LA DIDACHE’

 

INTRODUZIONE 

 

Estratto da “I padri apostolici”, di Guglielmo Corti– Città Nuova Editrice 1967

 

 

 

La Didachè ebbe una grande diffusione nei primi secoli del cristianesimo. Fu stimata da grandi maestri come Origene e Clemente Alessandrino, che la citarono sembracome Sacra Scrittura. Di essa parlarono Eusebio, sant’Atanasio e altri, non più come libro ispirato, ma certo di grande valore.

Fu tradotta, già allora, in varie lingue come latino, georgiano copto e poi arabo.

Tra i secoli III e V cominciò a essere assorbita in scritti disciplinari come la Costituzione della Chiesa Egiziana e le Costituzioni Apostoliche. Incorporata cosi in queste compilazioni maggiori fini per perdere la sua notorietà come opera a sé stante, cosi che nel secolo XII se ne era perduta ogni traccia.

Grande fu perciò l’entusiasmo quando nel 1873 venne di nuovo alla luce per opera di Filoteo Bryennios, metropolita di Nicomedia, che la scopri a Costantinopoli in un codice greco scritto nel 1056.

Subito il libriccino fu fatto oggetto di uno studio intenso e appassionato, attraverso una produzione letteraria imponente; e nel fervore della ricerca cominciarono a profilarsi diverse opinioni contrastanti.

Alcuni la ritennero come l’eco immediata della voce del Signore rivolta agli Apostoli; altri come un vademecum per catecumeni, una specie di primo catechismo, o una ordinanza ecclesiastica. A poco a poco i giudizi si fecero meno benevoli: si cominciò a considerarlo come frutto di una piccola comunità isolata, che nulla, dice della Chiesa universale; fu pure considerato opera di un falsario tendente a restaurare costumi sorpassati o addirittura un’opera eterodossa, in appoggio all’eresia montanista, osteggiante la gerarchia e favorevole al profetismo. Nel fissare la data di composizione, in base a queste diverse concezioni, si passò dalla metà del secolo primo alla seconda metà del secolo seguente o perfino alla prima metà del secolo terzo.

Ma gli studi più recenti (Si tratta dello studio poderoso di J. P. Audet, La Didachè instructions des Apótres, Parigi 1958. Qualche particolare sarà forse discusso, ma l’opera è fondamentale. E’ arricchita da una larghissima bibliografia e da un testo critico (pp. 226-242) che sfruttiamo nella traduzione.) mettono un po' di luce in questo groviglio di opinioni, e rettificano le posizioni più negative che sembravano prevalere.

Sembra assodato ormai che si tratta di una raccolta di istruzioni, che un apostolo (un collaboratore dei Dodici) compilò per aiuto alla propria missione. Sfruttò uno scritto giudaico preesistente (Le due vie) e le consuetudini liturgico-organizzative di una comunità già formata.

A questo nucleo furono unite (forse in seguito) le espressioni desunte dagli scritti riferenti le parole del Signore, quando questi cominciarono a diffondersi.

La composizione della Didachè avvenne, perciò, tra il 50 e il 70, e il luogo di origine sarebbe in Oriente, forse la Siria o meglio Antiochia, ove la comunità cristiana aveva quei caratteri giudaizzanti che riscontriamo nello scritto stesso.

Questa nuova interpretazione ci assicura ancora una volta che ci troviamo davanti a un'opera antica, veneranda, scaturita dalla stessa sorgente della predicazione apostolica, testimonio palpitante della vita dei nostri primi fratelli in Gesù Cristo.

Non sono però dissolti tutti i dubbi, perché la Didachè ha delle particolarità, diverse, e forse contrastanti con gli altri scritti dell’epoca.

E' chiara una quadruplice divisione: capitoli I - VI — Istruzioni morali

» VII -     X  = Istruzioni liturgiche

»  XI  -  XV  = Istruzioni disciplinari

» XVI           = Conclusione escatologica

 

  


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5 maggio 2019                       a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net