Il Male di san Mauro

Estratto da "Malattie patronati leggende: Demoiatria e consumo del sacro"
Di Erik Von Kraemer - Cavinato editore 2016

Questi brani (il libro riporta numerosi esempi. Ndr.), estratti da testi del XIV e XV secolo, concordano nell'identificare il male di san Mauro con la “gotta”, termine medico che nel Medio Evo aveva un'accezione dai contorni molto imprecisi. Attestato fin dal X secolo sotto forma dì "gote”, designava patologie diverse, causate da gocce dì umore che si infiltravano nel corpo umano. Nel francese antico il termine aveva, tra gli altri, il valore di “raffreddore del cervello” o “raffreddore di testa”. Nella maggior parte dei casi, la parola "gotta” indicava un'affezione articolare, dovuta all'eccesso dì cibo e di vino, come anche alla crapula.

Ora è possibile capire il motivo per cui è stata attribuita a san Mauro la specializzazione di guarire dalla gotta?

Si tratta certamente di san Mauro, discepolo di san Benedetto e abate dì Glanfeuìl (lat. Maurus, festeggiato il 15 gennaio), che, intorno al 528, sarebbe stato inviato dal fondatore di Montecassino in Gallia, dove diede vita, tra gli altri, al monastero di Glanfeuìl, sulla Loira. Morì nel 584. Il tipo di morte suscita un certo interesse, dal momento che Eustache Deschamps assicura che la sua fine fu causata dalla gotta, evento che spiegherebbe il particolare potere terapeutico. Secondo una leggenda, un'epidemia di peste aveva colpito la regione di Glanfeuìl, e aveva provocato la morte di più di cento religiosi del monastero di san Mauro; lo stesso abate fu colpito da un atroce dolore al fianco, a causa del quale, come gli era stato precedentemente rivelato, sarebbe poi morto. Fu inumato nella chiesa san Martino.

Sulla base di questi elementi dobbiamo, dunque, concludere che la fine di san Mauro è stata causata della peste o non piuttosto dal "dolore al fianco”, che, seconde l'affermazione del Deschamps, allude alla gotta? Prima di rispondere alla domanda andiamo ad esaminare le tradizioni popolari relative al culto del santo.

Reliquiario di san Mauro

Reliquiario di san Mauro situato nel castello di Bečov nad Teplou (Repubblica Ceca).

Il corpo di san Mauro fu rinvenuto nell'845. Per proteggerle dalla profanazione e dalla distruzione dei Normanni, le reliquie furono traslate, per ordine di Carlo il Calvo, nell’abbazia des Fossés o di saint Pierre, nell'hinterland di Parigi. L’abbazia e il luogo dove era costruita continuarono a essere chiamate con il nome di Fossés o di saint Pierre; soltanto nel XIII secolo cominciarono a comparire le denominazioni di Monasterii sancti Mauri o Ecclesia sancti Mauri. Sembra del tutto verosimile che la popolarità del santo inizi esattamente in quell’epoca. Intanto in una carta del 1006 san Mauro viene ricordato tra i patroni della chiesa. A causa della siccità, che nel 1137 minacciava di distruggere il raccolto, Etienne, vescovo di Parigi, fece portare in processione le reliquie del santo e dopo questo rito la pioggia arrivò. È di tutta evidenza che la cerimonia era stata organizzata per sviluppare, nella regione di Parigi, la devozione verso san Mauro.

Dopo il XIII secolo l’abbazia des Fossés si era trasformata nel centro di culto più importante ed era conosciuta tra il popolo soltanto con questo nome. I pellegrinaggi diventavano sempre più frequenti e numerosi, e i miracoli si moltiplicavano. Nel XIV secolo la singolarità terapeutica del santo sembrava definitivamente acquisita. Carlo IV, imperatore di Germania e zio del re dì Francia Carlo V, in occasione di una sua visita in Francia alla fine del 1377, fece un pellegrinaggio a Saint-Maur-des-Fossés per ottenere la guarigione dalla goda. Si sentì talmente sollevato dalla malattia «che potè visitare da solo tutta l’abbazia». Di ritorno nel suo regno l’imperatore, avvertendo di nuovo i sintomi del male, scrisse al nipote per chiedergli una reliquia dì san Mauro; e in effetti l’imperatore ricevette un frammento della costola del santo; il fatto è attestato dalle Lettere imperiali del mese dì Agosto del 1378.

Una preghiera in latino, contenuta in un manoscritto della fine del XV secolo e rivolta a san Mauro, recita: «Deus, qui aeternae gloriae participem heatum Maurum abbatem fieri voluisti, concede nobis propìtius, ipso interveniente, aditum regni coelestis ac in presente vita de morbis Guttarum sanìtatem, cujus ad bene vivendum nos informamur exemplis». [0 Dio, che hai voluto rendere partecipe dell'eterna gloria il beato abate Mauro, concedi a noi propìzio, per mezzo del suo intervento, l’ingresso al regno celeste e nella vita presente la salute dalle malattie delle gotte; al suo esempio noi ci uniformiamo per vivere bene].

Ma san Mauro non era ritenuto potente nel guarire soltanto dalla gotta; era invocato anche contro l'epilessia; infatti «le reliquie di san Mauro guarivano dalla gotta con il loro contatto, dall'epilessia con il loro aspetto». Come si spiega questa doppia specializzazione?

Per dare un risposta alla domanda, bisogna tornare indietro nel tempo e soffermarsi su un’antica usanza locale di Saint-Maurdes-Fossés. L’abate Lebeuf accenna ad una festa, chiamata Concours, che si celebrava il 24 giugno e dì cui si ignora l'origine, È certo che questa solennità risale alla celebrazione pagana del solstizio d'estate, di cui abbiamo parlato a proposito del male di san Giovanni. Vista la grande popolarità della cerimonia, che si svolgeva alle Fossés su un’altura, i monaci del monastero la sfruttarono per finalità religiose e la trasformarono in una festa cristiana in onore di san Mauro. Renaud, vescovo di Parigi durante il regno del re Roberto, autorizzò i canonici del monastero a far partecipare ugualmente i laici alla cerimonia ecclesiastica dei 24 giugno. 1 pellegrinaggi a saint-Maur vennero favoriti anche dall'intervento della Santa Sede, che accordò un'indulgenza a tutti quelli che, il 24 giugno, si recavano sia nella chiesa delle Fossés che in quella di Créteil. L’affluenza dei pellegrini a Saint-Maur diede luogo anche ad una fiera, aperta già nel pomeriggio della vigilia dì san Giovanni.

Abbiamo visto che gli dèi del sole, Apollo e Baleno, erano ritenuti capaci di guarire dall'epilessia e questo dato porta a supporre che fin dall’epoca gallo-romana, durante lo svolgimento delle feste solstiziali, una folla di epilettici ed invasati si recassero sul luogo de Les Fossés per implorare la guarigione dalla malattia. Nel XIII secolo, quando le reliquie di san Mauro, deposte dopo cinque secoli nel monastero delle Fossès, divennero celebri per il loro potere taumaturgico, la tradizione etnica dell'antico culto delle divinità del sole, conosciute per la loro capacità terapeutica, assegnò a san Mauro il potere di Beleno, attribuendogli anche la facoltà di guarire gli epilettici. Stando così le cose, noi siamo in presenza di un procedimento analogo a quello del culto di san Giovanni Battista,

Ma la grande specializzazione di san Mauro era quella di guarire dalla gotta, alla quale ha legato il suo nome. Come abbiamo già sottolineato, questa denominazione della malattia un tempo non designava soltanto il reumatismo articolare, ma diverse altre affezioni. Du Cange riporta il passo seguente, estratto da una lettera dì Robertus de Tumbalenia, del XI secolo: «Hugo vocatus frater quidam [...] subito illa molestia arripitur, quam Medici Epilepsiam vocabulo Graeco dicunt, vel Sacrum morbum, eo quod sacras hominis partes, ut est caput, et mentem occupet; nos vero vulgatiter Guttam Caducam, ex eo quod cadere faciat, vocamus». [Un fratello chiamato Ugo improvvisamente viene colpito da quella malattia che i medici chiamano, con un vocabolo greco, epilessia, o morbo sacro, perché prende possesso delle parti sacre dell'uomo, cioè la testa e la mente; noi in verità la chiamiamo volgarmente “gotta caduca” per il fatto che fa cadere]. In un documento francese del XIV secolo scorgiamo l'uso del termine “gotta perfida” che, secondo Littré, designava l’epilessia: «Quel Tommaso s'incamminò verso la fine della vita a causa di una malattia, così come si racconta, della quale spesso aveva sofferto, chiamata gotta perfida». Il mal caduco sembra essere descritte nel passaggio di un documento del 1425: «Quel ragazzo era toccato da una malattia [..,] chiamata gotta, di cui soffriva periodicamente».

Queste citazioni occupano un posto di indubbia rilevanza nell'attestare che l'epilessia era conosciuta anche nel Medio Evo sotto il nome dì “gotta”, “gotta perfida” e dì “gotta caduca”. Sembra che il francese “gotta caduca”, riferito dal Dictionnaìre de Trévoux, venisse usato come sinonimo del mal caduco, dell'epilessia. E allora per quali strade il termine “gotta” ha assunto il significato di epilessia? Il latino gutta aveva fin dall'inizio l'accezione medica dì “congestione polmonare'’ e di "catarro”, (nel francese antico “gotta” configurava ugualmente il “raffreddore”). Secondo una teoria galenica modificata, l'epilessia era imputabile ad una costipazione del cervello e dei nervi, ma si credeva nello stesso tempo che il mal caduco venisse provocato da un cattivo vapore che faceva costipare il cervello, il che potrebbe spiegare l’evoluzione semantica.

Le tradizioni etniche delle Fossés portano a credere che il morbo comiziale costituiva la prima competenza terapeutica di san Mauro, Poiché questa malattia era designata, tra gli altri, con i nomi di “gotta”, “gotta perfida”, e “gotta caduca”, il santo, guaritore della “gotta caduca”, con tutta facilità è stato invocato contro una malattia indicata con il termine, usato nel suo significato più ampio, di “gotta”. In ogni caso, era unicamente a quest’ultimo male che san Mauro legò il suo nome, dal momento che i testi, da noi citati, non consentono di pensare all'epilessia. San Giovanni Battista, il cui potere di guarire dal “grande male” ha avuto probabilmente la stessa genesi di quella di san Mauro, in quest’ambito aveva finito per sopraffare la maggior parte degli altri santi. E possibile che il suo potere sull’epilessia, per i motivi che abbiamo esposto, fosse localizzato ne! perimetro delle Fossés. Secondo una testimonianza, il patrono di un’altra chiesa di Saint-Maur-des-Fossés, quella di Notre-Dame des Miracles, aveva la fama di guarire “gli epilettici, gli ammalati di gotta e altre malattie”, il che rende ancora più verosimile che si tratti in realtà di una credenza popolare locale, perché sì riferisce a pili di un santo venerato nello stesso luogo.

Ma torniamo ancora per un attimo a quelle “Ballate” di Eustache Deschamps, nelle quali figura san Mauro. Sembra che il poeta sì sia soffermato anche sul potere del santo di infliggere la sua malattia, come per esempio nella Ballata 784; «San Mauro, rendimelo gottoso». Tn realtà certi tratti della leggenda indicano un san Mauro rancoroso e vendicativo, pronto a punire quelli che gli mancano di rispetto.

Heinrich Alt ritiene che l'invocazione contro il reumatismo del cervello sia da ascrivere a quel passo della narrazione popolare dove si racconta di un san Mauro che cammina miracolosamente sull’acqua senza bagnarsi né prendere reumatismi. Noi, invece, crediamo che ci sia motivo di richiamane l’attenzione sulla plurima accezione del termine “gotta”, che, tra gli altri significati, designa, come abbiamo rilevato, anche il “catarro”.

 


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5 marzo 2017        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net