REGOLA DEL MAESTRO

 (Libera traduzione da "Patrologia Latina" - J. P. Migne)

 

Domanda dei discepoli:

CAPITOLO LXXXVII.

 Come un fratello, sia già converso, come anche laico, deve entrare nel monastero, offrirsi ed esservi accolto.

 

Il Signore ha risposto per mezzo del maestro:

1 Quando un nuovo fratello, sia già converso 1), come anche laico, entra nel monastero e chiede di esservi accolto, 2 l'abate inizierà col rispondergli che potrebbe non essere in grado di osservare le prescrizioni della regola. 3 Quando dirà che è in grado di obbedire in tutto, allora gli si leggerà la presente regola del monastero. 4 Completata la lettura di questa regola, l'abate gli predirà ogni cosa verbalmente. Quando il nuovo fratello avrà risposto che è pronto senza dubbio a tutto, 5 allora l'abate continuerà dicendo: "Che cosa sarà delle tua proprietà, di cui disponi a tuo piacimento? 6 Poiché non è bene per te che i tuoi beni rimangano altrove, mentre tu sei qui che ti dedichi alle cose di Dio; 7 ma, come dice la Scrittura: “dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6, 21). 8 Infatti, ciò non ti conviene poiché il diavolo potrebbe solleticarti ed i tuoi beni, che sono al di fuori, potrebbero farti uscire dal monastero ispirandoti il loro rimpianto. 9 Tu abbandonerai il servizio della santa scuola e tornerai a quello della tua volontà. 10 Con gioia, "tu tornerai, come un cane, al tuo vomito" (Pr 26, 11), 11 e di nuovo tu inghiottirai, con la spazzatura, la saliva sputacchiata per terra".

12 "Ma chi ama la perseveranza non desidera conoscere alcuna occasione per andarsene via; abbiamo perciò stabilito un salutare decreto, 13 affinché tu ascolti la voce del Signore che ti dice: "va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri ...; e vieni! Seguimi!" (Mt 19, 21). 14 Se vuoi seguire questa parola, "va', vendi quello che possiedi" e porta qui davanti a me tutto il suo valore. 15 In tua presenza, io lo darò ai poveri, affinché non rimanga nel mondo alcuna pegno del tuo ritorno a lui. 16 Se, infatti, prima di entrare nel monastero per restarvi, ti è comunque ancora garantita la libera disposizione dei tuoi beni, 17 è perché, dopo l'entrata definitiva, la regola proibisce al discepolo di possedere qualcosa di proprio, sia nel monastero che all'esterno, 18  in modo che la propria volontà non abbia modo di affermarsi".

19 "Tuttavia, se ti sembra gravoso vendere tutto e se questi beni possono essere utili al monastero con la tua persona, 20 non lasciarli nel mondo come pegno del tuo ritorno, 21 ma porta tutto con te nel monastero fedelmente, 22 senza nascondere nulla a Dio, al cui servizio ti sottometti con tutti i tuoi beni, 23 perché egli guarda tutto ovunque e "nulla vi è di nascosto che non sarà svelato" (Mt 10, 26). 24 Ricorda la frode di Anania e di Saffira: dei beni che avevano offerti a Dio, anche di quelli, essi volevano nascondere qualcosa ed avevano subito la morte eterna invece di trovare credito" (Cfr. At 5, 1, 11).

25 Non appena il nuovo fratello ascolterà questo discorso, se in conformità alla prima sentenza divina ha venduto e distribuito tutto tramite le mani dell'abate, - 26 se il suo desiderio è ben deciso a vendere tutto ed a non riservare nulla per il monastero, 27 non lo si spingerà a farlo, a meno che lo voglia di suo spontanea volontà - 28 , quando dunque tutto sarà stato distribuito dalle mani dell'abate e vorrà stabilirsi nel monastero, non gli sarà richiesto un impegno scritto di perseveranza 29 poiché, facendo l'elemosina di tutti i suoi beni, ha dato un pegno della sua fedeltà a Dio. 30 In effetti, distribuendo tutti i suoi beni, egli dimostra che è capace di dimorare presso Dio fedelmente, poiché per Lui desidera non avere più delle proprietà. 31 Egli darà solo la sua parola che non gli rimane nulla di nascosto al di fuori del monastero. 32 Se l'abate permette a coloro che entrano di prendere questa decisione, è affinché non giudichino che egli brama i beni delle persone più delle loro anime.

33 In quanto al fratello che sceglie di donarsi al monastero con i suoi beni e che non decide di venderli, 34 per timore che il diavolo gli faccia cambiare idea, lo inciti e causi problemi al monastero rivendicando i suoi beni quando vorrà andarsene, 35 prima di tutto garantirà con uno scritto la sua stabilità, aggiungendo un inventario dei suoi beni, ed offrirà il tutto con la sua anima sotto forma di una donazione a Dio ed all'oratorio del monastero, 38 con un atto controfirmato da testimoni religiosi: vescovo, sacerdote, diacono e chierici del territorio stesso. 87 In questo atto di garanzia dichiarerà che, se mai vorrà lasciare il monastero, lo dovrà fare senza i suoi beni e che si allontanerà da Dio senza perdono per i suoi peccati. 38 Quando l'abate avrà questi beni a sua disposizione, considererà tutto il superfluo che vedrà eccedere i bisogni indispensabili del monastero e 39 questi beni superflui saranno venduti a beneficio dell'anima di questo fratello, a motivo del precetto citato sopra di seguire il Signore con l'elemosina, ed il loro prezzo sarà dato ai poveri. 40 Così, ciò che questo fratello inesperto non seppe come fare, l'abate, come un dotto maestro, sarà in grado di realizzarlo a suo vantaggio.

41 Per quanto riguarda il fratello che dichiara di non avere nulla, innanzitutto si indagherà presso i suoi vicini nel paese dove ha vissuto 42 e, se appare che la sua povertà è veramente totale, 43 allora presenterà qualcuno che risponderà della sua perseveranza, stipulando una penalità in calce all'atto di garanzia; ciò vale, tuttavia, se è già una persona conosciuta. È solo in seguito che deve essere ricevuto nel monastero, 44 per timore che non abbia messo alcuni dei suoi beni in deposito all'esterno per un certo periodo, facendo al monastero una falsa dichiarazione di povertà 45 e così, non solo non dona nulla a Dio sotto forma di elemosina o al monastero come donazione, 46ma potrà venir richiamato dai suoi beni che lo attendono fuori ed uscirà con un pretesto, quando gli converrà. 47 Quando egli avrà fornito l'avallo di un garante con una clausola penale, 48 solo allora gli saranno affidati con sicurezza e senza sospetto, per gli affari del monastero, i beni del monastero od il denaro per gli acquisti e gli animali per i mezzi di trasporto.

49 Se, per di più, si presenta al monastero un fratello sconosciuto nella sua stessa patria, che nessuno riconosce, e se desidera stabilizzarsi nella società del monastero, 60 si esigerà da lui solo la fedeltà a questo giuramento: 51 "se mai vorrà lasciare il monastero, lo farà a conoscenza dell'abate e di tutti". 52 E quando verrà il momento che vorrà uscire, giurerà innanzitutto che non ha commesso alcun furto sui beni del monastero, sia mettendoli in deposito al di fuori con anticipo, sia portandoli con sé di nascosto, 53 a meno che l'abate non voglia dargli qualcosa per pietà. 54 Così, se spergiurerà, porterà nella sua anima il dolore di ciò che non è stato in grado di realizzare nel suo corpo. 55 Tuttavia, egli consegnerà all'abate gli abiti del monastero con cui era stato vestito, così come le scarpe, 56 affinché il fratello che rimane con perseveranza possa approfittare di ciò che viene tolto a coloro che se ne vanno, 57 e che l'abitante del monastero possieda, come giusto, gli effetti del monastero, 58 mentre vengono tolti, come giusto, a colui che separa il suo cuore ingiustamente dalla perseveranza nel monastero: 59 non piaccia, davvero, di donare questi effetti a chi ha cessato di compiacersi del genere di vita in cui vengono utilizzati.

60 Se, d'altra parte, (un fratello) fa un giuramento, non di stabilirsi, ma di rimanere per un po', 61 testimonierà soltanto che non uscirà senza che lo sappia l'abate e senza salutarlo, né rubando, 62 e da ora sarà sorvegliato senza che lo sappia. Non avrà nulla a sua disposizione 63 e sarà costretto a lavorare insieme con i fratelli, in modo che viva del suo lavoro. 64 Tuttavia, se è senza vestiti e l'abate desidera dargliene un po', egli li indosserà solo durante il periodo del suo soggiorno, 65 e saprà che dovrà restituire tutto quando vorrà uscire. 66 Poniamo il caso di (un fratello) che, al suo ingresso, non abbia prestato al monastero alcun giuramento 67 e, come persona sconosciuta, non si sia sottomesso all'abate con un vincolo di garanzia che costituisca una sicurezza riguardo ai suoi propositi, 68 sia che non abbia dato nulla a Dio sotto forma di elemosina 69 , sia che non abbia lasciato nulla dei suoi beni al monastero per donazione, come pegno di garanzia, 70 sia che non abbia trovato nessun garante, perché sconosciuto, 71 sia che non lo vincoli nessuna fedeltà ad un qualsiasi giuramento. 72 Se mai questo fratello di dubbia stabilità venisse mandato con carri, con animali e con il denaro per gli acquisti, 73 ben presto, sotto la guida del diavolo e con l'occasione fornita dalle disponibilità e dai carri, partirebbe piuttosto verso terre straniere, benché fosse incaricato dei beni del monastero. 74 Sicuri di lui, nel monastero lo aspetterebbero ogni giorno ingannandosi 75 e, col passare del tempo, lo inseguirebbero soltanto molto tardi o mai.

 

Domanda dei discepoli.

CAPITOLO LXXXVIII.

LA DILAZIONE ACCORDATA AI FRATELLI DA ACCOGLIERE, AFFINCHE' RIFLETTANO PRIMA DI CONFERMARE LA LORO STABILITA'.

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

1 Quando il nuovo fratello, attraverso l'abate, si è trovato d'accordo con la regola riguardo a tutto ciò che è stato detto sulla fissazione della sua stabilità, 2 mediante offerta in elemosina dei suoi beni, o con donazione al monastero o tramite un'attestazione di un garante con una clausola penale, oppure, se sconosciuto, garantirà col pegno del giuramento, 3 allora gli si concederà il tempo di due mesi come dilazione per riflettere in se stesso. 4 Intanto lavori comunque con i fratelli e sia soddisfatto della razione comune di cibo e della disciplina delle scomuniche della regola, 5 per provare gli usi del monastero, farsi mettere alla prova dal monastero, 6 e per riflettere in se stesso per sapere se deve fissarsi al servizio di Dio o ritornare più volentieri al diavolo. 7 In quei due mesi, (i nuovi arrivati) staranno sotto la custodia dei fratelli che sovrintendono ai forestieri, anch'essi ugualmente sorvegliati senza che se ne accorgano, 8 e dormiranno nella casa dei pellegrini 9 in modo che i sorveglianti li osservino nel loro andare e venire nel monastero 10 e che, in ogni momento, se si allontanano da qualche parte dalla comunità dei fratelli, i sorveglianti si affrettino a cercarli, per evitare che anticipino la partenza senza salutare e con degli oggetti rubati.

11 Se, dopo due mesi, non essendo piaciuta la disciplina (al nuovo venuto) e neanche lui al monastero, egli deciderà di andarsene, 12 allora, sotto gli occhi dell'abate e di tutti, avendo giurato di non aver commesso nessun furto e dopo aver restituito gli effetti del monastero che aveva ricevuto per un certo tempo, 13 darà la pace a tutti: dopo aver ricevuto un bastone da tenere in mano, nonché le provviste per il viaggio, si farà una preghiera, si dirà un versetto, gli si renderà la pace e 14 poi, se vorrà, partirà come un ospite; colui che Cristo aveva, suo malgrado, accolto come ospite, il diavolo lo riprenderà al suo posto.

Domanda dei discepoli:

CAPITOLO LXXXIX.

IN CHE MODO UN NUOVO FRATELLO DEVE FARE IL SUO INGRESSO DEFINITIVO NEL MONASTERO.

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

1 Una volta completati i due mesi di dilazione concessi per la riflessione, e se, gradendo la (necessaria) disciplina, il nuovo fratello sceglierà di preferenza la stabilità e, dopo una nuova promessa di legarsi alla regola che gli è stata letta, gli piacerà di adempiere alla perseveranza, 2 l'abate lo interrogherà di nuovo per sapere che cosa ha deciso durante il periodo di dilazione che gli è stato concesso. Replicando alla risposta del fratello che prometterà di mantenere tutta l'obbedienza, l'abate risponderà: "Deo gratias".

3 Il giorno successivo, dopo aver finito di dire le preghiere dell'ora prima, quando l'abate uscirà con la comunità sulla soglia dell'oratorio, il nuovo fratello chinerà la testa fino alle sue ginocchia, 4 chiedendo a lui ed a tutta la sua comunità di voler restare un po' nell'oratorio a pregare per lui. 5 Subito si pregherà a lungo per lui, l'abate concluderà in nome di tutti e, quando starà per uscire, il nuovo discepolo gli afferrerà umilmente l'abito e lo tratterrà con la mano 6 presentandogli la seguente richiesta: "Ho qualcosa da suggerire, prima a Dio ed a questo santo oratorio, poi a te ed alla comunità". 7 L'abate risponderà: "Facci sapere di cosa si tratta". 8 L'aspirante continuerà dicendo: "Io voglio servire Dio mediante la disciplina della regola che mi è stata letta nel tuo monastero". 9 L'abate risponderà dicendo: "Ti piace ciò? " 10 Il futuro discepolo continuerà così: "Innanzitutto piace a Dio, e poi a me". 11 Allora l'abate dirà: "Guarda, fratello, che questo non lo prometti a me, ma a Dio ed a questo oratorio ed al sacro altare. 12 Se obbedirai in tutto ai precetti divini ed alle mie istruzioni, il giorno del giudizio riceverai la corona per le tue buone azioni, 13 ed io otterrò qualche indulgenza per i miei peccati, per averti incitato a sconfiggere il diavolo insieme con il mondo. 14 Ma se ti rifiuterai di obbedirmi in qualcosa, ecco che io chiamo il Signore come testimone, 15 ed anche questa comunità mi renderà testimonianza nel giorno del giudizio. 16 Poiché, come ti ho detto prima, se tu non mi obbedirai in qualcosa, io sarò assolto nel giudizio di Dio, e tu renderai conto della tua anima e del tuo disprezzo".

17 Dopo questo discorso, se entra con i suoi beni, lo stesso donatore deporrà sull'altare di sua propria mano l'inventario e la donazione di questi beni che lascia a Dio tramite il monastero. 18 In quel momento, il fratello dirà: "Ecco, Signore, io ti restituisco e ti offro con la mia anima, nella mia povertà, tutto quello che mi hai donato, 19 e voglio che i miei beni siano là dove è il mio cuore (Mt 6, 21) e la mia anima, 20 ma a disposizione del monastero e dell'abate che tu, Signore, poni sopra di me affinché io lo rispetti come se tenesse il tuo posto, dal momento che tu dici loro: "Chi ascolta voi ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me" (Lc 10, 16). 21 Inoltre, poiché per suo tramite tu ti prendi cura di tutto il necessario, noi non dobbiamo avere nulla di proprio, 22 dal momento che tu sei per noi utile in tutto e che tu solo sei sufficiente per tutto: 23 quindi per noi d'ora in poi vivere è la speranza che abbiamo in Cristo, e morire è per noi un guadagno (Cfr. Fil 1, 21; Col 1, 27; 1 Tm 1, 1).

24 Dopo questo discorso, il nuovo fratello dirà lui stesso questo responsorio: "Accoglimi, Signore, secondo la tua parola ed io vivrò, e non mi deludere nella mia attesa" (Sal 119 (118), 116; Vulg.). 25 Dopo questa risposta, l'abate dirà questo versetto: "Conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi" (Sal 68 (67), 29). 26 Detto questo versetto, tutti gli daranno immediatamente la pace, l'abate farà la conclusione e, 27 dopo aver preso l'inventario posto sull'altare, 28 subito porrà il nuovo discepolo sotto (il governo di) un preposito. Una volta consegnato nelle sue mani, uscirà dalla cerimonia con gli altri fratelli.

29 In quel giorno, dunque, come segno di umiltà, sarà lui stesso a versare l'acqua sulle mani dei fratelli quando entreranno per la comunione 30 e, nel darla, bacerà le mani di tutti e chiederà ad ognuno di pregare per lui.

31 Per quanto riguarda gli inventari delle donazioni effettuate dai fratelli, l'abate, all'avvicinarsi della sua morte, inserirà nel suo testamento quella parte che non sarà stata ancora spesa per gli affari del monastero, 32 così come i nomi dei rispettivi donatori. 33 Così, dopo la sua morte, se qualcuno vorrà lasciare il monastero non oserà rivendicare i suoi beni, 34 né violare la stabilità promessa al monastero e la fede giurata al defunto, 86 né oserà dire che nel monastero c'è qualcosa che gli appartiene e che non è stato oggetto di una donazione.

Domanda dei discepoli:

CAPITOLO XC.

QUANDO UN LAICO ENTRA NEL MONASTERO, NON gli si DEVE CAMBIARE L'​​ABITo, NÉ fargli LA TONsura RELIGIOSA PRIMA DI UN ANNO.

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

1 Quando una nuova recluta proveniente dal secolo si rifugia nel monastero per il servizio di Dio e manifesta la volontà di condurre la vita religiosa, non gli si creda così facilmente. 2 L'abate fingerà, solo a parole, non di fatto, di rifiutargli la dimora nel monastero. 3 Per metterlo alla prova gli si prospetteranno pesanti difficoltà e, per vedere quanto vale la sua obbedienza, gli si prevederanno cose contrarianti ed amare per la sua volontà; 4 gli si faranno temere digiuni quotidiani. 5 Inoltre, imparerà tramite la lettura della regola e tramite ciò che l'abate gli dirà che nessuno al monastero ha il diritto di dire: "Questo lo voglio e questo non lo voglio; questo lo amo e questo lo odio", così che nessuno possa scegliere in base alla propria volontà. 6 Saprà anche che se qualcuno vuole condurre perfettamente la vita religiosa nel monastero, ciò che egli vuole in virtù della sua volontà personale, non gli è più permesso farlo. 7 Perché? Perché "ci sono vie che sembrano diritte per l’uomo, ma alla fine conducono su sentieri di morte" (Pr 16,25; Vulg.). 8 E ciò che non vuole, a questo lo si obbligherà, al fine di recidere in lui la sua propria volontà, che è la nemica di Dio. 9 Se qualcuno vuole condurre perfettamente la vita religiosa, tutto ciò che ama e desidera gli sarà negato, e tutto ciò che odia, gli sarà imposto, 10 secondo la parola del Signore: "Se qualcuno vuole essere mio discepolo, rinneghi se stesso, e mi segua" (Mt 16, 24; Vulg.), 11 in altre parole, non faccia la sua volontà, ma quella di Dio. 12 Deve sopportare tutto per il Signore colui che vuole militare nella sua scuola. 13 Inoltre, che cosa possiamo sopportare degnamente per il Signore? Secondo le parole dell'Apostolo Paolo: "Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura" (Rm 8, 18). 14 Così, se un persecutore mette a fuoco un servo di Cristo, si tratta di un calore temporaneo che, una volta cessato il dolore, non si sente più; infatti, esso non è come l'altro fuoco, inestinguibile, 16 e non brucia come la punizione dell'eterna geenna, riservata all'anima peccatrice per l'eternità. 16 Se infligge le torture dell'uncino, del cavalletto o delle verghe, alla sopportazione di un piccolo dolore subentra immediatamente la corona dell'eterna gioia. 17 Se una prigione oscura ci tiene reclusi a motivo di Dio, in compenso ci attende la Gerusalemme eterna, costruita con perle ed oro ed adornata di pietre preziose (Cfr. Ap 21, 18-21). 18 Se l'oscurità della prigione ci fa perdere la vista a motivo di Dio, potrà oscurarci per un momento, ma dopo saremo accolti nella vita eterna dall'altra luce 19 che non brillerà per la luminosità del sole e della luna, delle stelle del cielo e della lampada, ma dell'eterna maestà di Dio stesso. 20 Se meriteremo di andarcene, morendo per Dio, da questa terra che stiamo calcando nella vita presente, subito saremo autorizzati a camminare all'infinito sull'altra "terra sette volte più splendente dell'argento" (Visio Pauli 21). 21 D'altra parte, se disprezzeremo per Dio le cosiddette delizie di questo secolo, che contaminano le nostre viscere piuttosto che nutrirle, 22 saremo subito ammessi per sempre alle rive di quei fiumi che scorrono senza fine e che sono pieni in abbondanza di "miele e latte, vino ed olio" (Visio Pauli 22-3), 23 come pure di "frutti vari e diversi che gli alberi di quel posto producono dodici volte l'anno", non perché siano stati coltivati ​​dall'uomo, ma in virtù dell'abbondanza divina. 24 Non è la fame che li rende piacevoli al palato e nessun bisogno incita a mangiarli, 25 ma, quando gli occhi dei santi si sono saziati della loro vista, in aggiunta ognuno sente nella sua bocca il gusto che gli è delizioso (Passio Sebastiani 13).

26 È dunque giusto che noi patiamo per il Signore con digiuni ed astinenze per un breve periodo, per meritare di essere saziati per sempre dai beni che ci ha preparato 27 , che sopportiamo per Dio l'oscurità del carcere in cui il persecutore ci ha rinchiuso, per "risplendere" nella luce eterna di lassù, quando "come scintille nella stoppia correremo qua e là" (Sap 3, 7). 28 Abbracciamo con piacere per Dio una morte temporanea, per essere sempre liberi dalla morte eterna della Geenna. 29 Infine, anche in un tempo in cui la persecuzione è cessata, nella piena pace del cristianesimo, ci sottomettiamo nella scuola del monastero alle prove ed alle mortificazioni delle nostre volontà sotto gli ordini dell'abate 30 affinché, dopo il pellegrinaggio nella vita di questo mondo, quando nostro Signore ci farà comparire al suo giudizio, gli consegneremo le degne opere che avremo fatto. 31 Allora gli offriremo la pazienza con cui abbiamo accettato tutte le cose dure e varie ordinate dall'abate e sopportate da noi con gioia nel suo nome, 32 così come le varie mortificazioni della nostra volontà, sostenute molto di buon grado per il nome di Dio e la salvezza della nostra anima, 33 dicendo al Signore: "Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello" (Sal 44 (43), 23). 34 E quando tutte queste cose ci sono piombate addosso, "non ti abbiamo dimenticato" e, osservando l'obbedienza, "non abbiamo rinnegato la tua alleanza". 35 "Non si è volto indietro il nostro cuore" (Sal 44 (43), 18-19) tralasciando la perseveranza nelle buone azioni ed il desiderio della speranza futura, perché "i nostri passi non hanno abbandonato il tuo sentiero" (Sal 44 (43), 19). 36 In questo sentiero, "O Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai purificati come si purifica l’argento" (Sal 66 (65), 12). 37 "Ci hai fatto cadere nel laccio" della tentazione, "hai messo sul dorso" della nostra umiltà tribolazioni di amarezza, 38 non permettendoci di fare la nostra volontà, ma obbligandoci a fare la tua. 39 Così "hai fatto cavalcare uomini sopra le nostre teste" (Sal 66, (65), 11-12: Vulg.), 40 perché ci hai fatto vedere che dovevamo essere messi alla prova da un abate maestro e da un preposito di disciplina. 41 Questi tali continuano a dire al Signore, quando ormai sono giunti al secolo futuro: "Siamo passati per il fuoco e per l’acqua, poi ci hai fatto entrare in un luogo di ristoro" (Sal 66 (65), 12; Vulg.), 42 vale a dire, "Siamo passati attraverso le amarezze imposte sulla nostra volontà 43 e, servendo nella santa obbedienza, ecco che abbiamo raggiunto il riposo che ci offre la tua bontà. 44 E noi gli diremo di nuovo: "Ci hai restituiti nella gioia i giorni in cui ci hai umiliato, gli anni in cui abbiamo conosciuto la sventura" (Sal 90 (89), 15; Vulg.), 45 così che il fuoco della Geenna non possa rivendicare nulla in noi, poiché il diavolo, che deve essere bruciato laggiù, non avrà compiuto in noi nessuna delle sue opere.

46 Deve quindi sopportare tutto per il Signore, colui che desidera militare nella sua scuola. 47 E, come l'oro, sia testato "con la lima, i martelli ed il fuoco" della fornace, così da poter servire al "diadema di Dio ed alla corona del Signore" (Passio Juliani 36), 48 perché quando uno non compie la sua stessa volontà, è costretto a fare quella di colui al quale diciamo ogni giorno in preghiera: 49 "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra" (Mt 6, 10). 50 La terra è il nostro corpo, al quale il Signore ha detto: "Tu sei terra e in terra ritornerai" (Gen 3, 19; Vulg.) 51 Ogni volontà propria è carnale e viene dal corpo: così la sua seduzione ci invita a commettere azioni anche ingiuste, 52 poiché sembra dolce alla carne nella soddisfazione dei desideri durante il breve spazio di questa vita, 53 ma sarà più amara del fiele in seguito e nell'eternità. 54 Perciò la nostra lingua è giustamente invitata a gridare ogni giorno al Signore: "Sia fatta la tua volontà nella terra" del nostro corpo. 55 Questa volontà, se i superiori ce la trasmettono nella scuola del monastero e se la compiamo tutti i giorni con l'obbedienza, 56 con ragione dobbiamo credere che il Signore ci perdonerà in futuro e dobbiamo sperare, inoltre, che la sua grazia vorrà coronarci, 57 perché abbiamo sempre fatto la sua volontà, non la nostra 58 poiché non abbiamo mai preferito la nostra persona ed i desideri della carne al suo amore 59 e per lui siamo sempre stati pronti persino a perdere le nostre vite nel tempo presente, per ottenere di trovarle insieme a lui in quello futuro.

60 Pertanto, quando qualcuno si volge al timore di Dio, desidera condurre la vita religiosa nel monastero e vuole essere un discepolo,61 ecco ciò che il suo futuro maestro gli porrà davanti nel nome del Signore, come abbiamo detto prima: 62 tutto ciò a cui aspirerà in base al desiderio della sua volontà, sappia che può essergli rifiutato, e tutto ciò che non vorrà, impari che può essergli imposto. 63 In anticipo gli sarà negata qualsiasi proprietà di beni materiali. 64 Gli sia letta la regola nella sua interezza e gli si faccia promettere una completa osservanza. 65 Sappia che la casa dei suoi genitori gli sarà ora estranea e consideri la sua soglia come impraticabile d'ora in poi, perché se non avrà abbandonato padre, madre, fratelli, casa, non potrà essere discepolo di Cristo (Cfr. Mt 19, 29 e Lc 14, 26). 66 Sappia che non uscirà fuori del monastero senza un ordine del superiore.

67 Quando l'abate gli avrà predetto tutto ciò ed egli prometterà di obbedire fino in fondo e di essere veramente pronto a seguire i suoi consigli e quelli della regola, allora sarà ricevuto nel monastero. 68 Tuttavia, l'abito religioso non gli sarà dato con tanta facilità, per il timore che, pur promettendo sul momento, in seguito venga meno al suo impegno ed entri il lupo sotto l'apparenza di una pecora. 69 Perché quando era un secolare il diavolo non lo tentava, dal momento che faceva sempre apertamente la sua volontà, essendo uno dei suoi operai: 70 ma dal giorno in cui, allontanandosi dai suggerimenti del diavolo e dal servizio del mondo, si offrirà al timore di Dio nel servizio di Cristo, da quel giorno, lo sappia bene, il diavolo diventerà il suo nemico poiché egli lo ha abbandonato per il timore del Signore, insieme con il mondo che gli appartiene.

71 Non ci si deve dunque fidare così facilmente di chi entra, se non per vedere se in realtà fa quello che promette verbalmente, come dice la Scrittura: "Non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti" prima, (1 Gv 4,1) 72 ed ancora: Molti "vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci" (Mt 7,15). 73 Vedi, dunque, che la Scrittura ci ordina di trattare con cautela gli affari di Dio, al fine di "non dare le cose sante ai cani e non gettare le vostre perle davanti ai porci" (Mt 7,6). 74 Ma l'abate lo avvertirà ogni giorno in questi termini: "Figlio mio, questi abiti che stai per il momento indossando nel monastero, non ti pregiudicano ai nostri occhi, 75 ma quando tu avrai, nel servizio divino, prima purificato l'intimo del tuo cuore dai crimini del mondo, solo allora cambierai anche i vestiti 76 per apparire, ormai legittimamente, agli occhi di tutti nel tuo corpo, la proprietà di Dio che sei nel tuo spirito. 77 Ed è a giusto titolo che, dopo aver mozzato la malizia del tuo cuore, ti raderai anche la testa. 78 E se avrai compiuto pienamente, essendo ancora nelle tue vesti, tutto ciò che è contenuto nella regola del monastero, sarai ancora più santo quando avrai ricevuto il nostro abito".

79 Quando avrà così tutto adempiuto impeccabilmente con gli altri fratelli nel monastero per un intero anno a partire da quel giorno, solo allora gli si sarà data la tonsura senza esitazione 80 e gli si cambieranno i suoi abiti con quelli della vita religiosa. 81 Ora ecco come gli sarà data la tonsura: il fratello sta in mezzo all'oratorio in ginocchio, mentre l'abate gli fa la tonsura e tutti, intorno a lui, cantano salmi.

82 In questo anno di prova, egli non intonerà alcun salmo antifonale, né responsorio, né versetto e, finché non avrà meritato di ricevere l'abito della vita religiosa, neppure osi mangiare con l'abate.

83 Per quanto riguarda le vesti secolari che gli sono state tolte per cambiarlo d'abito, saranno messe da parte e conservate attentamente, sia che si tratti di laico o di un converso già stabilizzato. 84 Quindi, - possa una cosa del genere non accadere mai nel caso dei conversi! - se mai volesse di nuovo "tornare al suo vomito" (Pr 26, 11; 2 Pt 2, 20) e decidesse di tornare ancora una volta nel secolo, non essendo stato trattenuto da nessun obbligo derivante da testi scritturali o da esortazioni, renda a Cristo ciò che gli appartiene; 85 cioè, dopo essere stato spogliato delle sante vesti e dell'abito sacro, e rivestito con gli abiti coi quali era venuto, riprendendo la sua somiglianza con il secolo, ritorni al diavolo, suo persuasore, 86 e l'abito depredato di Cristo non venga contaminato nel mondo da colui che ha disertato. 87 Il mondo lo riprenda così come l'ha mandato, avendo Cristo riacquistato il suo bene che aveva dato ad un indegno, poiché il Signore non è riuscito a trovare in lui ciò che cercava.

88 Tuttavia, di tutto ciò che nel monastero sia stato acquisito, fabbricato o donato da lui, non gli si restituirà assolutamente niente quando se ne andrà, perché ogni oggetto che entra nel monastero in relazione a Dio vi deve rimanere: 89 per questo motivo a nessun oggetto è permesso di uscire: 90 solo ciò che è dotato di libero arbitrio non può essere trattenuto controvoglia, e cioè l'anima con il suo corpo. 91 E' lei che, per rendersi prigioniera del diavolo nelle sue volontà e nei suoi desideri, si dice dotata di libero arbitrio e pensa che le sia permesso ciò che è male. 92 Se i Padri prescrivono al monastero di non restituire i beni degli apostati ed i loro doni, non è solo perché, spesi o consumati per i bisogni dei santi, non possono venire richiamati indietro e restituiti. 93 Se questi beni non vengono per la maggior parte restituiti categoricamente è perché, almeno col pretesto dei loro beni, i discepoli siano trattenuti e rimangano nel monastero alla scuola di Dio. 94 Quindi un oggetto offerto a Dio non deve essere riportato nel mondo da un uomo. 95 Questo è infatti il triplice assioma di questa regola: nel monastero il lavoro nutre i fratelli, la perseveranza li calza e li veste, la partenza restituisce al monastero gli oggetti che gli sono dovuti  e, chi lo desidera, se ne vada.

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1) I conversi erano degli uomini che, pur non facendo parte di un ordine monastico e non dimorando in un monastero, vivevano una vita ascetica che li rendeva estranei ai costumi del mondo, praticando la castità, il digiuno, ecc.


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1 giugno 2017      a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net