REGOLA DEL MAESTRO

 (Libera traduzione da "Patrologia Latina" - J. P. Migne)

 

CAPITOLO X.

Domanda dei discepoli:

L'UMILTÀ DEI FRATELLI: COME DEVE ESSERE, CON QUALI MEZZI LA SI ACQUISISCE E COME, UNA VOLTA ACQUISITA, LA SI CONSERVA.

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

 

1 La divina Scrittura, fratelli, ci lancia questo grido: «chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). 2 Parlando così, ci mostra che ogni innalzamento è una forma di superbia. 8 Il profeta rivela che se ne guarda quando dice: «Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto» (Sal 131 (130),1). E di nuovo riprende: «Non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me». 4 Ma perché? «Se io ho esaltato la mia anima e i miei sentimenti non sono stati umili come quelli di un bambino svezzato verso sua madre, in ugual misura sarà la ricompensa della mia anima» (Sal 131 (130),3-4: Volg.).

5 Dunque, fratelli, se vogliamo raggiungere il vertice della somma umiltà e se vogliamo pervenire rapidamente a quell’elevazione celeste, alla quale si sale con l'umiltà della vita presente, 6 ci occorre, con le nostre azioni di progresso spirituale, innalzare questa scala che apparve in sogno a Giacobbe, elevata verso il cielo e sulla quale egli vedeva gli angeli scendere e salire. 7 Questa discesa e questa salita indubbiamente non hanno un altro significato, secondo noi, che di mostrare che con la superbia si scende e con l'umiltà si sale. 8 Quanto alla scala elevata, è la nostra vita nel mondo; quando essa ha umiliato il suo cuore e la sua testa nel tempo presente, allora erigerà fino al cielo il suo termine esaltato dal Signore, la morte. 9 D'altra parte, i lati di questa scala, lo crediamo molto fermamente, sono il nostro corpo e la nostra anima. In questi lati la divina chiamata ha inserito vari gradini d'umiltà e di regole di vita da ascendere.

10 Il discepolo sale dunque il primo gradino d'umiltà sulla scala del cielo se, mettendo sempre davanti ai suoi occhi il timore di Dio, fugge la dimenticanza in ogni momento 11 e si ricorda sempre di tutto ciò che Dio ha prescritto, rievocando sempre nel suo animo come la gehenna bruci coloro che disprezzano il Signore a causa dei loro peccati e ciò che la vita eterna riserva a coloro che temono Dio. 12 Stando in guardia ad ogni ora dai peccati e dai vizi, cioè quelli dei pensieri, della lingua, delle mani, dei piedi e della volontà propria, come pure dai desideri della carne, 13 il discepolo consideri che Dio lo osserva sempre dalla cima dei cieli ad ogni istante, che lo sguardo della divinità vede le sue azioni ovunque e che gli angeli le riferiscono tutte ogni giorno.

14 E’ ciò che il profeta ci dimostra, quando rivela che Dio in questo modo è sempre presente ai nostri pensieri, dicendo: “Dio scruta i cuori e le reni„ (Sal 7,10: Volg.). 16 E dice ancora: “Il Signore conosce i pensieri dell’uomo: non sono che un soffio„ (Sal 94 (93),11). 16 E dice ancora: “Tu intendi da lontano i miei pensieri„ (Sal 139 (138),2). 17 E dice ancora: “Poiché il pensiero dell'uomo ti si rivelerà„ (Sal 76 (75),11: Volg.), 18 e “il cuore del re è nella mano di Dio„ (Pr 21,1). 19 D'altra parte, per essere sollecito nel combattere i pensieri perversi del suo cuore, il fratello virtuoso dica sempre nel suo cuore: “Sarò senza macchia davanti a lui soltanto se mi guarderò dalla mia iniquità„ (Sal 18 (17),24: Volg.).

20 Riguardo alle parole della lingua, constatiamo che Dio ci è sempre presente, quando la voce del Signore dice tramite il profeta: “Chi dice menzogne non starà alla mia presenza„ (Sal 101 (100),7) 21 e l'Apostolo dice ancora: “Di ogni parola vana, ne dovranno rendere conto„ (Mt 12,36), 22 poiché “Morte e vita sono in potere della lingua„ (Pr 18,21).

23 Nel lavoro delle nostre mani constatiamo che Dio è presente quando il profeta dice: «I tuoi occhi hanno visto la mia opera incompiuta» (Sal 139 (138),16: Volg.).

24 Persino nell’andatura dei nostri piedi constatiamo che Dio è sempre presente, quando il profeta dice: «Senza iniquità, io ho corso ed andavo diritto. 28 Svegliati, vienimi incontro e guarda» (Sal 59 (58),5-6: Volg.) 26 e dice ancora: «Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? 27 Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. 28 Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, 29 anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra» (Sal 139 (138),7-10).

 30 Quanto alla volontà propria, ci viene proibito di farla in presenza del Signore, quando la Scrittura ci dice: “poni un freno ai tuoi desideri„ (Sir 18,30). 31 E noi chiediamo anche al Signore, nell’orazione domenicale, che la sua volontà sia fatta in noi. 32 Con ragione ci insegnano di non fare la nostra volontà, quando stiamo attenti a ciò che dice la santa Scrittura: “C’è una via che sembra diritta per l’uomo, ma alla fine conduce su sentieri di morte„ (Pr 14,12; 16,25). 33 Ed anche quando temiamo ciò che è stato detto dei negligenti: “Si sono corrotti e si sono resi abominevoli nelle loro volontà„ (Sal 14 (13),1; Volg.).

34 Persino nei desideri della carne noi crediamo che Dio ci sia sempre presente, quando il profeta dice: “Signore, è davanti a te ogni mio desiderio„ (Sal 38 (37),10). 35 D'altra parte, occorre guardarsi da ogni desiderio cattivo, poiché “la morte è posta sulla soglia del piacere„ (Passio Sebastiani 14). 36 Perciò la Scrittura ci ha dato questo precetto dicendo: “Non seguire le tue passioni„ (Sir 18,30).

37 Se dunque “gli occhi del Signore scrutano i buoni ed i malvagi„ (Pr 15,3), 38 se “Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio„ (Sal 14 (13),2), 39 e se gli angeli a noi attribuiti riferiscono al Signore ogni giorno, giorno e notte, gli atti che compiamo, 40 dobbiamo dunque stare vigili ad ogni istante, fratelli, per paura che, come dice il profeta al salmo XIII, il Signore non ci veda in qualche momento “deviati verso il male e diventati inutili„ (Sal 14 (13),3; Volg.). 41 E dopo che ci ha salvati nel tempo presente, perché è buono e che attende che ci convertiamo ad una vita migliore, non ci dica nel giudizio futuro: “Hai fatto ciò ed io ho taciuto„ (Sal 50 (49),21; Volg.).

42 In seguito, il discepolo sale il secondo gradino dell'umiltà sulla scala celeste se, non amando la sua propria volontà, non si compiace nel compiere i suoi desideri, 43 ma imita nella sua condotta questa parola del Signore: “Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato„ (Gv 6,38). 44 E la Scrittura dice ancora: “La volontà propria procura la pena, mentre la sottomissione conquista il premio„ (Passio Anastasiae 17).

45 In seguito il discepolo sale il terzo gradino d'umiltà sulla scala del cielo se, non avendo in precedenza agito secondo il suo giudizio personale, in seguito non prende decisioni che non gli siano di giovamento, 46 secondo la parola della Scrittura: Ci sono vie che sembrano diritte per l’uomo, ma alla fine conducono su sentieri di morte (Pr 16,25). 47 E dice anche Davide: “Si sono corrotti e si sono resi abominevoli nelle loro volontà„ (Sal 14 (13),1: Volg.).48 Dice anche l'apostolo: “«Tutto mi è lecito! Sì, ma non tutto giova. Tutto mi è lecito!». Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla„ (1 Cor 6,12). 49 Dunque, non soltanto il discepolo si guarderà da ciò, ma si sottoporrà inoltre al superiore in qualsiasi obbedienza, imitando il Signore, di cui dice l’apostolo: “Si è fatto obbediente fino alla morte„ (Fil 2,8). 50 A sua volta, la voce del Signore loda per questa obbedienza il popolo dei pagani, dicendo: “All’udirmi, subito mi obbedivano„ (Sal 18 (17),45). 51 Ed il Signore mostra che è a lui che obbediamo sotto gli ordini dell'abate, quando dice ai nostri dottori: Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me (Lc 10,16).

52 In seguito, il discepolo sale il quarto gradino dell'umiltà sulla scala celeste, se, nell’esercizio stesso dell'obbedienza, quando gli impongono cose dure e contrarianti, o ingiustizie di qualsiasi tipo, egli abbraccia silenziosamente la tenacia della pazienza 53 e se, tenendo duro, non si scoraggia né arretra, secondo la parola della Scrittura: “Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato„ (Mt 10,22). 54 Ed il profeta ci esorta anche su questo punto dicendo: “Si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore„ (Sal 27 (26),14). 55 E volendo mostrare che il fedele deve anche sopportare per il Signore tutte le contrarietà, il profeta dice, tramite le persone che soffrono: “Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello„ (Sal 44 (43),22). 56 E sicuri nella speranza della divina ricompensa, proseguono dicendo con gioia: “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati„ (Rm 8,37). 57 Ed altrove, la Scrittura dice di nuovo, tramite questi stessi: “O Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai purificati come si purifica l’argento. Ci hai fatto cadere in un agguato, hai stretto i nostri fianchi in una morsa„ (Sal 66 (65),10-11). 58 E, per mostrare che dobbiamo stare sotto un superiore, prosegue in questi termini: “Hai fatto cavalcare uomini sopra le nostre teste„ (Sal 66 (65),12). 59 Inoltre, essi compiono il precetto del Signore con la pazienza nelle avversità e nelle ingiustizie: colpiti su una guancia, presentano l'altra; se si toglie loro la tunica, lasciano anche il mantello; costretti per una miglio, ne fanno due (Cfr. Mt 5,39-41); 60 con l'apostolo Paolo, sopportano i falsi fratelli, sopportano la persecuzione e, quando li maledicono, benedicono maggiormente (Cfr. 2 Cor 11,26; 1 Cor 4,12).

61 In seguito, il discepolo sale il quinto gradino dell'umiltà sulla scala del cielo se, con l’umile confessione della sua lingua, non nasconde al suo abate alcuno dei pensieri cattivi che si presentano al suo cuore e neanche le cattive azioni che egli ha commesso in segreto. 62 La Scrittura ci esorta di ciò dicendo: “Affida al Signore la tua via, confida in lui„ (Sal 37 (36),5) 63 e dice anche: “Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre„ (Sal 106 (105),1) 64 ed il profeta dice anche al signore: “Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. 65 Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»” e subito “tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato„ (Sal 31 (31),5).

66 In seguito, il discepolo sale il sesto gradino dell'umiltà sulla scala del cielo, se si accontenta di ciò che è più misero e più abietto e se, come un cattivo operaio, si giudica anche indegno di tutto ciò che gli viene offerto, 67 dicendosi con il Profeta: “Mi sono annichilito senza sapere perché. Stavo davanti a te come una bestia, ma io ero sempre con te„ (Sal 73 (72),22-23: Volg.).

68 In seguito, il discepolo sale il settimo gradino dell’umiltà sulla scala del cielo se, non contento di dichiarare con la sua lingua di essere l'ultimo ed il più spregevole di tutti, lo crede inoltre nell’intimo sentimento del suo cuore, 69 umiliandosi e dicendo: «Ma io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente» (Sal 22 (21),7). 70 «Sono stato esaltato, quindi umiliato e confuso» (Sal 88 (87),16: Volg.). 71 Ed il fratello così disposto dirà anche sempre al Signore: “Bene per me se sono stato umiliato, perché impari i tuoi decreti„ (Sal 119 (118),71).

72 In seguito, il discepolo sale l'ottavo gradino dell'umiltà sulla scala del cielo se non fa nulla che non sia consigliato dalla regola comune del monastero e dagli esempi dei superiori 73 dicendo con la Scrittura: Poiché la tua legge è oggetto della mia riflessione„ (Sal 119 (118),77: Volg.), 74 e “Interroga tuo padre e te lo racconterà, i tuoi vecchi e te lo diranno„ (Dt 32,7). Ovvero, l'abate con il suo insegnamento.

75 In seguito, il discepolo sale il nono gradino dell'umiltà sulla scala del cielo se proibisce alla sua lingua di parlare e se, conservando il silenzio, aspetta per parlare finché non lo si abbia interrogato. 78 Infatti, la Scrittura ci comunica che “Nel molto parlare non manca la colpa„ (Pr 10,19), 77 e che “l'uomo loquace non avrà prosperità sopra la terra„ (Sal 140 (139),12: Volg.).

78 In seguito, il discepolo sale il decimo gradino dell’umiltà sulla scala del cielo, se non è propenso e pronto a ridere, poiché sta scritto: “Lo stolto alza la sua voce quando ride„ (Sir 21,20), 79 E “quale il crepitio dei pruni sotto la pentola tale è il riso degli stolti„ (Qo 7,6).

80 In seguito, il discepolo sale l'undicesimo gradino dell’umiltà sulla scala del cielo se, quando parla, lo fa dolcemente e senza ridere, umilmente e con gravità, dicendo soltanto poche e sante parole e senza gridare con la voce. 81 Sta scritto: “Il saggio si riconosce dalla brevità del suo linguaggio„ (Sesto Sentenze 145)

82 In seguito, il discepolo sale il dodicesimo gradino dell'umiltà sulla scala del cielo se, non vivendola solo nel cuore, manifesta incessantemente la sua umiltà anche nello stesso corpo a coloro che lo vedono; 83 e cioè, se durante l'Opera di Dio, nell'oratorio, nel monastero, nell’orto, in viaggio, nei campi, ovunque, che sia seduto, in cammino o che sia in piedi, conserva sempre la testa inclinata e lo sguardo fisso a terra. 84 Pensando di essere ad ogni istante colpevole dei suoi peccati, egli crede già di comparire al terribile giudizio, 86 dicendosi incessantemente nel suo cuore questa parola che il pubblicano diceva, stando davanti al tempio con gli occhi fissi a terra: “Signore, non sono degno, io peccatore, di alzare gli occhi verso il cielo„ (Cfr. Lc 18,13). 86 Ed un discepolo che ha tali sentimenti dirà anche con il profeta: “Sono abbattuto ed umiliato fino all’estremo„ (Sal 38 (37),9; Sal 119 (118),107: Volg.).

87 Se dunque il discepolo è salito su tutti questi gradini dell'umiltà nel timore di Dio, egli ha serenamente percorso la scala di questa vita, 88 ed allora si arriva a questo amore del Signore che è perfetto e che manda via il timore. 89 Grazie ad esso, tutto ciò che si osservava prima non senza timore, si comincerà a custodirlo senza alcuno sforzo, come naturalmente, per abitudine, 90 non più per timore della gehenna, ma per l'amore di questa buona abitudine e per il gusto delle virtù. 91 Sono questi i frutti che, per opera dello Spirito Santo, il Signore si degnerà di rendere manifesti nel suo servo, purificato ormai dai vizi e dai peccati.

92 Non c’è dubbio che tale anima, una volta che avrà finito di scalare questi gradini, dopo la sua uscita dalla vita, entrerà in quella ricompensa del Signore che descrive l’apostolo, dicendo: “le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi„ (Rm 8,18). 93 Tali anime riceveranno quella vita eterna che rimane nell'esultanza di una gioia senza fine e che non conosce più fine. 84 Là vi sono «i fiori purpurei di rose che non appassiscono mai. 98 Là i boschetti in fiore in una perpetuità di verde primaverile. 96 Vi sono prati sempre freschi irrigati da ruscelli di miele, 97 erbe ai fiori di zafferano che profumano ed i campi esalano gli squisiti odori di cui sono riempiti. 98 Qui dei soffi portatori di vita eterna spirano nelle narici. 99 Qui la luce è senza ombra, il tempo sereno senza nuvola, e gli occhi fruiscono di un giorno perenne senza le oscurità della notte. 100 Qui nessun turbamento impedisce le gioie. 101 Assolutamente nessuna preoccupazione qui disturba la serenità. 102 Muggiti, urla, gemiti, lamentazioni e pianti non si sentono mai e neanche se ne parla. 103 Qui non si vede assolutamente nulla che sia brutto, deforme, spaventoso, nero, orribile o sporco. 104 La grazia regna nella serenità dei boschetti, lo splendore nella piacevole atmosfera; gli occhi incessantemente aperti si riempiono di bellezza e d'eleganza, 105 e le orecchie non ricevono assolutamente nulla che possa turbare lo spirito. 106 Infatti, in questo stesso posto risuonano costantemente gli strumenti che accompagnano gli inni, che gli angeli e gli arcangeli cantano a lode del Re. 107 Amarezza ed asprezza di fiele non hanno qui posto. 108 Qui non si sono mai uditi tuoni; fulmini e lampi non sono mai apparsi. 109 Questi rovi producono la cannella e gli arbusti scaturiscono il balsamo. 110 Il profumo dell'aria diffonde felicità in tutte le membra. 111 Gli alimenti non producono qui alcun escremento. 112 Allo stesso modo, infatti, che le orecchie si alimentano di buone notizie, le narici di buoni odori, gli occhi di buoni spettacoli, così il pasto stesso non può dar luogo alla digestione», 113 poiché il nutrimento dell'amore non consiste in cibo e bevanda, ma in vista, odorato ed udito, 114 «allo stesso modo qui, il pasto che entra nella bocca, dolce da gustare come miele, acquista nella bocca di ciascuno il sapore che gli è più piacevole. 115 Infine, non appena l’anima desidera qualcosa, un effetto immediato risponde al suo desiderio» (Passio Sebastiani 13-14). 116 In questi piaceri, per di più, ed in questa gioia, l'età non deve più temere la vecchiaia, né la vita il suo fine, né simili piaceri il presentimento della morte. 117 E neppure, in questa gioia di ricchezze immortali, chi le possiede scompare e nessun erede gli succede, poiché non conoscono più la morte coloro che, morendo una volta, hanno acquistato la vita eterna al prezzo di buone azioni.

118 Tale è la patria celeste dei santi. 119 Beati coloro che potranno alzarsi fino a questa regione immortale grazie alla scala dell’osservanza nel tempo presente, salendo i gradini dell'umiltà, 120 per rallegrarsi con Dio in questa esultanza perpetua, che Dio ha preparato per coloro che lo amano, 121 che osservano i suoi comandamenti 122 e che hanno il cuore puro.

123 QUI FINISCE L’ATTIVITA’ DELLA MILIZIA DEL CUORE: COME SI FUGGONO I PECCATI PER IL TIMORE DI DIO.

  


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28 gennaio 2017      a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net