Alberto l’illustrissimo


GEOGRAFIA E SCIENZA

 

 

Alberta: provincia del Canada

 

 

Stemma della provincia Alberta

 

Provincia (661.185 km2; 2 milioni 375.000 ab.; capol. Edmonton) del Canada, la più occid. delle tre prov. della Prateria; confina a N con i Territori del Nord-Ovest, a E e a W rispettivamente con le province del Saskatchewan e della Columbia Britannica e a S, lungo il parallelo 49º N, con il Montana (U.S.A.) . L'A. occupa in gran parte un altopiano, elevato in media da 600 a 900 m (m. Caribou, 1036 m), declinante a N e a E verso le pianure dello Scudo Canadese mentre a SW è bruscamente interrotto da una sezione delle Montagne Rocciose che qui culminano nei m. Columbia (3747 m), Alberta (3619 m) e Assiniboine (3618 m); è solcata da vari fiumi, di cui i principali sono il Peace, l'Athabasca e il Saskatchewan, e conta numerosi laghi, poco profondi e tutti di origine glaciale. Separata perciò dalla costa pacifica da un'alta barriera montuosa, l'A. ha un clima di tipo subartico, caratterizzato da inverni lunghi e rigidi e da estati fresche (a Edmonton la media di gennaio è di –13,5 ºC, quella di luglio di 17 ºC), con scarse precipitazioni (250-500 mm annui); talora d'inverno si hanno improvvisi rialzi di temperatura per effetto del chinook, vento caldo e secco che spira dalle Montagne Rocciose. La quasi totalità della popolazione vive nella parte merid. della prov. e si accentra nelle città industriali di Edmonton, Calgary, Lethbridge e Medicine Hat, situate presso i nodi di traffico, lungo corsi d'acqua navigabili o alla convergenza di linee ferroviarie. L'economia è basata sull'agricoltura, sull'allevamento, sullo sfruttamento delle risorse forestali (rappresentate principalmente dalle fitte foreste di conifere dell'A. sett.) e di quelle minerarie e sull'industria. Le terre agricole costituiscono il 40% della superficie territoriale: fertili e ben irrigate, danno orzo, barbabietole da zucchero e soprattutto frumento, coltivato in forme altamente meccanizzate nella fascia che dalla frontiera statunitense si estende a N fino a Edmonton; ai lati di tale fascia sono le aree destinate all'allevamento (bovini e suini in prevalenza), con un rilevante apporto di carne, latte e latticini. Enormi sono le riserve dei giacimenti di petrolio e gas naturale rinvenuti nella sezione centr. della prov. e sfruttati a partire dalla fine della II guerra mondiale. Il petrolio (85% della produzione canadese), estratto a Pembina, Leduc, Big Valley, Rainbow Lake, ecc., è raffinato in parte localmente, in parte è avviato tramite oleodotto a Sarnia (Ontario); per il gas naturale (Hatton, Cessford, Hussar, Provost e soprattutto Medicine Hat, detta la Natural Gas City), l'A. concorre per ben l'85% alla produzione nazionale. Nella zona di Lethbridge sono sfruttati giacimenti di carbone e lignite. Le industrie, particolarmente attive nei settori siderurgico, meccanico, chimico, del legno e della raffinazione del petrolio, sono accentrate a Edmonton e Calgary. In fase di sviluppo è il turismo, favorito da un'attrezzata rete stradale (Trans-Canada Highway, Mackenzie Highway) e ferroviaria: meta di frequenti escursioni sono i parchi nazionali di Jasper e Banff, sulle Montagne Rocciose , e i numerosi laghi, tra cui l'Athabasca, che interessa l'A. con la sua sezione occid., e il Piccolo Lago degli Schiavi. § In origine parte integrante della Terra di Rupert, amministrata dal 1670 dalla Compagnia della Baia di Hudson, l'A. fu da questa ceduta nel 1870 al Canada che l'eresse in distretto nel 1882. Assunse l'attuale fisionomia nel 1905, allorché, unita al distretto dell'Athabasca, divenne provincia.

 

 

Alberto: canale navigabile

 

Canale Alberto


Canale navigabile della lunghezza129,6 km. Nel Belgio nord-orient., che unisce Liegi, sulla Mosa, con Anversa, sulla Schelda, attraverso la regione siderurgica di Liegi e il bacino carbonifero della Campine. Assorbe un terzo dell'intero traffico belga di acqua dolce mediante una serie di canali minori che a esso si congiungono; regolato da sei chiuse, permette la navigazione a battelli fino a 2000 t di stazza. Costruito tra il 1929 e il 1939, fu così chiamato in onore di re Alberto I. In fr. Canal Albert, in fiammingo Albertkanaal.

 

 

Alberto: lago

Foto satellitare della confluenza del Nilo Alberto nell’omonimo lago.


Bacino lacustre (5400 km2) dell'Africa orient., tra lo Zaire e l'Uganda . Situato a 619 m nella grande fossa tettonica dell'Africa orient., si allunga in direzione SW-NE per ca. 160 km, limitato a W dagli scoscesi m. Bleus (m. Aburo, 2448 m) e a E dall'altopiano di Bunyoro. Suoi maggiori immissari sono a SW il Semliki, che versa in esso le acque del l. Edoardo e a NE il Nilo Vittoria, proveniente dal l. Vittoria. Principale emissario è, a NE, il Nilo Alberto, che esce dal lago poco a W della foce del Nilo Vittoria. Il lago, molto pescoso, è infestato dai coccodrilli. La navigazione fa capo ai porti di Mahagi Port, Kasenye e Butiaba; da quest'ultimo sono raggiungibili le cascate Kabalega (o Murchison), sul Nilo Vittoria. Le rive, su cui grava un clima umido e afoso, sono circondate dalla foresta equatoriale, particolarmente rigogliosa a NE, dove è stato creato il Parco Nazionale Alberto. Scoperto nel 1864 da Samuel Baker e distinto dal l. Edoardo nel 1888 dalle rilevazioni di Stanley, il lago A. fu così chiamato in onore del principe consorte della regina Vittoria. É anche noto come lago Mobutu Sese Seko.

 

 

 

Alberto: Parco Nazionale dell’Africa

 

 

Cascate Murchison nel Parco Alberto

 

Zona protetta (ca. 10.000 km2) dell'Africa centrale che si estende in direzione N-S per ca. 300 km nella parte orient. dello Zaire e, per un breve tratto, nel Ruanda, ripartita tra il Parco Nazionale del Kivu (nello Zaire) e il Parco Nazionale dei Vulcani (nel Ruanda). Limitato a S dal l. Kivu e a N dal l. Alberto, comprende il l. Edoardo, il versante occidentale del Ruwenzori e i m. Virunga; vi vivono zebre, antilopi, elefanti, gorilla e leopardi.

 


Prince Albert: città

 

 

Il lago Alberto nell’omonimo Parco Principe Alberto

 

Città del Canada (33.700 ab.), nella prov. del Saskatchewan, 130 km a NNE di Saskatoon, sul f. North Saskatchewan, poco a monte della confluenza col South Saskatchewan. Nodo stradale e ferroviario, è mercato agricolo e forestale con industrie del legno, meccaniche, alimentari e della concia. Aeroporto. A NW della città si estende l'omonimo parco nazionale (Prince Albert National Park), vasto 2978 km2. Turismo.

 


Saint Albert: città

 

 

Stemma della città di Saint Albert

 

Città nello stato di Alberta nel Canada, immediatamente a nordovest di Edmonton, sul fiume Sturgeon, in un distretto semi-agricolo. L'insediamento sviluppatosi attorno ad una missione fondata nel 1861 dal Padre Lacombe, una figura religiosa ed eroica, fu denominato come il suo santo patrono. La chiesa in legno originale di Padre Lacombe è conservata all'interno di una struttura in mattoni.

 

 

Albert Lea: centro industriale

 

Città del Minnesota (19.200 ab.) (U.S.A.), 150 km a S di Minneapolis, presso il confine con lo Iowa. Situato in una fertile regione agricola, è sede di industrie alimentari e meccaniche (macchine agricole).

 

 

Albertville: Città delle Alpi

 

 

La regione di Albertville vista dall’aereo


In Francia, capoluogo di distretto della Savoia, Albertville si trova ai piedi del massiccio del Beaufort a est e della catena degli Aravis a ovest, sulle rive dell'Arly, allo sbocco della vallata della Tarentaise. È un piccolo centro industriale e commerciale, tappa obbligata in direzione delle stazioni sciistiche.

La città ospita il museo savoiardo di Conflans, che si può visitare nella Maison Rouge (XV secolo). Originariamente esistevano l'avamposto militare di Conflans e l'"Ospedale", un sobborgo più in basso. Nel 1835 Carlo Alberto, re del Piemonte e della Sardegna, riunì per decreto le due città sotto il nome di Albertville. Nodo stradale, l'antico sobborgo si sviluppò a spese di Conflans. Nel 1992 la città organizzò le Olimpiadi invernali e in questa occasione fu creato un museo, la Casa dei Giochi. Abitanti: 17.411 (1990).

 

 

Sant'Alberto (Ravenna): cittadina

 

 

Chiesa di Sant’Alberto

 

Cittadina (3000 Ab.) in provincia di Ravenna. Lasciata Argenta dopo San Biagio e il ponte della Bastia, uno dei luoghi strategici della difesa del ducato estense dalle incursioni ravennati e dagli aggiramenti veneziani, arriviamo a Sant'Alberto, località posta sul confine fra le province di Ferrara e di Ravenna.

Storicamente bisogna ricordare che è insediamento antichissimo risalente al'XI secolo, collocato lungo l'asta del Po di Primaro. Fu porto fluviale fino al XVIII secolo quando le rettificazioni e le diversioni modificarono il corso del fiume.

Nel 1001 si formava a Sant'Alberto un cenobio benedettino fondato congiuntamente dall'imperatore Ottone III e dal patriarca degli eremiti d'Italia San Romualdo di Ravenna. Il cenobio teneva annesso un eremo dal quale partirono quelli che furono chiamati i Quinque fratres capeggiati dalla loro guida spirituale San Bruno di Querfurt per andare ad evangelizzare l'est europeo. Raggiunsero l'Ungheria, la Polonia, la Russia Bianca e approdarono a Kiev sospinti da un accesso spirito missionario e da brama di martirio. Di quel monastero e di quel cenobio restano oggi poche tracce scultoree di epoca ottoniana.

 

 

Albertosaurus: dinosauro

 

 

 

Albertosaurus

 

Dinosauro: in passato noto come Gorgosaurus, facente parte del gruppo di dinosauri carnivori vissuti in Nord America durante il Cretaceo superiore; si estinsero al tempo della scomparsa dei dinosauri avvenuta circa 65 milioni di anni fa. Questo animale, anche se di dimensioni minori, era simile al Tyrannosaurus: si ergeva su arti posteriori ben sviluppati e si bilanciava con la lunga coda. L'Albertosauro era lungo 8 m, alto 3,5 m e pesava fino a 5 t; cacciava in gruppo, ma si nutriva probabilmente anche di carogne. Classificazione scientifica: Genere Albertosaurus; ordine Saurischi; sottordine Teropodi.

 

 

Alberto: pianetino (o asteroide)

 

 

L’asteroide Alberto ha lasciato la sua traccia durante l’esposizione fotografica

 

Pianetino scoperto nel 1911; ha un diametro di circa 4 km.

La notte del 3 ottobre 1911 Johann Palisa stava scrutando un’area di cielo situata nella costellazione della Balena, attraverso il telescopio da 0,68 metri dell’Osservatorio imperiale di Vienna, quando notò una coppia di stelle là dove, invece, doveva essercene una soltanto e la grande esperienza dell’astronomo non tardò molto a riconoscerne la vera natura. La notizia della scoperta di un nuovo pianetino fu immediatamente trasmessa, per mezzo del telegrafo, agli osservatori di diverse altre nazioni. Il giorno seguente Palisa riuscì a vedere per l’ultima volta nell’oculare del suo telescopio quell’asteroide, di magnitudine intorno a 13, registrato come 1911 MT.

Questa designazione provvisoria venne sostituita nel 1913 da quella definitiva, (719) Albert, formata dal numero progressivo occupato nel relativo catalogo e dal nome scelto dallo scopritore. L’onore, in questa occasione, premiò il barone Albert Freiherr von Rothschild, per l’importante opera di mecenate svolta a favore dell’Osservatorio di Vienna.

La designazione definitiva di asteroidi, dei quali non si conosceva ancora bene l’orbita, era un’abitudine piuttosto diffusa che contribuì a creare un po’ di confusione, ma pochi anni dopo la comunità scientifica, con l’istituzione dell’Unione Astronomica Internazionale, stabilì delle regole precise anche per questo delicato settore. Oggi, la numerazione di un pianetino avviene soltanto dopo numerose e regolari osservazioni, estese ad almeno quattro opposizioni, dalle quali si possa ricavare l’orbita con precisione sufficiente a ritrovarlo.

Il 3 ottobre, dopo il tramonto della luminosa Luna in fase crescente, Palisa completò le misure necessarie per stabilire due posizioni, e il giorno successivo si aggiunsero le due eseguite da Pechüle usando il rifrattore di apertura di 36 centimetri dell’Osservatorio di Copenaghen. La stretta collaborazione tra Palisa e Max Wolf indirizzò l’Osservatorio di Heidelberg, dove lavorava quest’ultimo, a partecipare attivamente alla ricerca, ma solo dopo due settimane F. Kaiser e Wolf identificarono 1911 MT in una ripresa del 17 ottobre; una ricognizione tra le vecchie lastre, relative alla stessa regione di cielo, consentì poi di scoprire che l’oggetto era già stato casualmente fotografato il 16 settembre. Utilizzando le immagini ottenute l’11 ottobre dall’Osservatorio di Greenwich, F. Dyson ricavò altre tre posizioni, mentre una sola misura utile giunse dalla debole traccia catturata il 18 ottobre (dopo un’esposizione di quasi quattro ore) dall’Osservatorio sudafricano di Johannesburg.

La modesta sensibilità dei materiali fotografici disponibili rendeva piuttosto incerto apprezzare le estremità delle tracce lasciate sull’emulsione dal debole oggetto in rapido movimento, e da ciò deriva la superiorità che potevano avere, in alcune particolari situazioni, i risultati ottenuti impiegando dei riscontri visivi a movimento micrometrico. Gli approssimativi elementi orbitali, ottenuti impiegando questi pochi dati, suggerivano che l’oggetto aveva raggiunto una distanza minima dalla Terra, pari a circa 0,2 unità astronomiche, ai primi di settembre e che il periodo doveva essere uguale a 4,11 anni. Il nuovo pianetino suscitò grande interesse in quanto si trattava del secondo ad arrivare così vicino, dopo la scoperta di (433) Amor nel 1898, ma nonostante gli sforzi compiuti dagli astronomi ogni tentativo per ritrovarlo risultò vano.

Una ricerca fotografica, con esposizioni sino a 160 minuti, fu condotta senza successo da Curtis nel febbraio 1913, utilizzando il riflettore da 91 centimetri dell’Osservatorio Lick in California. Lo strumento venne però puntato a circa due gradi dalla regione di cielo realmente occupata da Albert in quel momento; ma anche nel caso in cui fosse stato fortunosamente centrato, la modesta luminosità avrebbe comunque impedito di rivelarne la presenza. L’opportunità più promettente sembrò giungere nel 1915, dopo una completa rivoluzione dalla scoperta, ma le effemeridi calcolate da F. Seagrave non servirono a molto in quanto l’incertezza sulla posizione, cresciuta ulteriormente nel frattempo, avrebbe richiesto l’esame di un’area molto più vasta per portare a qualche probabilità di riuscita. I parametri che caratterizzano il cammino di asteroidi e comete, i cosiddetti elementi osculanti, sono calcolati per un dato istante (epoca) e si riferiscono all’orbita che in quell’istante seguirebbe l’oggetto se non fosse soggetto alle forze gravitazionali esercitate dai pianeti maggiori. Il loro utilizzo è limitato a periodi di tempo tanto più brevi quanto maggiori sono le perturbazioni: solo conoscendo con grande precisione posizione e velocità, in un certo istante, è possibile convertire, mediante integrazione numerica, tali elementi da un’epoca all’altra. Questo non è stato il caso di Albert e soltanto l’accuratezza degli attuali mezzi d’indagine astrometrica ha permesso di ricostruirne a ritroso il cammino, scoprendo le forti perturbazioni subite nel 1956 quando passò a 210 milioni di chilometri da Giove, per ritrovarlo pressappoco là dov’era stato osservato la prima volta, nel 1911.

 

 

 


 

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15 novembre 2012                       a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net