LE CONFERENZE SPIRITUALI

di GIOVANNI CASSIANO


 Cassianus Ioannes - Collationes

 

PRAEFATIO

 AD LEONTIUM EPISCOPUM, ET HELLADIUM

 

Estratto da "Patrologia Latina Database" vol. 49 - J. P. Migne

 

PREFAZIONE

AL VESCOVO LEONZIO E AL MONACO ELLADIO

Estratto da “Giovanni Cassiano – Conferenze spirituali” – Edizioni Paoline - 1965

Debitum quod beatissimo papae Castori in eorum voluminum praefatione promissum est, quae de Institutis coenobiorum, et de octo principalium vitiorum remediis, duodecim libellis, Domino adiuvante, digesta sunt, in quo tenuitas nostri suffecit ingenii, utcumque sarcitum est. Viderint sane quid super hoc vel illius vel nostri fuerit examinis aequitate perpensum, utrum in rebus tam profundis, tamque sublimibus, et quae in usum styli, ut arbitror, antea non venerunt, dignum aliquid cognitioni vestrae, omniumque sanctorum fratrum desiderio prompserimus.

 Nunc autem quia derelinquens nos pontifex supradictus, migravit ad Christum, has interim decem collationes summorum Patrum, id est, anachoretarum, qui in eremo Scythica morabantur (quas ille, incomparabili flagrans studio sanctitatis, simili sibi iusserat sermone conscribi, non perpendens prae multitudine charitatis quanto infirmas services pondere praegravaret), vobis potissimum, o beatissime papa Leonti et sancte frater Helladi, credidi consecrandas.

Con l'aiuto di Dio, e nonostante la pochezza del mio ingegno, ho mantenuto la promessa che feci al santo vescovo Castore nella prefazione ai dodici libri in cui tratto delle istituzioni cenobitiche e dei rimedi da opporsi agli otto vizi capitali. Ora sarei curioso di sapere il vostro benevolo giudizio, e quello di Castore, sopra un'opera che tratta argomenti sublimi e profondi, finora mai capitati - così almeno penso - sotto la penna di qualche scrittore. Sarò riuscito a dire qualcosa che fosse degno della vostra attenzione e di quella dei nostri santi fratelli?

Il vescovo Castore, infiammato com'era dal desiderio della perfezione, senza tener conto della mia incapacità a portare un peso sì grande, mi aveva comandato di comporre un'opera simile alla prima in cui dovevo riportare dieci conferenze spirituali tenute dai più grandi Padri del deserto, e precisamente dagli anacoreti che dimoravano nell'eremo di Scito. Ora che Castore ci ha lasciati per andarsene in cielo, io penso di dedicare « Le Conferenze» a voi, venerabile vescovo Leonzio e ottimo fratello Elladio.

Alter siquidem vestrum memorato viro, et germanitatis affectu, et sacerdotii dignitate, et, quod his maius, sancti studii fervore coniunctus, haereditario fraternum debitum iure deposcit; alter anachoretarum instituta sublimia, non, ut quidam, propria aggressus est praesumptione sectari, sed legitimum doctrinae tramitem sancto Spiritu suggerente, pene antequam disceret, apprehendens, non tam suis adinventionibus quam illorum traditionibus maluit erudiri.

Il primo di voi merita questo gesto, perché è fratello di Castore nel sangue, nella dignità vescovile e - quel che più conta - perché lo segue nel desiderio della perfezione. L'altro si è messo a seguire la vita sublime degli anacoreti, non già per un superbo capriccio - come taluni fanno - ma dietro impulso del divino Spirito. Così egli s'è incamminato per la via della perfezione prima ancora di averla appresa per scienza, ed ha voluto essere guidato dalle esperienze dei grandi solitari, piuttosto che dalle sue personali inclinazioni.

In quibus mihi nunc in portu silentii constituto immensum pelagus aperitur, ut scilicet de instituto atque doctrina tantorum virorum quaedam tradere audeam memoriae litterarum. Tanto enim profundioris navigationis periculis fragilis ingenii cymba iactanda est, quantum a coenobiis anachoresis, et ab actuali vita, quae in congregationibus exercetur, contemplatio Dei, cui illi inaestimabiles viri semper intenti sunt, maior atque sublimior est.

Io - ancorato ormai nel porto del silenzio - vedo aprirsi dinanzi a me un mare sterminato, mentre mi accingo a tramandare ai posteri la vita e la dottrina di uomini così grandi. La navicella del mio ingegno incontrerà scogli tanto più gravi in quanto la vita anacoretica e contemplativa, di cui quegli uomini inestimabili fanno professione, la vince assai sulla vita cenobitica e ascetica che si esercita nei nostri monasteri.

Vestrum igitur est conatus nostros piis orationibus adiuvare, ne aut tam sancta materia imperito quidem, sed fideli sermone promenda, periclitetur in nobis, aut rursus eiusdem materiae abyssis obruatur nostra rusticitas. Proinde ab exteriori ac visibili monachorum cultu, quem prioribus digessimus libris, ad invisibilem interioris hominis habitum transeamus, et de canonicarum orationum modo ad illius quam Apostolus praecipit orationis perpetuae iugitatem ascendat eloquium; ut quisquis iam superioris operis lectione Iacob illius intelligibilis nomen carnalium vitiorum supplantatione promeruit, nunc etiam non tam mea quam Patrum instituta suscipiens, divinae iam puritatis intuitu ad meritum et (ut ita dixerim) dignitatem transiens Israelis, quid in hoc quoque perfectionis culmine debeat observare, similiter instruatur.

Voi dunque dovrete aiutare il mio difficile lavoro con le vostre preghiere, affinché una materia santa, degna anche di una fedele esposizione, non sia disonorata dalla incapacità della mia lingua, e io non naufraghi in materia tanto profonda. Dall'aspetto esteriore e visibile della vita monastica di cui mi sono occupato in altri libri passerò ora a trattare la vita interiore e invisibile. Dalla preghiera delle ore canoniche, vengo ora a trattare di quella preghiera continua di cui parla san Paolo (1 Ts 5,17). Per tal modo colui che nella lettura dell'opera precedente si è meritato il nome di Giacobbe secondo lo spirito (Gn 27, 36) (dopo avere estirpato i vizi carnali), ora, attraverso lo studio degli insegnamenti dei Padri del deserto, potrà giungere alla contemplazione della divina purezza, sarà promosso a chiamarsi Israele (Gn. 32,28), imparerà quali doveri son da osservare sulla vetta stessa della perfezione.

Obtineant itaque orationes vestrae ab eo qui dignos nos, vel visu eorum, vel discipulatu, vel consortio iudicavit, ut nobis earumdem traditionum memoriam plenam et sermonem ad dicendum facilem conferre dignetur, quo tam sancte eas, tamque integre, quam ab ipsis accepimus, explicantes, ipsos quodammodo suis Institutis incorporatos, et, quod est maius, Latino disputantes eloquio, vobis exhibere possimus.

La vostra preghiera a quel Dio che mi elargì la vista, la scuola e la compagnia di tanti e ammirabili solitari, mi ottenga la grazia di tenere a memoria e ridire con parole fedeli i loro insegnamenti, cosicché io vi possa presentare quei santi uomini in tutto ciò che santamente e integralmente mi dissero, quasi incarnati nelle loro istruzioni e parlanti in latino, la quale cosa è tutt'altro che facile.

Hoc sane volumus ante omnia, tam harum collationum quam superiorum voluminum praemonitum esse lectorem, ut si qua forte in his pro status sui et propositi qualitate, sive pro usu et conversatione communi, vel impossibilia putaverit esse, vel dura, non ea secundum suae facultatis modulum, sed secundum dignitatem et perfectionem loquentium metiatur, quorum prius studium atque propositum mente concipiat, quo vere mortui huic conversationi mundanae nullis affectibus parentum carnalium, nullis actuum saecularium nexibus obligantur.

Di una cosa voglio avvertire il lettore di queste « Conferenze », così come avvertii il lettore della mia prima opera: se egli troverà nelle mie pagine alcune cose che gli sembreranno dure o impossibili, in relazione al suo stato o al comune modo di vivere, non misuri quei fatti col suo piccolo metro, ma con la dignità e la santità di coloro che parlano. Non dimentichi che essi desiderarono e proposero a se stessi di vivere sciolti da tutti gli affetti ai parenti carnali e da tutte le occupazioni della terra, quasi fossero morti alla vita del nostro mondo.

Deinde locorum quoque in quibus commorantur, considerent qualitatem qua in solitudine vastissima constituti, atque ab universorum mortalium consortio separati, et per hoc illuminationem sensuum possidentes, contemplantur vel proloquuntur ea quae inexpertis atque ineruditis pro conditione et mediocritate consuetudinis suae impossibilia forsitan videbuntur. De quibus tamen si quis voluerit veram proferre sententiam, et utrum impleri queant, desiderat experiri, festinet prius eorum propositum simili studio et conversatione suscipere, et tunc demum ea quae supra facultatem hominis videbantur, non solum possibilia, verum etiam suavissima deprehendet.

 Sed nunc iam ad collationes eorum et instituta properemus.

 Faccia anche attenzione ai luoghi nei quali abitarono. Attorniati da una vastissima solitudine, separati dal consorzio umano, arricchiti per questo di illuminazioni soprannaturali, videro e dissero cose che potranno sembrare impossibili a chi - per la sua vita mediocre - manca della loro scienza ed esperienza. Se però qualcuno vuol dare un giudizio più sicuro e vuol provare se le cose qui narrate sono possibili, si affretti ad abbracciare quel metodo di vita col dovuto fervore; allora si accorgerà che le cose stimate prima sovrumane, nonché possibili, sono soavissime.

Ma basta. Affrettiamoci a riferire le « Conferenze » di quei santi uomini e la loro dottrina.

 

 


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24 maggio 2015                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net