REGOLA ORIENTALE

(estratto da "La Regola si san Benedetto e le Regole dei Padri"

Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondadori Editore)


[COMINCIA LA REGOLA ORIENTALE]

I. 1 Perché gli anziani non si affatichino inutilmente a governare i loro fratelli e non vacilli fra i giovani la disciplina, la quale trova saldo fondamento nella condotta dell'abate, 2 bisogna che l'abate sia irreprensibile, severo, paziente, incline al digiuno, pio, umile, 3 così da adempiere al ruolo di maestro e di padre, offrendo se stesso come modello delle buone opere. 4 Tutti i fratelli seguano ciò che egli ordina e non facciano nulla fuori delle sue disposizioni e della sua autorità. 5 Soddisfacendo ai bisogni del monastero, egli deciderà liberamente di tutto ciò che è nel monastero, 6 senza dare particolari riconoscimenti alle persone né accordare privilegio a nessuno, 7 ma ammonisca, esorti, castighi, condanni ciascuno giudicandolo con spirito di verità secondo i meriti acquisiti con la condotta di ogni giorno; 8 e accolga, se così sembra utile, quelli che si presentano al monastero 9 o cacci via, se vi sarà necessità, quelli che vivono male nel monastero. 

II. 1 Ci siano due anziani, ai quali spetta occuparsi, presente o assente che sia l'abate, della disciplina di tutti i fratelli e di ogni affare del monastero, 2 dandosi tra loro il cambio ogni giorno e dividendosi il carico e i bisogni del monastero. 3 Uno di loro, a turno, sarà sempre presente nel monastero per prestare il suo aiuto all'abate e i suoi servizi ai fratelli che arrivano 4 e per andare là dove ci sarà bisogno e prendersi cura di tutte quelle cose che riguardano la custodia quotidiana del monastero e la condotta di vita, 5 affinché facciano senza negligenza né proteste tutto quello che va fatto per il servizio e il funzionamento del monastero. 5 L'altro, a turno, starà con i fratelli, pronto a uscire con loro per qualunque lavoro e qualunque bisogno, badando che non facciano nulla contro la disciplina. 7 Costui, osservando il comportamento di ciascuno, se noterà che è stata commessa qualche infrazione, la corregga lui stesso 0 la segnali all'abate.

III.1 Colui il quale è stato preposto ai fratelli secondo la norma regolare, per decisione dell'abate, con il consenso e per volontà di tutti i fratelli, assumerà ogni responsabilità riguardo alla disciplina dei fratelli e alla cura del monastero, 2 avendo facoltà, quando l'abate è assente, di fare tutto quello che l'abate fa quando è presente. 3 Egli avrà pazienza, mansuetudine, umiltà, carità, equità, senza riconoscimenti alle persone, 4 facendo in modo da non creare noie all'abate e che i fratelli non abbiano a soffrire del suo zelo eccessivo. 5 Queste sono le cose che osserverà l'anziano del monastero che è stato preposto ai fratelli, sottoponendo all’abate ogni cosa e in particolare quelle che egli non saprà risolvere da solo.

  IV.1 Nessuno riceva qualcosa in deposito, neppure dal proprio fratello carnale. 2 Nessuno abbia alcunché nella propria cella senza l’ordine del preposto, neppure frutta di pochissimo prezzo e altre cose di questo genere.

 V.Quando lavorano, i fratelli non dicano niente di profano, ma recitino i testi sacri o almeno stiano zitti.

 VI. Chi cucina non assaggerà nulla prima che i fratelli mangino.

 VII. Nella cella o nella sua dimora nessuno abbia qualcosa, tranne le cose che sono prescritte dalla regola comune del monastero.   

 VIII. 1 E quando si coricheranno per dormire, non parlino l'uno all'altro. 2 Nessuno si permetta di entrare nella cella di un altro senza prima bussare alla porta.

 IX. 1 Non ci si permetterà di scambiare con un altro qualcuna delle cose ricevute dal preposto, 2 né si prenda qualcosa di meglio per dare qualcosa di peggio o, al contrario, dando il meglio e ricevendo il peggio. 3 Nessuno riceva alcunché da un altro senza l'ordine del preposto.

X. Nessuno dorma in una cella chiusa né abbia una camera che possa essere chiusa, a meno che il padre del monastero lo abbia concesso a qualcuno per l'età o per malattia.

XI. 1 Nessuno sleghi da terra una corda senza l'ordine del padre. 2 Chi troverà un oggetto nei luoghi di riunione, lo tenga alzato affinché lo prenda chi lo riconoscerà.   

 XII. 1 Nessuno trovi pretesti per mostrare di non potere andare alla sinassi e alla salmodia. 2 E se si troverà nel monastero o nei campi o in viaggio o in qualunque altro servizio, non lasci passare il tempo della preghiera e della salmodia.

 XIII. 1 Chi è di servizio abbia cura che nel monastero non vada perduto niente. 2 In qualunque mestiere esercitato dai fratelli, se qualcosa si è perduta o è andata distrutta per negligenza, sia richiamato dal padre il responsabile del servizio 3 e questi, a sua Volta, richiami chi ha lasciato andare a male il lavoro, ma sempre secondo la volontà e alla presenza del superiore, 4 senza il cui ordine nessuno avrà facoltà di riprendere un fratello.

 XIV. Se si troverà che uno dei fratelli fa qualcosa mettendo in discussione o contraddicendo l'ordine di un superiore, sarà ripreso secondo la gravità della sua colpa.   

 XV. 1 Chi mente o sarà trovato a odiare qualcuno o è disubbidiente o pronto a celiare più di quanto sia giusto o sta a oziare o risponde con durezza o ha l’abitudine di dir male dei fratelli o dei forestieri, 2 e insomma tutto quello che è contro la norma delle Scritture e la disciplina del monastero le se il padre verrà a saperlo, costui sconterà la pena secondo la gravità e il tipo del peccato.

 XVI. 1 Se tutti i fratelli che sono nella casa hanno constatato che il preposto è troppo negligente o riprende i fratelli con durezza e va oltre la norma in uso nel monastero, lo riferiscano al padre e questi lo riprenda. 2 Da parte sua il preposto faccia soltanto quello che gli ha ordinato il padre, specialmente in un campo nuovo. Egli osserverà la regola del monastero, che discende dalla consuetudine.

 XVII. 1 Il preposto non si ubriachi 2 e non sieda in posti inferiori. 3 Non rompa i vincoli che Dio ha stabilito in cielo perché li si osservi sulla terra. 4 Non faccia penitenza nel giorno di festa del Signore Salvatore. 5 Domini la sua carne secondo la norma dei santi. 6 Non si faccia trovare su alti letti, irritando l'uso dei pagani.    7 Non sia di dubbia fede. 3 Non segua i pensieri del suo cuore, ma la legge di Dio. 9 Non resista con animo superbo alle autorità superiori. 10 Non frema né scalpiti adirandosi con i più umili 11 e non oltrepassi i limiti della regola. 13 Non sia fraudolento e non agiti nei suoi pensieri disegni ingannevoli; 13 non trascuri il peccato della sua anima 14 e non si lasci vincere dalla lussuria della carne. 15 Non proceda con negligenza. 16 Non pronunci parole vane. 17 Non metta ostacoli davanti ai piedi del cieco. 18 Non insegni alla sua anima a fare il proprio volere. 19 Non si faccia snervare dal riso degli stolti e dalla celia. 20 Il suo cuore non sia preso da quelli che proferiscono parole vuote e seducenti. 31 Non si lasci vincere dai regali. 33 Non si faccia coinvolgere dai discorsi dei bambini. 33 Nei triboli non si scoraggi. 24 Non tema la morte, ma Dio. 25 Non sia prevaricatore per l'incombere della paura. 26 Non lasci la luce vera per un poco di cibo. 27 Non sia esitante e non ondeggi nelle sue azioni. 23 Non cambi parere, ma sia fermo e saldo nelle decisioni, giusto, capace di considerare tutto, giudicando secondo verità e senza cercare la gloria, manifeste a Dio e agli uomini e alieno dalla frode. 29 Non ignori il modo di vivere dei santi e non resti cieco circa la loro scienza. 3° Non rechi danno a nessuno per superbia 31 e non assecondi le concupiscenze degli occhi. 32 Non tralasci mai la verità. 33 Odi l'ingiustizia. 34 Non giudichi mai accordando riconoscimenti alla persona in cambio di regali 33 e non condanni per superbia un’anima innocente. 36 Non rida in mezzo ai fanciulli. 37 Non abbandoni la verità sotto l'imperio della paura. 33 Non tratti con spregio coloro che hanno bisogno di misericordia. 39 Non lasci la giustizia per stanchezza. 40 Non perda la sua anima per ritrosia. 41 Non volga gli sguardi alle vivande di una mensa più ricca, 43 non desideri bei vestiti 43 e non si trascuri, ma giudichi sempre i suoi pensieri. 44 Non si ubriachi col vino, ma tenga congiunte la verità e l’umiltà 45 Quando giudica, segua gli insegnamenti degli anziani e la legge di Dio, che è stata predicata in tutto il mondo.

 XVIII. 1 Se uno dei fratelli sarà trovato a ridere e a giocare volentieri con dei ragazzi e a coltivare amicizie con la gioventù, sia avvertito tre volte di por fine al rapporto con costoro e di ricordarsi della convenienza e del timore di Dio. 2 Se non desisterà, sia corretto, con una punizione severissima, come merita.

 XIX. Coloro che disprezzano i precetti degli anziani e le regole del monastero, che sono state fissate dal comandamento di Dio, e fanno poco conto dei pareri degli anziani, siano corretti secondo la maniera stabilita fino a quando si rawedono.

 XX. 1 Gli anziani che vengono mandati fuori con i fratelli, per il tempo che resteranno avranno i diritti dei preposti e tutto sarà sottoposto alla loro decisione. 2 Istruiranno i fratelli nei giorni stabiliti 3 e, se per caso tra questi nascerà qualche disaccordo, spetta agli anziani ascoltare e giudicare la questione e riprendere, come si  deve, la colpa, 4 sicché al loro comando i fratelli ristabiliscano subito la pace con tutta l'anima.

 

XXI. 1 Se un fratello avrà malanimo contro il suo preposto o lo stesso preposto avrà da lamentarsi di un fratello, 2 saranno dei fratelli di vita e di fede provata ad ascoltarli e giudicare tra le parti, 3 se pero il padre del monastero è assente o si è trasferito altrove. 4 E per prima cosa lo aspetteranno, ma se vedranno che rimane fuori più a lungo, allora ascolteranno il preposto e il fratello, perché da un giudizio rinviato a lungo non derivi un malanimo maggiore. 5 Colui che è preposto e colui che è sottoposto e anche coloro che li ascoltano facciano ogni cosa secondo il timor di Dio e non diano in nessun caso occasione di discordia.

 XXII. 1 Nessuno sia mandato fuori per qualche affare da solo. 2 Quelli che sono inviati non vadano da soli, ma a due o a tre, 3 per guardarsi e sostenersi a vicenda, e i loro anziani siano sicuri della loro condotta quale si conviene, ed essi non siano in pericolo. 4 Essi badino tuttavia a non rovinarsi reciprocamente con vuote chiacchiere e non lascino ai negligenti spazio per una tale rovina, 5 ma ciascuno sia attento al proprio operato in ogni circostanza .   

 XXIII. 1 Quando poi essi rientreranno nel monastero, se davanti la porta vedranno qualcuno che chiede di vedere uno dei parenti che vivono nel monastero, non potranno andare da costui e date la notizia o chiamarlo. 2 E non si permettano di raccontare nel monastero niente assolutamente di quello che hanno fatto fuori.

 XXIV. 1 I fratelli avranno la facoltà di leggere sino all'ora terza, 2 se perö non ci sarà nessun motivo che obblighi a fare qualcosa. 3 Dopo l'ora terza, se per orgoglio o per negligenza o per pigrizia uno non osserverà quello che è stabilito, nel modo fissato per iscritto, 4 sappia che, qualora venisse trovato in questo errore, lo si deve dichiarare colpevole, poiché col suo errore induce al male anche altri.

 XXV. 1 Sia cura del cellarario, applicandosi a mantenere l’astinenza e la sobrietà di conservare diligentemente e fedelmente ciò che viene portato nel monastero per rifornire i fratelli. 2 Egli non riceverà né darà nulla senza l’autorizzazione e il parere degli anziani. 3 Custodisca anche tutti gli utensili che sono nel monastero, cioè le vesti, i vasi, gli attrezzi e tutto ciò che è necessario ai bisogni quotidiani. 4 Egli fornirà ogni oggetto quando sarà necessario, lo riceverà per rimetterlo al suo posto da colui al quale lo aveva affidato per l'uso. 5 Il vitto dei fratelli lo fornisca consegnandolo ai settimanari. 6 Dia il necessario per condire i cibi ogni giorno secondo l'uso, senza prodigalità né avarizia, 7 perché per sua colpa non sia gravato il patrimonio del monastero o i fratelli ne siano danneggiati. 8 Considerando i bisogni e la fatica dei fratelli infermi, non neghi ai desideri degli ammalati nulla delle cose che ha, nella misura che sarà loro necessaria. 9 Egli preparerà i cibi per i fratelli che arrivano da altre parti. 1° Questo sarà il compito del custode della dispensa, sempre ricorrendo al parere degli anziani e consultando tutti, specialmente sulle cose alle quali non potrà adempiere col proprio raziocinio.

 XXVI. 1 Sia cura del portiere di accogliere dentro le mura tutti quelli che arrivano, 2 dando loro una risposta conveniente, con umiltà e rispetto e subito andando ad annunciare all'abate o agli anziani chi viene e che cosa vuole. 3 Nessun forestiero riceva offesa 4 e non abbia bisogno né gli sia permesso di parlare con qualcuno dei fratelli senza che l'abate lo sappia o che siano presenti gli anziani. 5 Se si manderà o si farà dire qualcosa a qualcuno dei fratelli, a costui non arrivi nulla prima che sia detto all'abate o agli anziani. 6 Prima di tutto il portiere del monastero baderà che nessuno dei fratelli si permetta di varcare la porta.

 XXVII. 1 Se qualcuno si presenterà alla porta del monastero volendo rinunziare al secolo e aggregarsi alla schiera dei fratelli, non abbia    la libertà di entrare, 2 ma venga prima annunziato al padre del monastero. Egli resterà pochi giorni davanti alla porta, e gli si insegneranno l'orazione domenicale e quanti salmi sarà capace di apprendere, 3 e darà diligentemente prova di sé: per verificare che non abbia commesso qualche misfatto e abbia preso la fuga momentaneamente sconvolto e per paura, oppure che si trovi sotto altrui potestà 4 e se possa rinunziare ai suoi parenti e rifiutare le proprie ricchezze. 5 Se lo vedranno completamente adatto, allora gli si insegneranno le altre pratiche del monastero, che cosa debba fare, 6 a chi debba servire, sia quando tutti i fratelli si riuniscono sia nel regolamento del pasto, 7 cosicché, istruito e compiutamente addestrato in tutto il buon operato, sia associato ai fratelli. 8 Queste norme osserverà il custode della porta, tutto riferendo, come è stato scritto sopra, e annunziando agli anziani.

 XXVIII. 1 I settimanari siano sempre pronti a preparare i cibi, a disporre le lampade, a fare le pulizie e a tutto quello che riguarda il servizio e il funzionamento del monastero. 2 Non siano impegnati in nessun'altra occupazione, ma rivolgano ogni loro sforzo a compiere utilmente e diligentemente l’incarico che hanno assunto. 3 Nel caso poi che non sappiano cosa fare, senza nasconderlo chiedano sempre ai loro anziani.   

 XXIX. 1 Cosi, quelli ai quali sono affidati la disciplina, l'utile, la reputazione 0 il servizio del monastero, badino con scrupolo e soddisfino ai compiti che sono stati loro attribuiti. 2 Non è giusto, infatti, che sbaglino coloro che hanno il compito di correggere tutti gli sbagli. 3 Se essi per orgoglio o per negligenza o per pigrizia tralasceranno qualcuna delle prescrizioni che sono contenute nella regola, 4 e se a provocare rovina saranno proprio coloro che devono fare crescere l’edificio, 5 saranno sottoposti a tutte le sanzioni previste dalla regola.

 XXX. 1 Tra tutti i fratelli si osserverà questo, che, obbedendo ai loro anziani e prestandosi reciprocamente onore, essi abbiano pazienza, moderazione, umiltà, carità, pace senza simulazione né menzogna né maldicenza né chiacchiere né giuramenti abituali, 2 sicché nessuno rivendichi nulla come proprio e nessuno si accaparri nulla per proprio uso, ma abbiano tutto in comune.

 

XXXI. 1 Nessun fratello faccia niente senza l’autorizzazione verbale degli anziani, 2 non riceva e non dia niente 3 e non si rechi da nessuna parte.   

 XXXII. 1 Quando si scoprirà una mancanza, chi viene trovato colpevole sia ripreso dall'abate segretamente. 2 Se questo non basta a correggerlo sia ripreso da pochi anziani. 3 Se neppure allora egli si  correggerà, sia castigato davanti a tutti. 4 E se non si correggerà neppure così, sia scomunicato e non mangi niente. 5 Se neanche questo gioverà, qualunque sia il suo rango venga collocato ultimo fra tutti nell'ordine della salmodia. 6 Se continua nella cattiva condotta, gli sia tolta anche la facoltà di salmodiare. 7 Se neanche questa umiliazione lo smuoverà, sia allontanato dalla comunità dei fratelli, 8 e non gli sia consentito di partecipare né alla mensa né all’ufficio e nessuno dei fratelli più giovani si intrattenga a parlare con lui. 9 Egli sarà tenuto in disparte fino a quando lo richiederà la natura della mancanza a giudizio dell'abate e degli anziani 10 e fino a quando si umilierà dal profondo del cuore facendo penitenza per la mancanza e chiederà perdono del suo errore alla presenza di tutti. 11 Se egli ha peccato nei confronti di un fratello, chieda perdono anche a questo fratello al quale ha recato offesa.

 XXXIII. 1 Se qualcuno sarà solidale con il suo errore e gli consiglierà, incoraggiandolo nell'ostinazione, di tardare nell'umiliarsi, 2 sappia che, quando sarà colto in questo errore, lo si dovrà giudicare colpevole nella stessa misura.   

 XXXIV. Si è dovuto anche aggiungere questo, che un fratello che viene accusato di una mancanza o viene ripreso, abbia pazienza e non risponda a chi lo accusa, ma si umilii in tutto e si corregga.

 XXXV. Se ci sarà qualcuno tanto ostinato e tanto insensibile al timore di Dio da non correggersi dopo tanti castighi e tanti perdoni, sia cacciato dal monastero e trattato come un estraneo, affinché altri non corrano pericolo per la sua colpa.

 XXXVI. Se qualcuno parlerà o riderà durante i pasti, sia ripreso e faccia penitenza.

 XXXVII. Se qualcuno arriverà tardi alla mensa senza il permesso di un superiore, faccia anch'egli penitenza o ritorni digiuno nella sua cella.   

 XXXVIII. 1 Se a tavola si avrà bisogno di qualcosa, nessuno si permetterà di parlare, ma darà agli inservienti un segnale sonoro. 2 Gli inservienti non mangino nient'altro che le cose preparate per i fratelli in comune e non si permettano di prepararsi piatti differenti.

 XXXIX. 1 Nessuno darà a uno più di quanto ha avuto un altro. 2 Se si accampano ragioni di infermità, il preposto della casa andrà a trovare gli inservienti dei malati e da loro apprenderà quello che è necessario.

 XL. 1 Quando verrà gente alla porta del monastero, se saranno chierici o monaci saranno accolti con maggiori onori. 2 I fratelli laveranno loro i piedi secondo il precetto del Vangelo e li forniranno di tutto quello che conviene all'uso dei monaci.

 

XLI. 1 Se qualcuno verrà alla porta del monastero dicendo di voler vedere un suo fratello o un parente, il portinaio ne darà notizia all'abate e, se questo darà il permesso, sarà accompagnato da uno di fede provata 2 e sarà cosi mandato a vedere il fratello o il parente.

 XLII. Se a qualcuno morirà un parente, non avrà facoltà di andare ai funerali, a meno che gliene dia permesso il padre del monastero.

 XLIII. Nessuno prenda legumi dall'orto, a meno che non li riceva dall’ortolano.

 XLIV. 1 Nessuno parli a un altro nel buio. 2 Nessuno dorma con un altro sulla stessa stuoia. 3 Nessuno tenga la mano a un altro, ma uno stia distante da un altro un cubito, sia che stia all’impiedi o cammini o sia seduto.

 XLV. Se qualcuno prenderà un oggetto non suo, gli sarà posto sulle spalle e cosi faccia penitenza in pubblico davanti ai fratelli riuniti.  

  XLVI. Se il preposto giudicherà ingiustamente, sarà condannato dagli altri per la sua ingiustizia.

 XLVII. Chi è solidale coi peccati e difende il fratello che pecca, sarà maledetto presso Dio e presso gli uomini e sarà punito con una correzione severissima.

 [FINISCE LA REGOLA ORIENTALE]    

 


Ritorno alla pagina iniziale: "Regole di Lerins"

Ritorno alla pagina iniziale "Regole monastiche e conventuali"


| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto

| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |


21 giugno 2014                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net