PROLOGO

DELLA VITA DEI PADRI DEL GIURA:

ROMANO, LUPICINO, EUGENDO.

 (Libera traduzione)

 

1. L'Amico sacro e misterioso citato nel Vangelo (cfr. Lc 11,5-9), mentre insegna in modo mistico che ai mortali non sarà mai negata la sua misericordia, assicura che nessuno si vedrà negare i pani della Trinità, anche se li chiede in piena notte bussando alla porta con insistenza. [1] Ci è consentito di accedere a questo profondo ed insondabile mistero una volta aperta la porta della sua misericordia, dopo aver spezzato le catene della sua ostinazione (a non risponderci). [2] Tale insegnamento, nonostante la trascendenza che gli conferisce l'inesprimibile mistero divino, come abbiamo detto, tuttavia comporta in modo mistico il profitto di una ricompensa, anche se lo si rispetta semplicemente alla lettera. [3]

Ecco perché, miei piissimi fratelli Giovanni e Armentario, [4] forti del vostro doppio toccante affetto, voi bussate con maggiore insistenza alla porta del vostro amico e, se io tardo ad aprire per voi la mia bocca ed il mio cuore, voi biasimate la mia ostinata avarizia e dichiarate di non poter più prendere pasti con me, in conformità alle istruzioni dell'Apostolo. (cfr. 1 Cor 5,11; Tt 3,10) [5]

2. Così, dopo aver spezzato la timidezza di un cuore incolto, vi servirò in una narrazione tripla, come se fossero i pani di cui sopra, la vita dei tre abati del Giura, vale a dire dei santi Padri Romano, Lupicino ed Eugendo. Senza dubbio, la loro è una vita contemplativa come la vostra, - tu Giovanni segui l'esempio dell’apostolo Giovanni e ti chini sulla tomba di S. Maurizio, capo della legione dei martiri tebaidi, [6] così come un tempo l’Apostolo preferito, confidente dei divini misteri, si chinò sul petto dell’Autore della salvezza (cfr. Gv 13,23; 21,20), mentre tu Armentario, come la colomba dell'arca galleggiante (Gn 8,8-12), rinchiuso nel monastero e nella clausura di una cella particolare, te ne ridi dell’attacco dei turbini del mondo - [7]. Pertanto nessuno di voi due saprebbe affrontare queste prove in tutta sicurezza senza un nutrimento spirituale.

3. E’ ben noto che il vostro Agauno (san Maurizio d’Agauno † 287. Ndt), a partire dal significato del suo antico nome gallico è, secondo la vera prefigurazione di Pietro, "pietra" [8] non solo fin dall’origine, per natura, [9] ma ora anche per riconoscimento della sua chiesa [10]. Pertanto la vostra Carità vorrà egualmente riconoscere che è tra i boschi di pino e di abete del Giura che è stata un tempo "scoperta" allegoricamente dal salmista “nei campi della foresta” (cfr. Sal 132 [131],6) questa pietra. Ed ora, chiarito il mistero della sua prefigurazione, è calcata in questo luogo dai santi fratelli con la sicurezza di chi segue passo dopo passo. [11]

Pertanto, anche se la povertà di stile non può fare scolorire lo splendore delle virtù, io vi chiedo pertanto di accordarmi il sostegno della vostra Carità. Uno scrittore incompetente può forse non essere in grado di aprirvi degnamente il segreto dei meriti e della nobile vita dei venerabili Abati, ma che almeno la loro santità, abbastanza lucente del proprio splendore, non possa essere deturpata dalla nostra bocca loquace. [12] Amen.



[1] La frase introduttiva è un brano di classica esegesi patristica dove il testo di Luca (11,5-9) viene interpretato allegoricamente: la richiesta dell‘amico viene riferita al mistero della Trinità. Tale interpretazione di Luca si trova in Origene, in Lucam, Fragm 76, in sant’Ambrogio, in Lucam VII 78 e in sant’Agostino, Sermo 105,1-4; Enarr. in Ps. 102,10; in tutti questi testi l'amico chiede sempre tre pani.

Per quanto riguarda la diffusione dei principi di esegesi allegorica nel sud della Francia bisogna riferirsi ad Eucherio di Lione con il suo "formularum spiritalis intelligentiae ad Uranium liber unus" ed alla Conlatio XIV di Giovanni Cassiano. Cfr. H. de Lubac, Exégèse médiévale. Les quatre sens de l'Ecriture I 1 (Esegesi medievale. I quattro significati della Scrittura), Paris 1959.

[2] Il mistero della vita divina e trinitaria si rivela e si comunica agli uomini, ma l’Amico sembra ostinarsi a non rispondere, al fine di mettere alla prova la fede di colui che lo sollecita.

[3] Praticare l’insegnamento della parabola anche solo nel suo significato letterale, accordando ai sollecitatori i pani che essi domandano, significa già meritare la ricompensa promessa alla carità fraterna.

Il testo latino “in mistica (o in mystica)”, tradotto come “in modo mistico” si trova in altri manoscritti nella forma “in murca”, che potrebbe tradursi “in una superficiale comprensione”. Il Martine, nell’edizione citata, ha mantenuto quest’ultima variante traducendola in francese con "superficiellment pressée (superficialmente pressata)". Murca (amurca) è il deflusso acquoso nei frantoi che esce prima dell‘olio. L’opposizione tra murca e oleum crea un'immagine del contrasto tra senso letterale e senso spirituale nell'interpretazione della Scrittura.

[4] Giovanni e Armentario sono monaci di Agaune che sono qui menzionati come coloro che hanno sollecitato la trascrizione delle vite degli abati.

[5] San Paolo raccomanda ai cristiani di Corinto di non mischiarsi agli immorali, agli avari, ecc… e di non mangiare neanche insieme a costoro. La parola “avarizia”, in latino auaritiae, che precede l’allusione, permette questo piacevole adattamento.

[6] Secondo la Passio Acaunensium martyrum (Passione dei martiri di Agauno), scritta da Eucherio vescovo di Lione (Lione 380 – 449/50) Maurizio era il generale di un'unità dell’esercito romano che portava il nome di “Legione Tebea”. Questo nome era dovuto al fatto che i suoi effettivi erano stati arruolati in Egitto, nella regione della città di Tebe. Eucherio raccontò la storia della Legione Tebea e dei suoi martiri, indicando il luogo del martirio in Agaunum (Saint Maurice-en-Valais), dove ancora oggi si trova l'Abbazia territoriale di San Maurizio d'Agauno. Al tempo dell’imperatore Massimiano questi soldati, che erano cristiani, si rifiutarono di reprimere alcuni galli cristiani, e per questo motivo la legione venne decimata. La storicità dell’avvenimento è messa in dubbio da molti storici.

La venerazione della tomba è attestata dalla fine del IV secolo; il vescovo Teodoro di Martigny vi fece portare i resti. Il fatto che Giovanni si trovasse sulla tomba dei martiri, può essere un'indicazione di una guarigione miracolosa, come è menzionato nella Vita al paragrafo 42.4 (vedere anche La vita di Germano par. 45 ) oppure una descrizione del servizio di guardia dei monaci sulla tomba dei martiri.

[7] Armentario visse probabilmente come recluso all'interno del monastero. - Una comparazione tra il monastero e l'Arca di Noè la si trova anche nella vita di Cesario d‘Arles, dove è detto che il santo costruisce un monastero, in latino “monasterii fabricat archam”, per proteggere le monache di Arles da bufere e tempeste, “turbines et procellas”, come un altro Noè.

[8] Acauno significa in celtico “pietra, roccia, appuntito” (cfr. Martine, pag. 240).

[9] St-Maurice è situato nel cantone Vallese sulla riva sinistra del Rodano, in mezzo a ripide scogliere. Riguardo a St-Maurice vedere. JM Theurillat, L'Abbaye de Saint-Maurice d'Agaune 1. Des origines à la Réforme canoniale (L’abbazia di Saint-Maurice d’Agaune 1. Dalle origini alla riforma canonica), Sion 1954

[10] Ecclesia non designa mai in questo testo un edificio; si tratta delle chiese locali, il più sovente episcopali, ma anche monastiche. Sulla “pietra” naturale di Agaune è edificata una chiesa, come su Pietro apppoggia l’edificio della Chiesa. (cfr. Mt 16,18).

[11] Il Salmo 132 (131), 6 parla della scoperta dell‘Arca dell'Alleanza (“l’abbiamo trovata nei campi di Iaar”) che ora, con un'interpretazione del tutto peculiare della Scrittura, è messa in collegamento con la comunità monastica di Agaune che è “pietra” ed è stata “trovata” tra le foreste del Giura come l’Arca dell’Alleanza. I fratelli di Agaune ora calcano questa pietra con sicurezza, ma essi hanno avuto dei predecessori.

Il testo costituisce infatti un riferimento ad una relazione precoce della comunità monastica di Condat con Agaune, che, anche se fu legittimata dal re Sigismondo solo nel 515, fu comunque già prima abitata dai monaci. Un supporto di questa tesi è il fatto che a Saint Maurice due delle quattro turmae che assicuravano l'attuazione della "laus perennis" (salmodia ininterrotto da parte di gruppi di monaci = turma) venivano dalla valle del Rodano (turma Granensis e turma Islana), le altre due venivano l’una da Condat (turma Jurensis) e l’altra molto probabilmente di Romainmôtier (turma Valdensis), cioè ancora del Giura. In seguito si parlerà solo delle turmae Valdensis e Jurensis. Questa indicazione deve essere il risultato di un antico collegamento tra i due chiostri. Vedere J. M. Theurillat, L’Abbaye de Saint Maurice d’Agaune I, Pag.101-103. In altri testi si trovano ulteriori prove di stretti legami con il monachesimo del Rodano prima del 515: per esempio nell’articolo di F. Prinz, Frühes Mönchtum im Frankenreich (Il monachesimo all'inizio dell'impero dei Franchi), pag. 102-103.

[12] Riguardo al sobrio carattere di tali dichiarazioni vedere le prefazioni in Giovanni Cassiano, Sulpicio Severo e Costanzo di Lione. In particolare Cassiano dedica i primi due gruppi delle sue Conferenze a due personaggi per volta (Leonzio ed Elladio, Onorato ed Eucherio). Il terzo gruppo di Conferenze è dedicato invece a quattro personaggi (Gioviniano, Minervio, Leonzio e Teodoro). Tratti ancor più simili verranno segnalati nella conclusione della Vita.


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26 febbraio 2015                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net