Ipotesi per un profilo biografico-letterario

Marcus Casinensis autore

del Carmen de Sancto Benedicto

di Marco Sbardella

Estratto da "Studi Cassinati" Anno XVI, n.2, 2016

L’unica biografia di Benedetto di Norcia, da cui sono tratte le notizie della sua vita, è rappresentata dal secondo dei quattro Libri ... dialogorum de vita et miraculis patruum Italicorum et de aeternitate animarum composti tra il 593 e il 594 da papa Gregorio I, san Gregorio Magno [1].

Tuttavia un importante contributo alla conoscenza del patrono d’Europa è rappresentato dal Carmen de sancto Benedicto in cui sono contenuti aneddoti non immediatamente desumibili dallo scritto di san Gregorio, anzi si è arrivati a ipotizzare che tale opera sia riferibile ad un periodo molto prossimo alla morte di san Benedetto (fissata dalla tradizione al 21 marzo 547) e, pertanto, precedente alla compilazione degli stessi Dialogi. Dell’autore del Carmen, il poeta Marco, poco o nulla si conosce, anche se la sua vita può presumibilmente essere collocata tra il VI e l’VIII secolo.

Paolo Diacono (720-799) scrive di aver tolto dai versi di Marco («... ex Marci poetae carmine sumpsi») alcune notizie della vita di Benedetto sottolineando, in particolare, un aneddoto originale che si trova solo nel carme di questo semisconosciuto poeta: «E vorrei qui riferire brevemente almeno un episodio che il beato papa Gregorio omette nella sua Vita di questo beatissimo padre. Quando per premonizione divina, da Subiaco venne al luogo dove ora riposa, tre corvi che egli era solito nutrire, lo seguirono per circa cinquanta miglia volandogli attorno; a ogni bivio, finché non fu giunto sul posto, due angeli, apparendogli sotto specie di giovani, gli mostrarono la via da prendere. E a un servo di Dio, che qui aveva allora una sua casupola, dal cielo fu detto: “Allontanati da questi luoghi. Un altro amico s’avvicina”. Una volta giunto alla rocca di Cassino, visse sempre in grande astinenza e, soprattutto nel tempo di quaresima, rimaneva chiuso e lontano dallo strepito del mondo. Sono tutti particolari che desunsi dal carme del poeta Marco: venendo a vivere in questi luoghi, accanto al padre Benedetto, compose in sua lode alcuni versi che, dovendomi guardare dalla lunghezza, non posso riportare. Certo fu volontà divina che l’insigne padre venne in questa fertile terra sotto cui giace una valle ferace, a fondarvi una congregazione di molti monaci, com’era diventata sotto la guida di Dio» [2].

Proprio sulla base delle notizie offerte da Paolo Diacono, vari studiosi, fra cui Schuster [3], Della Noce [4], Muratori [5] e Luigi Tosti [6], considerano il poeta Marco coevo del santo, nonché uno dei suoi primi discepoli. Anzi lo stesso carme sarebbe stato composto subito dopo la morte di san Benedetto. Diversamente altri storici ritengono che Marco sia contemporaneo [7] di s. Gregorio Magno - dalla cui opera su Benedetto il poeta avrebbe potuto attingere taluni riferimenti -, o addirittura che sia vissuto in un periodo successivo [8]. Al contrario Ildefonso Schuster pare escludere recisamente, in coerenza con il tempo in cui vive e scrive Paolo Diacono, una collocazione cronologica tarda che giunga fino ai tempi di papa Gregorio II, cui si deve, tra l’altro, l’invio dell’abate Petronace a Montecassino intorno al 720 per la prima ricostruzione dopo il saccheggio ad opera dei Longobardi.

 


NOTE

[1] Il primo e il terzo libro dei Dialogi sono dedicati a santi italiani coevi dell’autore, il secondo è monografico su s. Benedetto da Norcia e il quarto riguarda in particolare il destino dell’anima dopo la morte e narra di alcune profezie.

[2] Paolo Diacono, De Gestis Langobardorum, lib. I, cap. XXVI.

[3] Cfr. A. I. Schuster, Storia di San Benedetto e dei suoi tempi, Abbazia di Viboldone, 1953, pag. 185:

«Tra i primi discepoli di Benedetto, Paolo Diacono annovera il poeta Marco, di cui cita i distici in onore del santo Patriarca … L’autore si presenta da se medesimo: è un tal Marco, il quale, essendosi recato a Monte Cassino con l’animo lacerato dal rimorso d’una vita sregolata, si sentì alleggerito dalla paterna parola dell’uomo di Dio e si pose sotto la sue ubbidienza. Il carme appare scritto poco dopo la morte del Santo, e nonostante qualche recente dissenso, per la stessa testimonianza di Paolo Diacono non può in alcun modo riportarsi al secolo VIII ed ai primi tempi della restaurazione del cenobio cassinese sotto papa Gregorio II».

[4] Cfr. A. Della Noce, Appendice alla edizione della Chronica Sacri Monasterii Casinensis, auctore Leone card. episcopo Ostiensi, continuatore Petro Diaconi, ed. D.A. De Nuce, Lutetiae Parisiorum, 1668, app. pp. 3 e sgg.

[5] L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, IV, Mediolani, 1723, pp. 605-6.

[6] L. Tosti, Storia della badia di Monte Cassino, divisa in libri nove, Napoli, 1842, L.1, p. 6; l. III, p. 273.

[7] Cfr. F. Nuzzaco, S. Benedetto, i tempi, l’opera, Roma, 1971, pag. 46, n. 2: «La sua ispirazione e la sua commozione nel ricordare gli episodi più salienti della vita del santo lo fanno ritenere contemporaneo o quasi di S. Gregorio, dai cui Dialoghi egli derivò parecchi motivi».

[8] Cfr. J. Chapman, Saint Benedict and the Sixth Century, London, 1929, pp. 173-175; H. S. Brechter, Marcus Poeta von Montecassino, in «Benedictus der Vater des Abendlandes», Monaco, 1947, pp. 341-359.

 


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15 ottobre 2017                a cura di Alberto "da Cormano"               alberto@ora-et-labora.net