REGOLA DEL MAESTRO

 (Libera traduzione da "Patrologia Latina" - J. P. Migne)

 

CAPITOLO XXXIII

Domanda dei discepoli:

Il divino ufficio, di notte. [RB 8; 9; 10]

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

1 Nell’Ufficio notturno, durante una parte dell'anno, ovvero in inverno, i Notturni vengono cantati prima che il gallo canti, perché il profeta ha detto: “Nel cuore della notte mi alzo a renderti grazie” (Sal 119(118),62). 2 Quanto all'estate, dice anche: “Di notte anela a te l’anima mia, (o Dio)” (Is 26,9), cioè in una parte della notte, dopo il canto del gallo, sarà dato il segnale di alzarsi.

3 Ma coloro che danno la sveglia in inverno devono fare attenzione che il gallo non preceda gli Uffici Notturni o che li sorprenda a metà (della celebrazione), perché le notti della stagione invernale sono lunghe. 4 In effetti il canto del gallo è il limite della notte al suo declino, poiché la notte genera il giorno, 5 proprio come nella rivoluzione del sole noi vediamo il giorno declinare dalla sesta ora 6 ed il sole affrettarsi, in vista della notte, a scendere dalla stessa altezza che ha percorso per salire nel suo giro fino alla metà del giorno. 7 Ma in inverno dobbiamo assicurarci che il gallo canti alla fine dell’Ufficio dei Notturni, perché le notti sono lunghe. 8 Così i fratelli, ben in forma grazie al sonno, avranno la mente sveglia e pronta a comprendere l'opera di Dio che recitano.

9 E se viene permesso un intervallo è affinché la notte, prolungandosi, ponga fine alla pesantezza del corpo causata dal sonno.

10 Nella stagione primaverile ed estiva, invece, cioè da Pasqua fino all’ottavo giorno prima delle Calende di ottobre (24 settembre), che è l'equinozio invernale, 11 per la brevità delle notti i fratelli inizieranno i Notturni al canto del gallo 12 e, quando avranno finito il numero dei salmi, congiungeranno immediatamente i Mattutini e li finiranno secondo il numero dei salmi che loro appartengono. 13 E se prescriviamo, nelle notti brevi, di iniziare i Notturni dopo il canto del gallo e di congiungere subito i Mattutini, è per impedire che i fratelli, tornando a letto dopo i Notturni, si riaddormentino profondamente 14 e, sopraffatti dal delizioso sonno mattutino, non solo perdano i Mattutini, ma abbiano ancora scarsa lucidità e dicano Prima in ritardo.

15 Se abbiamo detto di unire i Notturni ai Mattutini dopo il canto del gallo, è anche affinché i fratelli, preparati da un sonno prolungato, celebrino entrambi gli uffici con mente lucida. 16 Una volta assolto il debito verso Dio del Mattutino, i fratelli potranno senza timore, se lo vorranno, riposarsi fino all'alba, 17 per liberarsi in queste ore da ogni pesante torpore ed essere ben in forma ed agili per mettersi al lavoro dopo (la recita) di Prima. 18 Sant'Eleno ci è dato come esempio dalla storia, quando dice: “Aveva l’abitudine di riposarsi dopo il Mattutino" (Cfr. Passio Eugeniae). 19 Quindi, in queste brevi notti non bisogna costringere i fratelli ad alzarsi prima che il gallo canti, mentre sono ancora intontiti da un sonno appena cominciato, 20 quando nel flusso della circolazione ribollono nelle vene il sangue e l'umore, mentre nell’inquietudine e nel torpore del sonno interrotto, le membra continuano a digerire il cibo che avevano preso. 21 Perciò non bisogna che in mezzo a un tale fuoco, prima che sia terminata la digestione, i fratelli siano costretti ad alzarsi come persone che vengono uccise piuttosto che svegliate. In questo modo la testa ancora pesante ed "i rutti dell'indigestione metterebbero in fuga i carismi dello Spirito Santo" (Cfr. Niceta Remesiano, De vigiliis, 10), 22 ed a causa dell'amarezza inflitta alla loro carne, che sebbene sia al servizio di Dio, tuttavia a volte cerca in questa vita il proprio interesse (Cfr. Fil 2,21), 23 ciò che è pieno di dolcezza a causa di Dio sembrerebbe amaro, se non a tutti, almeno ad alcuni, 24 ed un tale fratello non amerebbe Dio con tutta la sua anima nel canto, perché vorrebbe soddisfare la carne dormendo. 25 Ma proprio come la luna, quando il suo giro è breve, fornisce un servizio di luce ridotto nella notte assegnatale e, poiché sorge tardi verso oriente da dove nasce, entra con ritardo nella sua corsa per tramontare già durante il giorno, 26 allo stesso modo la brevità delle notti che si stemperano con il giorno, ci obbliga, per la fragilità della carne dell'uomo, ad accorciare gli uffici divini nella loro parte salmica e ad unire quelli del giorno a quelli della notte.

27 Dunque, (così deve essere) la salmodia notturna nella stagione invernale, 28 cioè dall'equinozio invernale all'equinozio di primavera, cioè dall’ottavo giorno prima delle Calende di ottobre (24 settembre) fino all’ottavo giorno prima delle Calende di aprile (25 marzo), o meglio fino a Pasqua. Poiché le notti sono lunghe, 29 bisogna dire tredici salmi antifonici, sempre di seguito nel salterio, e tre salmi responsoriali, 30 in modo da ottenere sedici intonazioni, secondo il numero dei profeti, oltre alle lezioni, al versetto ed alla preghiera a Dio. 31 Così, queste sedici intonazioni dei Notturni, insieme alle otto intonazioni dei Mattutini, 32 similmente ci faranno piegare le ginocchia davanti a Dio ventiquattro volte per lodarlo, ad imitazione dei ventiquattro anziani (Cfr. Ap 4:5:12). 33 Se nelle lunghe notti dobbiamo salmeggiare di più, 34 è affinché anche noi, così come Dio ci ha aggiunto un periodo prolungato di riposo notturno, possiamo aggiungere delle azioni di grazie a sua lode.

35 Ma nella stagione estiva, cioè da Pasqua fino all’ottavo giorno prima delle Calende di ottobre (24 settembre), 36 diremo nove salmi antifonici, sempre di seguito nel salterio come abbiamo detto sopra, e tre salmi responsoriali, oltre alle lezioni, al versetto ed alla preghiera a Dio. 37 Quindi queste dodici intonazioni notturne con le otto intonazioni del Mattutino che sono ad esse collegate, ci faranno piegare le ginocchia davanti a Dio (solo) venti volte a causa della brevità della notte; 38 perché il sonno, quando è breve, sembra dolce alla carne quando il corpo umano, stanco per il lavoro di una giornata prolungata, si prende solo un riposo ridotto durante il breve corso della notte. 39 Quindi, nella stagione estiva, secondo le date sopra indicate, poiché le notti sono brevi 40 diremo nove salmi antifonici e tre responsoriali, così da ottenere dodici intonazioni, secondo l'elenco degli apostoli. 41 Questi Notturni, come abbiamo detto sopra, cominceranno nella stagione estiva dopo il canto del gallo ed alla fine vi congiungeremo subito i Mattutini, a causa della brevità delle notti.

42 Comunque, in ogni momento, sia d’inverno che in estate, sia di giorno che di notte, così come durante le veglie, quando si salmeggia bisogna stare attenti a non unire a due a due i salmi, poiché ciò è proibito. 43 Al contrario, dobbiamo finirli tutti uno dopo l'altro, ognuno seguito da Gloria; 44 e ciò affinché non vadano perse le orazioni che si devono fare tra i vari salmi e per non dare l'impressione di eliminare i loro Gloria alla lode di Dio, essendo obbligati, per fare prima, a recitare i salmi uno di seguito all’altro; 45 il profeta ha invece imposto un inizio ad ogni salmo, così come gli ha anche assegnato una fine.

46 Se qualche necessità incalza tutti coloro che salmeggiano, non si uniscano i salmi a due a due, ma tre a tre, inserendo però il Gloria tra l’uno e l’altro, 47 per finire più velocemente, ma senza ridurre il numero dei salmi. 48 Se quindi abbiamo detto che dobbiamo recitare i salmi uno ad uno o tre a tre, 49 è perché, come si conosce l'unità nella Trinità e la Trinità nell'unità, così dobbiamo credere che si debbano recitare i salmi uno ad uno, od eventualmente tre a tre, ma con il loro Gloria. 50 Infatti è assolutamente vietato unirli a due a due, poiché il cristiano non può adattarsi a ciò che è in più o in meno dell'unità e della Trinità: 51 la nostra fede è perfetta solo se riconosciamo la Trinità nell'unità e l'unità nella Trinità.

52 Ma se qualche necessità più urgente, a qualsiasi ora, sollecita coloro che salmeggiano, 53 essi diranno la parte iniziale di ciascuno dei salmi da recitare concludendo con un solo Gloria e poi lasceranno l'oratorio. 54 E così, qualunque sia la necessità, non sembrerà sicuramente che stiamo mettendo da parte l'opera di Dio.

 


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31 dicembre 2020     a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net