I due trattati: Ai Monaci nei monasteri e nelle comunità ed

Esortazione ad una Vergine

(Le Sentenze: Ai monaci ed alle Vergini" secondo la Patrologia Latina. Ndt.)

Introduzione

di Robert E. Sinkewicz

Estratto e tradotto da "Evagrius of Pontus - The Greek Ascetic Corpus", Oxford University Press 2003

 

I due brevi trattati intitolati Ai Monaci nei monasteri e nelle comunità ed Esortazione ad una Vergine furono strettamente associati tra loro in una data molto antica, come sappiamo dai primi riferimenti a queste opere di Gerolamo, Socrate e Gennadio di Marsiglia. [1] Gli stessi riferimenti non lasciano dubbi sulla loro paternità evagriana. I testi furono curati nel 1912 da Hugo Gressmann. [2] La trasmissione di entrambi i trattati in greco fu piuttosto limitata, con 9 manoscritti per i Monaci ma solo 2 per la Vergine. [3] Ciascuno dei trattati esiste anche in due versioni latine che hanno goduto di una trasmissione abbastanza ampia nell'alto medioevo attraverso monasteri come Fleury, Corbie e San Gallo. [4]

Ai Monaci nei monasteri e nelle comunità costituisce una breve summa dell'insegnamento ascetico evagriano sotto forma di una serie di proverbi. Lo stesso Evagrio nomina la forma letteraria nel versetto conclusivo (137), e gli stessi versetti di apertura (1-2) fanno eco vagamente all'inizio del biblico Libro dei Proverbi. Jeremy Driscoll ha esaminato in dettaglio la struttura del trattato ed ha abilmente dimostrato come la struttura a sua volta apra il significato dell'opera. [5] La struttura corrisponde essenzialmente allo schema evagriano del progresso spirituale a partire dalla coltivazione delle virtù della vita pratica e dalla lotta contro i pensieri, fino a quando l'asceta varca la soglia dell'impassibilità ed entra nella vita gnostica, infine, con l'aiuto di Dio, arrivando alla contemplazione della Santa Trinità. La prima sezione del trattato, corrispondente alla vita pratica, copre i versetti 3-106, seguiti da 107-136 che trattano la vita gnostica. Questa divisione non è ovviamente assoluta, poiché in tutto questo trattato (come nelle altre sue opere) Evagrio spiega la stretta relazione tra le due fasi del progresso spirituale, anticipando la discussione della conoscenza spirituale nella sezione sulla vita pratica.

L'ambientazione storica dell'Esortazione a una Vergine è più nota di quella dei Monaci, dopo le indagini di Gabriel Bunge e, più recentemente, di Susanna Elm. [6] Il contesto per la Virgine può essere determinato sia dal testo stesso che da quattro delle Lettere di Evagrio (n. 7, 8, 19 e 20). Nella Lettera 7, indirizzata probabilmente a Rufino, Evagrio consiglia al suo destinatario di non consentire un viaggio proposto dalla diaconessa Severa e dal suo seguito, apparentemente allo scopo di andare a trovarlo per una guida spirituale. [7] La Lettera 8 ribadisce più o meno lo stesso consiglio, questa volta probabilmente a Melania, ma senza citare Severa per nome. [8] Scrivendo di nuovo a Rufino nella Lettera 19, Evagrio esprime rammarico per il fatto che, a causa della fretta del messaggero, egli non ha avuto il tempo di scrivere personalmente alcuna parola di guida per Severa, ma ha inviato ancora “quelle che noi abbiamo avuto precedentemente per mezzo del nostro Signore”. La speranza di Evagrio è che queste aiutino il suo progresso spirituale. [9] Infine, Evagrio scrive alla stessa Severa, lodando il suo zelo e consigliandole il compito che ha inviato insieme alla lettera. [10] In sintesi, quindi, Evagrio ha preparato almeno una composizione, forse di più, [11] quando riceve la notizia del viaggio proposto da Severa. Scrive sia a Rufino che a Melania per opporsi a tale impresa, ed infine scrive a Severa per raccomandare la sua composizione. Bunge ed Elm hanno ragionevolmente concluso che lo scritto in questione è l'Esortazione ad una Vergine, scritta per Melania la Vecchia ed il suo convento di monache a Gerusalemme sul Monte degli Ulivi e consigliata anche alla diaconessa Severa, membro della comunità di Melania. Bunge ha inoltre suggerito che il trattato ai Monaci fosse destinato al vicino monastero di Rufino, anch'esso sul Monte degli Ulivi. [12] Se si prende per buono il riferimento plurale nella Lettera 19, si potrebbe supporre che un altro trattato abbia accompagnato l'opuscolo alla Vergine a Gerusalemme, vale a dire quello ai Monaci. Quest'ultima opera non era destinata alla lettura di Severa, e quindi il riferimento singolare nella Lettera 20 indica solo la Vergine. Ci sono anche prove interne, tuttavia, che suggeriscono che i due trattati sono strettamente correlati. Entrambi mostrano numerosi paralleli letterali e somiglianze di contenuto. [13]

In due articoli, Elm ha abilmente sostenuto che la Vergine dovrebbe essere intesa come una primitiva regola monastica composta da Evagrio per la comunità di Melania a Gerusalemme. [14] La sua argomentazione si basa sui criteri di Adalbert de Vogüé applicati al genere della regola monastica: il testo deve avere valore normativo; deve avere carattere legislativo, stabilendo regole per l'organizzazione interna del gruppo e le sue relazioni con la società circostante; deve essere basato su un modello sociale sottostante, come quello della famiglia o di una società; il testo deve essere stato ricevuto come autorevole da più di un gruppo locale e per un certo periodo di tempo. [15] Secondo Elm, la Vergine è conforme a tutti tranne l'ultimo di questi requisiti. Il requisito della successiva distribuzione ed uso della regola non fu soddisfatto a causa della nube di sospetto e, in ultima analisi, di condanna, che cadde su Evagrio e su quelli a lui associati, dopo la sua morte. Elm suggerisce inoltre che la storia delle regole monastiche femminili potrebbe non essere esattamente conforme a quella delle comunità maschili. [16]

Come ha spiegato Elm, l'Esortazione ad una Vergine contiene sia consigli di guida spirituale che regolamenti specifici per governare la vita della comunità e dei suoi membri. La vergine a cui è indirizzata l'opera è esortata ad onorare sua madre come farebbe la Madre di Cristo e le sue sorelle come figlie di sua madre (2-3); si deve osservare una condotta corretta riguardo alle servitrici, che devono essere trattate come uguali figlie di Dio (12); [17] il lavoro assegnato deve essere svolto con diligenza (20a); la prima ora della giornata è dedicata alla lettura (presumibilmente la Scrittura) e la seconda al lavoro (4); ci sono prescrizioni riguardanti i rapporti con uomini e donne sposate (6-7, 24), nonché divieti riguardanti la partecipazione alle occasioni festive ed alle celebrazioni matrimoniali (14, 48); si danno consigli in materia di cibo e vestiario (9-10, 23), sulla cura degli ammalati e delle vergini bisognose (29, 32); tutte le merci devono essere tenute in comune ed il diritto di proprietà è disapprovato (30); la stabilitas è lodata ed è richiesta una condotta decorosa in chiesa (fuori dal monastero) (26, 33).

Se Elm ha ragione nel considerare la Vergine come una primitiva regola monastica, sembrerebbe che lo stesso argomento potrebbe essere applicato al suo trattato complementare, i Monaci. Il modello sociale familiare della Vergine è altrettanto evidente nei Monaci con i suoi riferimenti a "padre", "figli" e "fratello/i". [18] L'opera contiene norme specifiche per governare il funzionamento interno del monastero e le sue relazioni con il mondo esterno. L'obbedienza al padre monastico è particolarmente enfatizzata (73, 88-92); vengono proposti consigli per l'amministratore del monastero (oikonomos, 74-6); i malati e gli anziani devono essere assistiti secondo determinate prescrizioni (77-8, 103); si notano considerazioni per fare l'elemosina e per nutrire i poveri (25,30); occorre prestare attenzione agli strumenti di lavoro (79); si insiste sulla stabilitas loci (80-1); è menzionato un abbigliamento appropriato (82); è prescritta una condotta decorosa nei viaggi al villaggio (83); e la frequentazione dei banchetti è descritta come pericolosa (101). Venti versetti in tutto offrono prescrizioni più o meno specifiche riguardo alla condotta monastica. Sia nei suoi consigli di orientamento spirituale sulla vita pratica e gnostica, sia nei suoi consigli specifici sulle pratiche che regolano la vita della comunità e le sue relazioni con la società, anche questo documento sembra avere un carattere normativo. Non si sa nulla di certo del suo utilizzo da parte di altre comunità contemporanee o successive. Tuttavia, se il titolo è autentico al testo di Evagrio, come si potrebbe supporre dai riferimenti all'opera di Socrate e Gennadio, era intenzione dell'autore che il lavoro dovesse avere un valore normativo per più di una singola comunità.

Nonostante tutto ciò che è stato detto sopra, resta vero che la caratteristica predominante di entrambi i trattati si trova nei consigli e nelle esortazioni della guida spirituale. Ciò è particolarmente vero per i Monaci, ma vale anche per la Vergine. Era anche questa caratteristica che Evagrio sottolineava nei suoi commenti a Rufino ed alla stessa Severa. A Rufino egli espresse la speranza che la vergine imparasse da questo trattato la preghiera continua nella sua mente, il controllo della sua concupiscenza attraverso l'astinenza e della sua irascibilità attraverso la dolcezza. [19] Evagrio elogiò Severa per la sua intenzione spirituale e il suo zelo per imparare. Ella era impegnata nelle buone opere che un giorno l'avrebbero portata alla visione di Cristo lo Sposo. Il Signore le chiede l'osservanza dei comandamenti, insieme ad una fede ortodossa e alla conoscenza della verità. [20]

Queste due opere rappresentano dunque regole primitive o sono missive intese principalmente come guida spirituale per la vita ascetica? Non è facile rispondere alla domanda. Se sono regole, non sono certamente così sviluppate nel genere come lo sono le regole della koinonia Pacomiana tradotte da Girolamo, né sono realmente paragonabili all'Asceticon parvum di Basilio, tradotto da Rufino, né mostrano chiaramente le caratteristiche delle regole monastiche come il Praeceptum di Agostino, l'Ordo monasterii o l'Obiurgatio scritto per il monastero femminile fondato dalla sorella. [21] Qualsiasi considerazione di questi due documenti evagriani come regole monastiche deve quindi essere trattata con una certa cautela.

Come ha dimostrato Bunge, sia Monaci che Vergine contengono sezioni che mostrano alcune questioni dottrinali. [22] Monaci 126 lancia un terribile avvertimento sugli "uomini senza legge" o "senza dio" e sulla "falsa conoscenza" che stanno diffondendo. Evagrio afferma di aver incontrato persone del genere nel deserto e di aver discusso con loro, trovando i loro insegnamenti demoniaci nella loro ispirazione e privi della vera luce. Altrove nello stesso trattato raccomanda la coltivazione della prudenza e della saggezza (virtù rispettivamente della vita pratica e gnostica) come mezzo sicuro per scoprire "gli insegnamenti dei demoni" (123); e richiama le "parole degli eretici, angeli della morte" (125); la conoscenza vera e quella falsa sono in contrasto in 43. Monaci 124 mette in guardia contro il rifiuto dei santi insegnamenti dei padri, la fede del battesimo ed il sigillo spirituale; anche le dottrine della Trinità e di Cristo sono sostenute (134); e la giusta punizione sarà inflitta a chiunque "turbi la chiesa del Signore" (114).

Vergine 54 è ancora più esplicito sulle questioni dottrinali in questione. Evagrio inizia con un avvertimento su coloro che corrompono le vergini con le loro dottrine ed esorta queste ultime ad essere fedeli agli insegnamenti della chiesa. La menzogna si riferisce quindi a dottrine specifiche: la creazione del cielo e della terra da parte di Dio e la sua provvidenza su tutto; il libero arbitrio degli angeli [23] (quindi, i demoni non sono malvagi per natura); la piena umanità di Cristo, corpo corruttibile ed anima razionale, senza peccato; il carattere non fantasmagorico delle esperienze corporee di Cristo, inclusa la sua nascita, il suo mangiare e la sua crocifissione (anti-docetica, cioè nella realtà della carne); il passaggio da questo mondo, la vera risurrezione dei morti e l'accoglienza dei corpi spirituali; il conferimento ai giusti della ricompensa ed agli empi del castigare.

Bunge ha proposto [24] che l'incontro nel deserto di Evagrio con gli insegnamenti degli empi in Monaci 126 si riferisca allo stesso incidente riportato da Palladio nella Storia Lausiaca, il cui textus receptus registra succintamente l'incidente: “Gli si avvicinarono in pieno giorno tre demoni in forma di chierici, che volevano interrogarlo sulla fede; uno si professò Ariano, un altro Eunomiano, un altro Apollinarista; dicendo poche parole egli li vinse tutti grazie alla sua sapienza.” [25] Una versione più lunga, e probabilmente originale, si trova nella traduzione copta e anche in un frammento greco. [26] Questa versione fornisce dettagli specifici sulle posizioni dottrinali dei tre eretici/demoni e sulle risposte di Evagrio. Evagrio qui si mostra un ardente difensore dell'ortodossia neo-nicena della chiesa del tardo IV secolo e, più in particolare, di quella dei Padri Cappadoci.

Nello specifico delle risposte di Evagrio così come nelle dichiarazioni di Monaci e Vergine, Bunge ha trovato prove di una polemica anti-gnostica, che può essere rilevata anche in altri scritti di Evagrio. Nella versione lunga della Vita di Evagrio della Storia Lausiaca (riferendosi apparentemente allo stesso incidente menzionato in Monaci 126), Evagrio associa la negazione 'ariana' dell'incarnazione pienamente umana di Cristo con gli insegnamenti dei manichei, valentiniani e marcioniti. L'"Ariano" con esitazione concorda con la valutazione di Evagrio. Quindi, Vergine 54 nelle sue dichiarazioni dottrinali riconosce la bontà della creazione materiale (“cielo e terra”), la sua creazione da parte di Dio, la sua gioia e la provvidenza su di essa. Nessun demone è cattivo per natura, né un angelo è buono per natura: ognuno è buono o cattivo secondo l'uso o l'abuso del libero arbitrio dato loro da Dio al momento della creazione. Cristo possedeva sia un corpo corruttibile che un'anima razionale (una dottrina affermata anche nella versione copta della Vita di Evagrio della Storia Lausiaca). Alla risurrezione dei morti ci sarà una ripresa dell'incarnazione umana, anche se in una forma più spirituale. Tutti questi insegnamenti possono essere letti come aventi un intento anti-gnostico, secondo Bunge. [27]

Non mi è chiaro quale tipo di gnosticismo o di gnostici Evagrio avrebbe potuto incontrare alla fine del IV secolo. [28] Poiché lui ed i suoi destinatari erano tutti impegnati nella vita ascetica, può darsi che i propagatori di questi insegnamenti che incontrò fossero anche asceti di una forma o di un'altra. L'ascetismo corporale estremo è talvolta associato ad una valutazione gravemente negativa del corpo. Se una valutazione così negativa fosse portata a livello dottrinale, potrebbe facilmente portare ad un'antropologia teologica inaccettabile e ad opinioni eretiche riguardo a Dio ed alla sua creazione. Sembrerebbe quindi più plausibile guardare ad un ambiente ascetico come contesto per questi insegnamenti sospetti, piuttosto che ricorrere all'etichetta difficile e poco chiara di "gnosticismo". Inoltre, poiché Evagrio sta indirizzando i suoi avvertimenti ai monaci di Gerusalemme, deve aver avuto conoscenza o sospetti dell'esistenza in quell’ambito di pericoli dottrinali uguali o simili.


[1]  Gerolamo, Lettera a Ctesifonte 133.3 (CSEL 56), 246, "Evagrio di  Ibora nel Ponto che scrive alle vergini e scrive ai monaci"; Socrate, Storia Ecclesiastica 4. 23 (PG 67. 516B5-7), "Due serie di sentenze, una ai monaci nei monasteri e nelle comunità ed una alla vergine"; Gennadio, Uomini Illustri (De viris illustribus), 11 (a cura di E. C. Richardson, Texte und Untersuchungen, 14 (1895), 65), "Egli compose anche per i monaci nei monasteri e nelle comunità un'istruzione sulla vita comune e, per la vergine consacrata a Dio, un opuscolo adatto alla sua pietà ed al suo genere". La laconica dichiarazione di Gerolamo è talvolta presa come un riferimento a questi due opuscoli ma, come ha suggerito G. Bunge, può in effetti riferirsi alla sua corrispondenza con i monaci. Si veda G. Bunge, Evagrios Pontikos: Briefe aus der Wüste, Sophia, 24 (Trier: Paulinus, 1986), 195-7.

[2] H. Gressmann, "Nonnenspiegel and Mönchsspiegel des Evagrios Pontikos", Texte und Untersuchungen, 39 (1913), 143-65.

[3] Per il testo di Monaci, Joseph Muyldermans pubblicò collazioni di due manoscritti di Parigi in À travers la tradition manuscrite d'Évagre le Pontique. Essai sur les manuscrits grecs conservés à la Bibliothèque Nationale de Paris, Bibliothèque du Muséon, 3 (Louvain: Bureaux du Muséon, 1932), 65-70. Oltre a questi ed ai cinque usati da Gressmann per la sua edizione, ci sono altri due manoscritti, Athos, Lavra Γ 93 e Halmyros, Mone Xenias 2. Per Vergine, c'è anche il manoscritto Athos, Protaton 26, oltre al Vaticano, Barb. gr. 515 utilizzato da Gressmann.

[4] Monaci: Jean Leclercq, " L'ancienne version latine des Sentences d'Evagre pour les Moines", Scriptorium, 5 (1951), 195-213; PL 20. 1181-6 = PG 40. 1277—82. Vergine: A. Wilmart, “Les versions latines des Sentences d'Evagre pour les Vierges”, Revue Bénédictine,28 (1911), 143-53; PL 20. 1185-8 = PG 40. 1283-6. 

[5] Jeremy Driscoll, The Ad Monachos of Evagrius Ponticus. Its Structure and a Select Commentary, Studia Anselmiana, 104 (Roma: Pontificio Ateneo S. Anselmo, 1991); vedere anche la presentazione popolare, The Mind's Long journey to the Holy Trinity. The 'Ad Monachos' of Evagrius Ponticus (Collegeville, Minn .: Liturgical Press, 1993).

[6]   G. Bunge, Briefe, pp. 179-81; id., "Origenismus-Gnostizismus. Zum geistesgeschichtlichen, Standort des Evagrios Pontikos, Vigiliae Christianae, 40 (1986), 35-6; S. Elm, 'The Sententiae ad virginem by Evagrius Ponticus and the Problem of the Early Monastic Rules', Augustinianum,30 (1990), 393-404; id., "Evagrius Ponticus ‘Sententiae ad Virginem', Dumbarton Oaks Papers, 45 (1991), 265-95.

[7] Lettera 7, F570. 34—572. 10; Bunge, Briefe, 220.

[8] Lettera 8, F572. 10-21; Bunge, Briefe, 221.

[9] Lettera 19, F578. 22-9; Bunge, Briefe, 232.

[10] Lettera 20, F578. 29—580. 1; Bunge, Briefe, 232-3. Nessuna di queste quattro lettere riporta esplicitamente il nome del destinatario.

[11] Il riferimento nella Lettera 19, F578. 25, è al plurale.

[12] Bunge, ‘Origenismus-Gnostizismus’, Vigiliae Christianae, 40 (1986), 36.

[13] I riferimenti forniti sono rispettivamente a Monaci/Vergine: 15/6, 25/43, 34/45, 62/49, 72/52, 77/29, 79/36, 81/13, 82/23, 85/19, 86/21, 88/2, 91/20, 94/15, 96/50, 103/10, 104 / 31,33.

[14] Vedi sopra, n. 6.

[15] Elm, Dumbarton Oaks Papers, 45 (1991), 114-20.

[16] Ibid. 119-20.

[17] In ‘Norme della vita Monastica’ 5 Evagrio sconsiglia vivamente la pratica dell'acquisizione di servitori da parte di un monaco (anacoretico), specialmente ragazzi più giovani che potrebbero essere fonte di pericolo sessuale ed anche di scandalo per gli altri. Un servitore richiederebbe anche al monaco di considerare di provvedere non solo ai propri bisogni ma anche a quelli del servitore e questo potrebbe diventare una fonte di distrazione. In risposta alla possibile obiezione che il monaco potesse avere un'influenza spirituale benefica sul servitore, Evagrio dice: "Questo non è il nostro lavoro: è il lavoro degli altri, dei santi padri che vivono in comunità". Sembra quindi riconoscere la presenza e l'accettabilità dei servitori nelle comunità cenobitiche.

[18] Monaci 2 ('Un buon padre istruisce i suoi figli.'); 73, 88-92 (rispetto ed obbedienza verso il "padre" monastico del monaco); 15,42, 74, 77-8, 84, 87, 89, 95, 104 ("fratello/i").

[19] Lettera 19, F578. 2.6-7; Bunge, Briefe, 232.

[20] Lettera 20, F578. 29-36; Bunge, Briefe, 232-3. Si noti come Evagrio si esprime nei confronti di Rufino, usando i suoi termini comuni per le principali virtù e vizi caratteristici rispettivamente della vita pratica e di quella gnostica (astinenza – concupiscenza /gentilezza - irascibilità), mentre scrivendo a Severa parla dell'adempimento di opere e dell'osservanza dei comandamenti, da un lato, e della visione di Cristo sposo, dall'altro. Elm ha dimostrato che questa stessa differenza di terminologia si applica ai due trattati, Monaci e Vergine. Si veda Dumbarton Oaks Papers, 45 (1991), 110-14. Il riferimento alla fede ortodossa ed alla vera conoscenza si riflette nella versione lunga di Vergine 54.

[21] Per l'Asceticon parvum di Basilio si veda ed. K. Zelzer, CSEL 86; per le regole Pacomiane si veda A. Boon, Pachomiana latina, Bibliothèque de la Revue d'Histoire Ecclésiastique, 7 (Louvain, 1932); per Agostino si vedano i testi e le traduzioni in George Lawless, Augustine of Hippo and his Monastic Rule (Oxford: Oxford University Press, 1987).

[22]  G. Bunge, Origenismus-Gnostizismus, Vigiliae Christianae, 40 (1986), 24-54, esp. 28-35.

[23] Questo è più pienamente enfatizzato nel siriaco: 'Non c'è angelo incapace di male se lui vuole e non vi è alcun demone malvagio per natura, poiché Dio ha creato entrambi ed ha dato loro un libero arbitrio' (F564. 22-3).

[24] G. Bunge, Vigiliae Christianae, 40 (1986), 26-30.

[25] Storia Lausiaca 38 (121. 9—122. 1).

[26] Testo copto in E. Amélineau, De Historia Lausiaca, quaenam sit huius ad Monachorum Aegyptiorum historiam scribendam utilitas (Parigi, 1887), 121-4. Per una traduzione della versione copta si veda A. de Vogüé e G. Bunge, 'Palladiana III. La versione copte de l'Histoire Lausiaque. II. La vie d'Évagre', Studia Monastica, 33 (1991), 7-21 (18-19 per il passaggio in discussione). Il frammento greco può essere trovato in Cuthbert Butler, The Lausiac Histoy of Palladius, Texts and Studies, 6.1 (Cambridge: Cambridge University Press, 1898), 132-5.

[27] Per altri riferimenti ‘anti-gnostici’ si vedano le opere di Evagrio: Scholia in Psalmos S5-Ps. 143: 7, Analecta Sacra AS 3.352—3 (secondo la gnosi “il Creatore è ingiusto e privo di saggezza”); Kephalia Gnostica KG 3. 5 3, 3.59, 4. 60, 4. 62 (il corpo umano non è malvagio, e neppure lo è ciò che è stato creato da Dio); Scholia in Proverbia S190-Prov. 19: 5 (bestemmia contro il Creatore; l'affermazione che la virtù è irraggiungibile e quindi Dio è ingiusto); Scholia in Proverbia S215-Prov. 20:12 ("coloro che accusano questo nostro corpo e insultano il Creatore").

[28] Sullo gnosticismo ed il monachesimo egiziano si veda Armand Veilleux, "Monasticism and Gnosis in Egypt" in B. A. Pearson e J. E. Goehring (ed.), The Roots of Egyptian Christianity, (Philadelphia: Fortress, 1986), 271-306. Un'altra possibile fonte od influenza per gli eretici che riguardavano Evagrio potrebbe essere il movimento manicheo. Si veda Peter Brown, "The Diffusion of Manichaeism in the Roman Empire", Journal of Roman Studies, 59 (1969), 92-103; Gedaliahu Stroumsa, "The Manichhaean Challenge to Egyptian Christianity" in Roots of Egyptian Christianity, 306-19; Ludwig Koenen, "Manichäische Mission und Klöster in Ägypten", in Gunter Grimm (a cura di), Das römisch-byzantinische Ägypten: Acten des internationalen Symposions, 26.-30 September 1978 in Trier (Mainz: Philipp von Zabem, 1983), 93-108.

 


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15 aprile 2021       a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net