REGOLA DEL MAESTRO

Estratto dal libro "Regola del Maestro" a cura di Marcellina Bozzi O.S.B. - Paideia Editrice 1995

 

 

Domanda dei discepoli:

LXXIX

IL LOCALE DEI FORESTIERI. [RB 61]

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

1 II locale dei forestieri sia disposto a parte nel monastero, con allestiti i letti, 2 in modo che i fratelli che sopraggiungono, soprattutto se sconosciuti, possano dormirvi e deporre i loro bagagli. 3 In questo locale non si pongano oggetti del monastero o arnesi o utensili, 4 perché non capiti che quegli ospiti creduti veri spirituali, d’un tratto e a nostro danno si scoprano essere dei ladri.

5 Inoltre, per sorvegliarli a cautela, due fratelli della stessa decade a cui appartengono quelli che fanno la cucina 6 siano presi a turno da questa decade, e destinati dai loro prepositi a sorvegliare i fratelli forestieri, quando meno lo sospettano. E così si continui fino a che tutti gli appartenenti a quella decade abbiano fatto a turno la loro settimana. 7 E quando incominceranno a cucinare quelli di un’altra decade, se nelle loro settimane arriveranno forestieri, 8 i fratelli della medesima decade, designati dai loro prepositi, sorveglino senza che lo sospettino i sopraggiunti, fino a che succeda anche a loro un’altra decade. 9 E così, facendo tutte le decadi il loro turno e ricominciando poi da capo, esercitino sempre la sorveglianza su tutti i forestieri che possano arrivare.

10 Questi due fratelli dunque a cui tocca il turno di sorveglianza, quando arrivano dei forestieri, facciano i propri letti nel medesimo locale insieme a loro, 11 in modo che se per caso, la notte, uno degli ospiti voglia uscire per recarsi all’oratorio e l’altro invece non voglia alzarsi per la stanchezza, o vogliano per caso andar fuori uno per volta per le loro necessità, 12 abbiano ambedue, ciascuno per parte sua, chi li sorvegli senza che lo sospettino. 13 Così quello che va all’oratorio o esce di fuori, sarà accompagnato dal fratello della casa attraverso le uscite e le entrate del monastero in cui di notte ci si orienta male, e cogliendo l’occasione, sorvegliato; mentre l’altro sorvegliante potrà restare con quello che rimane: 14 in modo da aver l’aria di usare verso gli ospiti la carità di dar loro aiuto, e intanto, senza che lo sospettino, custodire i beni del monastero da gente che non si sa chi sia.

15 Inoltre anche durante la giornata si diano premura di tenerli d’occhio nell’interno del monastero, che non abbian combinato niente. 16 Questo incarico poi è affidato a due persone proprio perché non solo durante la notte possano a turno star attenti ai forestieri, 17 ma anche nella giornata, se per caso uno di loro è occupato, ci sia l’altro a osservare da lontano il forestiero, sorvegliandolo.

18 II locale si possa chiudere egualmente dall’interno e dall’esterno, 19 in modo che i sorveglianti, chiusi dentro insieme a loro gli ospiti, messi i chiavistelli dall’interno, ne tolgano la chiave che nasconderanno in un posto che loro sanno. 20 Così quando l’ospite voglia eventualmente uscire per le sue necessità, dovrà essere lui a svegliare i suoi custodi, domandando la chiave, 21 e presente uno di loro, avviarsi per andare alla ritirata che non sa dove si trovi. 22 Questi fratelli inoltre prendano in fedele custodia i fagotti e i bastoni dei forestieri, che devono riporre nel medesimo locale, chiudendo a chiave dal di fuori.

23 Se poi si troveranno degli ospiti che fermandosi a lungo e lavorando di tutto cuore, manifestino di volersi fissare al monastero, i loro sorveglianti ne parlino all’abate, 24 e letta loro la regola, si veda quanti giorni già abbiano di soggiorno in monastero, 25 e siano concessi loro i giorni che ancora restano della dilazione data per riflettere. 26 E quando siano terminati i giorni della dilazione regolamentare, e allora solamente, se la vita che hanno sperimentato e la disciplina della regola sono di loro gradimento 27 come stabilito in un capitolo ulteriore circa il fissarsi dei fratelli in monastero, 28 si aggreghino alla comunità, disposti «a perseverarvi fino alla morte» (Fil. 2,8).

29 Se poi non vogliono fissarsi, ma vogliono soggiornare in monastero, continuando a lavorare così ogni giorno coi fratelli, 30 e sono disposti a logorare i loro panni e indumenti lavorando per gli altri, 31 sia loro offerto da parte del monastero unicamente quanto è di regime comune, per il sostentamento della vita. 32 Ma circa le altre cose necessarie, sia loro negato di esserne riforniti, poiché a quelli che sono stabili si deve procurare tutto, ma a quelli che hanno una stabilità dubbia, basti la sola mensa del monastero. 33 E questo, soltanto perché, fermandosi, accettarono almeno di lavorare coi fratelli; 34 sorvegliati, s’intende, quotidianamente di giorno e di notte dai fratelli di cui si è parlato.

 

Domanda dei discepoli:

LXXX

SE I FRATELLI CHE SI SONO MACCHIATI DI IMPURITÀ

DURANTE IL SONNO DEVONO FARE LA COMUNIONE O NO.

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

1 I fratelli che si accorgono di essersi macchiati d’impurità nel sonno, 2 davanti alla porta dell’oratorio, prima di entrare per quell’ora dell’ufficiatura alla quale si suole fare la Comunione, lo confessino in privato, curvati alle ginocchia dell’abate. 3 L’abate allora chieda quali turpi pensieri abbiano potuto avere il giorno prima, perché nella notte vi si accordasse il moto della libidine. 4 E se d’altra parte il fratello è un vero spirituale, non arrossisca di confessare quel male, come abbiamo detto in un precedente capitolo, 5 se pur brama di «salvare l’anima sua dalla morte» (Giac. 5,20), 6 perché l’abate possa porvi rimedio con i suoi ammonimenti. 7 Tuttavia si astengano per due giorni dal ricevere la Comunione, per poter poi comunicarsi il terzo giorno, ormai purificati.

8 I fratelli però che si trovino frequentemente in tale situazione, sappiano che si tirano addosso di essere privati della Comunione per propria volontà e non per ragione di circostanze, 9 e sono loro stessi a farsi estranei al corpo del Signore, perché fomentano in sé la libidine con i loro pensieri, insozzando la propria carne in desideri turpi, io «Come la tignola guasta e rode il vestito e il verme il legno» (Prov. 25,20), u così anche un pensiero turpe macchia l’anima e le toglie la limpidezza. 12 Questi tali dunque si ha motivo di credere che tali siano nello spirito al cospetto di Dio, quali si sono trovati nel letto per la loro colpa. 13 Dice infatti la Scrittura santa: «I pensieri perversi separano da Dio» (Sap. 1,3).


 Regola del Maestro: elenco dei Capitoli


Ritorno alla pagina iniziale: "Regola del Maestro"


| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |

| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |


10 gennaio 2017      a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net