San Leone Magno Discorsi per il Natale |
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Estratto da: "L'ora dell'ascolto" a cura dell'Unione Monastica Italiana per la Liturgia, UMIL, Edizioni Piemme 1997; |
Riconosci, cristiano, la tua
dignità
San
Leone Magno
(Discorso 1 per
il Natale, 1-3; PL 54,190-193)
Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per
la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura
della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa
felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore,
vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla
colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina
al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda
coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.
Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l’impenetrabile
disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la
natura umana, l’assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della
morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava.
Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel
più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). Essi
vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di
questa opera ineffabile dell’amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli
nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l’umanità nella sua miseria! O
carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito
Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà
di noi, e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con
Cristo (Ef 2,5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue
mani.
Deponiamo dunque «l’uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4,22) e, poiché
siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne.
Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non
voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi
è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato al potere
delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il
sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere
in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non
sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato
per il tuo riscatto è il sangue di Cristo.
Il Natale del Signore è
il natale della pace
san Leone Magno
(Discorso 6 per
il Natale 2-3,5, PL 54,213-216)
L’infanzia, che il Figlio di Dio non ha ritenuto
indegna della sua maestà, si sviluppò con il crescere dell’età nella piena
maturità dell’uomo. Certo, compiutosi il trionfo della passione e della
risurrezione, appartiene al passato tutto l’abbassamento da lui accettato per
noi: tuttavia la festa d’oggi rinnova per noi i sacri inizi di Gesù, nato dalla
Vergine Maria. E mentre celebriamo in adorazione la nascita del nostro
Salvatore, ci troviamo a celebrare il nostro inizio: la nascita di Cristo segna
l’inizio del popolo cristiano; il natale del Capo è il natale del Corpo.
Sebbene tutti i figli della Chiesa ricevano la chiamata
ciascuno nel suo momento e siano distribuiti nel corso del tempo, pure tutti
insieme, nati dal fonte battesimale, sono generati con Cristo in questa
natività, così come con Cristo sono stati crocifissi nella passione, risuscitati
nella risurrezione, collocati alla destra del Padre nell’ascensione.
Ogni credente, che in qualsiasi parte del mondo viene
rigenerato in Cristo, rompe i legami con la colpa d’origine e diventa uomo nuovo
con una seconda nascita. Ormai non appartiene più alla discendenza del padre
secondo la carne, ma alla generazione del Salvatore che si è fatto figlio
dell’uomo perché noi potessimo divenire figli di Dio. Se egli non scendesse a
noi in questo abbassamento della nascita, nessuno con i propri meriti potrebbe
salire a lui.
La grandezza stessa del dono ricevuto esige da noi una
stima degna del suo splendore. Il beato Apostolo ce l’insegna: Non abbiamo
ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio per conoscere
tutto ciò che Dio ci ha donato (1 Cor 2,12). La sola maniera di onorarlo
degnamente è di offrirgli il dono stesso ricevuto da lui.
Ora, per onorare la presente festa, che cosa possiamo
trovare di più confacente, fra tutti i doni di Dio, se non la pace, quella pace,
che fu annunziata la prima volta dal canto degli angeli alla nascita del
Signore? La pace genera i figli di Dio, nutre l’amore, crea l’unione; essa è
riposo dei beati, dimora dell’eternità. Suo proprio compito e suo beneficio
particolare è di unire a Dio coloro che separa dal mondo del male. Quelli dunque
che non da sangue né da volere di carne né da volere d’uomo, ma da Dio sono nati
(cfr. Gv 1,13), offrano al Padre i loro cuori di figli uniti nella pace. Tutti i
membri della famiglia adottiva di Dio si incontrino in Cristo, primogenito della
nuova creazione, il quale venne a compiere non la sua volontà, ma quella di chi
l’aveva inviato. Il Padre infatti nella sua bontà gratuita adottò come suoi
eredi non quelli che si sentivano divisi da discordie e incompatibilità
vicendevoli, bensì quelli che sinceramente vivevano ed amavano la loro mutua
fraterna unione. Infatti quanti sono stati plasmati secondo un unico modello,
devono possedere una comune omogeneità di spirito.
Il Natale del Signore è il natale della pace. Lo dice
l’Apostolo: Egli è la nostra pace, egli che di due popoli ne ha fatto uno solo
(Ef 2,14), perché, sia giudei sia pagani, «per mezzo di lui possiamo presentarci
al Padre in un solo Spirito» (Ef 2,18).
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28 dicembre 2023
a cura di Alberto "da Cormano"
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