Regola di san Benedetto
LA FEDE
Prologo: 21 Armati dunque di fede e di opere buone, sotto la guida del Vangelo, incamminiamoci per le sue vie in modo da meritare la visione di lui, che ci ha chiamati nel suo regno... 49 Mentre invece, man mano che si avanza nella vita monastica e nella fede, si corre per la via dei precetti divini col cuore dilatato dall'indicibile sovranità dell'amore.
II - L'Abate: 2 Sappiamo infatti per fede che in monastero egli tiene il posto di Cristo, poiché viene chiamato con il suo stesso nome, 3 secondo quanto dice l'Apostolo: "Avete ricevuto lo Spirito di figli adottivi, che vi fa esclamare: Abba, Padre!"
XIX - La partecipazione interiore all'Ufficio divino: 1 Sappiamo per fede che Dio è presente dappertutto e che "gli occhi del Signore guardano in ogni luogo i buoni e i cattivi", 2 ma dobbiamo crederlo con assoluta certezza e senza la minima esitazione, quando prendiamo parte all'Ufficio divino.
La virtù della fede
PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI - Mercoledì, 1° maggio 2024
Estratto dal sito della Santa Sede - Dicastero per la comunicazione
Catechesi. I vizi e le virtù. 17. La fede
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi vorrei parlare della virtù della fede. Insieme con la carità e
la speranza, questa virtù è detta “teologale”. Le virtù teologali
sono tre: fede, speranza e carità. Perché sono teologali? Perché le si può
vivere solo grazie al dono di Dio. Le tre virtù teologali sono i grandi doni
che Dio fa alla nostra capacità morale. Senza di esse noi potremmo essere
prudenti, giusti, forti e temperanti, ma non avremmo occhi che vedono anche
nel buio, non avremmo un cuore che ama anche quando non è amato, non avremmo
una speranza che osa contro ogni speranza.
Che cos’è la fede? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci spiega che
la fede è l’atto con cui l’essere umano si abbandona liberamente a Dio (n.
1814). In questa fede, Abramo è stato il grande padre. Quando accettò di
lasciare la terra dei suoi antenati per dirigersi verso la terra che Dio gli
avrebbe indicato, probabilmente sarà stato giudicato folle: perché lasciare
il noto per l’ignoto, il certo per l’incerto? Ma perché fare quello? È
pazzo? Ma Abramo parte, come se vedesse l’invisibile. Questo dice la Bibbia
di Abramo: “Andò come se vedesse l’invisibile”. È bello questo. E sarà
ancora questo invisibile a farlo salire sul monte con il figlio Isacco,
l’unico figlio della promessa, che solo all’ultimo momento sarà risparmiato
dal sacrificio. In questa fede, Abramo diventa padre di una lunga schiera di
figli. La fede lo ha reso fecondo.
Uomo di fede sarà Mosè, il quale, accogliendo la voce di Dio anche quando
più di un dubbio poteva scuoterlo, continuò a restare saldo e a fidarsi del
Signore, e persino a difendere il popolo che invece tante volte mancava di
fede.
Donna di fede sarà la Vergine Maria, la quale, ricevendo l’annuncio
dell’Angelo, che molti avrebbero liquidato perché troppo impegnativo e
rischioso, risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la
tua parola» (Lc 1,38). E con il cuore pieno di fede, con il cuore
pieno di fiducia in Dio, Maria parte per una strada di cui non conosce né il
tracciato né i pericoli.
La fede è la virtù che fa il cristiano. Perché essere cristiani non è
anzitutto accettare una cultura, con i valori che l’accompagnano, ma essere
cristiano è accogliere e custodire un legame, un legame con Dio: io e Dio;
la mia persona e il volto amabile di Gesù. Questo legame è quello che ci fa
cristiani.
A proposito della fede, viene in mente un episodio del Vangelo. I discepoli
di Gesù stanno attraversando il lago e vengono sorpresi dalla tempesta.
Pensano di cavarsela con la forza delle loro braccia, con le risorse
dell’esperienza, ma la barca comincia a riempirsi d’acqua e vengono presi
dal panico (cfr Mc 4,35-41). Non si rendono conto di avere la
soluzione sotto gli occhi: Gesù è lì con loro sulla barca, in mezzo alla
tempesta, e Gesù dorme, dice il Vangelo. Quando finalmente lo svegliano,
impauriti e anche arrabbiati perché Lui li lascia morire, Gesù li
rimprovera: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc
4,40).
Ecco, dunque, la grande nemica della fede: non è l’intelligenza, non è la
ragione, come, ahimè, qualcuno continua ossessivamente a ripetere, ma la
grande nemica della fede è la paura. Per questo motivo la fede è il primo
dono da accogliere nella vita cristiana: un dono che va accolto e chiesto
quotidianamente, perché si rinnovi in noi. Apparentemente è un dono da poco,
eppure è quello essenziale. Quando ci hanno portato al fonte battesimale, i
nostri genitori, dopo aver annunciato il nome che avevano scelto per noi, si
sono sentiti interrogare dal sacerdote – questo è successo nel nostro
Battesimo –: «Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?». E i genitori hanno
risposto: «La fede, il battesimo!».
Per un genitore cristiano, consapevole della grazia che gli è stata
regalata, quello è il dono da chiedere anche per suo figlio: la fede. Con
essa un genitore sa che, pur in mezzo alle prove della vita, suo figlio non
annegherà nella paura. Ecco, il nemico è la paura. Sa anche che, quando
cesserà di avere un genitore su questa terra, continuerà ad avere un Dio
Padre nei cieli, che non lo abbandonerà mai. Il nostro amore è così fragile,
e solo l’amore di Dio vince la morte.
Certo, come dice l’Apostolo, la fede non è di tutti (cfr 2 Ts 3,2), e
anche noi, che siamo credenti, spesso ci accorgiamo di averne solo una
piccola scorta. Spesso Gesù ci può rimproverare, come fece coi suoi
discepoli, di essere “uomini di poca fede”. Però è il dono più felice,
l’unica virtù che ci è concesso di invidiare. Perché chi ha fede è abitato
da una forza che non è solo umana; infatti, la fede “innesca” la grazia in
noi e dischiude la mente al mistero di Dio. Come disse una volta Gesù: «Se
aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso:
“Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Lc
17,6). Perciò anche noi, come i discepoli, gli ripetiamo: Signore, aumenta
la nostra fede! (cfr Lc 17,5) È una bella preghiera! La diciamo tutti
insieme? “Signore, aumenta la nostra fede”. La diciamo insieme: [tutti]
“Signore, aumenta la nostra fede”. Troppo debole, un po’ più forte: [tutti]
“Signore, aumenta la nostra fede!”. Grazie.
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11 ottobre 2025 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net