Il ritrovamento delle Reliquie di San Benedetto


Questo testo è stato estratto e tradotto liberamente dal sito Internet "Medieval Source Book"

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Introduzione

Da quando le reliquie erano considerate quasi indispensabili alla comune devozione nel Medioevo, e specialmente ai monaci, era naturale che fossero cercate e trovate dappertutto. L'esempio seguente è scelto, tra le centinaia che potrebbero essere riportati, in considerazione della fama del santo, del tono equilibrato del resoconto stesso e del rispetto con cui è considerato da un così grande studioso come il Mabillon. (Monaco benedettino nato a Saint-Pierremont, Reims, nel 1632 e morto a Parigi nel 1707; è il fondatore della moderna scienza paleografica e della diplomatistica. Tra i suoi numerosi studi meritano di essere ricordati in questo contesto la grandiosa edizione degli "Acta Sanctorum Ordinis S. Benedicti" (9 vol., 1668-1701) ed il "Traité des études monastiques" del 1691).

Il possesso della salma di S. Benedetto è stato disputato per molti secoli (e in un certo senso è disputato ancora) tra Montecassino e Fleury sur Loire, o, come è spesso denominato, St. Benoît sur Loire. Il Mabillon nel 1685 pubblicò la seguente "narratio brevis" ricavata da un manoscritto medievale del monastero di S. Emmeram situato a Ratisbona (Regensburg in tedesco), che egli giudicò vecchio di 900 anni e perciò contemporaneo con la "traslazione" del corpo del santo. (Mabillon: Vetera Analecta, vol. IV, 1685, pag. 451-453).

Particolare del timpano dell'Abbazia di Fleury con raffigurata la storia della traslazione delle reliquie.


IL RITROVAMENTO DI UNA RELIQUIA

Nel nome di Cristo. C'era in Francia, grazie alla provvidenza di Dio, un Prete dotto che intraprese un viaggio in Italia, per poter scoprire dove fossero le ossa del nostro santo padre Benedetto, che nessuno più venerava. [ Nota: Montecassino, monastero fondato da S. Benedetto su un rilievo roccioso dell'Appennino tra Roma e Napoli, era stato distrutto dai Longobardi nel 580 circa, e rimase disabitato fino a 718]. Alla fine giunse in una campagna abbandonata a circa 70 o 80 miglia da Roma, dove S. Benedetto anticamente aveva costruito un convento nel quale tutti erano uniti da una carità perfetta. A questo punto questo Prete ed i suoi compagni erano inquietati dall' insicurezza del luogo, dato che non erano in grado di trovare né le vestigia del convento, né quelle di un luogo di sepoltura, fino a quando finalmente un guardiano di suini indicò loro esattamente dove il convento era stato eretto; tuttavia fu del tutto incapace di individuare il sepolcro finché lui ed i suoi compagni non si furono santificati con due o tre giorni di digiuno. Allora il loro cuoco ebbe una rivelazione in un sogno, e la questione apparve loro chiara poiché al mattino fu mostrato loro, da colui che era sembrato più infimo di grado, che le parole di S. Paolo sono vere (I Cor. 1, 27): "Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti" o di nuovo, come il Signore stesso ha predetto (Matt. 20: 26): "Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo". Allora, ispezionando il luogo con maggiore diligenza, trovarono una lastra di marmo che dovettero tagliare. Finalmente, spezzata la lastra, rinvennero le ossa di S. Benedetto e, sotto un'altra lastra, quelle di suoi sorella; poichè (come pensiamo) il Dio onnipotente e misericordioso volle che fossero uniti nel sepolcro come lo furono in vita, in amore fraterno ed in carità cristiana. Dopo avere raccolto e pulito queste ossa le avvolsero, una ad una, in un fine e candido tessuto, per portarle nel loro paese. Non fecero menzione del ritrovamento ai Romani per paura che, se questi avessero saputo la verità, indubbiamente non avrebbero mai tollerato che reliquie così sante fossero sottratte al loro paese senza conflitti o guerre di reliquia, il che Dio ha reso manifesto, affinché gli uomini potessero vedere come grande era il loro bisogno di religione e santità, mediante il seguente miracolo. Avvenne cioè che, dopo un pò, il lino che avvolgeva queste ossa fu trovato rosso del sangue del santo, come da ferite aperte di un essere vivente. Dalla qual cosa Gesù Cristo ha inteso mostrare che colui a cui appartengono quelle ossa è così glorioso che avrebbe vissuto veramente con Lui nel mondo a venire. Allora furono poste sopra un cavallo che le portò durante tutto quel lungo viaggio così agevolmente che non sembrava ci fosse nessun carico. Inoltre, quando attraversavano foreste o percorrevano strade strette, non c'era albero che ostruisse il cammino od asperità del percorso che impedissero loro di proseguire il viaggio; così che i viaggiatori hanno visto chiaramente come questo potesse avvenire grazie ai meriti di S. Benedetto e di sua sorella S. Scolastica, affinché il loro viaggio potesse essere sicuro e felice fino al regno di Francia ed al convento di Fleury. In questo monastero sono seppelliti ora in pace, finché sorgeranno nella gloria nell'Ultimo Giorno; e qui conferiscono benefici su tutti coloro che pregano il Padre tramite Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che vive e regna nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

(Per un una raccolta dei miracoli di Fleury ricevuti grazie a queste ossa, si veda il libro di E. Certain "Miracles de St. Benoît" - Soc. d'Histoire de France).

Estratto da C.G. Coulton, Life in the Middle Ages, (New York: Macmillan, c.1910), Vol IV, 29-31.

 


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21 giugno 2014                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net