LA VITA E LE OPERE DI SANT'EUCHERIO

 

Estratto e tradotto da: "Saint Eucher de Lyon – Du mépris du monde", L. Cristiani, Nouvelles Éditions Latines 1950

 

Chi era Sant'Eucherio?

Non si può dire che sia un santo molto noto al grande pubblico. E se è noto agli specialisti della patristica, non si può dire nemmeno che sappiano di lui tutto ciò che vorrebbero sapere. Tutti i contemporanei hanno parlato di lui e ne hanno parlato come di un uomo estremamente distinto. Uno di loro, Claudien Mamert, parla con ammirazione "della profondità sottile della sua mente, della pienezza della sua scienza, dell'abbondanza del suo discorso", e lo pone "molto al di sopra tutti i grandi pontefici del suo secolo.

Tuttavia, sull'origine, la famiglia, l'educazione, la gioventù di Eucherio, siamo informati molto male. Senza entrare, in questa breve relazione, nel dettaglio delle congetture ragionevoli su tutti questi punti e delle prove che supportano queste congetture, presenteremo ciò che ci sembra più probabile.

Eucherio nacque intorno al 380, molto probabilmente a Lione. Diventato, verso il 435, vescovo di quella città, egli pronunciò i panegirici di santa Blandina e dei santi Alessandro e Epipodo, vittime illustri della persecuzione del 177. Ed in questi discorsi egli insisteva con tali termini riguardo al sentimento più intimo di fratellanza che noi sentiamo con i gloriosi martiri del passato, quando si viene dalla loro terra e si è nati nella stessa patria, che è difficile dubitare che parlasse per se stesso.

Ciò che è sicuro è che apparteneva a una famiglia ricca e di nascita illustre. Vedremo poi che una delle sue opere: "Rinuncia al mondo", è indirizzata a Valerianus, che era uno dei suoi parenti stretti, ed il cui padre e patrigno erano stati elevati "alle vette più alte del secolo". Questo Valeriano è comunemente identificato con un certo Priscus Valerianus, di cui parla Sidonio Apollinare in una delle sue lettere e che fu prefetto del pretorio dei Galli - il grado più alto dei magistrati dell'impero in quel momento. Lo stesso Valeriano era cugino dell'Imperatore Avito.

Parente stretto di un personaggio del genere, Eucherio faceva parte ovviamente lui stesso della più alta nobiltà del secolo.

Non siamo quindi sorpresi nel sentire Sant'Ilario dire di lui: "magnificamente splendido nel mondo, era ancora più splendido in Cristo!".

Inoltre, la sola analisi del suo stile, di cui parleremo un po' più tardi, basterebbe a rivelare l'uomo che ha ricevuto una brillante educazione, che è stato affidato ai maestri più illustri e che ha saputo trarre un profitto superiore dalle loro lezioni. Fin da allora la città di Lione possedeva una potente aristocrazia. Aveva grammatici e retorici addestrati in ogni dettaglio della loro arte ed aveva scuole rinomate e frequentate. Le opere di Eucherio dimostrano che aveva percorso tutto il ciclo di studi classici del suo tempo e che si era distinto. Era uno dei pochi che leggevano il greco e che si sentivano in grado di discutere l'esatto significato delle parole in quella lingua.

Un punto che ci rimane oscuro è l'origine della fede cristiana nel cuore di Eucherio. Apparteneva ad una famiglia da lungo tempo convertita alla fede o si convertì durante la sua giovinezza? Non lo sappiamo. Tuttavia, in assenza di qualsiasi indicazione contraria, di qualsiasi ricordo personale che lo appassioni riguardo a questo argomento, la prima ipotesi sembra più naturale. Nato nella religione di Cristo, assorbito, fin dall'infanzia, dalle massime del Vangelo, Eucherio si unì in matrimonio ad una moglie degna di lui che si chiamava Galla. È tutto ciò che sappiamo di lei. Ma il fatto che fu in grado di capirlo, di seguirlo nell'eremitaggio, di dedicarsi, come lui, alla continua contemplazione nella solitudine, ciò è sufficiente per la sua gloria.

Eucherio e Galla ebbero due figli (Salonio e Verano. Ndt.) che, in seguito, appartennero entrambi all'episcopato gallo-romano. A loro sono dedicati due delle opere di Eucherio sullo studio delle Sacre Scritture.

La giovane famiglia di Eucherio e Galla sembrava poter godere in pace tutto ciò che gli uomini apprezzano qui sulla terra; fortuna, intelligenza, tempo libero per gli studi, salute, onori terreni. Apparentemente non mancava loro nulla. Eppure, un giorno, essi rinunciarono al mondo. Decisero di non essere più l'uno per l'altro, se non che fratello e sorella in Gesù Cristo. Affidarono i loro figli, il maggiore dei quali non aveva ancora dieci anni, ai monaci dell'isola di Lérins (l'isola di Sant'Onorato). Sembra che prima, Eucherio, dopo aver lasciato i figli da soli alla madre per due o tre anni, si fosse fatto lui stesso monaco in questa isola. Poi visse nell'isola di Lero, che oggi si chiama Santa Margherita, in una profonda solitudine, vicino a sua moglie che viveva anche lei a Lero una vita eremitica, come suo marito. Durante questo periodo, i loro figli ricevettero, a Lérins, le lezioni degli uomini più illustri: Ilario, futuro vescovo di Arles, Salviano, sacerdote di Marsiglia, autore di una famosa opera sul "Governo di Dio" (Oppure "il divino governo del mondo". Ndt.), e Vincenzo di Lérins, autore non meno illustre del Commonitorium contro le eresie.

È nella solitudine di Lero che Eucherio ha composto le sue più note opere: l'"Elogio della solitudine" - De laude heremi, - e le "Rinuncia al mondo " - De contemptu mundi. C'è più di una caratteristica autobiografica in queste opere. In un certo senso possiamo dire che tutto ciò che sappiamo di più chiaro e di più sicuro, riguardo a Sant'Eucherio, del suo spirito, della sua spiritualità, dei suoi pensieri profondi, della sua elevata santità, del suo genio, ci vengono da queste opere. Sono, da sole, un titolo all'immortalità. Soprattutto perché si capisce bene che non le ha scritte per un semplice esercizio retorico o per mettersi in mostra, ma che restituiscono il suono stesso di tutto il suo essere vibrante e profondo. Per quanto la parola possa rendere il pensiero ed il pensiero risponda all'anima stessa, queste opere sono ciò che è più strettamente relativo alla propria persona, alla propria convinzione più realizzata, al proprio amore più vivente, in una parola, tutto lui stesso!

La santità di Eucherio e gli immensi talenti che gli venivano riconosciuti furono, secondo tutte le apparenze, le ragioni principali della scelta che il clero ed il popolo di Lione fecero di lui, intorno all'anno 435, per succedere al loro vescovo, Senatore, che era appena morto. Pertanto, Eucherio lasciò la sua solitudine per diventare metropolita di Lione. Egli fu, secondo le nostre liste ufficiali, il diciannovesimo vescovo della grande città di Lione. Governò questa illustre chiesa per un quindici d'anni, perché la sua morte avvenne, secondo Gennadio, intorno al 449 o 450.

Perché Claudien Mamert, che non parlava di lui solo per sentito dire, ma che lo aveva conosciuto, sentito e letto, lo abbia potuto porre così in alto nella sua stima e lo abbia considerato, come abbiamo detto, il più grande e di gran lunga, tra i grandi vescovi del suo tempo, occorre proprio che Eucherio abbia adempiuto ai doveri della sua carica nel modo più eminente possibile. E siccome sappiamo che a quel tempo si chiedevano soprattutto a un vescovo due cose: un'abbondante eloquenza nel commento ininterrotto delle Sacre Scritture davanti al suo popolo ed una instancabile carità per alleviare tutti i mali del secolo, noi dobbiamo concludere che Eucherio è stato uno dei più grandi oratori sacri dell'epoca ed uno dei più eminenti benefattori di Lione e dell'intera provincia di Lione, in un momento particolarmente fertile di calamità pubbliche.

E questo è tutto! Ma ciò non è abbastanza per giustificare questo giudizio del buon Tillemont, il grande studioso del XVI secolo: "La Chiesa di Lione non ha avuto, dopo Sant'Ireneo, un vescovo più famoso nella scienza e nella pietà di Sant'Eucherio".

 

II - LE OPERE DI SANT'EUCHERIO

Non troverete qui tutte le opere di S. Eucherio, ma solo quelli che interessano il "pensiero monastico", e grazie al quale abbiamo la possibilità di ricostruire ciò che noi chiamiamo la sua "spiritualità".

Ma precisamente, per giustificare la nostra scelta, è necessario elencare tutto ciò che ci è rimasto di lui in ordine cronologico. E questo è il motivo per cui elaboreremo, prima di tutto, l'intera cronologia della vita del santo. Nato, secondo la nostra ipotesi, intorno al 380, sposato intorno al 403 o 404, padre di Salonio nel 405 e di Verano nel 407, sarebbe andato a Lérins nel 409 o nel 410. Una lettera di San Paolino da Nola, che localizziamo con probabilità intorno al 413, suggerisce che fosse già a Lero, così come Galla, in questa data. "

La sua prima opera di una qualche importanza, a parte le lettere a Sant'Onorato, abate di Lérins, di cui ci è stato conservato un delizioso riferimento di sant'Ilario, è il De Laude heremi o "Elogio della solitudine". Quest'opera ha la forma di una lettera indirizzata a sant'Ilario in occasione del ritorno dello stesso Ilario nella solitudine leriniana, dopo un corto soggiorno ad Arles, dove sant'Onorato, suo maestro e parente, diventato vescovo di questa città nel 426, l'aveva attratto in un primo tempo.

Poiché questo ritorno di Ilario deve essere datato all'inizio del 427, così come, d'altra parte, nella lettera parla di san Lupo come se non fosse più a Lérins, che lasciò nel 427 per diventare vescovo di Troyes, quest'opera deve essere datata ugualmente nel 427, perché non si può supporre che Eucherio abbia aspettato troppo a lungo per congratularsi con Ilario per il suo amore per la solitudine, molto ammirato dai contemporanei.

Il secondo libro di Eucherio ha anch'esso la forma di una lettera. È il De contemptu mundi - "Rinuncia al mondo", indirizzato a suo cugino Valeriano. Dobbiamo qui ricordare che, nella tradizione latina, la lettera era una delle forme letterarie più alla moda a partire da Cicerone e Plinio il Giovane, che si erano entrambi distinti in questo stile. Sicuramente non si tratta semplicemente di una lettera, scritta con naturalezza su di una tavoletta, per una questione di ordinaria amministrazione. La lettera in questione, al contrario, è molto ben preparata, molto curata nello stile. Ovviamente, non è solo scritta per il destinatario che la riceverà per primo. Colui che la scrive sa che sarà trasmessa ad altri, che sarà copiata e consegnata al pubblico letterato. Ma, sotto la copertura di una semplice corrispondenza privata, può ispirare una buona familiarità, una sorta di intimità nell'espressione dei suoi sentimenti personali. È come se rivelasse una confidenza. Ai tempi di sant'Eucherio, il genere epistolare aveva annoverato dei grandi maestri. Alcune lettere di san Girolamo avevano incantato i cenacoli più illustri di Roma. Girolamo, in seguito, sentì alcuni dei suoi illustri "destinatari" che citavano a memoria i passaggi più belli delle sue epistole. Anche sant'Agostino aveva scritto delle lettere che erano veri e propri trattati su questioni scritturali, teologiche o spirituali.

La lettera a Valeriano, che chiamiamo "Rinuncia al mondo", porta con sé la sua data, come si può ricavare dal testo. È dell'anno 432 d.C., quindi poco dopo che Eucherio divenne vescovo di Lione.

Come vescovo, ha sicuramente predicato molto, come abbiamo detto. Ma dei suoi sermoni, che furono ovviamente molto numerosi, abbiamo solo questi due discorsi, citati sopra, su santa Blandina e sui santi Epipodo ed Alessandro. Il loro stile, la pietà che vi è diffusa, la patria del loro autore, tutto concorda con l'idea che abbiamo di Eucherio, tutto si adatta a lui e solo a lui.

Saremmo molto meno affermativi, per quanto riguarda le dieci omelie ai monaci, che si trovano nella Patrologia Latina del Migne tra le opere di sant'Eucherio, ma che ci sono giunte senza il nome dell'autore, o piuttosto sotto un falso nome, quello di Eusebio di Emesa (300-359) 1) , che siamo propensi a chiamare Eusebio Gallicano, per distinguerlo da quello di Emesa, ma senza sapere nulla sul suo conto, nemmeno se sia mai esistito!

D'altra parte, Eucherio è sicuramente l'autore di un Panegirico dei martiri di Agaune. Secondo Tillemont, è "l'opera meglio scritta che abbiamo di sant'Eucherio". Ma non è solo il linguaggio elegante del loro autore che dà valore a questi Atti di san Maurizio e dei martiri della Legione tebana. Il santo afferma espressamente che desiderava allontanare dall'oblio, intanto che le testimonianze erano ancora in pieno vigore, il ricordo dei gloriosi martiri di Agaune.

Poiché l'esecuzione di 6.600 soldati della Legione tebana ebbe luogo intorno all'anno 300, e poiché Eucherio scrisse prima del 450, vediamo che è possibile colmare questo intervallo di un secolo e mezzo con poche generazioni successive. Infatti, Eucherio cita le sue fonti nella seguente frase contenuta nel suo invio degli Atti a Salvio (Salvius), vescovo di Amiens:

"Ho inviato alla vostra beatitudine la passione scritta dei nostri martiri poiché temevo che, per mancanza di cura, il tempo cancellasse dalla memoria degli uomini gli atti di un così glorioso martirio. Mi sono informato della verità di quest'evento presso delle persone debitamente informate, da quelle stesse che affermavano di avere avuto la notizia delle circostanze di questa passione, così come io le riporto qui, da sant’Isacco, vescovo di Ginevra, che le aveva ricevute, io credo, dal beato vescovo Teodoro, che lo ha preceduto nel tempo".

Gli studiosi identificano questo Teodoro (? – 400 ca.) con un vescovo di quel nome, la cui sede era appunto Octodurum, l'attuale Martigny nel canton Vallese, nella stessa regione in cui aveva sofferto san Maurizio con i suoi molti soldati. Teodoro di Octodurum partecipò al concilio di Aquileia del 381. Era quindi stato in grado, senza difficoltà, di conoscere i testimoni oculari della passione dei santi martiri.

Tutto ciò contribuisce a dare al testo di sant'Eucherio il massimo valore storico. È soprattutto attraverso di lui che conosciamo questo tremendo dramma di un'intera legione di soldati cristiani massacrati per la loro fede.

Dobbiamo ancora parlare di due libri del Santo Vescovo di Lione, che hanno avuto una profonda influenza sugli studi scritturali durante il Medioevo: vogliamo parlare delle Formulae spiritalis intellegentiae - che si potrebbe tradurre con: Brevi regole di intelligenza spirituale e le Instructionum libri II - Istruzioni in due libri.

Queste due opere furono per lungo tempo i manuali della Sacra Scrittura in uso nei monasteri. Essi sono stati copiati instancabilmente, ma sono anche stati completati e, di conseguenza, interpolati, modificati e rettificati, per tenerli aggiornati secondo i vari e successivi sviluppi della scienza biblica. Questo è ciò che ha reso così difficile per il loro editore più recente, Karl Wotke, stabilire il testo autentico di Eucherio.

Il grande vescovo dedicò la prima di queste opere al figlio minore, Verano, e la seconda al maggiore, Solonio. Egli volle condividere con loro la sua esperienza biblica e le lunghe meditazioni che aveva fatto sui Libri Sacri. Nella prefazione della prima l'autore espone i principi generali dell'utilizzo della Sacra Scrittura nella vita spirituale del cristiano in generale e più in particolare del monaco o del sacerdote e del vescovo.

È impossibile per noi fissare una data alle varie opere che appartengono all'episcopato di sant'Eucherio. Ci basterà quindi sapere che sono collocate tra il 435 ed il 449 o 150, la data della sua morte. Il dies natalis, ovvero il giorno della partenza da questa terra per la patria celeste di Eucherio, è fissato, molto anticamente, al 16 novembre. Sarebbe quindi con ogni probabilità il giorno 16 novembre 450 che avrebbe lasciato questo mondo.

 Nota del traduttore:

1) Eusebio d'Emesa, o Eusebio Emeseno, vescovo d' Emesa, oggi Homs, città della Siria presso il Monte Libano ed antica sede metropolitana della provincia romana della Fenicia Seconda (o Fenicia Libanese) nella diocesi civile d'Oriente e nel patriarcato di Antiochia. Eusebio era nato in Edessa, città della Mesopotamia, circa nel 300. Fu discepolo di Eusebio di Cesarea e molto caro all'imperatore Costanzo che l' avrebbe voluto promovere alla sede patriarcale di Alessandria; ma Eusebio la rifiutò per ricevere poco tempo dopo la sede di Emesa. Morì circa nel 359.
Compose diverse opere ed inoltre sono conosciute col suo nome numerose omelie o sermoni che sono invece più certamente attribuibili a Bruno di Segni, Eucherio di Lione, Fausto di Riez, Cesario d'Arles ed altri.
Questa raccolta di omelie è contenuta in certi manoscritti sotto il nome di un misterioso "Eusebio" che nel Medio Evo è stato erronemante identificato in Eusebio d'Emesa.
Questo autore sconosciuto viene inoltre citato come Eusebio Gallicano o Pseudo Eusebio Gallicano o Pseudo Eusebio d'Emesa.

Fonte Wikipedia sotto le voci: "Eusèbe d'Émèse" e "Eusèbe gallican".


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4 marzo 2020        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net