San Bernardo di Chiaravalle

Elogio della nuova Cavalleria - Breve introduzione

Estratto da “San Bernardo - La vita”, di Jean Leclercq, Jaca Book 1994


 

Tra gli altri ordini religiosi, uno di quelli che ha maggiormente beneficiato dell’opera di Bernardo è l’Ordine militare dei Cavalieri del Tempio. Egli partecipò nel 1128 al concilio di Troyes, che confermò quest’Ordine, da poco fondato per assicurare protezione ai cristiani in Palestina e in Siria, terre conquistate dalle crociate. Bernardo stese una bozza della loro regola. Poco dopo il concilio, fu pregato inoltre di scrivere un elogio di quell'Ordine, perché fosse conosciuto e potesse svilupparsi con l’ingresso di nuovi membri. La richiesta veniva da Ugo di Payns, conte di Champagne, moderatore generale dell’Ordine del Tempio nel quale era entrato nel 1125. Bernardo, come sempre, non si affretta ad acconsentire a simili richieste, non ama agire avventatamente; vuole lasciare ad altri più competenti di lui la possibilità di compiere quanto gli viene richiesto. Per tre volte si dovette supplicarlo perché si mettesse all’opera; finalmente acconsentì e compose il libro De laude novae Militiae.

Come sua abitudine, egli scrive per obbedienza, e secondo un metodo ormai sperimentato: prima di denunciare il male, comincia a esaltare il bene. Spesso pone in parallelo il male e il bene, perché il loro contrasto è un mezzo per far amare il bene. Ora, poiché per l’uomo l’unico bene è il servizio del Signore, Bernardo contrappone la milizia per Gesù Cristo a quella per il secolo. Con squisita delicatezza fa di tutto per esser utile ai Templari: ne descrive le occupazioni, parla dei Luoghi Santi in cui abitano, insomma cerca in ogni modo di far loro propaganda. Fa tutto ciò senza badare all’interesse del proprio Ordine e immemore che colui che gli aveva commissionato l’opera, Ugo di Payns, ha preferito il Tempio alla vita cistercense. Bernardo pratica veramente ciò che predica: non cerca il proprio interesse, ma quello di Gesù Cristo.

Bernardo non può soffermarsi molto a descrivere la vita che si conduce nei castelli e nelle commende dei Templari. Lo fa solo nella misura in cui questa descrizione contribuisce a rendere più attraente il suo volume, per guadagnare la benevolenza dei lettori; egli però deve trovare il modo di parlare loro di nostro Signore, e lo fa subito: con la gioia di un fanciullo percorre spiritualmente i luoghi santificati dalla presenza di Gesù. Tutto è per lui motivo di contemplazione, anche in uno scritto occasionale, a favore di un Ordine che faticava a trovare vocazioni. Poiché si rivolge a laici, usa un linguaggio teologico elementare: il suo compito è quello di servire; sia che scriva a cavalieri, a teologi o a monaci, egli adatta sempre lo stile e il linguaggio ai suoi interlocutori: sottile con gli uomini di scienza, semplice con gli uomini d’arme. In questa sua catechesi inserisce esortazioni morali utili sia ai religiosi del Tempio sia a tutti coloro che leggeranno la sua opera.


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1 novembre 2021   a cura di Alberto "da Cormano"   Grazie dei suggerimenti   alberto@ora-et-labora.net