REGOLA DI RABBULA

Ammonizioni per i Monaci

Estratto e tradotto dall'inglese da "The Rabbula Corpus"

di Robert R. Phenix Jr., Cornelia B. Horn – Ed. SBL Press 2017

 

1. Innanzitutto, i monaci devono badare a che le donne non entrino mai nei loro monasteri.

2. I fratelli del monastero non entreranno mai nei villaggi, tranne gli economi [1] del monastero che devono mantenere la disciplina monastica.

3. L'economo che entra in un villaggio o in una città non deve rimanere nelle case e passare la notte con la gente secolare, ma (può alloggiare solo) in una chiesa o un monastero, se c'è uno vicino.

4. I monaci non devono bere vino, in modo da non bestemmiare; soprattutto staranno attenti a non comprare ed a non bere vino [2].

5. I monaci non devono farsi crescere i capelli, indossare o portare ferri [3], tranne i reclusi che non escono mai [4].

6. Gli economi che vanno fuori per un affare del monastero non indossino indumenti (intessuti) di pelo [5] e neppure nessun fratello al di fuori del monastero, in modo da non oltraggiare la dignità dell'abito monastico.

7. Nessuno dei monaci distribuirà l'olio (per l'unzione) [6], soprattutto alle donne. Tuttavia, se uno ha il carisma (della guarigione), egli darà l'olio agli uomini e se ci sono donne che ne hanno bisogno, egli lo darà loro attraverso i loro mariti.

8. La commemorazione delle feste nei monasteri deve essere frequentata solo dai monaci del monastero.

9. I monaci non devono possedere pecore, capre, cavalli, muli o vitelli di bestiame, ad eccezione di un asino per chi ne abbia bisogno ed un giogo di buoi per chi deve arare (il campo). [7]

10. I libri estranei alla fede della Chiesa non devono esserci nei monasteri.

11. Non ci siano transazioni commerciali di acquisto e di vendita nei monasteri, tranne per (procurare) quello che è necessario, ma senza avarizia.

12. Nessuno dei fratelli che vivono nei monasteri avrà in possesso qualcosa riservato a se stesso, oltre a quello che appartiene alla comunità dei fratelli ed è sotto l'autorità del superiore del monastero.

13. I superiori dei monasteri non permettano ai monaci di incontrare i propri parenti o di uscire e di andare a visitarli, in modo che non si rilassino.

14. I monaci non dovranno lasciare il monastero col pretesto della malattia, vagando per le città ed i villaggi, ma sopporteranno le loro malattie nel monastero a motivo dell'amore di Dio.

15. I monaci non lascino la loro residenza e non prendano su di sé azioni legali per conto di altri [8], recandosi in città o dai giudici.

16. I monaci non devono, con il pretesto del dovere e del lavoro, venir meno ai tempi fissati per l'Ufficio (Divino), giorno e notte [9].

17. I monaci ricevano cordialmente gli sconosciuti e non chiudano la porta in faccia ad uno dei fratelli [10].

18. Nessuno dei fratelli viva in isolamento, tranne chi ha dato prova delle sue opere per un lungo periodo di tempo [11].

19. Il monaco non deve dare risposte (desunte) dalle Sacre Scritture a nessuno.

20. Nessuno dei fratelli, se non è sacerdote o diacono, oserà distribuire l'Eucaristia.

21. Riguardo ai sacerdoti ed ai diaconi dei monasteri ed ai quali devono essere affidate le chiese dei villaggi, i superiori dei loro monasteri nominino coloro che hanno dato prova e che sono in grado di guidare la fratellanza [12]. Costoro rimangano nelle loro chiese.

22. Le ossa dei martiri non rimangano nei monasteri, ma tutti (i monasteri) che le hanno le portino a noi. Se sono autentiche saranno poste nelle cappelle dedicate ai martiri, se non lo sono saranno messe nell'ossario (del cimitero).

23. Se i monaci desiderano avere le loro urne funerarie, queste devono essere nascoste nella terra in modo che non siano visibili a nessuno [13].

24. Quando un fratello o un superiore di uno dei monasteri lascia questo mondo, solo i fratelli di quel monastero lo seppelliranno in silenzio. Se non saranno in grado di farlo, chiameranno i fratelli del monastero vicino a loro. I contadini dei villaggi ed i secolari non devono essere presenti alla processione.

25. Se qualcuno procede alla vendita del raccolto a beneficio del monastero, non prenda qualcosa di più del prezzo di mercato stabilito al momento del raccolto, così che non sia tentato di vendere con avidità in nome del monastero [14].

25a. Divinatori e incantatori, coloro che scrivono gli amuleti e coloro che ungono uomini e donne agendo sotto la sembianza della medicina: siano cacciati da ogni luogo e ci assicurino che non entreranno più nel nostro territorio.

25b. I Figli del Patto [15] non avranno rapporti con gli eretici, né con le parole né con i fatti.

26. Nessuno riceverà un fratello che vaga da un monastero ad un altro monastero senza permesso (scritto) del superiore presso cui risiedeva [16].

 


NOTE estratte dal testo originale e con aggiunte del traduttore. RB: abbreviativo di "Regola di san Benedetto"

 

[1] Questa figura sembra essere quella di un amministratore che assiste l'abate ed è responsabile delle condizioni fisiche del monastero. Tra i suoi doveri c'è la responsabilità di fare commissioni e di fungere da collegamento con il mondo fuori dalla porta del monastero. Il termine originale siriaco Saora = economoviene anche tradotto con "visitatore", ovvero colui che visita i villaggi per le varie incombenze.

[2] RB 40,6: Per quanto si legga che il vino non è fatto per i monaci, siccome oggi non è facile convincerli di questo, mettiamoci almeno d'accordo sulla necessità di non bere fino alla sazietà, ma più moderatamente, perché "il vino fa apostatare i saggi".

[3] Nella "Storia ecclesiastica", Teodoreto di Ciro riferisce che alcuni degli eremiti portavano costantemente sulle spalle pesanti pesi di ferro.

[4] Rabbula sembra vietare ai monaci di uscire coi capelli lunghi e con cinture o catene di ferro per impietosire gli spettatori.

[5] Si veda Giovanni Cassiano, Istituzioni Cenobitiche I,3. "Per lo stesso motivo i nostri Padri hanno assolutamente rifiutato l'uso di indumenti confezionati con pelo di capra o cammello (cilicinam vestem), perché attira l'attenzione e gli sguardi di tutti, e per questo non solo non procura alcun giovamento allo spirito, ma può anzi generare la vanità e l'orgoglio". Veniva chiamata "cilicinam" poiché il suo uso proveniva dalla Cilicia.

[6] Si tratta solitamente di olio che è stato in contatto con le reliquie dei santi e che si ritiene abbia un particolare potere di guarigione.

[7] RB 33,3-4: Nessuno pensi di avere nulla di proprio, assolutamente nulla, né un libro, né un quaderno o un foglio di carta e neppure una matita, dal momento che ai monaci non è più concesso di disporre liberamente neanche del proprio corpo e della propria volontà.

[8] Alcuni manoscritti riportano "poveri" anziché semplicemente "altri".

[9] RB 43,1-3: All'ora dell'Ufficio divino, appena si sente il segnale, lasciato tutto quello che si ha tra le mani, si accorra con la massima sollecitudine, ma nello stesso tempo con gravità, per non dare adito alla leggerezza. In altre parole non si anteponga nulla all'Opera di Dio".

[10] RB 53,1-2: Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: "Sono stato ospite e mi avete accolto" e a tutti si renda il debito onore, ma in modo particolare ai nostri confratelli e ai pellegrini.

[11] RB 1,3-5: La seconda categoria di monaci è quella degli anacoreti o eremiti, ossia di coloro che non sono mossi dall'entusiastico fervore dei principianti, ma sono stati lungamente provati nel monastero, dove con l'aiuto di molti hanno imparato a respingere le insidie del demonio; quindi, essendosi bene addestrati tra le file dei fratelli al solitario combattimento dell'eremo, sono ormai capaci, con l'aiuto di Dio, di affrontare senza il sostegno altrui la lotta corpo a corpo contro le concupiscenze e le passioni.

[12] Ovvero coloro che sono ormai determinati nella loro vita monastica.

[13] Probabilmente si tratta di quei monaci che si potevano permettere una sepoltura individuale in una chiesa urbana ed episcopale.

[14] Si veda RB 47,7-9: Però nei prezzi dei suddetti prodotti non deve mai insinuarsi l'avarizia, ma bisogna sempre venderli un po' più a buon mercato dei secolari "affinché in ogni cosa sia glorificato Dio".

[15] I "Figli del Patto" o "dell'Alleanza" sono un'istituzione tipica della chiesa sira. I figli del patto vivevano coi loro familiari o completamente da soli; spesso formavano piccoli gruppi intorno a una chiesa. Tutti dovevano restare celibi, astenersi da vino e carne, portare un abito speciale, ecc. Per la disciplina e il mantenimento dipendevano generalmente dal clero, che per lo più era reclutato tra le sue fila. (Da "Il monachesimo primitivo in Siria e in Palestina" di Fotios Ioannidis, Università di Tessalonica.

[16] RB 61,13: Si guardi però sempre dall'ammettere stabilmente nella sua comunità un monaco proveniente da un monastero conosciuto, senza il consenso e le lettere commendatizie del suo abate.



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21 novembre 2017        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net