SAN COLOMBANO

REGOLE MONASTICHE E PENITENZIALI

Estratto e tradotto da "Columbanus in his own words (Colombano nelle sue stesse parole)" di Tomás Ó Fiaich, Veritas Publications 2012. [1]

 Due Regole sono attribuite a San Colombano: la Regula Monachorum o Regola per i Monaci e la Regula Coenobialis o Regola Cenobiale. Ogni Regola si trova in un numero di manoscritti che risalgono al nono o al decimo secolo. La Regula Coenobialis fu in seguito ampliata per includere materiale proveniente dai successori di Colombano in Luxeuil; la Regula Monachorum fu successivamente abbreviata con l'omissione di materiale che non era più rilevante. Ne consegue quindi che tutta quest'ultima, ma solo una parte della prima, proviene dalla penna di Colombano.

Il Penitenziale di San Colombano è uno dei documenti più preziosi esistenti per uno studio della dottrina della penitenza nella Chiesa Irlandese. Esso costituì un sistema di penitenza privata disponibile sia ai laici che ai monaci e, dato che fu il primo penitenziale della tradizione Irlandese ad essere impiegato nel continente, ebbe un'influenza significativa sullo sviluppo della nuova teologia del Sacramento della Penitenza.

Tutti e tre i documenti sono scritti in una Latinità alquanto arida, in netto contrasto con lo stile retorico e fantasioso degli altri scritti di Colombano.

La Regola per i Monaci

La Regola di San Colombano per i suoi monaci è un ampio trattato sulle virtù basilari dell'obbedienza, della povertà, della castità, della mortificazione, del silenzio ecc. nel monastero, piuttosto che un elenco di norme dettagliate riguardanti la vita quotidiana. Dom Laporte [2] ha suggerito che i primi capitoli sono una sintesi di un'opera composta a Bangor da Comgall [3]. La Regola è severa nelle sue richieste, ma il suo tono è equilibrato e tollerante in tutto. Ad eccezione di un lungo capitolo che stabilisce la regolamentazione per la recita dell'Ufficio divino ed alcune prescrizioni riguardanti il cibo e le bevande, la Regola si occupa esclusivamente delle disposizioni interiori dell'anima. In questo, la Regola di Colombano differiva enormemente dai dettagliati regolamenti stabiliti nella Regola di San Benedetto.

Un esempio della Regula Monachorum è il capitolo che tratta i pasti dei monaci:

Il cibo sia parco; lo si consumi alla sera, rifuggendo la sazietà e, nel bere, l’ubriachezza: esso sostenti senza nuocere. Sia costituito da ortaggi, legumi, farina impastata con acqua, assieme a una piccola pagnotta, perché non sia aggravato il ventre né appesantita la mente. Coloro che desiderano i premi eterni devono curarsi soltanto di ciò che è veramente utile e vantaggioso; pertanto ci si deve moderare sia nelle necessità materiali che nella fatica. Questo infatti è il vero discernimento: conservare integra la possibilità del progresso spirituale macerando la carne con l’astinenza; ma se l'astinenza oltrepasserà la misura, sarà non una virtù bensì un vizio: la virtù infatti custodisce e comprende molti beni. Si deve perciò digiunare tutti i giorni, così come tutti i giorni ci si deve ristorare; e mentre ogni giorno ci si deve nutrire, si deve gratificare il corpo poveramente e parcamente; infatti si deve mangiare ogni giorno, dato che ogni giorno si deve progredire, pregare, lavorare e leggere. (Regola dei Monaci cap. III) [4]

 

La Regola Cenobiale

Come la Regola per i Monaci, la Regula Coenobialis fu redatta per una delle comunità monastiche di Colombano, forse diversa da quella che aveva ricevuto la precedente Regola. Walker [5] considera che i capitoli da I a IX di questa Regola contengano il nucleo che risale a Colombano stesso; egli ritiene che i successivi capitoli della redazione più breve e gli ampliamenti aggiuntivi della redazione più lunga siano stati inseriti dai successori di Colombano a Luxeuil. [6] Questi ulteriori capitoli mostrano un certo allentamento delle prescrizioni più severe trovate nella prima parte.

Questa Regola fornisce un commento più dettagliato sulla vita quotidiana di un antico monaco Irlandese rispetto a qualsiasi altra fonte. Eppure anche qui la mancanza di sistematizzazione è ovvia e la Regula Coenobialis sembrerebbe essersi sviluppata partendo da una serie di decisioni pratiche stabilite nel caso delle violazioni della disciplina piuttosto che essere uno sforzo consapevole di elaborare regolamenti sistematici per ordinare l'intera vita del monastero.

Come esempio della Regula Coenobialis, ecco alcune citazioni dei capitoli III-V che trattano l'omissione delle preghiere, la mancanza di rispetto per le cose sacre e gli abusi della parola:

Per chi uscendo di casa non si inchina per chiedere una preghiera, non si segna quando gli viene data la benedizione, e non si avvicina alla croce, si dispone che venga corretto con dodici colpi.

Similmente dodici colpi a chi dimentica la preghiera prima o dopo il lavoro.

Venga punito con dodici colpi chi, di ritorno al monastero, entrandovi, non si inchina a chiedere una preghiera. Ma al fratello che confessa tutte queste colpe ed altre ancora fino a quelle che meritano un giorno di privazione della parola o del cibo verrà inflitta una semi penitenza, cioè mezza penitenza, e altrettanto per colpe analoghe; sarà però bene, ormai, astenersene.

Per chi, tossendo all’inizio di un salmo, non canta bene, si prescrive la punizione di sei colpi. Così pure sei colpi a chi lascia il segno dei denti sul calice della salvezza.

Sei colpi anche a chi non rispetta l'ordine d'anzianità nel recarsi alla comunione [all’offerta]

Anche a chi sorride durante la sinassi, cioè durante l’ufficio, sei colpi; se qualcuno scoppia in una risata, sia punito con un giorno di privazione, a meno che si tratti di una irriverenza perdonabile.

A chi riceve il pane benedetto con le mani sudice si infliggano dodici colpi.

Chi dimentica di preparare le offerte prima che ci si rechi all’ufficio, venga punito con cento colpi.

Chi tiene con un altro una conversazione futile e subito se ne accorge e tronca il discorso, basta che chieda perdono; se però non smette [ma va cercando come scusarsene], lo si punisca con un giorno di privazione della parola o con cinquanta colpi.

Se uno che adduce delle scuse, senza ponderazione, quando viene rimproverato per qualche fallo, non dice subito chiedendo perdono: Mea culpa, mi pento, sia punito con cinquanta colpi.

A chi, senza riflettere, a un avvertimento ne contrappone un altro, cinquanta colpi.

A chi urta l’altare cinquanta colpi.

Se uno alza la voce senza ritegno, a meno che non vi sia costretto dalla necessità, gli si infligga un giorno di privazione della parola, oppure lo si punisca con cinquanta colpi. Se uno si scusa invece di chiedere perdono, subisca lo stesso castigo.

Se uno, a un fratello che afferma qualcosa, risponde: «Le cose non stanno come tu dici» - all’infuori del caso di anziani che stiano semplicemente parlando con fratelli più giovani - gli si infligga un giorno di privazione della parola, oppure lo si punisca con cinquanta colpi.

Soltanto questo è consentito: che uno risponda a un fratello coetaneo, se si ricorda di qualcosa in modo più preciso di come l’altro dice. (Regola Cenobiale, citazioni dai cap. III-V)

 

I Penitenziali

I Penitenziali Irlandesi contengono elenchi dei vari modi in cui le persone sono soggette a commettere peccato, insieme alla penitenza considerata appropriata per ciascuno. Il primo Irlandese che è sopravvissuto è il Penitenziale di Vinnian, che deve essere identificato con Finnian di Clonard (m. 549) o Finnian di Moville (m. 579) [7].

Il Penitenziale di Colombano mostra una notevole dipendenza da quello di Vinnian. Contrariamente all'opinione di altri studiosi, Dom Jean Laporte ha dimostrato che si tratta di un documento unico che tuttavia si divide in tre parti, una per i monaci, una per il clero secolare e una per i laici. A parte alcuni paragrafi aggiunti in seguito, non vi è alcun motivo per mettere in discussione la paternità di Colombano sul documento nel suo complesso. Probabilmente risale ai suoi primi anni trascorsi nel Continente ad Annegray o a Luxeuil.

Le penitenze imposte dai Penitenziali Irlandesi nel loro complesso sembrano gravi per la nostra visione moderna ed il Penitenziale Colombaniano non fa eccezione. I seguenti estratti, tratti dalla sezione che tratta dei laici, vogliono indicare la lunghezza e la severità delle penitenze da imporre per i peccati di furto, spergiuro, ferite e ubriachezza. Eppure, rispetto alle pene più vendicative delle pubbliche e perpetue scomuniche applicate nei secoli precedenti, offrivano al penitente la speranza della riconciliazione e della riammissione ai sacramenti dopo che il periodo di penitenza fosse finito:

Se un laico commette un furto, cioè ruba un bue o un cavallo o una pecora o qualche animale del suo vicino, se lo fa una o due volte, innanzi tutto compia la dovuta riparazione al suo vicino e faccia penitenza per tre ‘quaresime’ a pane e acqua; ma se ruba spesso come per abitudine ed è nell’impossibilità di restituire, faccia penitenza per un anno e tre ‘quaresime’, e poi prometta di non rubare mai più; e così, alla Pasqua dell’anno successivo, cioè dopo due anni, si accosti alla comunione, a condizione che prima faccia l’elemosina ai poveri coi proventi del suo lavoro, e offra un pranzo al sacerdote che gli ha assegnato la penitenza; in tal modo gli sia rimessa la colpa della sua cattiva abitudine.

Se un laico giura il falso, se lo fa per proprio tornaconto, venda tutti i suoi beni, ne doni il ricavato ai poveri e si converta totalmente al Signore, e, abbandonato in tutto e per tutto il mondo, riceva la tonsura e fino alla morte serva Dio in un monastero. Se invece giura il falso non per proprio interesse ma per paura della morte, per tre anni faccia penitenza a pane e acqua, vivendo in esilio, senza portare armi; per altri due anni si astenga dal vino e dalle carni, e così, offrendo una vita come per riscattare se stesso, cioè concedendo la libertà a un servo o a una serva, e inoltre facendo molte elemosine per altri due anni, durante i quali gli è lecito affatto consumare qualsiasi tipo di cibo, tranne la carne, dopo il settimo anno può accostarsi alla comunione.

Se un laico, non casualmente, in una rissa sparge sangue o ferisce il suo vicino, o gli provoca una menomazione, sia costretto a risarcire in proporzione al danno arrecato; se è nell’impossibilità di farlo, innanzi tutto si sostituisca nel lavoro a colui al quale ha arrecato danno, finché questi è inabile, e cerchi un medico e, dopo che il malcapitato si sarà completamente ristabilito, faccia penitenza a pane e acqua per quaranta giorni.

Se un laico si ubriaca oppure si rimpinza di cibo o beve fino a vomitare, faccia penitenza a pane e acqua per una settimana. (Penitenziale B, 19-22)

 


[1] Le note sono a cura del traduttore e ricavate da vari testi citati.

[2] Dom Jean Laporte, O.S.B. (1905-1981) Monaco dell'Abbazia benedettina Saint-Wandrille de Fontenelle. "Saint Columban, son âme et sa vie", in Mélanges de science religieuse 6 (1949).

[3] Comgall di Bangor (n. 510-520, m. 597-602), uno dei primi santi irlandesi, è stato il fondatore e abate del grande monastero irlandese di Bangor nell'odierna Irlanda del Nord.

[4] Tutte le citazione delle Regole e del Penitenziale sono tratte da "San Colombano - Le opere", Jaca Book 2001.

[5] George Stuart Murdoch Walker, "Sancti Columbani Opera", Scriptores Latini Hiberniae, Dublin Institute for Advanced Studies, 1970.

[6] Contrariamente al Walker, A. de Vogué, in "Regula(e) Columbani", Dizionario degli Istituti di perfezione 7, Edizioni Paoline Roma 1983, ritiene che anche la parte della Regola successiva al capitolo IX sia autentica.

La Regola Cenobiale è formata da una redazione breve (i primi nove capitoli), una redazione lunga (formata da quindici capitoli) e diversi ampliamenti aggiunti posteriormente e di autori non identificati. Nel testo pubblicato nel sito queste aggiunte sono in parentesi quadre.

Secondo alcuni autori il capitolo XV ha un carattere particolare e probabilmente esisteva come scritto a se stante prima di essere incorporato nella Regola Cenobiale.

[7] Finnian di Clonard (Myshall, 470 – Clonard, 549 o 552) è stato un abate irlandese, una figura fondamentale della Chiesa irlandese delle origini, nel periodo immediatamente successivo a San Patrizio e fu uno dei Padri del monachesimo irlandese. L'Abbazia di Clonard fu la prima grande scuola di monachesimo dell'isola.

Il Penitenziale di Finnian è un’opera attribuibile a lui. Esso si basa in parte su fonti gallesi ed irlandesi, su San Girolamo e San Giovanni Cassiano, ma parecchio materiale è invece originale e costituisce il più antico esempio di tal genere.


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1 giugno 2018   a cura di Alberto "da Cormano"     Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net