SPIRITUALITA' MONASTICA
di Giorgio Picasso O.S.B.
estratto da "Vivere in Cristo. Per una formazione permanente alla spiritualità monastica" AA. VV.
Editrice Città Nuova
Nell’ambito degli interessi per la storia della spiritualità
cristiana che si manifestarono negli anni dell'immediato secondo dopoguerra non
mancò, come era ovvio, attenzione per la spiritualità monastica identificata
senz'altro con la spiritualità benedettina. Ricordo due occasioni che mi
sembrano significative.
Nel 1943, ancor prima della fine della guerra, si tenne
all'Università Cattolica di Milano un corso sulle varie scuole di spiritualità e
ad una personalità insigne di monaco e vescovo, il card. Schuster, fu affidato
il compito di presentare la spiritualità benedettina. Egli, dopo aver insistito
sul peculiare carattere del monachesimo nell'alto e pieno Medioevo in confronto
dei successivi ordini unitari ed accentrati, ne ribadiva l'autorevolezza
derivata — così pensava — da un particolare incarico da parte del papato a san
Benedetto (fatto non più accettato dagli studiosi), e dalla missione che in
forza di tale incarico, la Regola di san Benedetto aveva esplicato: a quella
Regola — pur in mancanza di qualsiasi forma di governo accentrato — tutti i
monasteri si erano riferiti e, pertanto, sulla base di una comune osservanza di
tale regola si poteva parlare di spiritualità benedettina, o meglio di una vera
e propria scuola di ascetica benedettina. rilevava ancora che la spiritualità
benedettina non aveva mai formato un vero e proprio sistema dottrinale ed una
scuola teologica propria dell`ordine, come era poi avvenuto al tempo dei grandi
ordini mendicanti, pur avendo dato al momento opportuno papi, dottori, apostoli,
riformatori. In quella circostanza, in pieno periodo bellico, con i mezzi a
disposizione, non si poteva dire più e meglio.
Pochi anni dopo, il p. Jean Gautier, promuoveva una analoga
iniziativa in Francia e nel 1953 pubblicava una raccolta di studi su La
spiritualité catholique, ben presto tradotta anche in italiano. Molti di
noi hanno studiato quel volume. Il primo contributo, dopo una introduzione dello
stesso promotore sulla natura della spiritualità, e il suo ambito, riguardava
ancora la Spiritualità benedettina ed era affidato a Dom Jacques Winandy, allora
abate di Clairvaux (Lussemburgo), studioso ben noto ed assai sensibile ai
problemi monastici.
Ne dette prova anche in quelle pagine che cominciano cosi:
«Spiritualità benedettina? I'espressione è più ambigua dibquanto non sembri. Si
tratta di spiritualità di san Benedetto? obdi quale dei tanti rami spuntati sul
tronco benedettino?» Alle domande l`autore rispondeva tracciando un pregevole
profilo storico dell`Ordine di San Benedetto, partendo da un benedettinismo in
gestazione (così lo chiama}, fino all'età contemporanea. Le perplessità dello
studioso derivavano dalla evoluzione del movimento monastico che pur riferendosi
in generale alla medesima regola, ne offriva tuttavia interpretazioni diverse,
se non contrastanti: celebre il caso di Cluny e Cìteaux.
Se il Winandy notava difficoltà nella evoluzione storica
dell'Ordine di San Benedetto per enucleare un concetto univoco di spiritualità,
ben presto gli studi innovatori sulla genesi, composizione e diffusione della
Regula Benedicti, presentarono altre — e più gravi, almeno così
apparivano — perplessità sulla Regola stessa, poiché una volta accettata la sua
derivazione dalla Regola del Maestro, si veniva a porre su basi nuove anche il
problema della spiritualità benedettina. In altre parole, se Benedetto con la
sua Regola non era all’inizio della tradizione monastica occidentale, ma si
collocava in uno stadio intermedio, era cioè erede a sua volta di un monachesimo
già diffuso e codificato attraverso varie regole, bisognava ritenere benedettino
quel che veramente era originale nella RB, e generalmente “monastico" o
pre-benedettino, il molto che san Benedetto aveva invece accolto dalla
precedente tradizione.
Studi molto puntuali e numerosi, specialmente per opera del
p. Adalbert de Vogué, come tutti sappiamo, hanno fatto luce su questi problemi
di natura storica e filologica, e oggi ci permettono di riconoscere il valore
della Regola di san Benedetto nella sintesi geniale che il santo ha composto di
fronte ad una tradizione già molto sviluppata, alla quale assicurò una posterità
in forza delle doti intrinseche alla sua sintesi, senza richiedere alcun
intervento superiore che non sarebbe stato possibile nella concezione del
monachesimo del VI secolo.
Pertanto è necessario riconoscere che solo gradualmente il
monachesimo occidentale diventò benedettino: san Benedetto stesso, lungi dal
fondare una qualche scuola di spiritualità, ha impresso il proprio timbro sul
già ricco patrimonio monastico tradizionale, consegnandolo - come ho detto — in
eredità di secoli successivi “.
Tale patrimonio è considerato un bene comune alla Chiesa, e
almeno fino al secolo XII ha sostenuto l`unica esperienza religiosa del
monachesimo occidentale. Anche limitandosi alla produzione letteraria che a
questa esperienza si riferisce, si tratta di un complesso enorme di opere in cui
tutti i generi letterari sono rappresentati, alcuni ereditari anche
dall'antichità classica (dialoghi, lettere, trattati), altri tipici della
spiritualità monastica (sentenze, collazioni, regole, omelie, preghiere,
visioni), la cui principale caratteristica è una salda adesione ai testi sacri
(Bibbia e Padri).
Per queste ragioni, ossia per quanto è stato scritto prima di
San Benedetto e per il modo attraverso il quale la stessa Regola è divenuta
quasi l’unica regola del monachesimo occidentale, oggi, pur riconoscendo i
grandi meriti storici di questo piccolo testo composto di 73 capitoli piuttosto
brevi, pare più esatto, preciso, parlare di spiritualità monastica, non certo in
alternativa alla spiritualità benedettina, ma come comprensiva di una
realtà più ampia, più articolata, se volete anche più complessa, nella quale la
RB, ben compresa e collocata, continua a svolgere un ruolo di grande
significato.
Tentiamo di presentare un profilo storico di questa
spiritualità sulla base dei contributi più recenti (tra l’altro è appena il caso
di ricordare che possiamo disporre di rassegne molto informate, tracciate anche
in questi ultimi decenni).
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25 giugno 2020
a cura
di Alberto da Cormano
alberto@ora-et-labora.net