La Regola dell'Abate Isaia

Premessa

 Benedetto d'Aniane, monaco e uno dei riformatori del monachesimo, nato verso il 750 e morto nell'anno 821, compilò una raccolta di tutte le regole antiche di cui aveva conoscenza. Si trattava del "Codex Regularum ..." che contiene ventisette regole monastiche, dalla Regola di Pacomio del 320 circa fino alla Regola di Donato del 660 circa.

In seguito il "Codex Regularum" venne pubblicato per la prima volta a Roma dall’erudito tedesco Luca Olstenio (o Lukas Holstein o Lucas Holstenius) nel 1661 con il titolo:

"Codex regularum quas sancti patres monachis, et virginibus sanctimonialibus seruandas praescripsere, collectus olim a S. Benedicto Anianensi abbate". L'opera è suddivisa in tre volumi più un volume d’appendice.

 Benedetto d'Aniane ha raccolto e classificato tutte le regole latine che è riuscito a reperire e ne ha normalizzato i testi, anteponendo ad essi dei titoli. Luca Olstenio, l’editore moderno del "Codex regularum", ha cercato nuovi documenti, ha adottato una nuova classificazione ed ha introdotto l’ortografia moderna, correggendo alcuni errori grammaticali e semplificando i titoli.

Nel primo dei tre volumi sono raccolte le "Sanctorum Patrum Oreintalum Regulae ad Monachos", ovvero le "Regole per i monaci dei Santi Padri Orientali". Al primo posto si trova la Regola di sant'Antonio Abate e subito dopo la Regola dell'Abate Isaia.

Infine il presbitero ed editore francese J. P. Migne pubblicò il "Codex Regularum" di Benedetto d'Aniane nel 1851 nel volume 103 della sua "Patrologia Latina" dove alle colonne 427C - 434 si trova la Regola dell'Abate Isaia.

 Nella prefazione alla Regola J. P. Migne afferma: "Questa Regola è stata divulgata sotto il nome dell'Abate Isaia e contiene sessantotto piccoli articoli che possono essere chiamati tanto principi quanto precetti morali. Questi articoli sono congrui per eremiti ed adattati per cenobiti che devono vivere con giusto ed uguale diritto. Di questa Regola possiamo riferire allo stesso modo con cui abbiamo detto della Regola di sant'Antonio. Si nota certamente che è stata desunta dai Sermoni offerti ai monaci dall'Abate Isaia [Ndt. L'Asceticon] che sono molto utili a religiosi che aspirano alle vette di virtù; sono inoltre colmi ovunque di enunciati e precetti morali che sono pure contenuti in questa Regola. L'Abate Isaia era anche coetaneo di sant'Antonio, dell'Abate Pastore, dell'Abate Ammonio e dell'Abate Anufo; sebbene non si conosca l'anno della sua morte, tuttavia egli manifestò gloriosamente la fede in Cristo nei tormentati tempi in cui visse".

(Ndt. Link alla vita dell'Abate Isaia dove si trovano informazioni più esatte e dettagliate)


REGOLA PER I MONACI DELL'ABATE ISAIA

PRECETTI E CONSIGLI DELL'ABATE ISAIA

EROGATI AI MONACI NOVIZI

(Tradotto da "Patrologia Latina", vol. 103 di J. P. Migne, 1848)

Link al testo latino con italiano a fronte

[0427C] Carissimo fratello, poiché ti sei ritirato da questo vano mondo per dedicarti al servizio di Dio, abbraccia gli esercizi di penitenza per ottenere il perdono dei tuoi peccati e sii fedele ai doveri dello stato che hai scelto. Non ascoltare i tuoi (cattivi) pensieri che affliggono il tuo animo e dicono: "I tuoi peccati non ti saranno mai perdonati", ma metti in pratica i seguenti precetti.

I. Bada di non stare a tavola con donne, di non avere familiarità con i fanciulli e di non dormire nelle stesso giaciglio con un adolescente. Quando togli il tuo abito, non gettare mai lo sguardo sul tuo corpo.

II. Se sei costretto a bere vino, non prendere mai più di tre piccole coppe e non indulgere a bere di più per amicizia.

III. Non adempiere con negligenza all'Ufficio divino, affinché tu non cada in potere dei tuoi nemici. Dedicati più che puoi alla meditazione dei salmi poiché ciò ti servirà ad evitare il peccato.

IV. Ama il lavoro e la sofferenza, per domare meglio le tue passioni. Non contare su te stesso in nessuna cosa e rifletti con gemiti sui tuoi peccati.

V. Stai lontano dalla menzogna poiché questa rimuove da te il timore del Signore. Non parlare a tutti del bene che hai fatto, affinché il tuo nemico non te lo porti via.

VI. Rivela le tue malattie spirituali ai tuoi superiori, al fine di trovare nei loro consigli i rimedi per curarle.

VII. Costringiti a dedicarti al lavoro delle tue mani ed il timore di Dio abiterà in te.

VIII. Non giudicare tuo fratello quando cade in errore e non disprezzarlo; in questo modo puoi cadere nelle mani dei tuoi nemici.

IX. Non discutere con nessuno per sostenere il tuo parere, affinché tu non cada nella colpa.

X. Ama l'umiltà e non aderire facilmente ai tuoi propositi. Abituati a dire: "Perdonami", ed acquisirai la virtù dell'umiltà.

XI. Quando sei solo nella tua cella, sii attento a questi tre principi: impegnati assiduamente a pregare, a meditare i salmi ed al lavoro manuale.

XII. Pensa dentro di te: "Io sono in questo mondo solo in questo giorno", e così ti allontanerai dal peccato.

XIII. Combatti la voracità, affinché non si rinnovino in te i peccati passati. Applicati a lavorare con fervore ed impegnati a meditare i salmi: così Dio ti darà la sua pace.

XIV. Impegnati nella preghiera con gemiti interiori e Dio avrà pietà di te e ti spoglierà del vecchio uomo.

XV. Sappi che il lavoro, la povertà, il distacco dal mondo, la sofferenza ed il silenzio producono l'umiltà e l'umiltà ottiene da Dio il perdono delle nostre colpe. L'umiltà consiste nel considerarsi peccatori ed ingiusti, nel non giudicare, nell'abbondare la propria concupiscenza, nel tenere sempre gli occhi a terra, nel soffrire pazientemente gli insulti e la stanchezza, nell'avere in odio gli onori ed il riposo, nel dire sempre; "Perdonami"; grazie all'umiltà metteremo in fuga i nostri nemici.

XVI. Il tuo volto sia sempre compunto; ma quando dei fratelli verranno a visitarti, ricevili con gioia affinché abiti in te il timore del Signore.

XVII. Quando camminerai con altri fratelli, stai un po' lontano da essi per stare meglio in silenzio. Non lasciare che i tuoi occhi guardino qua e là, ma medita i tuoi salmi e prega Dio nel tuo spirito. Quando entri in qualche luogo, non presentarti a coloro che sono lì con familiarità. Mantieni la modestia e la moderazione in tutto e non stendere avidamente la mano su ciò che ti sarà presentato.

XVIII. Non dormire con un altro sotto la stessa coperta. Prima di andare a letto non mancare di dire una lunga preghiera, anche se sei stanco del cammino.

XIX. Non permettere a nessuno di ungere con olio il tuo corpo, se non per una grave malattia.

XX. Quando siedi a tavola con i fratelli, non mangiare con diletto e porta la tua mano solo a ciò che è davanti a te. Le tue ginocchia siano unite una contro l'altra e non guardare gli altri. Quando bevi dell'acqua, non farlo avidamente o rumorosamente.

XXI. Se sei costretto a sputare mentre sei seduto con i fratelli, alzati e sputa lontano da essi. Non stiracchiarti in pubblico e, se ti viene da sbadigliare, non spalancare la tua bocca che ti passerà la voglia.

XXII. Non scoppiare a ridere; perché mostrerebbe che non hai il timore del Signore.

XXIII. Non desiderare ciò che appartiene ad altri. Se trascrivi un libro, non preoccuparti di ornarlo, poiché ciò mostrerebbe troppa ostentazione da parte tua.

XXIV. Quando commetterai qualche peccato, non vergognarti di confessarlo e non scusarti con una menzogna; ma mettiti in ginocchio, confessa la tua colpa, chiedi perdono e ti sarà perdonata.

XXV. Se qualcuno ti accusa falsamente non adirarti ma digli: "Perdonami, non lo farò più".

XXVI. Non avere mai vergogna di interrogare il tuo maestro.

XXVII. Se un fratello bussa alla porta della tua cella mentre sei seduto a lavorare, lascia il tuo lavoro e cerca di soddisfarlo.

XXVIII. Non parlare con nessuno e non ascoltare ciò che gli altri dicono quando non è necessario.

XXIX. Quando il tuo precettore ti manda fuori dal monastero, chiedigli come devi comportarti e comportati secondo le sue istruzioni. Non riportare ad altri ciò che hai udito fuori. Se custodirai i tuoi occhi e le tue orecchie la tua lingua non peccherà per niente.

XXX. Se vivi nella stessa cella con un altro fratello, sii con lui come un estraneo, non ordinargli niente, non cercare di essere suo superiore e non agire nei suoi confronti con troppa familiarità. Se ti chiedesse di fare qualcosa che non vuoi, sacrifica la tua volontà e non contristarlo, affinché non venga meno la pace tra di voi; sappi che chi obbedisce è il più grande (davanti a Dio).

XXXI Se vivi con un fratello e costui ti dicesse: "Cucina (qualcosa)", tu digli: "Cosa vuoi?" e, se lo lascia alla tua scelta, prepara ciò che ti viene tra le mani nel timore del Signore.

XXXII. Quando ti svegli per alzarti, prega e medita la parola di Dio prima di dedicarti ad ogni lavoro; dopo di che applicati senza esitazione al lavoro.

XXXIII. Vai con gioia incontro ad un forestiero e salutalo; per timore che se ne vada a sua volta con risentimento. Guardati dall'interrogarlo non appena egli arriva su cose non necessarie, ma invitalo a pregare e quando si siede chiedigli: "come stai fratello mio?" e presentagli un qualche libro da leggere. Ma se è stanco per il viaggio, lava i suoi piedi e lascialo riposare. Se invece comincia a fare discorsi inutili, digli con carità: "Perdonami, fratello mio, poiché sono debole e non sono capace di ascoltare questi discorsi". Se noti che i suoi vestiti sono strappati, riparali. Se invece è malato ed i suoi vestiti sono sporchi, lavali. Ma se è un girovago e presso di te ci sono dei santi religiosi, non farlo entrare vicino a loro, ma fagli solo la carità e mandalo via. Se invece è un povero non mandarlo via rattristato, ma dagli ciò che Dio ti ha concesso.

XXXIV. Se un fratello ha lasciato qualcosa in deposito nella tua cella, non curiosare ciò che vi è dentro, a meno che non sia presente anche lui.

XXXV. Se qualche fratello ti lascia nella sua cella ed esce, non alzare lo sguardo per vedere ciò che vi è dentro ma, quando sta per uscire, digli: "Dammi qualcosa da fare per aiutarti finché tu non ritorni" e, tutto ciò che ti ha ordinato di fare, fallo con diligenza.

XXXVI. Non pregare con rilassatezza e negligenza; in questo modo, invece di piacere a Dio lo faresti irritare. Invece rimani (eretto) con timore e tremore, non appoggiarti al muro e non rilassare le gambe stando su di un solo piede e distendendo l'altro. Combatti i tuoi pensieri e non permettere che siano orientati ai desideri carnali, in modo che la tua preghiera sia accettata da Dio.

XXXVII. Quando assisti al sacrificio della messa vigila sui tuoi pensieri e sui tuoi sensi e rimani davanti al grandissimo Signore con timore, affinché tu sia degno di ricevere il corpo ed il sangue di Cristo e di ricevere la guarigione dai mali della tua anima.

XXXVIII. Quando sei giovane non indossare abiti belli, finché non giungi all'età adulta.

XXXIX. Quando sei in viaggio con qualcuno più vecchio di te, non camminare davanti a lui. Se l'anziano si dovesse alzare per parlare con altri non mancargli di rispetto rimanendo seduto, ma stai con lui finché non ti ordina di sederti di nuovo.

XL. Quando entri in una città o in un villaggio, tieni sempre gli occhi bassi verso la terra, affinché le cose viste non siano causa di tentazione nella tua cella.

XLI. Non dormire in un luogo in cui hai motivo di temere di peccare nel cuore. Non stare a tavola con una donna, non guardare lei e neanche i suoi vestiti, se puoi.

XLII. Se viaggi con un uomo anziano, non lasciargli portare nessun bagaglio. Se siete tutti giovani, ognuno ne porti una parte. Se c'è poco da portare, ognuno lo porti a turni di un'ora e chi porta stia davanti. Chi è infermo cammini davanti a tutti in modo che, se fosse stanco ed avesse bisogno di sedersi per riposare, (anche voi vi) sederete con lui.

XLIII. Se consulti un anziano a proposito dei tuoi pensieri, rivelali con libertà, come se tu fossi sicuro che terrà per sé i tuoi segreti; non tenere in maggior conto chi è in età avanzata, ma chi possiede la scienza, la conoscenza e l'esperienza spirituale, per timore che tu ne possa conseguire un danno se il tuo animo si turberà ancor di più.

XLIV. Sforzati di pregare a lungo nella notte, in modo che il tuo spirito si illumini. Pensa ai tuoi peccati, prega il Signore a causa di essi ed egli ti perdonerà.

XLV. Se qualcuno si mette a giudicare un suo fratello in tua presenza, per quanto numerosi possano essere coloro che lo giudicano e che possono giudicare anche te, digli con umiltà: "Perdonami, fratello mio, sono un peccatore e sono debole e non posso sentire le cose che dici perché anch'io sono colpevole di quelle colpe".

XLVI. Anteponi in tutto i tuoi fratelli e, se qualche amico ti renderà gli onori, tu dirai loro: "Per merito vostro egli mi rende questi onori", e non degustare nulla senza dei fratelli.

XLVII. Non negare qualcosa a chi te lo chiede scambievolmente.

XLVIII. Non rammentare spesso nel tuo cuore il ricordo di coloro che hai lasciato per l'amore di Dio; ma ricordati della morte e del giudizio finale e considera che nessuno di loro potrà aiutarti in quel momento.

XLIX. Se quando sei seduto nella tua cella ti viene in mente che qualcuno ti ha fatto un torto alzati immediatamente e prega per lui con tutto il tuo cuore affinché Dio lo perdoni; così svanirà il risentimento che questo pensiero ti avrà suscitato.

L. Se vuoi ricevere il corpo di Cristo fai attenzione che nel tuo cuore non vi sia ira o odio contro chiunque: e se sai che qualcuno è arrabbiato con te, prima chiedigli perdono, come Nostro Signore ha insegnato (Cfr. Mt 6,14-15).

LI. Se sei stato tentato da passioni durante la notte, fai attenzione a non pensarci ancora durante il giorno, per evitare che contagino il tuo cuore con voluttà; umiliati invece davanti a Dio e lui avrà pietà di te poiché lui conosce la fragilità umana.

LII. Se ti affatichi con eccessivo digiuno ed una orazione continua, non pensare che queste cose ti salveranno; ma piuttosto confida che Dio avrà compassione dell'afflizione del tuo corpo e assisterà la tua debolezza.

LIII. Se contrai una malattia non scoraggiarti ed il tuo spirito non venga meno, ma rendi grazie a Dio perché sia sollecito per quanto riguarda il beneficio che ne avrai.

LIV. Quando sei nella tua cella, fissa una precisa quantità di cibo da assumere in un tempo stabilito e che non dovrai superare; fornisci quanto serve al tuo corpo, in modo da poter pregare e servire Dio. Se quando sei fuori dalla tua cella ti viene offerto un cibo prelibato, non mangiarne a sazietà, in modo da poter tornare alla tua cella più rapidamente.

LV. Se i demoni seminano in te un desiderio di austerità al di sopra delle tue forze, non accoglierlo; poiché essi impegnano il cuore dell'uomo con delle cose che non riesce a compiere, al fine di colpirlo in modo disgustoso e di prendersi gioco di lui. Senza dubbio tutte le cose che vengono da loro sono senza regola e senza misura.

LVI. Mangia una volta al giorno, ma non a sazietà. Offri al tuo corpo ciò che gli è necessario, in base all'esigenza della natura.

LVII. Veglia per metà della notte in preghiera e l'altra metà riservala al riposo del tuo corpo. Non andare mai a letto finché non hai fatto almeno due ore di preghiera e di recita dei salmi, dopodiché procura il riposo al tuo corpo. Se poi il tuo corpo si impigrisce quando si alza per pregare digli (così): "Vuoi forse riposare in questo (breve) tempo e poi andartene ad un lungo supplizio? Non è meglio che tu ti affatichi un poco qui e poi ti riposi per sempre in cielo coi santi?" Allora la pigrizia andrà subito via da te e verrà a te l'aiuto divino.

LVIII. Se hai abbracciato la vita monastica dai la libertà al tuo schiavo; ma, se egli vuole fare il monaco, non permettere che abiti con te.

LIX. Quando vai a vendere le opere delle tue mani, non contestare il prezzo come fanno i secolari. Fai lo stesso se acquisti qualcosa. Sappi che la scarsezza di beni ti avvicina a Dio.

LX. Se un fratello depone una suppellettile qualsiasi nella tua cella e tu ne hai bisogno, non prenderla senza il suo permesso.

LXI. Se un fratello ti ha chiesto di comperargli qualcosa quando parti per un viaggio, fallo; se sei in compagnia di altri fratelli, fai (la commissione) in loro presenza.

LXII. Quando ti è stato prestato qualcosa, restituiscilo non appena non ti serve più e non trattenerlo fino a quando ti viene chiesto; e se si è rotto qualcosa, riparalo. Se hai prestato qualcosa a un fratello, non chiederlo quando vedi che non è in condizione di restituirlo, soprattutto se non ne hai bisogno.

LXIII. Se, dopo essertene andato dalla tua cella vuoi ritornarvi e trovi un tuo fratello che vi abita, cercatene un'altra; stai attento a non mandarlo via perché Dio non si adiri con te. Ma, se lui vuole andarsene spontaneamente, allora sei giustificato; inoltre, se il fratello si è impossessato di qualche suppellettile non chiedergliela indietro.

LXIV. Se tu volessi cambiare cella bada di non portare via da essa nessuna suppellettile, ma lascia tutto per qualche fratello povero e Dio si prenderà cura di te dovunque tu andrai.

LXV Non c'è niente di cui gioiscano i diavoli quanto di un uomo che nasconde i suoi pensieri al suo padre spirituale. Non illuderti di poter raggiungere la perfezione dei Padri senza aver imitato le loro (sante) imprese.

LXVI. Guardati dalle ricchezze e dal loro amore, poiché corrompono tutti i meriti del monaco.

LXVII. Se tu combatti contro una tentazione che ti opprime, non stancarti, ma umiliati davanti a Dio e digli: "Vieni, Signore, in mio aiuto, perché sono troppo debole per sostenere questo combattimento", e Dio ti darà la forza di superarla se la tua domanda partirà da un cuore retto. Se combatterai e vincerai, non vantartene e non confidare in te; ma stai più in guardia che mai poiché il nemico preparerà un combattimento ancora più duro di prima.

LXVIII. Quando rivolgi le tue preghiere a Dio, non dire: "Signore, allontana questo da me e dammi quest'altro", ma digli: "Tu sai, mio Signore e mio Dio, cosa mi giova di più e perciò aiutami, non permettere che io pecchi contro di te e che io perisca per i miei peccati, poiché sono un vile peccatore; non abbandonarmi alla furia dei miei nemici, poiché ho posto in te il mio rifugio; liberami, o Signore, poiché tu sei la mia forza e la mia speranza; a te appartiene la potenza, la gloria, la clemenza e l'azione di grazia in eterno. Così sia".

Termina la Regola dell'abate Isaia.


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14 marzo 2020                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net