LA REGOLA DI CASSIANO

Estratto e tradotto da “A Regula Cassiani. Uma leitura dos De Institutis Coenobiorum feita em ambiente Frutuosiano”, Paula Barata Dias, in: Humanitas 57 (2005), pp. 195-244. Coimbra University Press

(L'introduzione è integrale, mentre gli altri capitoli sono molto condensati. Ndt.)

Introduzione

Giovanni Cassiano scrisse il De Institutis Coenobiorum (Inst.), le Istituzioni Cenobitiche, dopo aver trascorso una lunga esperienza monastica in Palestina e basso Egito negli ultimi anni del secolo IV, adempiendo esplicitamente alla richiesta di Castore, Vescovo di Apt (in Provenza) ed avendo l’obiettivo di organizzare a Marsiglia un modo di vivere secondo lo spirito monastico orientale. L'influenza di questo lavoro sul destino del cenobitismo occidentale è stata straordinaria, superando l’ambito locale al quale era stato inizialmente destinato. Questo testo è stato composto nel primo quarto del secolo V e subì un’immediata divulgazione per mezzo dei religiosi dell’Europa Latina, fenomeno che fa parte dell’esteso movimento nel secolo V e VI di diffusione di scritti, racconti di viaggio, biografie e traduzioni latine dedicate al tema monastico e che vede come protagonisti San Girolamo, Rufino, Palladio, e molti altri. Per loro intrinseca natura le Istituzioni hanno contribuito, come nessun altro testo, a far maturare, in Occidente, una formula di vita monastica molto ispirata al modello cenobitico egiziano ed un modello di organizzazione istituzionale autonoma dalla gerarchia secolare, anche se solidale con quest’ultima.

Il proposito divulgativo, insieme alla semplicità dello stile, al punto di vista testimoniale ed al criterio di verità, hanno contribuito al tono pedagogico dell’opera e, di conseguenza, al suo successo in Occidente.

Il titolo dell'opera, De coenobiorum institutis et de octo principalium uitiorum remediis, recuperato dal prologo delle Collationes (Coll.), Conferenze, altro lavoro che Cassiano ha dedicato alla memoria della sua esperienza monastica in Oriente, riflette già la sua struttura, composta da due temi centrali:

I primi quattro libri trattano degli aspetti materiali ed esteriori del monaco: l’abito (Libro I); l’Ufficio Divino diurno (Libro II); l’Ufficio Divino notturno (Libro III); ed infine, (libro IV) l'ingresso nel monastero ed il comportamento generale del monaco, alcuni esempi di monaci memorabili, come Giovanni di Licopoli (Cap. 23-26.); Muzio (Cap. 27-28.); un certo monaco di origini nobili (Cap. 29); Pinufio (Cap. 30-31). Quest’ultimo libro si conclude con un "discorso sull’indossare l'abito da monaco" e sullo spirito di rinuncia che deve presiedere all'ingresso nel monastero, in ciò che costituisce una sorta di completamento della prima parte dell’opera.

I Libri dal V al XII sono un’esposizione degli otto vizi che il monaco deve affrontare: la gola, la fornicazione, l'avarizia, la rabbia, la tristezza, l'accidia, la vanità, l'orgoglio e gli strumenti che si devono usare in questa lotta .

Non discuteremo qui la problematica della composizione dell’opera come unità. Cassiano ha diversificato il modo di rapportarsi ad essa ed in altri punti delle Collationes si è limitato a semplificare il titolo che ha introdotto nella prefazione per le Institutiones, o Instituta Coenobiorum. Tuttavia, analizzata globalmente, l'unità della composizione della medesima - come sarebbe stata nell'intenzione dell'autore - è evidente nel fatto che essa presenti un piano '' fino alla vita perfetta ", come detto nel prologo: all'ingresso nel monastero il monaco compie una serie di precetti che organizzano, o trasformano, la sua vita quotidiana visibile: i vestiti, la gestione del tempo tra preghiera e lavoro, il comportamento esterno nei confronti degli altri fratelli, il silenzio, l'obbedienza, il distacco, la rinuncia.

Ma il cammino verso la perfezione non finisce in questo conformarsi ad un modo di essere. Segue (Inst. V-XII) la lotta per la perfezione interiore, per il dominio delle passioni, rese più acute nel monastero dal silenzio che si genera attorno al monaco, per l’acuita concentrazione causata dalle rigorose circostanze esterne prodottesi e che favoriscono il confronto con le tentazioni. Così, un monaco non entra nel monastero per essere perfetto, ma per diventare perfetto in un ambiente arido che promuove una battaglia interiore. E’ questo processo, questo viaggio, che il lavoro di Cassiano desidera presentare al fine di insegnarlo.

Tuttavia, la dualità di contenuti che la sua struttura riflette, aumentata dal fatto che il primo blocco ha una conclusione in forma di potenziamento esortativo, ha contribuito, spesso, a fare in modo che la divulgazione dell’opera si facesse in modo da differenziare le due parti logiche della stessa.

Una delle manifestazioni più evidenti della ricezione della prima parte delle Inst. è, precisamente, un testo noto come Regola di Cassiano (RCas), oggetto del presente articolo.

2. Alcune note sulla tradizione manoscritta della Regola di Cassiano.

La RCas è un testo che riassume, in modo vario e non descrittivo, i primi quattro libri delle Inst. Il nome col quale divenne nota può quindi essere fuorviante, in quanto il testo non è di Cassiano, cioè non è stata composta da Cassiano ma, perdonate la libertà, sarà piuttosto una Regula e Cassiano, vale a dire, ispirata all’opera del Marsigliese.

E’ stata curata da Henri Ledoyen in Revue Bénédictine, nel 1984 ("La Regula Cassiani du CLM 28118 et la règle anonyme de l'Escorial A.I.13. Présentation et édition", RB 94 1-2, pp. 154-194.). Un anno dopo, Adalbert de Vogüé ha pubblicato, nella stessa rivista, un articolo in cui studiava la composizione e la trasmissione di questo testo tracciando la sua genesi, con argomenti certi, nel monachesimo fruttuosiano (Adalbert de Vogüé, "La Regula Cassiani. Sa destination et ses rapports avec le monachisme fructuosien", Revue Bénédictine, 95, 1985). Lo stesso autore nell’undicesimo volume della sua opera Histoire Littéraire du Mouvement Monastique, Paris, éd. du Cerf, 2008, ha ripreso l'argomento. La bibliografia disponibile su questo testo si riassume poi in pochi titoli, per cui c’è molto da sfoltire su questo testo come, del resto, su tutta la consueta tradizione ispanica pre-benedettina.

Omissis….

3. REDAZIONE DELLA REGOLA DI CASSIANO: la semplificazione del lINGUAGGIO E LA PREFERENZA PER UN LESSICO LOCALE (da pag. 232)

La RCas non è una raccolta di brani arbitrari tratti dalle Inst. In realtà, sono puntualmente prodotte, nelle parti tratte dall’opera madre, modifiche alla lingua che hanno portato Adalbert de Vogüé a parlare di "un proposito di volgarizzazione" per orientare la composizione dell'opera.

Il vocabolario è modificato per diventare più familiare ad un auditorio. Sono opzioni, o tendenze di idioletto (Idioletto = Insieme degli usi di una lingua caratteristico di un determinato individuo in un certo momento), vicine ad un latino ispanico. La questione dell’idioletto è fondamentale nella ricerca dell’autore della RCas. Adalbert de Vogüé utilizzò anche questo criterio per disegnare la paternità fruttuosiana del testo. Così considerò la RCas un testo scritto da un autore ispanico, ideologicamente vicino alla proposta monastica di S. Fruttuoso, possibilmente un discepolo incaricato di trasformare un’opera vasta e di lettura individuale in una versione, diremmo, "da tasca" che condenserebbe il contenuto normativo delle Inst. per essere ascoltato nelle riunioni:

Scrive il de Vogüé:

"Fervente lettore di Cassiano, al punto di trascrivere una buona dozzina di passaggi delle Inst. nella sua regola, il grande monaco visigoto, Fruttuoso, avrà ordinato o suggerito ad uno dei suoi discepoli di riassumere il suo autore preferito, al fine di creare una lettura più redditizia nelle riunioni monastiche dove si leggono le regole dei padri".

Ma alcune pratiche di Cassiano vengono omesse e sostituite da altre per una ragione più sostanziale, che presentiamo nelle parole dell'autore di questa scoperta:

Come dice Adalbert de Vogüé:

"Questa discriminazione segna il desiderio di adattare le Istituzioni ad una osservanza monastica che già esiste e che non si ha intenzione di modificare (...) Fin d’ora, teniamo a mente un fatto importante: la Regula Cassiani non è un semplice sintesi delle Istituzioni e che raccoglie indistintamente tutto ciò che vi viene predicato. La selezione che essa opera nei materiali offerti da Cassiano indica un certo riferimento al vissuto".

Adalbert De Vogüé, nel Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. 7, 1985 Ed. Paoline, ha inoltre evidenziato il criterio occidentalizzante come un modo della RCas di selezionare le prescrizioni delle Inst.:

"Nell'insieme dell'opera, parecchie omissioni si riferiscono ugualmente a brani puramente narrativi, descrittivi od elogiativi, da cui lo stesso Cassiano si asteneva dal trarre applicazioni dirette per l'Occidente (Inst. I, 3-11: abito; III, 1-2: assenza di uffici diurni; IV, 11: sublime continenza (...) Però alcune possono indicare il rifiuto di questa o quella pratica, come di non recitare il gloria patri dopo tutti i salmi (Inst. II, 8) di lavorare meditando al termine della notte (II, 4) senza rimettersi a letto dopo le lodi (III, 4-6), di celebrare una grande vigilia nella notte tra il venerdì e il sabato (III, 8,9) di non digiunare il sabato e di omettere due ore minori, la domenica mattina, in considerazione della Messa (III 9-11) (...) tenuto conto dell’origine ispano-narbonese dei testimoni (...) e di alcuni punti di contatto con la Regola di Fruttuoso (RF) di Braga, che modifica più volte gli Instituta alla stessa maniera, sembra verosimile che la RCas sia stata redatta in Spagna e forse nell'ambiente di Fruttuoso, cioè verso il 650".

 In questo articolo, l'autore ha menzionato lo stile semplificato e l'adozione di un vocabolario più limitato, rendendo il linguaggio accessibile a tutti.

 

4. Funzionalità e probabile data della RCas. (Pag. 240)

Con molta proprietà Adalbert de Vogüé ha riconosciuto che il titolo che la tradizione ha lasciato in eredità alla Regula Cassiani non è indicativo della sua vera natura. Non è certamente un fenomeno insolito, poiché anche la Regula Monastica Communis e la Regula Consensoria Monachorum sono state generalizzate con il termine di "regula" quando, in realtà, corrispondono ad un altro tipo di testo.

In primo luogo, la RCas non si estende a tutti gli aspetti della vita monastica mancandole, ad esempio, tutte le informazioni riguardanti la scelta dell'abate e dei ministeri che collaborano con lui nella gestione del monastero. D'altra parte, limitandosi ai primi quattro libri della Inst., l'edificazione proposta da RCas si limita all' "uomo esteriore", una sorta di versione per i principianti della causa monastica, in modo da imporre una disciplina secondo un modello di "recluta": abbigliamento, ore dell’ufficio e dei pasti, comportamento esteriore, obbedienza assoluta. Questi sono gli elementi che, essendo essenziali per la formazione del monaco nella prima fase, non la completano e neppure consentono di affrontare cammini più esigenti.

In secondo luogo, la RCas corrisponde ad una selezione motivata dei primi quattro libri della Inst., il che presuppone un ambiente monastico nel quale il capolavoro di Cassiano fosse presente e fosse obiettivo di una sufficientemente attenta lettura per supportare una selezione di spirito normativo, secondo una tendenza dell'ideologia monastica che vedremo essere consacrata e registrata per iscritto nella Regola di Fruttuoso.

Lo stile in cui è stata redatta la Regola la consacra come un testo di edificazione per accompagnare le collectae fratrum (le riunioni dei fratelli) nei tre momenti di lettura identificati nel fruttuosianesimo: la lettura che accompagna il pasto comune; la lettura fatta nell’ora della vigilia; e la lettura settimanale, già proposta dalla Regula Monastica Communis, effettuata prima della Messa domenicale. Quest’ultima, per il contenuto evocato, potrebbe essere stata fatta su una modello riassuntivo dei libri V-XII delle Inst., dato che questi si riferiscono ai principali vizi che possono contaminare il monaco. Viene così identificato un motivo ed un proposito di questo testo all'interno di un movimento monastico: essere una versione adattata per la lettura edificante nel momento della riunione comunitaria.

Come dicevamo, non ci resta che proporre in qualche modo una datazione. Invece di una data precisa, ci atteniamo alla cronologia relativa agli altri testi che si collegano al movimento monastico fruttuosiano. Nei suoi testi pubblicati finora, Adalbert de Vogüé ha proposto una datazione alta, supportato dal fatto che la RCas deriva da uno "sguardo fruttuosiano" sulle Inst. e che questo sguardo necessariamente si sarebbe definito e formato dopo la registrazione scritta della RF. Di recente de Vogüé ha rivisto la sua posizione, supportato da un argomento esterno al fruttuosianesimo. La RCas appare citata in un florilegio piuttosto antico, che ci rimanda ad una probabile data che legittimerebbe la sua precedenza in relazione alla RF.

Nell’opera “Histoire Littéraire du Mouvement Monastique” vol. XI, pag. 212, citata prima, il de Vogüé afferma: “Partendo dalla cronologia di Fruttuoso di Braga, alle cui fondazioni la RCas sembra destinata, noi l’avevamo datata all’incirca negli anni 640-660. Tuttavia la recente edizione delle Testimonia Diuinae Scripturae, dove essa è citata, ci fa pensare che possa essere stata redatta un po’ prima” (A. LEHNER, Florilegia, Testimonia Patrum, Turnhout, Brepols, 1987 CC SL 108d, pp. 126-127).

Ricordiamo che lo stesso autore, nel già citato Dizionario degli Istituti di Perfezione, aveva nominato come data probabile l’anno 650:

 


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11 maggio 2017        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net