C'è] inoltre un guardiano che, durante le letture mattutine, controlla in silenzio i fratelli e sveglia quelli che dormono. Inoltre devono essere nominati due sorveglianti che a turno, ogni sera dopo il suono del simandro di legno, sollecitino i pigri a correre ai vespri ed a Compieta. E, di nuovo, terminata Compieta, (gli stessi sorveglianti) devono visitare i luoghi nascosti del monastero e con severa gravità separino e rimproverino coloro che vengono scoperti mentre colloquiano tra loro in un momento inopportuno.

19. Ad ogni ufficio di Compieta dobbiamo salutarci con le mani in forma di croce, segno di riconciliazione di tutti, per tutte le offese scaturite durante il giorno.

20. Alla vigilia della Natività di Cristo e dell'Epifania, nonché nelle sere del Giovedì Santo e del Sabato Santo, non cantiamo Compieta ma piuttosto il trisagion nel refettorio.

 21. In quasi tutti gli uffici di Compieta durante la Santa Quaresima il superiore o uno dei fratelli più elevati spiritualmente e con esperienza nel parlare devono fare le catechesi ai fratelli.

22. Ad ogni ufficio del Mattutino l'abate lascia il coro all'inizio del quarto inno. Poi si siede e riceve i fratelli che si presentano per la confessione e cura ognuno di loro con un salubre rimedio (spirituale).

23. Durante la santa Quaresima viene scelto un fratello [anziano] che alla terza ora deve visitare tutti i laboratori e, fatto un profondo inchino dica: "Fratelli e Padri, prendiamoci cura di noi stessi, poiché moriremo, moriremo, moriremo; cerchiamo anche di essere consapevoli del regno celeste".

24. Quando riceviamo dei fratelli, sia quelli di un altro monastero che laici che cercano la vita monastica, facciamoli dimorare nelle stanze degli ospiti per due o tre settimane affinché osservino e facciano esperienza del monastero. Se qualcuno (di coloro che cercano la vita monastica) rimane fermo nella sua decisione, dopo averlo informato di ciò che lo attende, l'abate lo introduce alle catechesi e lo inserisce nel suo gregge. Con il permesso dell'abate il nuovo arrivato si inchina profondamente davanti ai fratelli mentre questi pregano a vicenda per lui.

25. Da noi vi sono anche luoghi isolati in cui devono essere confinati i fratelli disubbidienti ed ostinati; lì devono mangiare solo cibo secco, così che vengano formati in virtù. La punizione con la frusta, tuttavia, è stata correttamente giudicata inaccettabile dai nostri Padri, sebbene sia adeguata agli uomini del mondo.

26. Nei giorni in cui ci riposiamo dal nostro lavoro corporale, il bibliotecario suona una volta il simandro di legno ed i fratelli si riuniscono nella libreria; ognuno prende un libro e lo legge fino a sera. Prima del segnale per l'ufficio del Vespro, il bibliotecario emette di nuovo il segnale e tutti i fratelli verranno a restituire i loro libri secondo il registro scritto. Se qualcuno è in ritardo nel restituire il suo libro, subisca una penalità.

27. Nel tempo in cui recitiamo l'ora nona (si veda par. 29 e 32), il sacerdote celebra la liturgia eucaristica dopo l'ora sesta; se, tuttavia, (nel periodo in cui ci sono due pasti giornalieri) siamo a tavola (alla sesta ora, la liturgia si svolge) alla terza ora. Se non stiamo svolgendo le ore e stiamo lavorando, il segnale per la divina liturgia è alla terza ora. Terminata la liturgia il simandro di legno suona tre volte e tutti i fratelli si riuniscono nello stesso posto e, dopo aver cantato i versetti richiesti e ricevuto il pane consacrato, si recano nel refettorio.

 

Per quanto riguarda la quantità e la qualità dei cibi e delle bevande e riguardo al giusto ordine a tavola.

28. Quando i fratelli vengono a pranzo, portando ognuno il versetto [del salmo] sulle labbra, devono sedersi a tavola. I superiori che vigilano sul corretto ordine riempiano i tavoli in modo ordinato e senza confusione. Intanto si svolge una lettura mentre i fratelli tengono in testa i loro cappucci. Il segnale per terminare questa lettura è il suono dei cucchiai all'ultima porzione di cibo, quando tutti insieme li gettano sui loro piatti. Allo stesso modo, ad un segnale viene versato il vino e viene servito il cibo.

29. Dobbiamo sapere che dal tempo di Pasqua fino a Ognissanti (Domenica dopo Pentecoste) mangiamo due piatti cucinati: verdure da giardino e legumi con olio d'oliva. Mangiamo anche pesce, formaggio e uova. Beviamo anche tre [misure di vino] a mezzogiorno. Quando suona il simandro di legno, i fratelli escono per mangiare il loro pane e qualsiasi cibo che sia stato lasciato dalla mattina (infatti la comunità non ha cibo preparato appositamente per la sera) e si bevono due tazzine [di vino].

Durante il digiuno dei santi apostoli non mangiamo pesce, formaggio o uova, tranne che nei giorni in cui non cantiamo le ore. Invece, mangiamo due piatti cotti all'ora nona: un piatto di verdure con olio d'oliva e uno di legumi senza olio. Beviamo due porzioni di vino all'ora nona e due alla sera. Nei giorni festivi, tuttavia, in cui ci è permesso il formaggio ed altri cibi, mangiamo alla sesta ora e beviamo tre [misure di vino] alla sesta ora e due alla sera. Questo è anche il regime che teniamo durante il digiuno del Santo Apostolo Filippo (dal 15 novembre fino a Natale). A causa della brevità dei giorni durante il digiuno di San Filippo, tuttavia, consumiamo un pasto al giorno ma beviamo tre [misure di vino].

Dalla festa degli Apostoli a quella di San Filippo, il mercoledì e il venerdì recitiamo l'ora nona. Se la commemorazione di un qualche santo cade in uno di questi giorni, commemorazione che ci esenta dall'ufficio delle ore e dalle metanie, allora mangiamo formaggio, uova e pesce, se Dio vorrà provvedere a noi; e ciò insieme a tre porzioni di vino durante il pranzo e due la sera.

 

Per quanto riguarda la Santa Grande Quaresima.

30. Durante la Santa e Grande Quaresima, abbiamo un solo pasto al giorno, tranne il Sabato e la Domenica. Durante la prima settimana e durante la settimana intermedia i nostri pasti sono invariati, ovvero fagioli bolliti e cibi in salamoia senza olio d'oliva, cinque fichi secchi a persona e, se possibile, castagne, pere cotte e prugne [secche] di Damasco.

Durante la seconda, terza, quinta, e sesta settimana si mangia così: certamente prugne cotte e cibi in salamoia in una scodella; al posto di una portata dei legumi [conditi] con noci sgusciate; durante queste settimane, tuttavia, non mangiamo frutti o fichi [secchi].

Con l'eccezione dei malati o degli anziani, beviamo una bevanda aromatica durante tutta la Quaresima. Questa bevanda è composta da pepe, cumino, anice ed acqua calda.

Il lunedì santo, martedì, mercoledì, giovedì e venerdì il cibo è simile a quello della prima settimana. Il giovedì santo, tuttavia, mangiamo un piatto cucinato di legumi con noce sgusciata e fagioli bolliti e beviamo la bevanda aromatica. Il sabato santo, all'undicesima ora, inizia l'ufficio del Vespro. Terminato questo, mangiamo formaggio, pesce e uova e beviamo tre tazze di bevanda aromatica.

 

Per quanto riguarda la solennità dell'Annunciazione

31. All'ora sesta suona il simandro di legno e ci riuniamo tutti nella casa della Madre di Dio immacolata. Quando inizia l'ufficio del Vespro, alcuni pochi continuano ad eseguirlo mentre gli altri fanno una processione camminando intorno al monastero e vi rientrano quando è terminato l'introito e la liturgia. Successivamente, mangiamo pesce e olio d'oliva e beviamo tre [misure di bevanda aromatica].

32. Durante la settimana mediana della Santa Quaresima dopo che è stata cantata l'ora nona, il legno che dà la vita ci viene presentato e tutti lo adoriamo.

 

Per quanto riguarda l'organizzazione degli incarichi.

33. Durante la Santa e Grande Quaresima dopo che abbiamo cantato l'ora prima e che il sole è già sorto, ognuno va al proprio incarico. Durante l'esecuzione di questi, viene recitato l'intero salterio, tranne nel caso dei copisti. I fratelli lavorano fino alla nona ora. Dopo aver cantato l'ufficio del Vespro ed aver cenato, ognuno si impegna come desidera.

Negli altri giorni dell'anno, quando non cantiamo le ore, il segnale (del simandro) suona tre volte al mattino ed ognuno si avvia al proprio compito e lavora fino al pasto di mezzogiorno. Dopo il pranzo ognuno si occupa a suo piacimento, studiando o dormendo fino all'ottava ora. All'ottava ora il segnale suona tre volte e di nuovo ognuno si impegna nel proprio compito fino all'ufficio del Vespro. Ma nel periodo di tempo in cui cantiamo le ore, i fratelli celebrano l'ora prima e poi vanno ai loro compiti individuali, lavorando fino alla sesta ora, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno da recitare l'ora nona. Dopo la sesta ora ognuno riposa, come abbiamo detto, fino all'ottava ora.

34. Durante la veglia della Domenica delle Palme alle parole: "[Dal profondo] a te grido, o Signore" (Sal 130(129),1), i cori cambiano di posto, quelli di destra passano a sinistra e quelli di sinistra a destra.

35. Ogni volta che un fratello rompe un vaso di terracotta o di metallo durante il pasto di mezzogiorno mentre i fratelli stanno mangiando, si metta vicino al tavolo dell'abate coprendo la sua testa con il cappuccio e tenga il vaso che ha rotto nelle sue mani come segno della propria colpa.

36. Dopo aver recitato il salterio, colui che presiede il canone dà tre segnali al terzo Gloria del kathisma, in modo che possano giungere coloro che stanno ancora imparando il salterio, così da poter cantare il canone insieme. Infatti, questi [fratelli] escono dopo i Sei Salmi e fino a quel momento si impegnano nello studio dei salmi come abbiamo detto. Il segnale risuona ancora tre volte e ci si affretta alle lodi quando la catechesi del grande Padre ed abate Teodoro sta per essere letta.

37. Alla vigilia della festa dell'Epifania, terminata la divina liturgia, riceviamo il pane consacrato: dopo, quelli che hanno ricevuto la comunione si sciacquano la bocca [con un sorso di una bevanda], ma tuttavia noi non sprechiamo il (rimanente) pane benedetto. Poi, dopo aver raccolto i vasi, il sacerdote si reca alle porte sante e, detta una preghiera, si reca al battistero (nell'atrio della chiesa) cantando: il "Mentre tu eri battezzato nel Giordano, o Signore". Detto ciò, la preghiera del giorno (la Colletta) viene recitata dal diacono: al termine di questa il sacerdote inizia la preghiera di benedizione [dell'acqua]. Dopo che le acque sono state benedette e sono state cosparse ai fratelli, si canta il troparion nel quarto tono plagale: "La voce del Signore risuonò sull'acqua dicendo". Il primo versetto è "Il mare vide e si ritrasse" (Sal 114(113A),3); il secondo versetto, "Che hai tu, mare, per fuggire?” (Sal 114(113A),5). Dopo aver cantato per tre volte questo troparion, torniamo in chiesa e nella quarta modalità cantiamo il troparion:Tu che sei mirabilmente avvolto di luce”. Quando questo viene ripetuto tre volte, il sacerdote offre una preghiera e la santa dossologia è terminata. Quindi la sticologia [26] prosegue nel refettorio. Allo stesso modo la lavanda dei piedi avviene il Giovedì Santo dopo che i [monaci hanno ricevuto] la comunione ed hanno sorseggiato una bevanda [per purificare la bocca dopo aver assunto il pane consacrato]. Quando tutti si sono lavati i piedi, la sticologia prosegue nel refettorio.

 

Per quanto riguarda la quantità di vestiti e di calzature; la disposizione della biancheria da letto ed altre questioni simili.

38. Ciascuno dei fratelli deve avere due indumenti intimi, due indumenti esteriori, un indumento di lana, due cappucci, un piccolo scapolare per il lavoro ed un altro più largo per la chiesa che secondo l'usanza viene utilizzato il sabato sera nell'ufficio del Vespro e la domenica al Mattutino, e ancora la sera nell'ufficio del Vespro e prima ancora nella divina liturgia. Questa è anche l'usanza nelle feste del Signore. Ogni fratello deve avere anche un altro grande scapolare di lana. Per le calzature, deve avere stivali con gambali corti, stivali con gambali lunghi e scarpe. Per il suo letto deve avere una stuoia di pelo di capra e due coperte di lana.

 

Dove non indicato le note sono estratte da:

- "Byzantine monastic foundation documents" Vol. 1, Edited by John Thomas and Angela Constantinides Hero, Dumbarton Oaks 2000.


[1] Teodoro non è conosciuto per aver composto una regola monastica scritta (eccetto il suo Testamento), ma il riferimento può riguardare la tradizione orale ricevuta da lui.

[2] Nella Patrologia Greca a questo proposito c'è una nota che parla "de hoc ligno semanterio", dicendo che era usato soprattutto dai monaci greci.

Il simandro o simandra, (ovvero il semanterium) è uno strumento a percussione utilizzato fino al X secolo nell'area dell'Impero bizantino, costituito da una tavola di legno o di metallo, appesa, che veniva percossa per produrre un suono da richiamo, ancora in uso in alcuni monasteri ortodossi. (Fonte "Wikipedia")

[3] Cassiodoro (circa 485-580) informa i suoi monaci di aver fatto installare nel cenobio un orologio ad acqua, in modo da poter calcolare le ore anche durante la notte: “Non abbiamo tollerato che voi ignoriate del tutto la misurazione delle ore (horarum modulos), così utile al genere umano. Per questo, oltre all’orologio che funziona con la luce del sole, ne abbiamo voluto un altro idraulico (aquatile), che misura la quantità delle ore tanto di giorno che di notte,…” (De institutiones divinarum litterarum, PL, 70, 1146 a-b).

Fonte: “Altissima povertà – Regole monastiche e forme di vita” di Giorgio Agamben, Neri Pozza Editore 2011.

 (Il testo di Cassiodoro prosegue così: “perché ovviamente spesso manca la luminosità del sole, ma l'acqua traccia meravigliosamente sulla terra il corso che la potenza ardente del sole percorre sul suo percorso sopra di noi. Così, l'arte degli uomini ha fatto correre insieme le cose che si oppongono in natura; in questi dispositivi l'affidabilità degli eventi presenta una tale verità che la loro funzione armoniosa sembra essere organizzata dai messaggeri (internuntios). Queste cose sono state fornite in modo che i soldati di Cristo, rammentati da alcuni segnali, possano essere chiamati a svolgere l'opera divina come se fossero chiamati dal suono delle trombe”. Ndr.)

 (Probabilmente questo orologio ad acqua (aquatile), più che indicare le ore, emetteva dei suoni al passaggio delle ore ed era azionato dal movimento di un galleggiante posto in un recipiente da dove usciva l’acqua con una certa regolarità. Ndr.)

[4] Secondo il computo romano le 24 ore della giornata erano divise in due parti di 12 ore, quelle del giorno e quelle della notte, individuate dal sorgere e dal tramonto del sole. Le ore del giorno erano divise in quattro parti, di tre ore ciascuna: terza, sesta (mezzogiorno), nona e dodicesima (coincidente col tramonto). Le ore della notte erano divise in quattro "vigilie" che corrispondevano ai turni di guardia. Agli equinozi (21 marzo e 23 settembre) l'ora terza, sesta, nona e dodicesima del giorno corrispondevano alle nostre attuali 9, 12, 15 e 18 e quindi il giorno andava dalle ore 6 alle ore 18 attuali. La prima, seconda, terza e quarta vigilia (o anche terza, sesta, nona e dodicesima) della notte corrispondevano alle nostre attuali ore 21, 24, 3 e 6. Le ore erano legate al ciclo solare e quindi, secondo le stagioni, avevano una durata diseguale: d’estate le ore diurne erano più lunghe rispetto a quelle notturne. D’inverno invece accadeva il contrario. Tanto per fare un esempio, a Roma e dintorni d'estate un'ora di luce poteva durare 75 minuti al solstizio di giugno e 45 minuti al solstizio di dicembre. Solo due volte all'anno, ovvero agli equinozi del 21 marzo e del 23 settembre, le ore del giorno erano uguali a quelle della notte e duravano 60 minuti. Tra equinozio e solstizio le ore aumentavano o diminuivano e gli unici punti fissi erano il mezzogiorno e la mezzanotte.

[5] Per dossologia nella liturgia cristiana si intende di solito un'esclamazione rituale, una formula, un breve inno, che loda, esalta e glorifica Dio; la parola deriva dal greco «δόξα» (doxa), che significa gloria.

[6] Il nartèce (o ardica) è una struttura tipica delle basiliche dei primi 6-7 secoli del Cristianesimo. È uno spazio posto fra le navate e la facciata principale della chiesa e ha la funzione di un corto atrio, largo quanto la chiesa stessa. (Fonte "Wikipedia")

[7] Nelle chiese ortodosse e bizantine il presbiterio, detto bema (traslitterato da βῆμα, passo, tribuna, gradino), occupa interamente l'abside ed una minima parte della navata adiacente ad essa. L'area, sopraelevata soltanto di qualche gradino, è celata alla vista dei fedeli da una parete divisoria decorata con icone. (Fonte "Wikipedia")

[8] La più ampia, la porta centrale tra le cinque porte che conducono dal nartece alla navata della chiesa.

[9] Un troparion nella musica bizantina e nella musica religiosa del cristianesimo ortodosso orientale è un breve inno di una strofa, o organizzato in più forme complesse come serie di strofe. (Fonte "Wikipedia")

[10] Il termine modalità è generalmente impiegato nella teoria musicale per indicare un sistema di organizzazione degli intervalli musicali sul quale viene composta la musica. Nella teoria musicale la modalità plagale è una successione armonica in cui si giunge all’accordo di tonica (fondamentale o momentanea) non dall’accordo di dominante, come avviene nella modalità autentica o perfetta, ma da quello di sottodominante. A differenza della modalità perfetta, decisamente conclusiva, la modalità plagale possiede un andamento più solenne, per cui fu usata comunemente nella musica sacra. (Fonte "Enciclopedia Treccani")

[11] I sei Salmi (Hexapsalmos) del mattino sono: Sal 3, 38(37), 63(62), 88(87), 103(102), e 143(142).

[12] L'ora decima, posta tra le tre e le cinque del pomeriggio a seconda delle stagioni, si chiama "lychnicon" (trascrizione latina della parola greca lychnikon) e noi la chiamiano "lucernale". E' il rito dell'accensione delle lampade, che comprende un rendimento di grazie per la giornata trascorsa: in ambito occidentale diventerà i Vespri. (Estratto da "Egeria - Diario di viaggio", Ed. Paoline 1999).

[13] La Compieta è, nella Liturgia delle ore e nel Breviario, l'ultimo momento di preghiera della giornata, ovvero l'ora che viene dopo i vespri; è così chiamata perché compie le ore canoniche, e si recita prima del riposo notturno. (Fonte "Wikipedia")

[14] Il Trisagion ("tre volte Santo") (chiamato anche Trisaghion angelico) è un inno usato in maniera comune nella liturgia delle Chiese orientali, cattolica e ortodosse ed è presente anche nella Chiesa latina. Testo latino: "Sanctus Deus, Sanctus fortis, Sanctus immortalis miserere nobis" (ter). (Fonte "Cahtopedia")

[15] La Compieta è, nella Liturgia delle ore e nel Breviario, l'ultimo momento di preghiera della giornata, ovvero l'ora che viene dopo i vespri; è così chiamata perché compie le ore canoniche, e si recita prima del riposo notturno. (Fonte "Wikipedia")

[16] Domenica in albis, prima domenica dopo Pasqua, in latino "Dominica lamprophora". L'appellativo di "lamprophorus" era dato a coloro che erano stati battezzati il giorno di Pasqua e che erano stati rivestiti di un abito bianco. Lamprophorus significa, dal greco, "colui che porta una veste splendente". Il giorno della domenica dopo Pasqua i fedeli battezzati deponevano l’abito bianco indossato al momento del battesimo, da qui il termine "in albis".

[17] Il "procimenon" (In greco "prokeimenon" "Προκείμενον"; lett. "Ciò che precede") è un salmo o un ritornello cantico cantato responsabilmente in determinati punti della Divina Liturgia o dell'Ufficio Divino, di solito per introdurre una lettura delle Scritture. Corrisponde al graduale della messa romana. (Fonte "Wikipedia")

[18] Un kathisma (dal greco antico: κάθισμα) è una divisione dei salmi in uso nelle Chiese orientali -  Chiese ortodosse e Chiese cattoliche di rito bizantino. Con il cenobitismo si diffuse la pratica di cantare i centocinquanta salmi in comune durante la settimana. Per facilitare questa pratica, i centocinquanta salmi furono divisi in venti sezioni chiamate kathismas, letteralmente "sedute". Questo termine deriva dal fatto che i salmi venivano letti da uno dei fratelli e gli altri, seduti, ascoltavano attentamente.

[19] La metania, plurale metanie, (in greco μετανοίας) è un inchino accompagnato dal segno della croce che costituisce un segno frequente di riverenza e di penitenza. Viene utilizzata soprattutto dai fedeli di rito bizantino al posto della genuflessione. (Fonte "Prosefchitarion, Manuale di preghiere del Rito Bizantino", di Damiano Como, ed. Lulu Com 2014)

[20] Uno sticheron, plurale stichera (in greco στιχηρόν) è un inno di un genere particolare che deve essere cantato durante il servizio Mattutino e serale della Chiesa ortodossa e di quelle chiese cattoliche orientali che seguono il rito bizantino. Gli stichera sono di solito cantati in alternanza, con o immediatamente dopo il salmo o altri versetti scritturali.

[21] L'exapostilarium (in greco: ἐξαποστειλάριον) è un inno o un gruppo di inni cantato nei riti delle Chiese ortodosse orientali e greco-cattoliche  a conclusione del canone verso la fine del Mattutino. Il termine "exapostilarium" è legato alla parola Apostolo, che a sua volta deriva da una parola greca che significa "inviato". Ha questo nome perché nei tempi antichi i coristi erano inviato dal coro al centro della chiesa per cantare questo inno. Gli exapostilaria chiedono a Dio di illuminare le menti dei fedeli affinché possano lodare degnamente il Signore nei versetti delle Lodi che seguono. (Fonte "Wikipedia")

[22] Il Digiuno dei Santi Apostoli risale ai primi anni della chiesa. Dopo aver celebrato la risurrezione di Cristo nei cinquanta giorni successivi alla Pasqua , gli apostoli hanno preparato la partenza da Gerusalemme per diffondere la Buona Novella. Secondo la sacra tradizione, si sono preparati per questa missione digiunando e pregando il Signore per rafforzare la loro determinazione e per accompagnarli nel loro lavoro missionario.Il digiuno dei Santi Apostoli inizia il secondo lunedì dopo la Pentecoste. La durata di questo digiuno varia a seconda della data di Pasqua (Pasqua). La regola è che il digiuno inizia il secondo lunedì dopo la Pentecoste e termina il 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo. (Fonte "Wikipedia")

[23] L'Esaltazione della Santa Croce è una festività della Chiesa cattolica, della Chiesa ortodossa e di altre confessioni cristiane. In essa si commemora la crocifissione di Gesù con il particolare obiettivo di sottolineare la centralità del mistero della croce nella teologia cristiana. Il termine "esaltazione", in uso sin dal VI secolo per indicare questo rito, è da intendersi sia come «innalzamento» sia come «ostensione». Il termine nasce dal rito che prevedeva l’innalzamento di una croce e la sua ostensione ai fedeli, in ricordo dell’innalzamento di Gesù Cristo sulla Croce e dell’ostensione del suo corpo sacrificale. Nella celebrazione eucaristica il colore liturgico è il rosso, il colore della passione di Gesù, che richiama appunto la Santa Croce. La festività ricorre il 14 settembre, in ricordo del ritrovamento della vera croce di Gesù da parte di sant'Elena, avvenuto, secondo una tradizione, il 14 settembre del 327: in quel giorno la reliquia sarebbe stata innalzata dal vescovo di Gerusalemme di fronte al popolo, che fu invitato all'adorazione del Crocefisso.

[24] Il Triodion (in greco antico e moderno: Τριῴδιον) è uno dei libri liturgici della Chiesa ortodossa e della parte delle Chiese Cattoliche di Oriente di Rito bizantino. Il libro contiene i Propri, parte fissa del rito (Messa o liturgia delle ore), in uso durante il digiuno quaresimale e le due settimane fino al giorno Pasqua. Il Triodion si chiama in questo modo, perché il canone prevede solamente tre odi per il Mattutino dei giorni non festivi. (Fonte "Wikipedia")

[25] Ecclesiarca, (dal greco έκκλησιάρχης) colui che vigila affinché venga rispettato il regolamento ecclesiastico. (Fonte "Il sale della terra: vita dello starec Isidoro" di P. A. Florenskij, Qiqajon, 1992).

[26] La sticologia salmica, ossia la recita di una serie di versetti tratti da vari salmi.


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2 febbraio 2021                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net