Alipio di Tagaste – Biografia

(Estratto e tradotto da varie fonti Wikipedia)

Alipio proveniva da una famiglia aristocratica di Tagaste, una piccola città nella provincia romana dell'Africa Proconsularis (attualmente Souk Ahras in Algeria). Nacque circa nel 359, pochi anni dopo il Dottore della Chiesa Agostino (354-430), che incontrò per la prima volta mentre era a scuola a Cartagine. Lì Alipio sentì parlare delle capacità retoriche di Agostino, ma non frequentò le sue lezioni a causa di un disaccordo tra suo padre ed Agostino. Alla fine, tuttavia, Alipio divenne allievo di Agostino e fu profondamente influenzato dalla sua sincerità ed onestà. Man mano che l'amicizia di Alipio con Agostino cominciò ad approfondirsi (Agostino lo chiamava il fratello del mio cuore, “frater cordis mei” (Confessioni, Libro IX, 4,7), così anche il suo interesse per il manicheismo [1]. Alipio ammirava i severi decreti dei manichei sulla castità, e credeva che il matrimonio avrebbe interferito con la ricerca della saggezza insieme ai suoi amici.

Poi Alipio lasciò Agostino ed andò a Roma con l’intenzione di apprendere il diritto. Un evento frequentemente citato dalle Confessioni di Agostino (Libro VI, 7.11-10.17) riguarda il giovane Alipio, noto per le sue convinzioni morali estremamente forti, che fu condotto da amici a guardare le violente partite romane nell'arena. Inizialmente resistette, tenendo gli occhi chiusi, ma non fu in grado di controllarsi a causa del forte rumore ed alla fine cedette ed aprì gli occhi. Con suo sgomento, si ritrovò a godersi lo spettacolo e più tardi invitò anche altri amici a venire con lui. Tuttavia, alla fine si pentì di questo e tornò all'ovile spirituale.

Negli anni '70 Agostino ritrovò il suo amico a Roma, dove già studiava legge. La vecchia capitale fornì ad Alipio le basi per intraprendere la carriera nella pubblica amministrazione, che iniziò come assessore presso vari magistrati. Servì, ad esempio, l'amministratore del sistema finanziario imperiale (comes sacrarum largitionum) [2], che era responsabile delle materie fiscali dell'Italia nel suo complesso. Alipio si fece rapidamente un nome come giurista. Era considerato coraggioso ed incorruttibile, tanto che anche il comes si nascose dietro il suo assistente quando un serio tentativo di corruzione da parte di un senatore dovette essere respinto. Il caso clamoroso, tuttavia, costò ad Alipio quasi la sua carriera.

Dal tesoro statale che gestiva, Alipio investì largamente nella dotazione delle biblioteche. Non risparmiò alcuno sforzo nella produzione di grandi edizioni della letteratura giuridica classica. Egli fu certamente influenzato dal "Circolo di Simmaco" [3], a cui apparteneva il professore di diritto (in latino: antecessor) di Roma Mariniano [4], che aveva fondato e conformemente curato una tradizione di edizioni di alta qualità. In questo contesto Alipio ne approfittò per mantenere in circolazione al di fuori delle sue biblioteche copie acritiche di opere giuridiche pubblicate da lui stesso.

Nel 384 raggiunse Agostino a Milano, dove entrambi raggiunsero rapidamente posizioni di primo piano e dove ascoltarono l’autorevole predicazione di sant’Ambrogio, vescovo di Milano, in cui trovarono una guida nella loro ricerca spirituale. Due anni dopo, Alipio era lì quando Agostino si convertì finalmente al cristianesimo influenzato dalle parole dell'apostolo Paolo, nel giardino della villa in cui entrambi vissero. Alipio seguì l'esempio del suo amico. Nella Pasqua del 387 entrambi, insieme al figlio di Agostino Adeodato, furono battezzati da Ambrogio nella chiesa di Milano. Il fonte battesimale è ancora visibile sotto il Duomo di Milano. L'anno seguente Alipio tornò in Africa ed a Tagaste si ritirò con gli amici a vita cenobitica. Quando Agostino decise di tornare in Africa, Alipio lo raggiunse anche lì, nel monastero di Ippona. In questi anni Alipio divenne il braccio destro di Agostino e lo accompagnò ad importanti concili. Nel 394 si recò a Betlemme per vedere Girolamo, che probabilmente conosceva dal tempo della sua permanenza a Roma. Il motivo del viaggio era probabilmente quello di rafforzare il rapporto tra i due maestri della chiesa (Si veda Agostino, Lettera XXVIII, 1).

Dopo il viaggio di ritorno divenne vescovo di Tagaste (nel 394), e due anni dopo Agostino divenne vescovo di Hippo Regius (Ippona).  Come vescovo Alipio per quasi quarant'anni fu riformatore del clero, maestro di monachesimo (santa Melania la giovane passò sette anni a Tagaste sotto la sua direzione [5]) e difensore della fede contro i donatisti [6] ed i pelagiani [7]. Prese parte ai Concili africani della Chiesa durante il suo periodo come vescovo e fu scelto insieme a Possidio ed Agostino per rappresentare i vescovi cattolici al famoso incontro con i donatisti a Cartagine nel 411. Prese parte al Concilio di Milevi (Numidia) nel 416 e compose una relazione scritta su questo Consiglio per Papa Innocenzo.

Si presume che fosse ad Ippona per la morte di Agostino, e che sia morto nello stesso anno 430 per cause naturali (la data esatta è sconosciuta). È venerato come santo sia nella Chiesa cattolica romana che in quella ortodossa. La sua festa è il 15 agosto. Il suo nome è stato incluso nel Martyrologium Romanum nel 1584 da Papa Gregorio XIII, ed il racconto di sant'Agostino sulla sua vita rende sufficientemente chiara l'evidenza della sua santità.

 

Dal Martirologio Romano: "Commemorazione di sant'Alipio, vescovo di Tagaste in Numidia, nell'odierna Algeria, che fu dapprima allievo di sant'Agostino e poi suo compagno nella conversione, collega nel ministero pastorale, strenuo commilitone nelle lotte contro l'eresia ed infine compartecipe della gloria celeste."

L'Ordine agostiniano lo celebra insieme a san Possidio il 16 maggio per concessione di papa Clemente X (breve Alias a Congregatione del 19 agosto 1672).

 


[1] Manicheismo: Antica religione fondata nel III secolo dal persiano Mani (216 ca. - 276 ca. d.C.). Per alcuni secoli ebbe una vasta diffusione e fu tenacemente avversata dai principali teologi cristiani. Tra i suoi adepti, prima della conversione al cristianesimo, figurò sant'Agostino.

Mani si proclamava l'ultimo profeta di una serie che comprendeva Zoroastro, Buddha e Gesù, le cui rivelazioni parziali si completavano nella sua dottrina. Oltre all'influenza dello zoroastrismo e del cristianesimo, il manicheismo rivela una chiara matrice gnostica.

L'universo manicheo si suddivide in due regni rivali, quello della Luce (Spirito), governato da Dio, e quello delle Tenebre (Materia), governato da Satana: in origine separati, i due regni si trovarono coinvolti in perpetua lotta dopo che, per una catastrofe primordiale, il regno delle Tenebre invase quello della Luce. La stirpe umana è il risultato di questa lotta, espressa dalla contrapposizione dualistica tra un corpo materiale e un'anima spirituale; l'umanità dovrà redimersi mediante la conoscenza del regno della Luce rivelato dal succedersi dei messaggeri divini, da Buddha a Cristo fino a Mani: con tale conoscenza l'anima può dominare i desideri carnali e ascendere al regno divino. (Fonte "Microsoft Encarta 2009", di cui ho tralasciato alcuni capitoli)

[2] Il comes sacrarum largitionum era un officium civile dell'Impero romano, creato da Costantino I. Era posto alle dipendenze del principe, assistendolo nelle sue mansioni: in particolare per quanto riguarda i donativi e gli stipendi da concedere alle truppe: pertanto la sua funzione era di fondamentale importanza per assicurare al principe la fedeltà delle truppe. Più in generale la sua funzione si esplicava nell'esazione delle tasse e nella gestione della cassa. Sotto il suo controllo ricadevano anche le miniere e le zecche di Stato. (Fonte “Wikipedia”)

[3] Quinto Aurelio Simmaco (in latino: Quintus Aurelius Symmăchus; Roma, 340 circa – 402/403) è stato un oratore, senatore e scrittore romano. Gli studiosi moderni hanno spesso etichettato la rinascita culturale nell’occidente latino del quarto secolo come frutto della reazione dell’aristocrazia romana pagana contro il cristianesimo, con riferimento al circolo culturale che, raccolto attorno alla figura di Simmaco, aveva come oggetto di studio la letteratura latina antica. L’aspetto pagano di questa rinascita sembra però essere stato sopravvalutato. Le famiglie aristocratiche che continuarono a patrocinare lo studio letterario furono per lo più cristiane, come gli ‘Anicii’ che supportarono il poeta Claudiano. Il ‘circolo di Simmaco’, che è un concetto artificiale, non fu responsabile della rinascita culturale del quarto secolo dal momento che questa cominciò ben prima. Inoltre il circolo non si raccolse attorno a Simmaco, ma a Pretestato. Mentre Simmaco non appare come una persona particolarmente istruita nelle lettere (con una conoscenza limitata degli autori latini e del greco), è Pretestato invece ad essere la figura principale del circolo dei ‘litterati’ dell’aristocrazia. (Fonte: “L’ultima aristocrazia pagana di Roma e le ragioni della politica”, di Arnaldo Marcone, Edizioni Università Trieste 2010)

[4] Mariniano fu un giurista della tarda antichità romana, a cavallo tra il IV e il V secolo, e che proveniva dall'Asia Minore, dalla Galazia (oggi parte della Turchia). Che fosse un avvocato è noto solo da una delle sette lettere indirizzategli dal famoso politico Quinto Aurelio Simmaco, secondo il quale era un insegnante di giurisprudenza a Roma. Nella lettera Simmaco dà a Mariniano il consiglio amichevole di non prendere troppo sul serio il magistero affidatogli. (Fonte “Wikipedia”)

[5] Santa Melania la Giovane (Roma, 383 – Gerusalemme, 439) la cui festa è il 31 dicembre. Melania nacque da ricchi cristiani, Valerio Publicola, senatore romano, ed Albina. A quattordici anni fu data in sposa a Valerio Piniano. Quando due dei loro figli morirono subito dopo il parto, suo marito accettò di condurre una vita di continenza e dedizione religiosa. Ereditando la vasta ricchezza di suo padre, Melania fece donazioni a monasteri in Egitto, Siria e Palestina e aiutò chiese e monasteri in Europa. Per sfuggire alle invasioni barbariche, fuggì con la madre ed il marito a Tagaste in Numidia nell'anno 410. Nel 417, tutti e tre fecero un pellegrinaggio in Terra Santa e si stabilirono a Gerusalemme, dove Melania divenne amica di San Girolamo. Dopo la morte della madre nel 431 e del marito nel 432, Melania attirò i discepoli al suo stile di vita solitario e costruì un convento, per il quale fu badessa fino alla sua morte, il 31 dicembre 439. (Fonte "catholic.org". URL del 31 dicembre 2008)

[6] Il donatismo fu un movimento religioso cristiano sorto in Africa nel 311 dalle idee del vescovo di Numidia, Donato di Case Nere (n. 270 ca.), soprannominato "il Grande" per la sua notevole eloquenza. La sua dottrina prese le mosse da una critica intransigente nei confronti di quei vescovi che non avevano resistito alle persecuzioni di Diocleziano ed avevano consegnato ai magistrati romani i libri sacri. Secondo i donatisti i sacramenti amministrati da tali vescovi (detti traditores, in quanto avevano compiuto una traditio, ovvero la consegna dei testi sacri ai pagani) non sarebbero stati validi. Questa posizione presupponeva, dunque, che i sacramenti non avessero efficacia di per sé, ma che la loro validità dipendesse dalla dignità di chi li amministrava. (Fonte “Wikipedia”)

[7] Pelagianesimo. Il complesso delle dottrine e il movimento ereticale che fanno capo al monaco Pelagio (ca. 354 - ca. 427). La dottrina di Pelagio è improntata a un moralismo ascetico-stoico: l'uomo può con le sue forze osservare i comandamenti di Dio e salvarsi; la grazia gli è data solo per facilitare l'azione. Ne consegue la negazione del peccato originale e della necessità del battesimo e della penitenza. Dopo la condanna del concilio di Cartagine (411), il pelagianesimo fu combattuto dal punto di vista dottrinale soprattutto da s. Agostino. (Fonte “Enciclopedia Treccani”)

Per approfondire l’argomento si veda il link alla pagina: “Pelagio e il pelagianesimo”.

 


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16 febbraio 2021        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net