LA DIDACHÈ
O DOTTRINA DEI DODICI APOSTOLI

    "Ciò che è anche emerso da questo studio è che questo stesura redazionale del testo della Didachè condivide con il vangelo di Matteo non solo le massime delle fonte "Q" della tradizione di Gesù, ma anche una comune concezione teologica e strutturale. Che questi abbiano avuto origine nella medesima comunità è difficile da negare; essi respirano la stessa aria e riflettono lo stesso sviluppo storico. Quello che deve restare materia di dibattito è il problema della priorità. La nostra tesi è che la Didachè è la regola comunitaria della comunità di Matteo, regola in costante processo evolutivo. Naturalmente, se così fosse, alcune sue parti rifletteranno una situazione presupposta dal vangelo di Matteo, altre parti possono riflettere una situazione posteriore alla sua composizione. Solo un'accurata analisi redazionale può indicare in che modo vi giochi l'influenza in uno specifico caso. Tuttavia, per quanto riguarda le istruzioni per gli apostoli, sembra che il testo della Didachè costituisca la fonte del materiale in Matteo."

Estratto e tradotto da: Novum Testamentum XXXIII, 4 (1991) - "Torah and troublesome Apostles in the Didache community" di J. A. Draper - Ed. Brill

 

"Nel corso della prima metà del secondo secolo d. C., abbiamo la Didachè, il più antico unico e completo ancora esistente insieme di regole per una comunità cristiana, seguita da altri testi di quel genere nei secoli terzi e quarto."

Estratto e tradotto da: "Die griechische und lateinische Literatur der Kaiserzeit" di Albrecht Dihle - Ed. Beck

 

 

LA DIDACHÈ [1]

 

Estratto da “I padri apostolici”, di Guglielmo Corti – Città Nuova Editrice 1967

 I

1. - Vi sono due vie, una della vita, e l’altra della morte; vi è una grande differenza fra di esse (Ger 21,8) [2].

2. La via della vita è questa: in primo luogo ama Dio che ti ha creato, in secondo luogo ama il prossimo tuo come te stesso (Dt 6,5; Lv 19,18; Mt 22,37-39). Non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te (Tb 4,15).

3. L'insegnamento che deriva da questo comandamento è il seguente [3]: benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri nemici, e digiunate per i vostri persecutori. Che merito avete infatti se amate quelli che vi amano? Non fanno lo stesso anche i pagani? Ma voi amate quelli che vi odiano (Mt 5,44-46; Lc 6,27-28: 32: 35) e non abbiate nemici.

4. Tieniti lontano dalle brame carnali.

Se qualcuno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, offrigli anche l'altra (Mt 5,40-41; Lc 6,29) e sarai perfetto.

Se qualcuno ti costringe ad accompagnarlo per un miglio, accompagnalo per due.

Se qualcuno ti prende il mantello, dagli anche la tunica (Mt 5,40-41; Lc 6,29).

Se qualcuno ti toglie ciò che è tuo, non reclamarlo, perché non puoi farlo [4].

5. Dà a chi ti chiede, e non esigere la restituzione (Mt 5,42; Lc 6,30), perché il Padre vuole che i suoi beni vengano dati a tutti.

Beato chi dona, come ci comanda la nostra legge, perché le sue colpe non verranno punite. Ma guai a chi riceve! In verità, se riceve spinto dal bisogno, non verrà punito, ma se riceve senza averne bisogno, dovrà rendere conto del perché e dello scopo per cui ha preso. Verrà arrestato, il suo agire verrà giudicato, e non uscirà di carcere finché non avrà pagato l’ultimo centesimo (Mt 5,26).

6. A questo proposito è stato detto: la tua elemosina si bagni di sudore nella tua mano; finché tu non abbia ponderato bene a chi dare (? Sir 12,1) [5].

 

II

1. - Secondo punto dell’istruzione [6].

2. Non uccidere, non commettere adulterio, non abbandonarti alla pederastia, non commettere fornicazione, non rubare, non darti alla magia o agli incantesimi, non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita.

Non desiderare i beni del tuo prossimo.

3. Non commettere spergiuro o falsa testimonianza (Es 20) [7], non calunniare, non serbare rancore.

4. Non essere doppio di mente o di lingua, perché la doppiezza è un laccio mortale.

5. Non sia falso il tuo parlare, e non sia vuoto, ma arricchito dalle buone opere.

6. Non essere avaro, predace, falso, maligno o superbo, non tramare cattivi disegni contro il tuo prossimo.

7. Non odiare nessuno: qualcuno dovrai correggerlo, qualcuno compatirlo, e qualche altro dovrai amarlo più della tua stessa vita.

 

III

1. - Figlio mio, fuggi ogni male, anzi, fuggi tutto ciò che ha parvenza di male.

2. Non essere iracondo, perché l’ira porta alla morte. Non essere invidioso, litigioso o violento, perché questi mali sono alla radice di ogni omicidio.

3. Figlio mio, non desiderare le donne, perché questo desiderio porta alla fornicazione; né essere spinto nel parlare o procace nello sguardo, perché da ciò deriva l'adulterio.

4. Figlio mio, non darti alla divinazione, perché essa conduce all'idolatria. Non darti agli incantesimi, all'astrologia, alla superstizione; evita di udire e vedere tali cose, perché da esse nasce l'idolatria.

5. Figlio mio, non essere menzognero, perché la menzogna conduce al furto; e neppure bramoso di denaro o di gloria, perché ne deriva il latrocinio.

6. Figlio mio, non essere pettegolo, perché il pettegolezzo conduce alla diffamazione. Non essere arrogante o malevolo, perché da ciò deriva la calunnia.

7. Sii invece mansueto, perché i mansueti erediteranno la terra (Sal 36,11; Mt 5,5).

8. Sii paziente, misericordioso, sincero, tranquillo e buono. Metti in pratica con sommo rispetto l'istruzione che ricevi.

9. Non esaltare te stesso e trattieni il tuo spirito dall'alterigia. Non unirti con i superbi, ma conversa con i giusti e gli umili.

10. Accetta come bene tutto ciò che ti accade, sapendo che senza il volere di Dio nulla avviene.

 

IV

1. - Ricordati notte e giorno di chi predica la parola di Dio, e onoralo come il Signore, perché dove viene annunziata la maestà del Signore ivi egli è presente.

2. Procura di vedere ogni giorno il volto dei santi [8], e cerca conforto nei loro discorsi.

3. Non fomentare le divisioni, ma cerca di rappacificare coloro che si osteggiano. Giudica giustamente e mostrati imparziale nel rimproverare i peccati.

4. Non titubare se avverrà o non avverrà [9].

5. Non essere di coloro che tendono la mano per ricevere e la ritirano dal dare.

6. Se per il tuo lavoro guadagni qualche cosa, sappi donare in espiazione dei tuoi peccati.

7. Non esitare e non mostrarti scontento quando dai, ricordando chi è colui che ricompenserà la tua elemosina.

8. Non allontanare il bisognoso, anzi fa' parte di tutte le tue cose con il fratello e non dire che sono tue personali. Perché se i beni spirituali vi sono comuni, quanto più quelli materiali! [10]

9. Non avere la mano troppo leggera per tuo figlio o per tua figlia, ma fin dalla giovinezza insegna loro il timore di Dio.

10. Non comandare con asprezza al tuo schiavo o alla tua schiava, che sperano nello stesso Signore, perché non succeda che perdano il timore di Dio che è il padrone di tutti. Infatti il Signore non è venuto a chiamare con preferenze personali, ma chiama coloro che sono preparati dallo spirito.

11. Ma voi, o schiavi, state sottomessi ai vostri padroni come all’immagine di Dio, con rispetto e timore.

12. Odia profondamente l’irreligiosità e tutto ciò che dispiace al Signore.

13. Non trascurare mai i comandamenti del Signore, ma osservali come li hai ricevuti, senza nulla aggiungere e nulla togliere (Dt 6,2; 12,32).

14. Nell'assemblea fa' la confessione dei tuoi peccati [11] e non recarti alla preghiera con la coscienza aggravata.

Questa è la via della vita.

 

V

1. - Ma la via della morte è questa.

Anzitutto è una via cattiva e piena di maledizioni: omicidi, adulteri, desideri cattivi, impurità, furti, idolatria, magia, incantesimi, rapine, false testimonianze, ipocrisia, doppiezza, inganno, superbia, malvagità, arroganza, avarizia, turpiloquio, gelosia, insolenza, fasto, ostentazione, mancanza del timore di Dio...

2. Perseguitano i buoni, odiano la verità, amano la menzogna, non riconoscono il giusto merito, non si danno alle opere buone, non sono giusti nel giudicare; sempre pronti al male, mai al bene; lontani dalla gentilezza e dalla pazienza; amano le vanità, ricercano la ricompensa, non hanno compassione per il povero, non soffrono con il sofferente, non riconoscono il loro Creatore, uccidono i loro figli e con l'aborto fanno perire creature di Dio; allontanano il bisognoso, opprimono il tribolato, sono avvocati dei ricchi e giudici ingiusti dei poveri; sono pieni di ogni peccato.

Possiate star sempre lontani, o figli, da tutte queste colpe!

 

VI

1. - Vigila perché nessuno ti allontani dalla via tracciata da quest’istruzione; chi cerca di fare ciò, non insegna come vuole Dio.

2. Se puoi portare tutt'intero il giogo del Signore sarai perfetto ma se non puoi, fa' ciò che riesci (At 15,10) [12].

3. Riguardo ai cibi osserva quello che puoi; ma tieniti lontano assolutamente dalla carne sacrificata agli idoli, perché è un culto agli dei morti [13].

 

VII

1. - Venendo poi al battesimo, battezzate cosi: « Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo », in acqua corrente.

2. Se non hai acqua corrente, battezza con altra acqua; se non puoi farlo con acqua fredda, fallo con acqua calda.

3. Se l'acqua non è abbondante, versala sul capo tre volte nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19).

4. Prima del battesimo, digiunino il battezzante e il battezzato e tutti gli altri che potranno farlo; ma in ogni modo dal battezzato esigerai il digiuno di almeno uno o due giorni.

 

VIII

1. - Non osservate il digiuno quando lo fanno gli ipocriti (Mt 23) [14]: costoro digiunano il secondo e il quinto giorno della settimana; ma voi digiunate il quarto giorno e il giorno di preparazione al sabato.

2. E neppure pregate come fanno gli ipocriti ma come ci ha comandato il Signore nel suo vangelo (Mt 6) [15].

Pregate dunque così:

Padre nostro che sei nel cielo,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà come in cielo così sulla terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi il nostro debito,

come pure noi lo rimettiamo ai nostri debitori,

e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male;

perché tuo è il potere e la gloria nei secoli.

3. Così pregherete tre volte al giorno.

 

IX

1. - Riguardo poi all’eucaristia farete il ringraziamento [16] questo modo.

2.. Anzitutto sopra il calice:

Ti ringraziamo o Padre nostro,

per la santa vite di David tuo servo [17],

che ci hai fatto svelare

da Gesù Cristo tuo servo [18].

A te sia gloria nei secoli. Amen.

3. Poi sopra il pane spezzato:

Ti ringraziamo o Padre nostro,

per la vita e per la conoscenza

che ci hai fatto svelare

da Gesù Cristo tuo servo.

A te sia gloria nei secoli. Amen.

4. Come questo pane spezzato era sparso sui colli

e raccolto è diventato una cosa sola,

così si raccolga la tua Chiesa dai confini della terra [19]

nel tuo regno:

perché tua è la gloria e la potenza

per mezzo di Gesù Cristo nei secoli. Amen.

5. Nessuno mangi o beva della vostra eucaristia, se non i soli battezzati nel nome del Signore, poiché egli ha detto: « Non date le cose sacre ai cani » (Mt 7,6).

 

X

1. - Dopo esservi saziati [20] ringraziate cosi.

2. Ti ringraziamo, o Padre santo,

per il tuo santo nome,

che hai fatto abitare nei nostri cuori,

e per la sapienza, la fede, l'immortalità

che ci hai fatto svelare

da Gesù Cristo tuo servo.

A te sia gloria nei secoli. Amen.

3. Tu, Signore onnipotente,

hai creato tutte le cose a gloria del tuo nome

e hai dato ai figli degli uomini

cibo e bevanda perché ti lodino;

ma a noi hai fatto la grazia

di un cibo e di una bevanda spirituale

e della vita eterna

per opera di Gesù il servo tuo.

4. Anzitutto ti ringraziamo perché sei potente.

A te sia gloria nei secoli. Amen.

5. Ricordati o Signore della tua Chiesa,

liberala da tutti i mali, rendila perfetta nel tuo amore,

riuniscila dai quattro venti (Mt 24,31) santificata,

nel tuo regno che per lei hai preparato.

Perché tuo è il potere e la gloria nei secoli. Amen.

6. Venga la grazia e passi questo mondo!

Osanna al Dio di David!

Chi è santo si avvicini, chi non lo è si converta [21].

Maranathà [22]. Amen.

7. Lasciate che i profeti rendano grazie a loro gradimento.

 

XI

1. - Se viene qualcuno e vi insegna queste cose, accoglietelo;

2. ma se egli, falso maestro, vi propone un’altra dottrina, cercando di distruggere, non ascoltatelo. Se invece la sua istruzione mira alla giustizia e alla conoscenza di Dio, accoglietelo come il Signore.

3. Riguardo poi agli apostoli e ai profeti, comportatevi secondo le regole del vangelo.

4. Ogni apostolo che giunge tra di voi venga accolto come il Signore;

5. non si fermi più di un giorno; se è necessario, anche il giorno seguente; ma se si ferma per tre giorni, è un falso profeta [23].

6. Andandosene, quest'apostolo, non prenda null'altro se non il pane necessario fino alla prossima tappa; ma se chiede denaro, è un falso profeta.

7. Non sottoponete a prova o a esame il profeta che parla sotto ispirazione dello Spirito: poiché ogni altro peccato viene perdonato, ma questo peccato no (Mt 12,31) [24].

8. Non chiunque parla per ispirazione è un profeta, ma solo colui che si comporta come il Signore. Perciò dal modo di vivere si possono distinguere il vero e il falso profeta.

9. Nessun profeta che sotto ispirazione abbia ordinato di imbandire una mensa [25], ne mangi, altrimenti è un falso profeta.

10. Ogni profeta che insegna la verità, ma non mette in pratica ciò che insegna, è un falso profeta.

11. Invece se un profeta autentico e veritiero si dedica al mistero cosmico della Chiesa, senza domandare che si faccia ciò che egli fa [26], non giudicatelo voi, poiché il giudizio è di Dio. Cosi infatti fecero anche gli antichi profeti.

12. Ma se qualcuno dirà, sotto ispirazione: « Dammi del denaro » o qualche altra cosa, non ascoltatelo. Se invece chiede che si dia ad altri bisognosi, nessuno giudichi.

 

XII

1. - Ogni pellegrino che viene nel nome del Signore (Sal 117,26; Mt 21,9), sia accolto: in seguito però esaminatelo e rendetevi conto chi sia; avete infatti senno abbastanza per distinguere la destra dalla sinistra.

2. Se è solo di passaggio, aiutatelo come potete; ma non rimanga presso di voi più di due o tre giorni, se è necessario.

3. Se vuole stabilirsi tra di voi, e ha un mestiere, lavori per mantenersi.

4. Se invece non ha mestiere, prendete provvedimenti con prudenza, perché non viva tra di voi un cristiano ozioso.

5. Se non si vuole assoggettare, è uno sfruttatore di Cristo: guardatevi da questa gente.

 

XIII

1. - Invece ogni profeta vero, che si vuole stabilire tra di voi, ha diritto agli alimenti,

2. così pure il vero maestro, come ogni operaio, ha questo diritto (Mt 10,10).

3. Prendi dunque le primizie dei prodotti del tuo torchio, della tua aia, dei tuoi buoi e delle pecore, e dalla ai profeti: essi infatti sono per voi come sommi sacerdoti [27].

4. Se non avete profeti, date ai poveri [28].

5. Se fai del pane, prelevane la primizia, e dalla, come insegna il precetto.

6. Così quando apri un'anfora di vino o di olio, prendine la primizia, e dalla ai profeti.

7. Prendi pure le primizie del denaro, dei vestiti, e di ogni tuo bene, come ti pare opportuno, e dalla, come insegna il precetto.

 

XIV

1. - Il giorno del Signore, riunitevi; spezzate il pane e rendete grazie: però dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro.

2. Chiunque ha qualche dissenso con il suo vicino, non si unisca a voi, prima che essi non si siano riconciliati, altrimenti il vostro sacrificio sarebbe profanato.

3. Infatti di questo sacrificio il Signore ha detto: In ogni luogo e in ogni tempo mi viene offerto un sacrificio puro, perché io sono un grande re — dice il Signore — e il mio nome è ammirabile tra le genti (Ml 1,11) [29].

 

XV

1. - A questo scopo eleggetevi sovrintendenti e inservienti [30], degni del Signore: siano uomini mansueti, disinteressati, veritieri e sicuri: essi compiono tra di voi l’ufficio dei profeti e dei maestri.

2. Non disprezzateli perché, con i profeti e i maestri, sono le persone più ragguardevoli tra di voi.

3. Correggetevi a vicenda non con ira, ma con pace, come insegna il Vangelo. Nessuno parli con chi offende il prossimo, né gli presti ascolto finché non si sia ravveduto.

4. Compite le vostre preghiere, le vostre elemosine e ogni altra azione come vi è insegnato nel Vangelo del Signore nostro.

 

XVI

1. - Vigilate sulla vostra vita: le vostre lampade non si spengano e le cinture non si sciolgano dai vostri fianchi, ma state pronti, perché non conoscete l’ora nella quale il nostro Signore verrà (Mt 24,42-44; Lc 12,35).

2. Riunitevi spesso per pensare a ciò che giova alla vostra anima. Nulla vi servirà aver sempre vissuto nella fede, se non sarete perfetti all’ultimo momento.

3. Negli ultimi giorni infatti si moltiplicheranno i falsi profeti, i corruttori, e le pecore si muteranno in lupi; l’amore si cambierà in odio.

4. Infatti, col crescere della iniquità, gli uomini si odieranno, si perseguiteranno a vicenda e si tradiranno: e allora apparirà — come fosse figlio di Dio — il seduttore del mondo, e farà miracoli e prodigi (Mt 24,24); la terra sarà data nelle sue mani; egli commetterà crimini tali che mai avvennero fin dal principio del mondo.

5. Allora l'umanità intera entrerà nel fuoco della prova: molti si scandalizzeranno (Mt 24,10) e si perderanno; ma quelli che resteranno perseveranti nella fede saranno salvati (Mt 24,13) proprio da colui che fu maledetto.

6. E allora appariranno i veri segni. Primo segno, si apriranno i cieli; secondo segno, suonerà la tromba (Gv 24,31); terzo, risorgeranno i morti.

7. Non tutti però, conforme alle parole: verrà il Signore e tutti i santi con lui (Zc 24,5). Allora il mondo vedrà il Signore venire sopra le nubi del cielo (Mt 24,30; 26,64).

 


N.d.r. del sito: La numerazione dei versetti è presa da altri testi.


[1] Istruzioni degli apostoli è il titolo proposto da J. P. Audet come originale nel suo poderoso studio "La Didachè instructions des Apôtres", Parigi 1958. Didachè è la prima parola del lungo titolo greco che appariva nel testo pubblicato da Bryennios, metropolita di Nicomedia, nel 1873, cioè: Dottrina dei dodici Apostoli. Dottrina del Signore alle genti insegnata dai dodici Apostoli. Audet afferma che Dottrina del Signore alle genti è il titolo dello scritto giudaico (Le due vie) sfruttato nella prima parte; mentre l’allusione ai Dodici è stata aggiunta in seguito.

[2] Questa prima parte, fino a tutto il cap. 5o, la si ritroverà, con delle varianti, nella lettera di Barnaba, cap. 18-20. L'opinione di chi poneva la composizione della Didachè nella seconda metà del secondo secolo sembrava avallata dal fatto che i capitoli 18-20 della lettera di Barnaba non possono dipendere da questi capitoli della Didachè, più sistematici e più ricchi di elementi cristiani. Sembrava perciò dimostrata la dipendenza della Didachè dalla lettera di Barnaba. Ma Audet (o.c. pp. 122 ss.) con un diligentissimo esame comparativo ha escluso la dipendenza diretta, e ha assodato l'esistenza di una fonte comune, un testo preesistente — cioè Le due vie —, che serviva al proselitismo giudaico.

Qui, nella Didachè, furono aggiunte le frasi evangeliche che seguono subito.

[3] Qui comincia il gruppo di detti del Signore che mancavano certamente nel testo ebraico Le due vie. Mancano anche in antichi scritti latini, ritenuti prima una traduzione dei primi capitoli della Didachè, ma che Audet pensa dipendano direttamente da Le due vie.

[4] Non si comprende bene se si tratta di una difficoltà pratica (sistema giudiziario che non garantiva ai cristiani la proprietà) o di una esortazione alla più larga rinuncia.

[5] La frase, come sta, non si trova nella Scrittura. Sembra un'eco di Sir 12, 1. Questa frase prudenziale sembra in contrasto con le altre esortazioni alla carità eroica. Ma nello sviluppo della società cristiana la prudenza del serpente si mostrava necessaria non meno della semplicità della colomba, perché vi erano già gli sfruttatori di Cristo.

[6] Letteralmente: secondo precetto dell’istruzione. Qui riprende il testo de Le due vie.

[7] Ai comandamenti desunti da Es 20 (decalogo) vengono aggiunte la condanna dell'omosessualità, della magia, dell'aborto e dell'infanticidio, tanto diffusi tra i pagani.

[8] Questa raccomandazione al rispetto per i predicatori e all'unione con i fratelli (santi) — seppure di origine giudaica — ha un senso e una portata tutta nuova nel cristianesimo. Quanto spesso i padri apostolici raccomandano le frequenti riunioni e la intimità con i santi!

[9] Frase misteriosa, tradotta da alcuni: nella preghiera non dubitare se ciò che chiedi avverrà o non avverrà, e da altri (Audet, o.c., p. 331): nell’emettere il giudizio non domandarti se per te ci saranno o non ci saranno conseguenze.

[10] Anche negli altri scritti dei padri apostolici la beneficenza e l'aiuto fraterno sono un'esigenza della nostra unione in Cristo.

[11] Confessione pubblica, forma di devozione o, forse, di disciplina penitenziale.

[12] Qualcuno ha pensato di ritrovare in questa espressione l'insegnamento neotestamentario di una chiamata a maggior perfezione per alcuni cristiani (Mt. 19, 10-12 e 21; 1 Cor. 7, 6-9; 9, 4-6 e 15). Ma probabilmente giogo del Signore significa il cumulo delle osservanze legali imposte ai giudei (Atti, 15, 10). I cristiani non vi sono obbligati, ma quelli provenienti dal giudaismo possono rimanervi fedeli.

[13] Agli ebrei erano proibiti molti cibi, ai cristiani solo ciò che rappresentava vero danno morale. L’atteggiamento riguardo ai cibi è simile a quello di Rom 16, segno che gli scritti sarebbero contemporanei.

[14] Ipocriti sono i farisei (Mt 23), e per estensione i giudei che digiunavano il lunedì e il giovedì. Ai cristiani viene suggerito di digiunare mercoledì e venerdì in ricordo della passione.

[15] Vangelo non è da ritenersi necessariamente come scritto (uno dei quattro), ma anche come annuncio. Il Padre Nostro è come in Mt 6, con qualche piccola variante. La solenne conclusione di lode (dossologia) fa pensare a un uso liturgico.

[16] Quando il Signore istituì l'eucaristia, prese il pane e ringraziò, fece cioè una solenne cerimonia di lode a Dio per la sua grandezza e la sua bontà. Nei primi tempi del cristianesimo ringraziare, rendere grazie, ringraziamento (eucaristia significa appunto ringraziamento) presero il significato preciso di celebrazione eucaristica. Perciò quando si trovano queste parole, esse significano quel particolare ringraziamento che è la celebrazione eucaristica, o che ad essa è legato.

[17] Secondo alcuni significa Gesù, secondo altri la Chiesa, e secondo altri ancora, il vino consacrato.

[18] E’ l'espressione usata all’inizio della predicazione apostolica in ambiente giudaico, perché richiama le profezie di Isaia.

[19] I sacramenti effettuano la realtà che rappresentano. Col sacramento del pane eucaristico viene rappresentata ed effettuata l’unità dei fedeli che costituiscono un solo corpo in Cristo (Conc. Vat. II, Cost. dog. sulla Chiesa, n. 3).

[20] Quest’espressione ha fatto pensare che queste preghiere non si riferiscano alla celebrazione eucaristica, ma alle agapi o banchetti fraterni dei primi cristiani. Invece si spiega meglio con un saziarsi in senso spirituale.

In queste preghiere eucaristiche manca la grande preghiera (canone) con le formule consacratorie. Questo è stato portato come argomento da chi pensava che la Didachè fosse un libro ereticale: si tratterebbe di una eucaristia eretica, celebrata dai profeti. Si spiega meglio invece ricordando che i cristiani celavano i misteri centrali (disciplina dell'arcano), o che questo scritto riporta un'istruzione rivolta al popolo, e non ai celebranti.

[21] Cioè: chi non è cristiano (santo) si faccia battezzare (Audet, o.c., p. 415).

[22] Espressione aramaica che significa II Signore nostro viene, oppure II Signore nostro è venuto.

[23] Sono gli ausiliari dei Dodici. Si noti però che i collaboratori di Paolo godevano di un prestigio ben maggiore.

[24] Si tratta cioè del peccato contro lo Spirito Santo.

[25] Per una agape, o meglio, per i poveri.

[26] Qualcuno pensa che si tratta di qualcosa che ha relazione col matrimonio (Ef 5, 32) come, p. es., il celibato. Altri pensano a qualche cerimonia simbolica.

[27] Cioè meritano gli omaggi e le primizie riservate ai sommi sacerdoti ebrei.

[28] Questa frase implica uno sviluppo della Chiesa, nella quale mancano ormai i profeti. Audet vede in tutti i precetti espressi in plurale un secondo stadio di formazione della Didachè.

[29] Il sacrificio eucaristico è puro se è conservata la carità fraterna.

[30] II peso dell'organizzazione liturgica esige chi vi si dedichi sul posto, cioè la gerarchia. Quando le comunità erano ormai strutturate e la loro liturgia diventava più complessa – per volere degli Apostoli – cominciarono ad essere governate da un gruppo di anziani (come del resto le comunità giudaiche), i quali venivano chiamati appunto anziani (presbiteri) o sovraintendenti (vescovi). Venivano aiutati nel loro compito da inservienti (diaconi). L’elezione avviene con senso di intima unione tra pastori e fedeli; a volte i pastori confermano l'elezione proposta dai fedeli (At 1, 23), a volte i fedeli mostrano il loro accordo per l'elezione fatta dai pastori.

 


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5 maggio 2019                       a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net