EVAGRIO PONTICO

 

TRATTATO PRATICO SULLA VITA MONASTICA

o

Il monaco: un trattato sulla vita pratica

 

Introduzione

di Robert E. Sinkewicz

Estratto e tradotto da "Evagrius of Pontus - The Greek Ascetic Corpus", Oxford University Press 2003

 

Questo trattato fu il primo a ricevere un'edizione critica magistrale per mano di A. e C. Guillaumont. [1] A parte il Prologo e l'Epilogo all'inizio e alla fine, il testo è diviso in una serie di 100 capitoli numerati. In una nota, molto probabilmente della mano dello stesso Evagrio, si danno istruzioni al copista di conservare la numerazione dei capitoli e di iniziare ogni nuovo capitolo su una riga separata. Dalla loro ricerca, i Guillaumont conclusero che il trattato era probabilmente composto da due diverse redazioni, separate da un considerevole lasso di tempo. [2] La forma primitiva del testo era costituita dai primi 90 capitoli, senza il Prologo, l'Epilogo e la serie di apophthegmata alla fine. Questa prima redazione fu probabilmente scritta prima degli Gnostikos e della Kephalaia Gnostika, menzionati nel Prologo. È anche anteriore alla composizione degli Scholia sui Salmi e dell’Antirrhetikos, che fanno entrambi riferimento al precedente lavoro. Guillaumont pone anche la scrittura della Scholia sui Salmi prima dei Kephalaia Gnostika. [3]

Se quattro opere, tre delle quali molto lunghe, sono state scritte tra le due redazioni, dobbiamo riconoscere un tempo considerevole per la loro produzione. [4] Nel momento in cui Evagrio mise insieme la seconda redazione del Trattato, che chiameremo il Praktikos, potrebbe esserci stato un crescente sospetto dei monaci origenisti alle Celle. [5] Gli Apophthegmata patrum riporta diversi detti in cui Evagrio viene criticato per la sua dedizione all'apprendimento e per la sua preoccupazione per i libri. [6] Inoltre, Palladio cita il monaco Airone come critico dell'insegnamento di Evagrio. [7] Forse è stato per contrastare tali sospetti e critiche che Evagrio, nella seconda redazione del Praktikos, è attento nel sottolineare la sua fedeltà all'insegnamento dei santi padri che lo hanno preceduto nel deserto. Assicura tre volte Anatolio che la sua spiegazione del simbolismo dell'abito monastico è tratta da ciò che ha appreso dagli anziani del deserto. [8] Inoltre, insiste sul fatto che l'insegnamento che sta per presentare sulla vita pratica e gnostica si basa non sulle sue osservazioni ed esperienze, ma su ciò che gli è stato insegnato dai padri. [9] Alla fine del lavoro, Evagrio riconosce ancora una volta il suo debito sia verso i santi padri che verso il suo precedente maestro, Gregorio Nazianzeno. [10] L'aggiunta dei "Detti dei Santi Monaci" negli ultimi dieci capitoli ha una funzione simile. La raccolta è introdotta da un'affermazione dell'importanza dell'indagine sulle "rette vie dei monaci che ci hanno preceduto" e della necessità di regolare le nostre vite secondo il loro esempio. [11] Quindi, nell'ultimo capitolo Evagrio dichiara il suo rispetto per i sacerdoti e gli anziani della comunità. Tutte queste assicurazioni di un insegnamento fedele alla tradizione ricevuta dai monaci del deserto suggeriscono come minimo che Evagrio sentisse un certo bisogno di cautela nel diffondere i suoi scritti.

Anatolio aveva indirizzato ad Evagrio dalla "Santa Montagna" una richiesta per una spiegazione del simbolismo dell'abito monastico. Sfortunatamente c'è poco da dire sull'identità di Anatolio, al di là di alcune congetture. La "Santa Montagna" è molto probabilmente un riferimento a Gerusalemme ed alla comunità monastica fondata da Melania la Vecchia e Rufino sul Monte degli Ulivi. Evagrio, che era stato accolto in questo monastero prima di trasferirsi in Egitto, mantenne una corrispondenza con Melania, Rufino e la loro cerchia. [12] L’Anatolio del Prologo può essere lo stesso Anatolio menzionato nella versione copta della Storia Lausiaca come un ricco notaio, originario della Spagna, che in seguito divenne monaco e visitò Abba Pambo. Con la sua ricchezza, potrebbe essersi impegnato a copiare ed a diffondere le tre opere che Evagrio gli aveva inviato: il Praktikos, lo Gnostikos e il Kephalaia Gnostika. [13]

Il simbolismo dell'abito proposto nel Prologo non è noto in precedenza nella letteratura monastica e potrebbe essere stato sviluppato dallo stesso Evagrio in analogia con la descrizione simbolica delle vesti del Sommo Sacerdote proposta da Filone d'Alessandria. Il simbolismo è stato adottato ed ulteriormente elaborato da Giovanni Cassiano nelle sue Istituzioni, oltre a godere di una successiva storia in Oriente. [14]

I 90 capitoli che costituiscono il nucleo del Praktikos si dividono grosso modo in due sezioni principali, i capitoli dal 6 al 53 che trattano gli otto pensieri, le passioni ed i demoni, e quelli dal 54 al 90 sull'argomento dell'impassibilità. La struttura può essere meglio visualizzata nella seguente analisi: [15]

Prologo (1—9)

A. Parte 1 (1-53)

I. Introduzione (1—5)

II. Pensieri, passioni, demoni (6—53)

i. Sugli otto pensieri (6)

1. Golosità (7)

2. Fornicazione (8)

3. Avarizia (9)

4. Tristezza (10)

5. Collera (11)

6. Accidia (12)

7. Vanagloria (13)

8. Orgoglio (14)

ii. Rimedi contro gli otto pensieri (15)

1. Golosità (16)

2. Fornicazione (17)

3. Avarizia (18)

4. Tristezza (19)

5. Collera (20-26)

6. Accidia (27-29)

7. Vanagloria (30-32)

8. Orgoglio (33)

iii. Sulle passioni (34-39)

1) Cause delle passioni (34-36)

2) Meccanismi che mettono in moto le passioni (37-39)

iv. Istruzioni (40-53)

1) Risposte a particolari tipi di tentazioni demoniache (40-42)

2) Tipi di attacchi demoniaci (43-48)

3) Mezzi per contrastare i demoni (49-53)

(1) Preghiera (49)

(2) Osservazione (50-51)

(3) Ascetismo (52-53)

B. Parte 2 (54—100)

I. Impassibilità (54-90)

i. Cosa succede durante il sonno? (54-56)

ii. Sullo Stato vicino all'impassibilità (57-62)

iii. Sui segni dell’impassibilità (63-70)

iv. Considerazioni pratiche (71-90)

II. Detti dei Santi Monaci (91-100)

Epilogo

 

Come introduzione all'intera opera, i primi cinque capitoli descrivono la divisione della vita ascetica nella vita pratica che impegna il monaco nella lotta per la virtù ed il controllo delle passioni, seguita dal raggiungimento della contemplazione naturale, chiamata anche contemplazione degli esseri ed infine la contemplazione teologica o conoscenza della Santissima Trinità. I capitoli 4-5 introducono in modo più specifico la discussione sulla vita pratica che seguirà.

In termini di contenuto e dettaglio dell'esposizione della vita pratica, il Praktikos si trova tra il trattato Sugli Otto Pensieri e quello Sui Pensieri. Sugli Otto Pensieri ha un carattere più esortativo; i suoi detti gnomici (cioè ricchi di sentenze) hanno lo scopo di spronare il monaco ad intraprendere la lotta contro i vizi attraverso la pratica delle virtù corrispondenti, ma forniscono solo un resoconto generale ed introduttivo della loro natura. Il Praktikos, d'altra parte, adotta uno stile più istruttivo, fornendo ora alcuni dettagli sulla natura ed il funzionamento dei singoli vizi insieme ad un resoconto dei principali rimedi da usare contro di essi. Ciò è accompagnato da una discussione sulla natura delle passioni, su come vengono messe in moto dai demoni e su come sono a loro volta contrastate da alcuni esercizi ascetici. La seconda parte del trattato si sposta alle frontiere della vita pratica trattando lo stato di impassibilità ed i segni che indicano il suo avvicinamento, oltre ad entrare in qualche dettaglio sulle pratiche di ascetismo in questa fase. Il trattato Sui pensieri abbandona l'esposizione sistematica degli otto vizi per offrire una trattazione più ampia di particolari tentazioni e l'interrelazione di certi vizi. Allo stesso tempo c'è un'analisi più sviluppata della natura delle passioni e delle attività dei demoni, soprattutto perché questi influenzano la vita interiore del monaco attraverso rappresentazioni mentali di giorno e fantasie oniriche di notte. Se il trattato Sugli Otto Pensieri considera la prospettiva del monaco che entra nella lotta della vita pratica, il Praktikos si rivolge a coloro che sono più avanti nel loro progresso, alcuni dei quali almeno potrebbero avvicinarsi ai confini dell'impassibilità. Il trattato Sui pensieri, tuttavia, è scritto più per la prospettiva dello gnostico che ha vinto giungendo fino all'impassibilità, ma deve ancora lottare secondo proprie modalità con nuove manifestazioni dei vizi.


[1] A. e C. Guillaumont (a cura di), Évagre le Pontique, Traité Pratique ou Le Moine, Sources Chrétiennes (SC) 170—I (Paris: Cerf, 1971).

[2] SC 170, 381—6.

[3] S1-Ps. 143: 1, ed. M. -J- Rondeau Les commentaires patristiques du Psautier -(secoli III-V), Vol. 1, Orientalia Christiana Analecta, 219 (Roma: Pont. Institutum Studiorum Orientalium, 1982), 289; Antirrhetikos, Prologo, F474. 13-14.

[4] Rondeau, 387-8.

[5] Sull'argomento si veda A. Guillaumont, Les ‘Kephalaia Gnostica’ d’Évagre le Pontique et l’histoire de l’origénisme chez les grecs et chez les syriens, Patristica Sorbonensia, 5 (Paris: Seuil, 1962), pp. 47-59.

[6] Apophthegmata patrum A233 (Evagrio 7), A224 (Euprepio 7, in realtà ‘Evagrio’), A43 (Arsenio 5).

[7] Storia Lausiaca 26. 1 (81. 1—7).

[8] Praktikos, Prologo 6-7, 46-47 e 52-53.

[9] Prologo 53-55.

[10] Epilogo 7-9.

[11] Praktikos 91.

[12] Guillaumont, SC 170, 390. Si veda anche Gabriel Bunge, Evagrios Pontikos: Briefe am der Wüste, Sophia, 24 (Trier: Paulinus, 1986), pp. 176-93

[13] Su Anatolio si veda Bunge, 32—7. Per la Vita copta di Pambo si veda G. Bunge e Adalbert de Vogüé, Quatre ermites egyptiens d'après les fragments coptes de I'Histoire Lausiaque. Spiritualité Orientale, 60 (Begrolles-en-Mauges: Abbaye de Bellefontaine, 1994), 99-100.

[14] Per ulteriori dettagli vedere Guillaumont, SC 171,484-5.

[15] Nell'analisi sono riportati in corsivo i titoli interni all'opera e conservati nella tradizione manoscritta. Nella traduzione i titoli o parti di titoli che non rientrano nella tradizione manoscritta sono indicati tra parentesi quadre.


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29 aprile 2021       a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net